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Autore: Glirnardir    05/01/2013    2 recensioni
Riassunto: Merry e Pipino ottengono più sorprese del previsto quando i Nani vengono in visita a Casa Baggins.
Storia completa.
Questa storia (come tutte quelle che pubblicherò in futuro, credo) non è mia. Io l'ho semplicemente tradotta per farvi conoscere la meravigliosa autrice Dreamflower. Per chi fosse interessato alla versione originale, la trovate qui (http://www.storiesofarda.com/chapterlistview.asp?SID=2824).
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bilbo, Frodo, Merry, Pipino, Sam
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II

     “…e sul manico si potrebbe incidere il monogramma dei Tuc,” stava dicendo Bilbo.
     “Oh, il cugino Paladino lo adorerà!” esclamò Frodo.
     Merry sorrise e lanciò uno sguardo a Pipino, facendogli cenno col mento di avvicinarsi. Pipino lo guardò, sulle prime con aria confusa, ma poco dopo un’improvvisa comprensione illuminò il suo viso. Ebbe un piccolo sobbalzo, e articolò mutamente la parola: “Regali?” Merry annuì impetuosamente, dopodiché tornarono a rivolgere l’attenzione sulla conversazione che si svolgeva nell’altra stanza.
     Frodo si rivolse a Bilbo. “E per zio Sara, che cos’avresti in mente?”
     Bilbo ridacchiò. “Sara adora l’erba-pipa, quindi pensavo a un umidificatore speciale, che tenga al fresco la foglia anche per lunghi periodi di tempo.”
     “Ah,” disse Dori, “abbiamo fatto qualcosa di simile in passato. Hai pensato a una forma in particolare - che so, rotondo, oppure come un piccolo scrigno? Preferisci un legno scuro o uno chiaro?”
     “Perché non lasciare la decisione ai vostri migliori artigiani?”
     Pipino era al settimo cielo, e ricominciò a saltellare. Merry mise una mano sulla spalla del piccolo hobbit,  e per un momento si distrasse.
     “A proposito,” disse Bilbo, “visto che si parla dei Brandibuck, ho proprio in mente ciò che farebbe al caso di Esmeralda. Il suo violino si è rotto, e le è dispiaciuto molto di non poter suonare alla festa di compleanno di Merry, quindi pensavo che sarebbe stato carino procurargliene uno nuovo. So per esperienza personale di cosa sono capaci i fabbricanti di strumenti nanici,” disse con un sorriso nostalgico, ricordando il concerto improvvisato da tredici nani in quella stessa caverna quasi sessant’anni prima.
     “Che cos’hai in mente in mente, Bilbo?”
     “Vorrei che fosse il meglio del meglio.”
     “Vediamo,” disse Nori, “un legno scuro per la cassa dello strumento, e magari avorio per la mentoniera e i piroli…”
     “Incantevole,” disse Bilbo, “e mi raccomando, non dimenticate una custodia altrettanto bella!”
     Frodo sorrise, soddisfatto. “Zia Esme ne sarà felicissima.”
     Pip saltellava silenziosamente su e giù, coprendosi la bocca con una manina per trattenere la propria felicità, e Merry sorrideva pensando a quanto sarebbe stata contenta sua madre. Sapeva che era stata davvero afflitta quando aveva scoperto che il suo violino di seconda mano era ormai inutilizzabile.
     “Ed ora…” Bilbo sfregò allegramente le mani. “…il regalo per Meriadoc…”
     Pipino diede una gomitata a Merry, spalancando gli occhioni verdi, e Merry gliela restituì facendogli l’occhiolino.
     Frodo si protese in avanti, con le orecchie che gli prudevano. Aveva sentito qualcosa? “Zio, vado in cantina a prendere dell'altra birra. Parlare tanto fa venire sete. Non dite nulla fino al mio ritorno, non voglio perdermi niente.”
     Merry rivolse a Pipino uno sguardo allarmato. Frodo sarebbe passato proprio accanto a loro. Con un po’ di fortuna non li avrebbe visti uscendo dalla stanza, ma tornando indietro se li sarebbe trovati proprio davanti. Stringendosi l’uno all’altro, i due si acquattarono a ridosso del muro, trattennero il fiato e si fecero più piccoli che potevano. Appena Frodo fu scomparso in cucina con la brocca vuota, schizzarono attraverso il corridoio ed entrarono nello studio di Bilbo, chiudendosi quasi la porta alle spalle ma lasciando uno spiraglio sufficiente a vedere quando fosse sicuro tornare indietro.
