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Autore: Ili91    04/01/2013    2 recensioni
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Arthur scopre il segreto di Merlin; la sua reazione a riguardo. Nel frattempo, Gwen è ancora manovrata da Morgana, che trama nell'ombra per conquistare Camelot e Merlin è del tutto intenzionato ad impedirlo.
Tratto dal primo capitolo:
Quando Arthur vide gli occhi di Merlin illuminarsi magicamente – no, improvvisamente -, la prima cosa a cui pensò era che la vista doveva avergli giocato un brutto scherzo.
Lo conosceva da sempre, non poteva avergli nascosto una cosa simile per così tanto tempo.
[...]
«Arthur, posso spiegare...» fece Merlin avvicinandosi a lui, che evidentemente non voleva rassegnarsi all'allontanamento dal proprio re. Posò le mani sul collo del cavallo come per fermarlo e alzò lo sguardo verso di lui.
«Ci sono delle buone ragioni, se...»
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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The Matter of Trust - 3° capitolo
A Matter of Trust
III


La prima cosa che Arthur sentì quando si risvegliò fu un lancinante dolore al fondo schiena. Si mosse sulla sedia per trovare una posizione più comoda, chiedendosi perché non avesse riposato nel suo letto, luogo certamente più adatto per trascorrere la notte.
Aprì piano gli occhi, ma fu costretto a richiuderli subito e coprirsi il viso con il palmo della mano, a causa della luce del sole.
Merlin doveva aver già tirato le tende, quell'idiota, pensò Arthur.
No, realizzò un attimo dopo, mentre riacquistava lucidità, Merlin non era più lì, a Camelot, a prendersi cura di lui.
Piegò il busto in avanti e nel compiere quell'azione, la coperta che aveva addosso si arrotolò intorno alla sua vita.
Chi era stato a mettergliela addosso?
Lasciò correre lo sguardo nella stanza in cui si trovava e rammentò che la sera prima si era ritirato presto per la notte, ma non per dormire. Si era seduto dietro il tavolo e si era messo a pensare a quanto era successo il giorno prima, fino a che, sfinito, non era caduto in un sonno profondo.
«Mio Signore! Siete sveglio!» esclamò la squillante voce di un servitore, facendo capolino nella sua stanza.
Arthur sollevò lo sguardo e vide che era piuttosto basso, di media corporatura, aveva i capelli biondi, un po' più scuri dei suoi, e gli occhi grigi.
Il viso era tondo, l'espressione pacifica e sorridente, tanto sorridente che saltò subito all'occhio che gli incisivi erano grandi e sporgenti.
Era completamente diverso da Merlin e forse era meglio così. Senza contare che Merlin era un pessimo servitore, mentre questo, a primo impatto, sembrava molto più volenteroso del suo predecessore.
«Tu chi sei?» chiese Arthur, scacciando Merlin dalla sua testa e riportando l'attenzione sul servitore.  
«William, sire. Ma potete chiamarmi Will, o in qualunque altro modo volete, sire. Spero abbiate dormito bene, sire. La colazione è pronta per essere servita.»
Arthur sbatté più volte le palpebre. William – o Will -, aveva parlato talmente veloce che era stato difficile seguirlo. Lui sperò che fosse una cosa momentanea, dovuta al fatto che fosse la prima volta che aveva a che fare con il re e fosse di conseguenza nervoso.
«Sei... il mio nuovo servitore.» Era più un'affermazione, che una domanda, ma disgraziatamente William non la prese come tale.  
«Sì, sire. Ho saputo che siete rimasto senza il vostro servo personale, quindi sono stato mandato per sostituirlo e spero di essere all'altezza del compito, sire.» Si avvicinò al tavolo e gli posò davanti un piatto colmo di cibo. Le posate e un bicchiere erano già stati portanti in precedenza, quando era ancora addormentato.
Arthur fissò il suo pasto in silenzio. Aveva fame, certo, ma non era un pozzo senza fondo.
Beh, immaginava che fosse sempre meglio delle volte in cui Merlin l'aveva tenuto a stecchetto.
Dannazione, l'aveva fatto di nuovo, aveva pensato ancora a lui!
Scosse la testa e cominciò a mangiare. «Grazie, William.»
