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Autore: Gillian_Lightman    06/01/2013    2 recensioni
Certo in molti (me compresa) hanno affrontato il tema dei primi momenti tra Cal e Gillian, quelli del primo bacio...Ma la loro relazione può essere duratura? Riusciranno a tenerla nascosta? Eccomi quindi qui con il seguito di "Sometimes*" per darvi la mia versione! Sconsigliata la lettura a chi non la letto la mia Fiction precedente perchè molte cose vengono date per scontato, come l' identita di Sarah. In questa FF presenterò gli avvenimenti in due parti: 4 mesi dopo l' inizio della relazione e 6 mesi dopo. Chiaramente i guai non mancano mai e i due piccioncini dovranno affrontare non pochi problemi!
Genere: Commedia, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always'
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Ehm…Okay, questo è l’ ultimo capitolo…Devo dire che mi fa un po’ strano, dato che sono passati mesi da quando ho iniziato a scrivere questa long, che mi ha accompagnata in momenti difficili…beh, basta annoiarvi, buona ultima lettura :’)
 
 
 
Capitolo 10. Due mesi dopo.
 
 
“BUOONGIORNOOO” grida Sarah, zompando addosso all’ amica appena arrivata in ufficio e circondandole il collo con un braccio.
 “E CHE GIORNOO” continua in modo allusivo.
“In che senso?” domanda Gillian.
“Non fare la finta tontaa! Oggi tu e Cal fate sei mesii”
Lei sorride.
“Eee…com è andata la nottee?“ continua Sarah facendole l’ occhiolino. Evidentemente però ha toccato un tasto dolente.
“La notte? La notte la ho passata a casa. Sola. E sai perché? Perché dei colleghi ci avevano invitato ad una festa, e Cal pensava fosse troppo sospetto che rifiutassimo tutti e due, visto che non avevamo altri programmi”.
Sarah è un po’ imbarazzata, non sa cosa dire, ma fortunatamente arrivano Ria e Loker.
“’Giorno Foster” la saluta questo.
R: “Oggi non ci sono nuovi casi, quindi se ci dai le chiavi dell’ archivio pensavamo di sistemare qualche scartoffia fino all’ orario di chiusura…”
“Perfetto, ma i fascicoli sono centinaia, non ce la fate a prenderli tutti…portateveli nell’ ufficio una decina alla volta, e poi quando finite prendetene degli altri”
E: “D’ accordo, a dopo!”
Una volta che i due colleghi se ne sono andati, Gillian e Sarah proseguono verso i loro uffici.
S: “Ti va un caffè?”
“Magari più tardi…ora me ne vado un po’ in ufficio e magari sistemo anche io qualche vecchia scartoffia”
“Vaa bene, a dopo!”
Gillian saluta l’ amica ed entra nel suo ufficio…continua a pensare a Cal. E’ ancora arrabbiata per la sera precedente, ma dopo tutto oggi fanno sei mesi.
Prima di capire come comportarsi, e ancora prima di potersi sedere sul divanetto dell’ ufficio, si sente afferrare da dietro per la vita.
Con la coda dell’ occhio vede spuntare un grande mazzo di rose rosse, e sente fruscio delle labbra di Cal sul suo collo.
“Auguri tesoro mio, ti amo”
In quel momento tutte le sue riflessioni e i suoi dubbi vanno a farsi benedire, si  volta e lo bacia sulla bocca “Anche io amore, buon…a dire il vero non ho mai capito se si dice già anniversario o mesiversario…?”.
Lui sorride e le chiede “Ora che sono passati sei mesi e ci confessiamo tutto, posso farti una domanda?”
“Certo”
“Come hai fatto a sopportarmi per tutto questo tempo?”
Gillian scoppia a ridere. Lo avvolge con le braccia e appoggia la sua fronte su quella dell’ uomo “Francamente non lo so…il vino di sicuro ha aiutato!”
Entrambi ritornano a ridere.
 