     Bilbo approfittò dell’assenza di Frodo per descrivere il regalo che aveva in mente per lui, e Dori lo aggiunse alla lista. “I regali che hai ordinato per il tuo prossimo compleanno sono davvero magnifici. È bene che ci siamo fermati qui per lasciarti alcune delle ordinazioni per la festa di quest’anno, perché alcune di queste cose richiederanno molto tempo e attenzione.” Sembrava soddisfatto del lavoro che li aspettava.
     “Il prossimo sarà un compleanno molto speciale,” disse Bilbo, “il mio centoundicesimo, e l’ingresso di Frodo nella maggiore età. Che ne dite di vernirmeli a consegnare voi quattro personalmente, e di restare alla festa? Gandalf mi ha già confermato che verrà, quindi avremo i fuochi d’artificio!”
     In quel momento Frodo rientrò nella stanza, con la brocca piena e schiumante. “Vuoi che vada a chiudere la porta, zio Bilbo?” Anche se non aveva visto nulla, continuava a sospettare che ci fossero piccole orecchie in ascolto.
     “No, meglio di no, ragazzo mio. Dobbiamo poterli sentire, casomai Merry e Pipino avessero bisogno di qualcosa.”
     Frodo roteò gli occhi con un sospiro. Non era preoccupato di non sentire i ragazzi - bensì che i ragazzi sentissero loro.
     Nello studio di Bilbo, Merry e Pipino se ne stavano rannicchiati respirando affannosamente, sollevati di essere sfuggiti allo sguardo del cugino. “Merry,” bisbigliò Pipino, “credi che sia prudente tornare indietro già adesso?”
     “Mi sa che è meglio aspettare un momento. Mi sa che Frodo sospetta qualcosa.”
     “Ma Merry,” disse Pipino, disperato, “così non potremo sentire quale sarà il tuo regalo.” Aveva gli occhi spalancati in un’espressione ansiosa.
     Merry sospirò. “Lo so, Pip, ma forse riusciremo a sentire qualcosa. E non voglio che ci scoprano.” Scosse mestamente il capo.
     Dopo un breve istante, Merry fece capolino per osservare il territorio. “Credo che adesso sia prudente, Pip.”
     Ancora una volta si lanciarono attraverso il corridoio verso il loro nascondiglio, arrivando appena in tempo per sentire Frodo che esclamava stupefatto: “Che dono magnifico! Merry sarà davvero sopraffatto dalla gioia! Zio Bilbo, ma come hai fatto a pensarci?”
     “Ne ho visto uno mentre mi nascondevo nel palazzo del Re degli Elfi. E sembra il genere di cosa che un ragazzo intelligente come Merry apprezzerebbe.”
     Merry si sentiva soverchiato dalla frustrazione e dall’impazienza. Gli passavano per la mente un centinaio di possibilità, e dovette ficcarsi un pugno in bocca per soffocare un gemito. Pipino lo guardò con espressione delusa, e accarezzò la schiena di Merry per consolarlo.
     Seguì un breve silenzio mentre Bilbo si versava un’altra birra; poi, appoggiandosi allo schienale della sedia, disse: “Ed ora passiamo ai piccoli Tuc…”
     Merry acchiappò Pipino per il retro della camicia da notte, tirandolo a sé. Il piccolo hobbit era emozionatissimo, e Merry temeva che avrebbe tradito la loro presenza.
     Nella stanza, Frodo lanciò un altro sguardo carico di significato in direzione della porta, per poi guardare Bilbo alzando un sopracciglio. Era quasi del tutto certo che avessero degli ascoltatori indesiderati.
     Senza badare alle allusioni che Frodo cercava di mandargli, Bilbo continuò: “Credo che a Perla farebbe piacere una scacchiera tutta sua. L’ultima volta che sono stato ai Grandi Smial ho fatto una partita con lei, ed è un’ottima giocatrice!”
     Nori si protese in avanti. “I pezzi potremmo farli in alabastro e onice, e la scacchiera di legno chiaro e scuro, magari coi bordi d’argento…” S’interruppe, tirò fuori un taccuino e uno stilo dalla punta argentata, e dopo aver tracciato un rapido schizzo, mostrò il risultato a Bilbo e Frodo.
     “Oh, per le stelle!” disse Bilbo. “È meravigliosa! Ah, stavo pensando che il prossimo anno la giovane Pimpernel sarà una signorina, ormai pronta per le sue prime gioie da adulta.” Fece un sorriso ai Nani. “È una graziosa giovane Tuc, con gli occhi verdi tipici della sua famiglia. Avete qualche suggerimento?”
