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Autore: Spiretta97    07/01/2013    1 recensioni
Prefazione
In un Liceo Scientifico fuori città si suppone che il più grande disastro che possa mai capitare agli studenti sia svenire per esalazioni dei prodotti chimici durante un’ora di laboratorio.
Elisa, una neo-liceale con la passione dei gialli di Agatha Christie, decide di entrare in questa scuola col desiderio di evadere dalla sua città ormai troppo piccola per lei e seguire le materie che più ama.
L’incontro con Will, un ragazzo che le diventa subito amico, la sprona ad aprire una piccola attività di investigazione (contrata su furti e perdite di oggetti) gestita da lei e da ragazzo. Ma qualcuno aspetta di compiere la sua vendetta da anni e non si farà mettere i bastoni tra le ruote da due mocciosi.
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 5 La tragedia Ovvero Promettimi
 
Passarono i mesi e in un attimo si fece Novembre. Elisa si era fatta riconoscere dal professore di scienze come "La ragazza che studia anche troppo." Anche gli altri professori erano abbastanza soddisfatti di lei, quello di italiano un po' meno degli altri, ma lei non ci faceva caso. Ogni giorno, dopo la scuola, William ed Elisa lavoravano nel loro studio che, grazie a qualche lavoretto giù in città, era stato abbellito dal tanto desiderato divanetto blu. Gli "affari"( che affari non erano visto che il servizio era gratuito) andavano più che bene, in poco tempo diventarono abbastanza famosi nella scuola e ciò li rendeva solo felici. Addirittura il preside qualche volta si rivolgeva a loro. Tutto andava per il meglio fino a quando non accadde la prima grande tragedia: la tragedia del 12... Era un sabato, il cielo sembrava sorridere al mondo con un sole vivace ripresosi da una malattia durata una settimana, durante la quale le nuvole avevano fatto da padrone. Visto il bel tempo William ed Elisa avevano deciso di chiudere il loro studio per il week- end per concentrarsi sì sulle verifiche ma soprattutto per fare un giro in città
-Ciao Will! Ti va un gelato?- chiese Elisa come lo vide scendere le scale dei dormitori.
-Un gelato a Novembre?!-
-Io lo mangio anche a Febbraio, se è per questo- rispose Elisa alzando solo il sopracciglio sinistro. William rise e porse un braccio alla ragazza
- Ecco a lei signorina il mio braccio, posso scortarla alla Gelateria in città? -
-Certo Monsieur e se continua a parlare così, posso scortarla all' ospedale?-
William sorrise ed insieme si avviarono alla Gelateria. Per tutto il tragitto non fecero che parlare di scuola e di quanto, secondo loro, la prof di educazione civica Daniela se la intendesse con il professore di Tecnologia Arturo. In realtà era una storia che andava avanti da anni e non era un argomento di per se divertente, ma le storie assurde che ci creavano sopra, quelle si che lo erano. Storie del tipo che la notte dalla camera di lui si sentono strani rumori che non posso definire, oppure che quando si assenta un professore alla stessa ora, allo stesso minuto e stesso secondo si assenta anche l’altro. La storia più assurda che si erano inventati era che durante la gita delle classi terze la professoressa e il professore  presero (ovviamente) due stanze divise, ma ogni sera il professore di Tecnologia non si trovava nella sua stanza. Alcuni ipotizzavano che andasse a “dormire” dalla sua fiamma. Un amico un po’ più grande di Will giura che una volta, sbirciando nella stanza della prof trovò Arturo legato con delle manette leopardate ai piedi del letto e che questi, non trovando più la chiave, girò così per una giornata intera. Fortunatamente si trovavano a Londra e nessuno lo conosceva.
-Sai, Alessia da una settimana a questa parte fa meno incubi -
-L' avevo capito dalle tue occhiaie- rise Will . Passavano le intere giornate assieme e oramai erano diventi inseparabili, come il caffellatte dove non si capisce dove inizia l' uno e termina l' altro. Oltretutto sarebbe stato anche lecito chiamarli così visto che il primo faceva colazione col latte e la seconda col caffè e qualche mattina chiedevano un bicchiere in più per appunto dividersi il caffè e il latte. A vederli sembravano sposati da anni e alcuni ragazzi a scuola scherzavano dicendo che in realtà erano due pensionati con la stessa malattia di Benjamin Botton che ripetevano le superiori per noia. Ovviamente che ci fosse un gran parlare di loro come (vecchi) sposi non andava molto a genio ne' a Elisa ne' a William e tantomeno a Simone. Se i primi si scaldavano tanto per le chiacchiere a causa della timidezza che provavano, l' ultimo non apprezzava il fatto che una ragazza preferisse una sottospecie di carciofo a lui. Che poi nemmeno gli piaceva Elisa, era solo per vantarsi in giro, nulla più.