Sono passate due ore dall’ arrivo di Cal nel suo ufficio, e l’ euforia ha oramai abbandonato corpo e anima della Dottoressa Foster.
Per loro oggi era una data importante, ma per tutti gli altri in quell’ ufficio era un giorno qualunque, quindi per non destare sospetti entrambi si erano messi a lavorare, così lei era tornata di malumore.
Gillian sente bussare alla sua porta. Alza gli occhi, immaginando per un momento che Cal sia tornato da lei, ma la sagoma è femminile.
“Avanti” sospira scoraggiata.
Dopo qualche secondo la porta si apre, e Sarah entra nello studio brandendo una bottiglia di vino rosso mezza vuota.
“I miei avanzi di ieri sera” annuncia “adesso tu prendi due bicchieri e mi spieghi che cavolo hai”.
L’ altra è titubante, ma poi pensa che, dopotutto, parlarne con un’ amica è meglio di niente, così si alza e apre il mobiletto dove tiene qualche bicchiere per le giornate pesanti.
Poi va a sedersi sul divano, dove Sarah riempie i due calici e gliene porge uno.
“Allora” incalza “Perché non sei nell’ ufficio di Cal chiusa a chiave con lui?”
Gillian beve un grande sorso “Perché non siamo fidanzati, siamo amanti, e quindi non dobbiamo destare sospetti” continua quasi sibilando.
“Okay” Sarah appoggia il bicchiere sul tavolo e si sporge verso Gillian “Anche se non fossi la tua migliore amica capirei comunque cosa sta succedendo, anche un idiota lo capirebbe! Ti sei divertita a giocare in coppia con Cal al gatto e al topo contro i colleghi dell’ ufficio, ma adesso basta, sei stufa. Sono passati sei mesi e ti sei stancata di non poterlo guardare come vorresti, di non poterlo baciare liberamente e di non poter essere la sua fidanzata ufficiale. Questo è chiaro, chiaro come il sole, ma non capisco perché non ne parli con lui.”
“Perché non voglio mettergli fretta! Insomma… se lui non è ancora pronto allora aspetterò. Perché alla fine amanti o fidanzati è relativo, mi basta stare con Cal. Però vorrei che almeno oggi, in occasioni speciali come queste, se ne fregasse della gente…”
“Gill…oggi è una giornata importante, per te e per lui, ma se non è Cal a fare il primo passo devi farlo tu! Fregatene della gente, vai nel suo ufficio, chiudi la porta a chiave e prima che possa parlare saltagli addosso”.
Gillian sorride.
“Ora io devo andare a dare una mano a Ria e Eli con le pratiche” continua Sarah “hanno finito il terzo giro e adesso partono con il quarto, quindi hanno bisogno di aiuto per portare tutto dall’ archivio fino alla sala riunioni”.
“Alla sala riunioni? Perché li?”
“Perché è più grande, cosi riusciamo a lavorare meglio… e poi lì cè la caffettiera, sono andati a prendere il whisky per fare qualche intruglio letale, a quanto ho capito Ria ha avuto una serataccia” aggiunge prima di uscire dall’ ufficio, e sparire oltre la porta.
Gillian finisce il suo bicchiere di vino e poi, qualche minuto dopo, varca la stessa soglia, dirigendosi verso il corridoio per andare in bagno a sciacquarsi le mani e a mangiare una mega ciambella.
Tuttavia, quando ha percorso solo un paio di metri dal suo ufficio, sente dei passi dietro di se, e in pochi secondi Cal le è accanto.
“Va tutto bene tesoro?”
“Si, perché lo domandi?”
“Poco fa ho incrociato Sarah, e mi ha lanciato un sguardo che diceva qualcosa del tipo –coglione. spero che tu abbia un asso nella manica-“
“E lo hai?”
Oramai sono arrivati già a metà del corridoio, è un attimo.
Cal la afferra per la vita e la bacia con passione ed energia.
Per la prima volta in sei mesi lei rimane di ghiaccio, troppo presa a capire cosa diavolo stia succedendo. I suoi occhi scrutano l’ ambiente circostante, come per fargli comprendere che la sta baciando davanti a mezzo ufficio, ma dal suo sguardo capisce che Cal vuole esattamente questo.
Così, sorridendo, gli avvolge le braccia intorno al collo e risponde al bacio, ponendo fine all’ epoca degli amanti.
La scena non passa inosservata alla quindicina di persone presenti nel corridoio in quel momento: alcuni proseguono il loro cammino, ma non senza gettare un’ occhiata, altri, come la loro segretaria Hanna, rimangono fermi sul posto con gli occhi spalancati.
Ma il bello deve ancora venire.
Dopo qualche secondo, quando i due non si sono ancora staccati, sbucano davanti a loro dal corridoio laterale Ria e Loker, con Sarah al seguito.
I primi due inchiodano ad un metro dalla coppia, e con un grande fragore fanno rovinare a terra tutti gli scatoloni che hanno in mano.
Sentendo quel chiasso, Cal e Gillian si staccano, e si ritrovano davanti due statue con la bocca spalancata.
Sarah non ha idea di cosa fare, solo resta dietro ai colleghi e si gode la scena.
“Che…cosa…diavolo…che, che accidenti stavate facendo?” domanda Loker in preda ad un ictus.
Gillian apre la bocca a mezz’ aria, senza emettere alcun suono, è troppo imbarazzata.
Cal invece risponde con scioltezza “bacio la mia fidanzata”.
A Ria va di traverso il biscotto che stava mangiando, ed inizia a tossire violentemente. Quando la sua faccia ha riassunto un colorito normale, quasi grida istericamente “La tua cosaaa?!!”
“La mia fidanzata” ripete Cal, avvolgendo la vita di Gillian con un braccio.
“Mi serve il Whisky” esclama Loker con tono grave, stappando la bottiglia che aveva in mano e portandosela alla bocca per bere un grande sorso.
Cal continua imperterrito con un grande sorrisone scemo, come se lo avesse tenuto dentro per secoli “Stiamo insieme da sei mesi”.
In quell’ istante, come dovrebbe succedere solo nei film, Loker sputa con un grande spruzzo tutto il Whisky che aveva in bocca.
“Vuoi dire che te la sei portata a letto per sei mesi e noi, noi, non ce ne siamo accorti?”
“Precisamente” conferma Cal con un sorriso di scherno.
R: “Ma perché avete aspettato così tanto a dircelo?”
Ora anche Gillian non riesce più a trattenersi “Perché era più divertente” spiega ridendo.
C: “Ed era una prova signori. Siete licenziati.”
Ria e Loker lo guardano, cercando di capire se devono ridere o mandarlo in definitiva a quel paese.
“Naah scherzavo. Non vi licenzierei mai il giorno in cui festeggio sei mesi con questo zuccherino. Avete tempo fino a domani per fare i bagagli, perché noi ora ce ne andiamo.”
“Ce ne andiamo?” domanda Gill.
“Certo! Credevi che ti avrei fatta lavorare? Adesso ti faccio vedere che cosa vuol dire avere un’ asso nella manica” aggiunge guardando Sarah, che ricambia con un semplice sorriso di approvazione.
“Bene gente” conclude Cal afferrando la mano di Gillian “noi ce ne andiamo. Voi raccogliete tutto questo macello che avete fatto e poi a lavoro! Ci vediamo domani”.
 