     Seguì un brevissimo silenzio, quand’ecco che Nuri si schiarì timidamente la gola. “Ehm - potrei fare un suggerimento?”
     Dori guardò con aria incoraggiante il Nano, che imbaldanzito dal permesso del compagno più anziano, riprese: “Direi un bel ciondolo di berilli…” S’interruppe per estrarre il proprio stilo e la propria raccolta di bozzetti. “…qualcosa di simile, magari?”
     Merry e Pipino si scambiarono uno sguardo frustrato. Che ingiustizia! Come potevano scoprire qualcosa se quelli non facevano altro che mostrarsi dei disegni?
     “E cos’hai in mente per la piccola Pervinca, zio?” domandò Frodo.
     Bilbo ridacchiò. “Un giorno, mentre ero ai Grandi Smial, notai che Pervinca tentava di persuadere un riluttante Pipino a indossare una cuffietta da bebè, così da poter giocare alla mammina. Inutile dire che il bambino non ne volle sapere, e nessuno dei due parve eccessivamente soddisfatto della procedura. Ho pensato che Pervinca potrebbe lasciare in pace il fratellino se avesse un bel bambolotto con cui giocare. Un piccolo infante estremamente realistico sarà sufficiente a tenere impegnate le sue attenzioni.”
     Pipino era talmente eccitato che ricominciò a saltellare qua e là. Merry, temendo che attirasse l’attenzione di Frodo, si voltò per afferrare il giovane cugino e dargli una calmata. “Pip,” articolò mutamente, “sta’ fermo!”
     Quando Merry ebbe riottenuto la collaborazione di Pipino e poté così riportare la propria attenzione sulla conversazione nell’altra stanza, sentì uno dei Nani che diceva: “…e lo si carica con una chiave per farlo camminare.”
     “Splendido!” Bilbo, finora, era estremamente soddisfatto di sé. “Adesso passiamo al giovane Peregrino…”
     Pipino trasse un respiro, come se stesse per dire qualcosa. Merry, prontamente, mise una mano sulla bocca del cuginetto. Pip lo fulminò con un’occhiata di rimprovero.
     Frodo roteò gli occhi, e si protese in avanti. Era sicuro di aver appena sentito un rumore provenire dal corridoio. Prima che Bilbo potesse dire un’altra parola, Frodo mise una mano sul braccio del vecchio hobbit. Bilbo rivolse a Frodo uno sguardo interrogativo, e Frodo rispose indicando la porta con un cenno della testa e una strizzatina d’occhio. Ah, finalmente un lume di comprensione!
     Bilbo sorrise.
     Nel frattempo Merry era completamente impegnato a trattenere Pipino, sempre più emozionato, e perciò non si accorse del piccolo scambio tra i due cugini più anziani.
     Bilbo, appoggiandosi sullo schienale della sedia, cominciò a canticchiare un motivetto. I Nani, cominciando finalmente a capire anch’essi che parevano esservi dei piccoli ascoltatori, guardarono incuriositi il vecchio hobbit. Il motivo aveva un che di familiare. Dori e Nori si scambiarono uno sguardo, arruffando le sopracciglia. Borin guardò la porta con aria sospettosa, non capendo bene quel che stava succedendo. Nuri fu più veloce a comprendere, e si mise a canticchiare con Bilbo.
     Frodo sorrise. Riconosceva la canzone, e sapeva per esperienza personale che cosa stava per accadere.
     Merry e Pipino avevano interrotto la loro breve lotta, e ora avevano riportato le proprie attenzioni sull’affascinante conversazione, soltanto per rimanere perplessi dal fatto che, tutt’a un tratto, nessuno diceva più niente. Uh-oh, pensò Merry. Perché tutti si stavano alzando?
     I due ragazzini si guardarono negli occhi, presi dal panico, e fecero per svignarsela. Ma erano rimasti accovacciati troppo a lungo, e una delle gambe di Merry si era addormentata. Il piccolo hobbit cercò di alzarsi, nonostante i formicolii che gli pervadevano la gamba dal ginocchio alla caviglia, e Pipino fece un tentativo di aiutarlo. Pip perse la presa e cadde all’indietro, e levando lo sguardo al di sopra della spalla di Merry, vide quattro enormi figure pelose che, con le braccia alzate e canticchiando minacciosamente, incombevano su di loro. Lanciò uno strillo, e Merry, voltandosi, rimase agghiacciato.
 
