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Autore: Eragon36    05/01/2013    1 recensioni
Murtagh torna dall'esilio che si era autoinflitto, pronto ad aiutare il fratello Eragon ad addestrare i nuovi Cavalieri destinati a vegliare su Alagaesia. Intanto lo stesso Eragon esplora le terre che ha scelto per addestrare i suoi allievi, e trova non poche sorprese. Intanto, vecchi e nuovi nemici tentano di minare la pace del neonato regno di Nasuada, mettendolo anche a serio rischio. Il titolo significa Destino e Amore.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Eragon/Arya, Roran/Katrina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passarono la notte coccolando Elessar, che non dava accenno a piangere, segno che era tranquillo. Quando si addormentò anche i due genitori si concessero un meritato riposo, e Nasuada lo posò fra lei e Murtagh, e si addormentò abbracciata al compagno. Al mattino furono svegliati dai vagiti del piccolo, che reclamava il suo pasto. Nasuada, ancora intontita ed esausta per il parto durante la notte, si alzò, aprì le tende della stanza da letto e contemplò il giardino del castello. Era felice: suo figlio era nato, l’uomo che amava era accanto a lei, e nulla avrebbe potuto turbare la quiete che stava vivendo. Prese Elessar in braccio, lo calmò cullandolo dolcemente, poi scoprì un seno e iniziò ad allattarlo, continuando ad ammirare quel meraviglioso giorno. Dopo una decina di minuti sentì due mani cingerle il grembo, e Murtagh, da dietro, la baciò sul collo. "Buongiorno."
"Visto che bella giornata? Sembra che anche il mondo voglia salutare nostro figlio." disse Nasuada.
"Non poteva nascere in un giorno migliore. Tutto va per il verso giusto. Grazie."
"Non ho deciso io di farlo nascere."
"No, ma tu mi hai accettato quando tutti mi credevano un traditore, tu solo hai creduto in me... e ora sei madre di mio figlio.  Quindi... grazie di tutto." Nasuada si girò e baciò Murtagh.
Quando Elessar fu sazio, Nasuada si vestì, con una tunica blu scuro con le maniche lunghe,  cinta in vita da una cintura rossa che Angela aveva tessuto per lei, che recava in glifi dell’antica lingua una parola a lei sconosciuta. Aveva chiesto più volte a Vanir di tradurle la scritta, ma l’ambasciatore si era rifiutato, per ché aveva giurato all’erborista di non rivelarlo. Avrebbe dovuto chiederlo a lei direttamente, ma la donna non si trovava da nessuna parte. Non era neanche nella sua bottega a Teirm. Per un attimo si chiese dove fosse sparita, ma poi decise che era libera di andare dove voleva, e non ci pensò più. Lei e Murtagh andarono nelle cucine e fecero colazione, e ovunque andassero tutti chiedevano di vedere il piccolo principe, e si complimentavano con la coppia per il suo aspetto, dicendo che era il bambino più bello di Alagaesia. La regina andò nella sala del trono, dove si preparò, come tutti i quarti giorni della settimana e con Elessar in braccio, risolvere le dispute minori di Ilirea. Tutti i cittadini che entravano le facevano i complimenti per il figlio, e le auguravano che fosse un degno erede per una regina come lei. Pranzò assieme a Murtagh, poi Elessar piangendo reclamò di nuovo il suo nutrimento, e come quella mattina lo accontentò.  Al pomeriggio doveva incontrare l’ambasciatore Vanir, per avere un rapporto sull’addestramento di Dana, che aveva chiesto ad Arya di riferirle. Aveva come l’impressione che quella ragazza fosse importante, ma non ne sapeva il motivo. L’elfo si presentò in una stanza del castello ornata con delle decorazioni rappresentanti Eragon, Saphira e la battaglia delle Pianure Ardenti. "Buongiorno, maestà"
"Buongiorno, ambasciatore"
L’elfo indicò Elessar. "Questo è tuo figlio Elessar vero?"
"Sì."
"Posso vederlo?"
La regina inclinò il fagotto in cui era avvolto il figlio e lo porse a Vanir, il quale tese la mano destra e recitò: "Atra gulai un ilian tauthr ono."
Nasuada ritrasse Elessar. "Che hai fatto?"
"Tranquilla, mia signora. L’ho solo benedetto. Dovresti imparare l’antica lingua, prima o poi. Ti sarebbe utile."
"Lo penso anche io, ma non ora. Più avanti magari. A proposito di Antica Lingua, proprio non puoi dirmi che c’è scritto qui?"
"Certo. La venerabile mi aveva fatto promettere di rivelarti il significato dei glifi solo una volta visto tuo figlio. All’epoca non pensavo te l’avrei mai rivelato, poiché non sapevo che fossi incinta. Invece aveva ragione."
"Ancora non mi hai detto che c’è scritto."
"C’è scritto Elessar."
Nasuada spalancò la bocca. "Davvero?"
"Lo giuro sul mio casato."