Il servo s'illuminò. «Mio dovere. Ora, sire, vado a prendere il resto. Subito dopo colazione penserò a prepararvi gli abiti da indossare e ad occuparmi dei miei altri doveri.»
Quale resto? «Sì, ecco... sì, vai» bofonchiò, non sapendo come ribattere.
***
Nelle cucine del castello di Camelot c'era un gran fermento.
Da ogni parte c'erano cuoche e servi che giravano per la cucina trasportando cibo o che entravano nella grande stanza a passo svelto.
L'unico angolo un po' tranquillo era quello dove alcuni servi stavano consumando il loro pasto. Erano una ventina, tutti stretti intorno ad un grande tavolo di legno che chiacchieravano animatamente.
C'era un odore pesante di vario tipo di cibo cucinato che fece storcere il naso a Gwen. Essendo molto tempo che non metteva piede nelle cucine del castello, non era più abituata.
In ogni caso, era contenta di aver trovato tutta quella confusione, avrebbe reso più facile passare inosservata, soprattutto visto che aveva momentaneamente smesso gli appariscenti abiti di una regina.
Per l'occasione, aveva indossato un suo vecchio vestito e si era coperta i capelli.
Con noncuranza, si avvicinò al luogo in cui venivano preparati i pasti dei prigionieri e sostituì una pagnotta con una che aveva preparato lei stessa.
Non si trattava di un semplice pezzo di pane, ma al suo interno nascondeva una chiave e un biglietto con delle indicazioni semplice e chiare.
I due briganti avrebbero ricevuto il messaggio e avrebbero agito di conseguenza.
Com'era arrivata, Gwen lasciò la cucina con passo lento e controllato.
La prima parte del piano era stata attuata
***
Nell'unica cella attualmente occupata delle segrete di Camelot, sul pavimento giacevano delle briciole di pane su un vassoio.
Poco distante, sotto il giaciglio, c'era un foglio accartocciato e malconcio che recava un'unica parola: “stanotte”.
***
«Sei molto credibile» commentò Gaius, che sembrava si stesse trattenendo dallo scoppiargli a ridere in faccia.
Merlin gli riservò un sorriso che era tutto tranne che quello. «Grazie, Gaius» commentò ironico.
Merlin piegò la testa verso il basso e osservò il vestito da serva che indossava, i capelli neri che gli penzolavano fino a metà schiena, le mani e il resto del corpo tramutati in uno femminile.
Una cosa era certa, Arthur gli avrebbe pagato anche quella.
«Conciato così dovrei riuscire a girare per il castello senza che mi riconoscano. Purtroppo non potrò sfruttare questo travestimento a lungo, spero di avere tempo a sufficienza prima che l'incantesimo si interrompa.»
«Fai attenzione» disse Gaius. «Anche se... donna, ricordi comunque Merlin, cerca di farti notare il meno possibile.»
Se fosse dipeso da lui, non si sarebbe mosso da lì, ma doveva assolutamente scoprire cosa stavano architettando Gwen e Morgana, ne andava della vita di quell'asino di Arthur.
Aveva anche pensato di utilizzare la sua solita veste di vecchio stregone, ma aveva già bruciato quella copertura con Arthur e i cavalieri, che l'avrebbero arrestato immediatamente se l'avessero incontrato, senza contare che delle vesti anziane gli avrebbero intralciato i movimenti.
«Non preoccupatevi.»
Merlin, per l'occasione Anne, lasciò lo studio di Gaius e si mise alla ricerca di Gwen.
Cominciò dalla stanza di Arthur, era abbastanza sicuro che lui non ci fosse, ma si stesse allenando con gli altri cavalieri come faceva abitualmente.
La stanza era deserta, perciò decise di controllare che fosse tutto in ordine e che Gwen non avesse portato manufatti magici al suo interno.
Rivoltò la stanza da cima a fondo, ma con discrezione, evitando che il suo passaggio fosse notato da occhio esterno.
Stava guardando sotto il letto – non sarebbe stata senz'altro la prima volta che qualcuno vi nascondeva qualcosa -, quando qualcuno entrò nella camera fischiettando.
Merlin si alzò di corsa e mosse le lenzuola come se stesse ordinando il letto.
«Tu chi sei?» chiese un ragazzo, che teneva tra le braccia gli stivali del re.