                    “Afferra e spezza! Voragine nera!
                   Acciuffa, sbatti! Poi spazza a bufera
                   E giù degli orchi nel tetro palazzo
                   Tu finirai, ragazzo!”
 
     Finalmente Merry sentì resuscitare la gamba e, afferrando Pipino per il collo della camicia da notte, lo tirò in piedi. Stringendosi l’uno all’altro, cominciarono ad arretrare lungo il corridoio.
 
                   “Cozza, sfonda, fracassa, batti, pesta!
                   Martelli e mazze! Sonagliere a festa!
                   Picchia, colpisci, giù giù sotto il suolo!
                   Oh! mio figliolo!”
 
     Bilbo seguì i Nani, cantando insieme a loro, e Frodo li seguì fra le risate. Pipino strillava terrorizzato, ma Merry cominciava a capire che si trattava soltanto di un gioco. Comunque non riuscì a trattenere un guaito quando quelle lunghe braccia fecero per afferrarli. Si voltarono e corsero verso la loro stanza. Non furono abbastanza svelti. Prima che potessero capire cos’era successo, entrambi erano stati raccolti da un paio di braccia e sollevati gambe all’aria.
 
                   “La frusta sibila, sferza, poi schiocca!
                   Colpisce, e un gemito t’esca di bocca!
                   Cammina alacre e non t’arresta;
                   Già gli orchi trincano e fanno festa
                   Ebbri essi danzano in giro pazzo
                   Sottoterra, ragazzo!”
 
     Entrarono nella camera buia e scaricarono i due cugini sul letto. A questo punto anche Pipino si era reso conto che era un gioco, e i suoi squittii erano più di delizia che di paura. Il loro sollievo durò fino a quando Frodo si fece avanti all’improvviso, avventandosi su di loro e cominciando a solleticarli.
     “Bene, miei cari, avete visto cosa può succedere ai piccoli hobbit che origliano conversazioni non destinate alle loro orecchie!”
     “Basta! Frodo! Basta!” rise Merry. Pipino era sfuggito alle dita solleticanti, rotolandosi senza fiato sul letto. Finalmente Frodo smise di tormentarli.
     Bilbo, appoggiato allo stipite della porte, scosse la testa con un sorriso.
     “Credo, Frodo, ragazzo mio, che faresti meglio a tenere compagnia a questi due piccoli mascalzoni finché si saranno calmati.”
     “Lo credo anch’io, zio.”
     Ridendo, i Nani uscirono dalla stanza con Bilbo.
     “Sai, Bilbo, ogni volta che sento questa canzone mi domando come tu sia riuscito a cavar fuori delle parole coerenti da tutti gli incomprensibili strilli e grugniti che berciavano i Goblin portandoci via.”
     Il vecchio hobbit rise. “Be’, ero in fondo alla fila, se ben ricordi, e quindi ho avuto modo di sentire bene le parole, o perlomeno caso è così che mi sono sembrate!”
     Intanto, nella camera dei ragazzi, Frodo tentava in ogni modo di calmare i due cugini. Pipino era ancora scosso di tanto in tanto da piccoli spasmi e risatine, e anche Merry ridacchiava. “Come facevi a sapere che eravamo lì, Frodo?”
     Frodo gli sorrise, e i suoi denti luccicarono nel chiarore lunare che lambiva la stanza. “Perché vi conosco bene, citrulli!” disse con affetto. Quindi assunse un’espressione più seria. “Quanto avete sentito, Merry?”
     Merry sapeva che era meglio non mentire quando Frodo usava quel tono di voce. “Non proprio tutto, e niente sul mio regalo, ma parecchie cose a proposito dei progetti di Bilbo.”
     “L’avevo immaginato. Dovete promettermi solennemente che non rovinerete la sorpresa a nessuno!”
     Pipino si mise a sedere. “Prometto, Frodo!” squittì. Sarebbe stato difficile, molto difficile.
     Merry annuì. “Anch’io prometto, Frodo. Sai che non rovinerò la sorpresa a nessuno.” Guardò Pipino. “E tu riuscirai a mantenere la promessa?”
     “Posso parlarne con te qualche volta?”
     Frodo rise. “Puoi parlarne con me e con Merry, se questo ti impedirà di andarlo a dire ad altri, caro.”
     I tre cugini si misero a loro agio, Frodo al centro e i giovani cugini tra le sue braccia, e un poco alla volta cominciarono a veleggiare verso il sonno.
     L’ultimo pensiero di Merry prima di addormentarsi fu: “Chissà dove avranno nascosto tutte le cose che hanno portato per la festa di quest’anno…”
  
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