"Ma come sapeva che avrei chiamato così mio figlio, soprattutto quando non avrebbe nemmeno dovuto sapere che ne attendevo uno?"
"Non è la prima volta che sa cose che non dovrebbe. Sapeva della morte di Oromis e Glaedr, perché ha mandato un messaggio alla regina Islanzadì il giorno dopo con le condoglianze al popolo elfico. Nessuno avrebbe dovuto nemmeno sapere della loro esistenza."
"Infatti Eragon mi ha informata solo dopo la loro morte."
"Comunque, immagino tu non mi abbia chiamato solo per sapere il significato di quei glifi."
"Infatti. Volevo avere un rapporto completo sull’addestramento del Cavaliere Dana."
"Ah. La mia regina mi ha permesso solamente di condividere alcune fasi salienti, perché l’addestramento dei Cavalieri è una cosa segreta, come lo è sempre stato." E le riferì dei mesi che la ragazza aveva passato nella Foresta, in cui aveva appreso le arti magiche, della scherma e del combattimento mentale sotto la guida di Eragon e Arya. Quando Nasuada fu soddisfatta delle sue risposte, lo congedò. Era turbata per la rivelazione di Vanir: come faceva quella donna a sapere tutto quello che accadeva in Alagaesia? Ricordava che era arrivata al Farthen Dur pochi giorni prima di Eragon, come se sapesse dell’imminente battaglia, poi a Dras-leona, secondo il rapporto di Eragon e Arya, ha usato una magia apparentemente impossibile. Addirittura Elva non poteva nulla contro di lei. Non poté fare a meno di chiedersi chi fosse, poi decise che era inutile e riprese a godersi la giornata. Stava tornando nella sala del trono, quando in una stanza nel corridoio sentì cantare. Si fermò, attirata dal canto, e Elessar prese a piangere. Lo cullò, ma non accennava a smettere. Eppure non c’era nulla di strano, solo quel canto in quella che capì essere l’antica lingua. Corse a cercare Murtagh, sperando che la misteriosa maga, dato che si trattava di una voce di donna, non smettesse di cantare. Lo trovò nella biblioteca, intento a leggere un libro.
"Buongiorno, amore mio. Mi cercavi?"
"Devi venire subito!" Disse Nasuada preoccupata. "Qualcuno sta usando la magia!"
"Dimmi dove."
"Seguimi" La regina lo condusse alla stanza, dove per fortuna la donna all’interno stava ancora cantando. Murtagh si fermò un momento ad ascoltare, poi disse alcune parole nell’Antica lingua a sua volta, ma la donna non si fermò. Tuttavia, il Cavaliere disse: "Possiamo stare tranquilli, ho usato il nome dell’antica lingua per invalidare qualunque incantesimo stia lanciando ora."
"Grazie. Ma cosa stava facendo?"
"Non lo so. Non è una magia che ho imparato, e se Galbatorix non me l’ha mai insegnata significa che è veramente abominevole."
A quelle parole Nasuada si accigliò. "Non dovremmo scoprire chi è?" In quel momento il canto si spense un una lunga nota bassa.
"Pare che lo scopriremo presto."
Si sentirono alcune parole indistinte dall’interno della stanza, ma pare non fossero troppo felici, poi Trianna uscì come un turbine. Si bloccò quando vide la regina e il suo compagno davanti alla sua porta.
"Cosa stavi facendo?" chiese la regina.
"Cercavo di inventare un incantesimo, ma apparentemente senza successo."
"Se ci riesci vieni a riferirmi."
"Non mancherò, mia signora."
I due si congedarono dalla maga, che rientrò nella sua stanza, e Murtagh riaccompagnò Nasuada nella sala del trono, e si congedò da lei, dicendo che andava a fare un voletto con Castigo.
Murtagh rimase con lei per circa un mese, poi un Cavaliere nano di nome Durok, che cavalcava una dragonessa arancione di nome Jura, giunse a Ilirea con due nuove uova di drago, una dorata e una rossa, e gliene affidò una dicendo che era già passato dagli elfi e che nessuna delle due uova si era schiusa, e che lui sarebbe andato dai nani, mentre Murtagh doveva recarsi da Urgali e umani.
Murtagh si congedò quindi da Nasuada e da Elessar, che appena sentì il padre dire "A presto, figlio mio" scoppiò a piangere. Nasuada lo guardò montare su Castigo, e alzarsi in volo seguendo Jura. Prima di alzarsi in volo, il Cavaliere la guardò per un lungo momento, uno sguardo colmo di dispiacere.
 
Nei mesi successivi, Murtagh non tornò mai, ma la cercò più volte allo specchio magico, riferendole che le due uova si erano schiuse: quella dorata davanti a un umano di nome Hans, che aveva chiamato il drago, una femmina, Ophelia, e a un Urgali, di nome Hursit, che aveva chiamato il drago rosso Kenan. Entrambi erano stati accompagnati da Eragon ad addestrarsi.
   
 
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