«Una serva, Anne» rispose prontamente, togliendo una piega invisibile dal lenzuolo. «Stavo rifacendo il letto del re, ora che lui è rimasto senza il suo servo.»
«Capisco, Anne. Sei stata gentile, ma non era necessario, sono il nuovo servo personale del re. Mi chiamo William.» William posò gli stivali di Arthur sul pavimento con la dovuta attenzione e si avvicinò porgendole la mano. «Piacere di conoscerti.»
Il sorriso rassicurante di Merlin s'incrinò. «Mi ha già sostituito...» Accortosi dell'errore, si corresse: «Voglio dire... vedo che è già stato trovato un sostituto, bene.»
Non avrebbe dovuto essere sorpreso – certamente non ferito -, lui era solo un servo per Arthur, qualcuno di facilmente sostituibile.
Eppure faceva male, un dolore non quantificabile, sapere che che per la persona a cui teneva di più era bastato un attimo per dimenticarsi di lui e andare avanti.
La mano di William era ancora protesa verso di sé, perciò Merlin allungò la sua per ricambiare la stretta.
«Non ti avevo mai vista qui. Lavoro a Camelot da anni – sai, sono il figlio di una delle cuoche: Margaret, l'avrai già incontrata, credo -, ma tu sei una faccia nuova.»
«Sono arrivato... arrivata solo da pochi giorni» lo interruppe, visto che temeva da un momento all'altro avrebbe cominciato a raccontargli la storia della sua vita e Merlin non aveva certo il tempo, o la voglia, di ascoltare.
«Scusa, ma ora devo andare. Ho molto da fare» si congedò sbrigatamente e lo agirò.  
«Certo, certo» annuì William.
Merlin era già sulla porta con il pensiero di averla scampata, quando William lo fermò. «Anne, aspetta un momento.»
«Sì?» chiese l'interpellato, girandosi.
«Sono stato contento di averti conosciuta, spero di poterti rivedere in un momento migliore.»
«Certo» assicurò asciutto Merlin, che cominciò a pensare che William stesse velatamente flirtando con lui. «Se ci sarà l'occasione, sarà un piacere.»
Tentò di essere gentile, ma senza dargli troppe speranze. Fosse dipeso da lui, mai e poi mai avrebbe ripreso quei panni femminili, in ogni caso.
William non sembrò notare il tentativo di scoraggiarlo, visto che sorrise tutto contento, ma Merlin non poteva preoccuparsene al momento.
Doveva trovare Gwen e alla svelta.
Abbandonò la stanza di Arthur e riprese il suo giro per i corridoi di Camelot a passo spedito.
***  
Gwen, come Merlin scoprì in seguito, dopo averla cercata in lungo e in largo per tutto il castello – incrociando ed evitando Gwaine e Leon, nel mentre -, era al mercato con un paio di guardie come scorta.
Merlin non notò nessun comportamento sospetto e in parte se ne rammaricò. Avrebbe potuto essere che lei e Morgana non avessero ancora nessun piano in mente e questo sarebbe stato un bene, ma poteva anche essere che gli stesse sfuggendo qualcosa.
Purtroppo era riuscito a raggiungere Gwen solo quando era in giro da parecchio tempo e le guardie a lei vicine non sembravano una garanzia affidabile.
Gwen stringeva tra le braccia un cesto con delle belle stoffe e Merlin avrebbe voluto potersi avvicinare abbastanza da poter scoprire se in esso ci fosse altro oltre a del semplice tessuto.
Con discrezione, si avvicinò a Gwen, poi compì un incantesimo e provò fin troppo compiacimento nel vederla inciampare nei suoi stessi piedi e rovinare a terra, rovesciando con sé il contenuto del cesto.
Le guardie fecero quasi a botte pur di aiutarla a rimettersi in piedi, mentre Merlin si avvicinò al cesto e, facendo finta di raccogliere il tessuto, si mise alla ricerca di qualcosa di sospetto. Una boccetta? Un artefatto magico?
Le possibilità erano tante e una più preoccupante dell'altra.
«Lasciate che vi aiuti» disse Merlin come copertura, rimettendo a casaccio le stoffe nel cesto dopo averle scrollate.
«Grazie, ma non ce n'è bisogno» affermò Gwen, appena si fu rialzata, dopo la caduta.