 
La BMW rossa attraversa l’ ultimo chilometro di autostrada sfrecciando come un missile, mentre al suo interno tutto procede tranquillamente.
Gillian si mette un paio di occhiali per sfuggire al sole, poi allunga le gambe ed inclina la testa all’ indietro, cercando di riposarsi un po’.
Con gli occhi chiusi ed un sorriso stampato in faccia, inizia: “Solo a te può venire in mente di andare in Virginia per una giornata al mare nei primi di ottobre! Moriremo di freddo, non siamo sulla West Cost”
“Quella la tengo in serbo per l’ anniversario” risponde Cal con tono provocante “E poi è previsto bel tempo, il sole scalderà un po’, certo non abbastanza per fare un bagno, ma quanto basta per prendere il sole sul lettino, riposarci…e soprattutto vederti indossare un bikini”.
Gillian lo guarda con un sorriso esasperato “Non cambierai mai vero?”.
“Se non fossi io ti stuferesti dopo una settimana” risponde lui lisciandosi i capelli.
La donna si allunga e gli da un bacio sulla guancia “Credo proprio di si”.
Percorsi un'altra trentina abbondante di chilometri, giungono finalmente a destinazione.
Essendo già mezzogiorno e dovendo tornare a casa per la notte Cal non ha prenotato nessun albero, ma solo un posto in spiaggia.
Dopo svariati giri del parcheggio con non pochi sacramenti da parte dell’ uomo, finalmente riescono a trovare un posto per l’ auto; prendono le sole due borse che hanno con se e  si dirigono in spiaggia.
Qui gli viene fornito l’ ombrellone precedentemente prenotato: essendo autunno inoltrato sono ben pochi i turisti che hanno deciso di avventurarsi per la spiaggia, così oltre a loro ci sono solo una quindicina di persone. Ciò nonostante vengono condotti ad un ombrellone con un solo lettino, e Cal si offre di lasciarlo alla sua compagna.
Entrambi appoggiano i borsoni ed iniziano a svestirsi.
Cal si leva agilmente pantaloni e camicia, rimanendo in costume da bagno, mentre Gillian è più titubante: inizia lentamente a slacciarsi la lampo del vestito e lo fa scendere fino ai piedi, poi lo appende al gancio dell’ ombrellone e si volta verso Cal incrociando le braccia per conservare calore “Non mi sembra che faccia poi così caldo”.
“Finché ti guardo non avrò questo problema”
“Caal! Sempre il solito!” lo rimprovera con un sorriso esasperato.
“Hei sono sempre un uomo! E tu sei…sei woooow” esclama allargando le braccia per poi indicare le sue splendide curve della donna, coperte parzialmente dal bikini color turchese. Lei finge di essere offesa e si sdraia su un fianco sul lettino “sei più carino quando sei dolce”.
Lui zompa sul lettino e con le braccia la avvolge da dietro per scaldarla, strofinando il naso sul suo collo “sono abbastanza dolce adesso?”.
Gillian si gira con uno dei suoi raggianti sorrisi a trentadue denti “Si”, gli appoggia le mani sul petto e lo bacia, poi adagia la testa nell’ incavo della sua spalla e chiude gli occhi.
 