Quando finalmente i due arrivarono in Gelateria presero un gelato per uno. Will aveva imparato che prendere un gelato con Elisa significava mangiarsi metà gelato dell’amica.
-Non riesco a finirlo, lo fanno troppo grande!- diceva sempre lasciando buona parte del dolce all’amico. Una volta Will le chiese se faceva così perché non voleva dargli l’impressione di essere troppo golosa. Il risultato fu che venne guardato come se fosse un alieno sceso in terra seguito da un secco –NO!- E la discussione cadde lì.
Quel giorno Elisa prese un gelato alla vaniglia e crema e, come sempre, ne lasciò buona parte al ragazzo lasciando intatto il cono. A lei non piaceva il gusto indecifrabile del cono… sentiva dire in giro che sapeva di ostia o qualcosa del genere, lei non poteva saperlo non essendo mai stata in una chiesa. Tuttavia, senza neanche accorgersene, cominciò a farlo apposta per Will, per farlo contento… Non lo voleva ammetterlo nemmeno a se stessa, ma si ritrovava sempre a lasciargli almeno il cono, la sua parte preferita. Non voleva ammetterlo, ma gioiva a vederlo felice come un bambino mordendo il cono e ringraziandola con la bocca sporca di cioccolato o crema. Non voleva ammetterlo, ma si stava innamorando, non era una semplice cotta… Era l’amore su cui i poeti scrivevano le loro bellissime poesie, era l’amore che faceva girare il mondo… era il sentimento più vero che lei avesse mai sentito pulsare nel suo cuore sgualcito. Quel sentimento le ricuciva le ferite ancora sanguinanti, ogni volta che lo sfiorava un brivido le passava per tutto il corpo e il suo cuore dapprincipio perdeva un colpo per poi battere più forte, come un corridore che si ferma per prendere la rincorsa.
-Tieni- disse dando all’amico la parte che non voleva più
-Certo che mi vuoi far ingrassare! Non piacerò più alle ragazze!- si lamentò Will prendendo il cono gelato.
-Mica te lo infilo in bocca con un imbuto! E poi se ci tieni a far bella figura con le ragazze dovresti metter su un sacco di muscoli!-
-Ti piacciono gli uomini muscolosi?- chiese Will sorpreso. Elisa rise scuotendo la testa.
-Ho detto alle ragazze, non credevo mi considerassi tale, a volte mi dici “Oh fratello, passami l’acqua!” E poi che ti interessa di come mi piacciono i ragazzi?-
-Ti ho chiamato così solo una volta perché credevo di parlare con Bob e poi mi interessa perché devo proteggerti da quello che chiamo “lupo solitario”- disse Will mettendole un braccio intorno alle spalle.
-Devo stare attenta a che?! O toh! Parli del diavolo!-disse Elisa indicando Bob ed Alessia seduti su una panchina poco lontani da loro. Erano abbastanza in intimità, già. Si tenevano per mano e stavano vicini.
-Te lo avevo detto che Alessia era una ragazza e come tale si innamora dei ragazzi, mi devi cinque euro!- Disse Alessia nascondendosi con Will dietro l’angolo per spiare indisturbati i due ragazzi innamorati che intanto si scambiavano tenere carezze.
-No no, io non avevo mai accettato questa sfida, perché sapevo che a lei piaceva Bob!- sussurrò Will mettendo una mano sulla testa di Elisa
-EHH! Che bugiardo!-
-Non sono un bugiardo!-
-Lo nega! Lo nega!! Ma se tu eri quello che era convinto che Alessia ci provasse con il ragazzo di quinta D-
-Non è vero!-
-E continua! Che bugiardo che sei!!-
Inutile dire che con tutto quel trambusto Alessia e Bob si accorsero della presenza dei due ragazzi e, a malincuore, si alzarono per raggiungerli. Il loro volto era più imbarazzato che arrabbiato, tuttavia il loro avvicinamento Elisa e William se lo figurarono come l’arrivo di un uragano, tant’è che si misero le mani sulla testa come per proteggersi.
-Che ci fate qua?!- Fece Alessia gridando nelle orecchie di Will che chiuse gli occhi e allontanò la testa.
-E voi? Voi che ci fate qua? Insieme intendo- disse Elisa ammiccando.
