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Autore: lifeistooshort_    04/01/2013    1 recensioni
"Non ci credo.. " nonostante la situazione, un ghigno, il solito, gli si dipinse sul volto. "La santa Macmillan ubriaca! Cavolo, che giorno è?"
"Ubriaca?! Scherzi?" gli si buttò di nuovo tra le braccia, stavolta tenendo il viso poco lontano dal suo. "non mi sono ancora divertita. Sai cosa intendo. Beh, sono venuta per farlo." la ragazza gli baciò il collo, ridacchiando "In tutti i sensi."
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Ehi, stia attento a dove- cazzo."
"Anche per me è un piacere rivederti, Macmillan."
"Togliti dai piedi, Parkinson."
"Non penso proprio."
Una fredda, tuttavia salda presa premette sul polso di una ragazza dai capelli castani, prima che questa potesse fuggire dal suo interlocutore. I due sembravano conoscersi, così nessun passante volle intervenire in quella piccola discussione.
"Siamo in mezzo alla strada, potrebbero prenderti per uno stupratore. E ne sarei parecchio felice, visto che ti reputo persino uno stalker, sei ovunque."
"Come se ti dispiacesse."
Gli occhi chiari, in contrasto con i capelli del ragazzo, andarono a posarsi in basso, verso la minuta Tassa. Era così piccola, fragile, sembrava si potesse rompere da un momento all'altro.
"Bene. Ok. Cosa vuoi? Ci siamo salutati, ciao."
"Volevo.." gli costava parecchio "Volevo scusarmi, sai, per l'altro giorno."
"Lo dici come se fossi venuto davanti a casa mia, non come realmente è accaduto, cioè che mi hai incontrata per caso in mezzo alla strada. Sono passate due settimane, Matthew." finalmente decise anche lei di fronteggiarlo, alzando lo sguardo verso il mare che erano gli occhi di lui.
"Io- scusa, veramente. Non mi aspettavo la tua visita, così.." il bruno si grattò distrattamendo il capo, facendo vagare lo sguardo sulle sue scarpe da ginnastica.
"..così hai pensato bene di farti una delle solite biondine da strapazzo. Beh, che devo dire, non sei di mia proprietà, quindi hai il diritto di fare quello che vuoi."
"Infatti. Hai detto bene." l'espressione appena impacciata del Serpeverde mutò così velocemente che Iryde dovette chiedersi se non se la fosse solo immaginata, poco prima. Il solito ghigno fece capolino sulle sue labbra rosee "Non sono tuo, nè tu sei mia, d'altronde. Non siamo niente, perchè tu non sei niente per me, e io non sono niente per te. Dico bene?" disse, fissandola con un sopracciglio leggermente inarcato.
Iryde, quasi spiazzata da quelle parole, dovette ragionarci un attimo.
Beh, aveva avuto la conferma ai suoi pensieri più negativi: lei e Parkinson non erano nulla, come doveva essere, d'altronde. Insomma, lei, Iryde Macmillan, sorella del pacato e gentile Ernie Macmillan, insieme a lui, Matthew Parkinson, Serpeverde Purosangue e spocchioso? Impossibile.
Già, impossibile...
"Perfetto direi. Allora posso anche andarmene, no?" alzò il viso verso quello del moro, lo sguardo strafottente che vacillava appena.
Anche il ghigno del ragazzo parve perdere per un momento il suo vigore. La guardò con un'espressione indecifrabile, prima di scuotere lentamente il capo.
Sicura di aver avuto un'allucinazione dovuta al caldo, o a quello schifoso cappuccino preso poco prima, la ragazza inclinò di poco il viso di lato, socchiudendo gli occhi. "Hai appena scosso la testa?"
Questa volta il ghigno del ragazzo si trasformò in un... sorriso? Altrettanto impossibile. Come d'altronde il fatto che il suo viso fece l'esatto contrario di quello che stava facendo poco prima, annuendo.
Iryde, apparentemente troppo sconvolta, non fece neanche caso alla vicinanza dei loro visi che si era venuta a creare.
I passanti non facevano ormai più caso alla coppia, anzi, lanciavano delle occhiate chi maliziose, chi apprensive, chi dolci o addirittura sognanti.
"Ehi." disse semplicemente il ragazzo, socchiudendo gli occhi azzurri.
La Tassa, accortasi solo in quel momento della situazione, trattenne rumorosamente il respiro, senza però riuscire a staccare gli occhi da quelli del ragazzo che aveva di fronte.
"Che c'è, Macmillan, il gatto ti ha mangiato la lingua?" continuò a soffiare a tradimento sulle labbra gonfie di lei, osservandole, con gli occhi colmi di...
DESIDERIO?
No, era impossibile, doveva aver frainteso, era solo l'ennesimo modo per metterla a disagio. Stava come al solito approf-
Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip.
Il cervello di Iryde finì di connettere nell'esatto momento in cui le labbra di Matthew si posarosono sulle sue, appena socchiuse per lo stupore dei fatti di poco prima.
Non riuscì a non chiudere le palpebre, e una qualche forza sovrannaturale portò le sue mani sulle spalle del moro, e i piedi si sollevarono pressocchè da soli sulle punte, per facilitare il compito che le labbra della Serpe avevano in quel momento.
Si ritrovò così, inevitabilmente, a rispondere al bacio, che diventava mano a mano sempre più insistente.
Ma erano in mezzo alla strada, porco Merlino! Non erano in casa sua... Con un tavolo...Il ricordo del loro ultimo bacio -serio- le ripiombò prepotentemente davanti agli occhi.