«È un onore, mia signora.» Lui fece il possibile per evitare lo sguardo di lei.
Merlin rimise nel cesto l'ultimo pezzo di stoffa.
Era deluso. Non aveva trovato nulla e Gwen non si era nemmeno premurata di impedirgli di cercare, segno che forse non vi era nulla da trovare.
Raccolse il cesto e lo porse alla regina. «Ecco a voi, altezza» disse e si costrinse a fare una riverenza.
«Grazie, sei molto gentile. Come ti chiami?»
«Anne, per servirvi. Ora, con il vostro permesso, dovrei andare.» Merlin sollevò di un poco il capo, sperando che i capelli lunghi lo nascondessero a sufficienza alla vista.
«Certo.» Gwen sorrise gentilmente, a volte era difficile credere che quella non fosse più la vecchia Gwen, ma fosse tutto solo una recita.
Merlin si allontanò in direzione del castello.

Alle sue spalle, non si accorse dell'espressione consapevole e soddisfatta comparsa improvvisamente sul volto di Gwen.
***
Arthur mangiava lentamente la sua cena, senza pensarci troppo, svogliatamente.
Era distratto e non stava prestando grande attenzione nemmeno al chiacchiericcio di sua moglie al suo fianco, o a quello degli altri cavalieri e commensali. Si limitava ad annuire ogni tanto e rispondere a monossillabi.
«Sei preoccupato per qualcosa, Arthur?» gli chiese Guinevere, toccandogli il braccio con la mano, poi allungò l'altra per prendere la caraffa e versargli altro vino nel bicchiere. «Questo ti farà sentire meglio.»
Arthur sorrise e per farla contenta bevve un lungo sorso.
Accontentata, Guinevere riprese a mangiare il suo pasto.
I pensieri di Arthur, com'era prevedibile, erano sempre presenti a tormentarlo.
Anche se stava facendo il possibile per non affrontare quel discorso, non poteva ignorarlo.
Merlin era uno stregone e la volta in cui l'aveva sorpreso non era stata senz'altro la prima in cui aveva compiuto un incantesimo.
Quante altre volte era successo? Quante altre volte aveva salvato la vita a lui o ai suoi uomini?
Arthur non era stupido, scoprire che Merlin era uno stregone non gli aveva fatto dubitare da che parte lui stesse – forse, solo per un attimo – e tutt'ora non pensava che desiderasse la sua morte, ma tutte quelle bugie fra di loro... era troppo da riuscire a superare.
Una fitta improvvisa allo stomaco lo colse di sorpresa e si premette il braccio contro lo stomaco. Fece un respiro profondo e impallidì visibilmente, mentre la sua fronte s'imperlava di sudore.
«Mio signore, tutto bene?» fece Leon, accortosi della sua smorfia di dolore.
Guinevere si girò verso di lui, preoccupata. «Arthur?»
«Va tutto bene» assicurò, ma l'affermazione coincise con una fitta ancora più forte che gli strappò un gemito.
«Sire, vi sentite male?» chiese Mordred e questo attirò l'attenzione di tutte le persone sedute a tavola.
Arthur scostò la sedia all'indietro e si alzò con difficoltà. «Mi ritiro.» Poté fare solo pochi passi, perché gli mancarono le forze e crollò a terra privo di sensi.


Spazio Autrice: Buon Anno! Benvenuti al terzo capitolo della mia long! Arthur continua, ovviamente, a pensare ancora a Merlin (presto ricominceranno ad interagire, attendete ancora un po') e facciamo la conoscenza di un nuovo personaggio. Non ho idea di quanto importante diventerà il mio William, ma ricomparirà ancora.
Dopo aver visto la 5x09, ho scritto questo terzo capitolo subito dopo quella puntata, la scena della Dolma mi ha colpito tanto (e fatto ridere altrettanto), che ho dovuto per forza sfruttare questa cosa per far girare Merlin per il castello (anche se questa versione femminile non ha ottant'anni). Sarà una cosa momentanea, comunque, presto capirete perché.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Nel prossimo capitolo si proseguirà con il piano di Gwen e Morgana, e si scoprirà cos'è accaduto ad Arthur.
Alla prossima settimana!
Ilaria
   
 
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