Bob ed Alessia si guardarono e arrossirono. Si sussurrarono qualcosa e poi dissero in coro
-Stiamo insieme…- I quattro rimasero in silenzio. Di sottofondo si sentivano solo le macchine sfrecciare sulla strada e delle parole senza senso gridate da una donna bionda  qualche centinaia di metri dietro alle loro spalle.
-Insieme insieme?- chiese Elisa incredula. I due sorrisero rossi in volto e annuirono tenendosi per mano. Elisa sorrise e li abbracciò baciandoli sulle guance e congratulandosi con loro. Neanche si stessero sposando!
-Beh da quando da quando?!-Chiese Elisa  saltellando con le mani strette tra loro. William a contrario rimaneva in silenzio e osservava il parcheggio del super mercato in cima alla collina, quello molto lontano da loro, a stento si vedevano le macchine che più che autovetture sembravano macchie rosse gialle e nere… C’era qualcosa di strano…. Molto strano. Tra una macchina gialla e una nera c’era un’auto più nuova delle altre, dalla quale, ogni tanto, partiva qualche luccichio… Non poteva essere lo specchietto, perché quello non si muoveva, ma il luccichio che Will notò si spostava sempre impercettibilmente, ma si spostava… No, non era lo specchietto, ma un binocolo. Will ancora non lo sapeva e lo avrebbe scoperto troppo tardi. La macchina lentamente si allontanava dal parcheggio facendo così sparire il luccichio.
-Da quanto state assieme?- chiese di nuovo Will che, non essendo stato attento non aveva seguito il discorso.
-Dall’inizio della scuola… proprio il 12.- rispose Bob baciando Alessia sulla fronte. Will ridacchiò e diede una gomitata ad Elisa
-Hai capito dov’erano Sabato scorso, si erano imboscati i due!-
-Non fate i porci voi due!- disse Alessia rossa in volto. Già non le faceva piacere che la gente parlasse di lei, men che meno sotto quell’aspetto!
-Non siamo porci, siamo realisti! Almeno io lo sono, Elisa non lo so!-
-Che vorresti insinuare?!-
-Niente!- disse William sarcastico. Elisa gli fece una smorfia e, alzando il volto, incrociò le braccia affermando scherzosamente che non gli avrebbe parlato mai più. I quattro ragazzi rimasero a parlare ancora per un po’ fino a che non cominciarono ad avere sete.
-Vado a prendere una bottiglia d’acqua da un litro e mezzo, va bene se la dividiamo?- Chiese Bob ai ragazzi che annuirono. Alessia gli diede un bacio per poi girarsi a parlare con Elisa dando perciò le spalle a Bob. Fu questione di secondi… Il rombo di un auto, il rumore di qualcosa che si scontrava contro qualcos’altro e infine un tonfo. Alessia si voltò e il suo sorriso si tramutò in un espressione tra l’orrore e lo stupore. Si portò la mano destra al cuore per sentire se batteva ancora mentre tese in avanti quella sinistra. Intorno a lei i rumori si erano fatti più ovattati tranne quello del suo cuore che si faceva via via più forte. Vide Elisa e Will gridare qualcosa che non sentì e correre verso la strada dove si erano riunite una ventina di persone che farfugliavano qualcosa di incomprensibile… Cercò di fare qualche passo ma non sentiva più le gambe… Ora non udiva più nessun rumore fatta eccezione per il ticchettio insistente e snervante di quel maledetto organo. La folla in cerchiò si diradò per qualche secondo per poi diventare sempre più fitta, sempre più fitta. In quell’istante Alessia vide solo una cosa: rosso, poi più nulla. La sua visuale si offuscò fino a diventare sempre più scura, più scura fino a che non rimase solo del freddo e cupo nero intorno a lei; l’unica cosa che poteva sentire era quel suo odioso cuore, che mai più che in quel momento avrebbe voluto staccarsi a forza dal petto e pestarlo fino a farne una poltiglia, e il freddo gelido del marciapiede contro il suo corpo che da quel giorno in poi avrebbe sentito meno calore, ma lei ancora non lo sapeva... Prima di perdere conoscenza sussurrò un nome, un nome che aveva amato da una vita senza confessarlo, un nome con il quale un giorno fece a botte e poco dopo merenda, un nome il cui proprietario era stato forse la persona più importante della sua vita, un nome collegato ad una persona la cui vita si era spezzata troppo, troppo presto, il nome di un angelo che da quel momento sarebbe stato sempre con lei… Bob…
  
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