Il ragazzo si insinuò con facilità tra le gambe socchiuse di lei, continuando a baciarla, senza accennare a diminuire l'intensità del bacio, se così ancora si poteva chiamare.
Con disappunto della ragazza, si staccò dalle sue labbra, andando a baciare ogni lempo della sua candida pelle scoperta, facendola sospirare.
Merlino, eccome se ci sapeva fare.
"M-Matt..." fece per dire, gemendo leggermente.
"Shh" venne immediatamente zittita dalle labbra del Serpeverde e, dopo un inutile tentativo di scostarselo di dosso, l'aveva assecondato più che volentieri, incrociando la lingua con la sua.
Matthew scese a baciarle di nuovo il collo, poi la spalla e nuovamente il collo, arpionando con una mano il suo fianco e con l'altra la sua schiena.
Iryde, impaziente di riappropiarsi delle labbra piene di lui, gli prese il viso tra le mani, guardandolo negli occhi. Quante cose avrebbe voluto dirgli, eppure non l'avrebbe fatto. Non ora, non in quella circostanza. Era ritornato all'oggetto dei suoi attuali desideri, muovendo dolcemente le labbra rosee su quelle rosse del ragazzo.
Ragazzo che si era poi staccato-


No. Non doveva pensarci.
Non in quel momento almeno.
Quando la lingua di Parkinson arrivò a leccarle lentamente il labbro, una scossa elettrica la fece quasi sobbalzare. Non si fece attendere, rispondendo subito al suo bacio. Sentì una mano di lui impossessarsi dei suoi capelli. Quanto li amava, lei lo sapeva. L'altra mano era occupata a stringerle un fianco, come per marcare il suo territorio. Dovette ammettere che la cosa non le dispiaceva affatto.
Decisa a farsi notare anche un po' da lui in quel veloce "scambio", gli prese il viso tra le mani, attirandolo maggiormente a se, mordicchiando il suo labbra inferiore. Non lasciò però la sua bocca, decisa come non mai a prolungare quel contatto.
E entrambi sembravano d'accordo, se non che dopo 5 minuti abbondanti il bisogno d'aria si faceva sentire. Si staccarono simultaneamente, senza averlo concordato. Aprirono sempre gli occhi nello stesso istante, squadrandosi perplessi, come se non sapessero il perchè e il come fosse successo... quello che era  effettivamente successo.
Matt si schiarì appena la gola, distogliendo per primo lo sguardo, una mano chiusa a pugno davanti alla bocca.
Iryde, le labbra leggermente socchiuse , non riusciva invece a togliere lo sguardo dal ragazzo. Questi si sentì non poso osservato, tanto che gli rivolse un'occhiata infastidita.
"Beh? Cos'hai da guardare?" inarcò appena un sopracciglio, guardandola dall'alto.
"Cosa? Oh. Niente. Beh..." si grattò appena la nuca, mordendosi tesa un labbro. "Ci vediamo."
Ci vediamo? L'aveva appena baciato con quanta anima aveva in corpo e lo liquidava con un semplice "Ci vediamo"?!
Il Serpeverde rimase basito quasi quanto il subconscio della Tassa, tanto che spalancò un poco gli occhi, per poi tornare al solito, fastidioso, irritante, ghigno.
"Ci vediamo. Ah, e lo so che pendi dalle mie labbra, Macmillan. In tutti i sensi." si voltò, ammiccando un'ultima volta verso di lei.

Maledetta Serpe dei miei stivali, io- AAAAAAAAAAAAAARGH.



ღ Spazio autrice (Che poi, autrice è davvero esagerato, come termine. Bah.)
Devo ammettere di aver completamente perso la voglia, o come la volete chiamare voi, l'ispirazione, di scrivere. E non fatevi illusioni (Ma chi cazzo se ne frega, direte ahahah), continuo a non averne, di ispirazione. Ho trovato questo capitolo per caso, scritto probabilmente questa estate, in un periodo in cui questi due beniamini sono tornati ad affollarmi la testa. Anche se è stato breve, li amo follemente, più di prima, e non posso davvero farci nulla. 
Ah, io sono alternativ e il titolo del capitolo sopra non lo scrivo (anche perché non sono capace AHAHAHAH). Spero vi piaccia-- nel caso, potrei anche prendere in considerazione l'idea di scrivere il seguito, magari.

Ronnie. 

  
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