Sono già le quattro passate, e per riuscire a tornare a casa ad un’ orario decente dovranno partire prima di cena; questo senza contare che oramai il sole appariva a piccoli spicchi tra qualche squarcio di una grossa nuvola.
“Senti” incomincia Cal ad un certo punto, sollevandosi dal lettino “oramai sta iniziando a fare freddo, e poi quei quattro pirlotti ti guardano con un po’ troppo entusiasmo” dice indicando col dito una manciata di uomini sulla trentina poco distanti da loro “perché non ci rivestiamo e facciamo un giro? Dopotutto abbiamo solo un paio d’ ore al massimo…”
Gillian si solleva a sua volta e lo fissa “Si è una buona idea…oppure potremmo prendere una camera in quell’ albergo sciccoso che abbiamo visto venendo in spiaggia e farci i fatti nostri per due ore…” continua in tono allusivo.
Non ha ancora finito di parlare che Cal sta già facendo su la roba “Andiamo”.
Dopo una trentina di minuti stanno infilando la chiave nella loro Suite 4 stelle affittata per le poche ore di soggiorno.
La stanza principale è relativamente grande, con un letto matrimoniale al centro, comodini posti lateralmente, un grande armadio contro la parete, una scrivania su cui è posta una televisione ed una grande finestra da dove si accede al balcone; una piccola porta al centro della stanza conduce al bagno.
Cal si siede sul letto, e improvvisamente confessa “Emily ha trovato un’ appartamento”.
Oramai era ottobre, e sua figlia aveva iniziato l’ università li a DC, ma l’ edificio era dall’ altra parte della città, e con gli orari di punta ci metteva troppo per raggiungerlo; quindi ora, dopo un mese di scuola, aveva trovato finalmente un’ appartamento da dividere con una sua compagna di corso… dall’ altra parte della città.
Gillian si siede accanto a lui “Q-Quando lo ha trovato?”
“Qualche giorno fa, e questo weekend fa i bagagli…”
Lei lo prende per mano “Cal mi dispiace”
Lui fa le spallucce “tanto prima o poi doveva succedere…solo che mi sembra ancora ieri quando mi chiedeva di fare l’ areoplanino…”
Gillian ha gli occhi lucidi.
“Tuttavia” continua Cal “ci ho riflettuto e… beh, se per te va bene questa fine può diventare anche un nuovo inizio…”
“In che senso?”
“Beh oramai i colleghi sanno di noi, Emily se ne andrà di casa fra pochi giorni e…e tu usi pochissimo il tuo appartamento” Cal trae un respiro profondo “insomma, vuoi venire a vivere con me?”
Una lacrima solca il viso radiante di Gill “Ma certo che voglio venire a vivere con te”.
Detto questo gli avvolge le braccia attorno al collo con tale vigore da farlo atterrare sul letto a pancia in su, e poi lo bacia.
Quando necessitano ossigeno e si staccano, Cal inverte le posizioni “Se non erro abbiamo ancora un’ ora”.
“Sbagli” dice Gillian attirando il viso dell’ uomo a pochi centimetri di distanza dal suo “Abbiamo tutta la vita”.

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Gill_Lightman: è…è finita…che effetto strano.
Forse questo capitolo non è stato il massimo, troppo zucchero, troppa perversione o troppa esagerazione nella parte del bacio in ufficio…ma francamente chissenefrega, è il mio ultimo capitolo e sono contenta di avere chiuso così.
Spero che vi piaccia e che rallegri in particolare due di voi che oggi hanno una crisi Callian…
Grazie a tutte quelle che hanno recensito e mi hanno accompagnata fino a qui :’)
 
Jenny
  
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