Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: Ilune Willowleaf    27/07/2007    7 recensioni
Alla fine dell'anime, Roy è convalescente, e Riza come al solito è al suo fianco. E un rapporto cresciuto all'ombra della divisa finalmente ha modo di crescere con naturalezza e spontaneità, malgrado gli ostacoli interni ed esterni. RoyxRiza a tutto spiano! Occhio, l'ultimo capitolo conterrà spoiler del film! ATTENZIONE: ho modificato leggermente i primi 2 capitoli!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 3
Capitolo 3 - fiorire
Riza chiuse la porta, rilassando il volto e cancellandosi dalla faccia quel sorriso artificioso che aveva imparato ad odiare.
Aveva avuto ragione: le visite di cortesia volte a caccianasare nel possibile rapporto tra lei e il Brigadiere Generale Mustang erano incessanti.
Da tre settimane, ogni pomeriggio, all’ora del the, c’era un viavai di ospiti.
Non stavano in divisa, non sempre per lo meno, ma lui le dava del lei e le si rivolgeva come "tenente Hawkeye", non per nome. E, ovviamente, lei lo chiamava "generale Mustang".
Non era una recita, per lei, non gli aveva mai dato del tu, ed era sempre stata molto formale, ma vedeva bene che Roy non desiderava altro che buttare fuori di casa quei caccianasi e riprendere a farle una corte sottile che lei non aveva intenzione di incoraggiare.
Non che lei non fosse consapevole di questa sottile, spietata corte. Anzi, al contrario, ma c’era qualcosa che la bloccava.
In tutti quegli anni, lui era stato un uomo da ammirare, un uomo da aiutare, da mettere su un piedistallo e proteggere da tutte le seccature minori della vita, nonché da chi attentava alla sua vita.
Non riusciva a pensare a lui come a un uomo che scendesse dal piedistallo su cui l’aveva posto e si mettesse al suo livello per abbracciarla.
Per dirla in parole povere, non sapeva come comportarsi, avendo timore di ferirlo respingendolo, ma di esporlo a pericoli accettando.
-Mustang, le dispiace se la lascio solo e faccio un salto in città? Mi sono accorta che abbiamo finito il tè…-
-Fai pure, io non mi muovo di qui!-
Era riuscita a procurarsi una macchina a prestito da un suo vecchio conoscente che non la usava più, così non dovevano più dipendere dalle vetture pubbliche per spostarsi.
Era oramai notte, sebbene fossero solo le sei e mezza di sera, e a Riza non piaceva molto guidare di notte, ma aveva bisogno di stare un po’ da sola e riordinare le idee.
Per l’ennesima volta, Mustang le aveva chiesto di smettere di dargli del lei, di essere più informale, e per l’ennesima volta lei aveva evitato di fare promesse o di rispondere alcunché.
Sapeva che lui ci restava male, ma, non riusciva a non dargli del lei.
Ora che ci pensava bene, gli unici a cui non aveva dato del lei ultimamente erano stati i fratelli Elric, e Winry, ma dato che erano dei ragazzini, era ammissibile.
Era l’antevigilia di Natale, e le strade erano decorate di luci elettriche, le vetrine scintillavano e tutti parevano presi dalla frenesia degli acquisti.
Sorrise.
Era per lei ormai un rito, quello di preparare dei piccoli pensierini, ogni anno, ai ragazzi dello staff e a Roy. E loro ne facevano a lei. In genere erano piccole cose, spesso utili in ufficio o comunque all’interno della vita militare.
Si rese conto che erano diventati, in quegli anni, come una famiglia, per lei. Una famiglia un po’ strana, ma certo migliore di quella che aveva avuto prima di arruolarsi.
Parcheggiò la macchina, e iniziò a girare, per i suoi acquisti necessari alla casa, e per i pensierini di Natale.
Una scacchiera in miniatura per Breda, tanto piccola da stare in una tasca, così avrebbe potuto stracciare tutti a scacchi ovunque. Sorrise al pensiero di come quel sottotenente dall’aria goffa e grezza, spesso con la giacca aperta e l’aria fannullona, fosse in realtà un abile stratega.
Per il sottotenente Havoc, un accendino, data la sua abitudine incallita al fumo.
Con Falman andava in crisi ogni volta, e ogni volta ripiegava su un libro. Ma, dato che era un lettore accanito ed eclettico, andava bene.
Il sergente maggiore Fury diceva che il suo lavoro era il suo hobby principale, e lo stesso lì andava in crisi ogni volta. Non voleva certo ripiegare sul libro o la cravatta, che comunque non avrebbe mai usato. Con un sospiro, decise per una piccola rubrica telefonica in pelle. Certo, era banale, ma dopo otto anni, cominciava ad esaurire le idee per i regali.
Quell’anno voleva fare un pensierino anche a Sheska, che li aveva aiutati molto ultimamente, nel lavoro di ufficio. Aveva trovato un set di dieci segnalibri di stoffa ricamata, che le erano parsi perfetti.
E poi, Mustang.
Uffa, cosa regalargli?
Stesso problema: dopo otto anni che lavoravano assieme, otto anni di pensierini per Natale, iniziava a scarseggiare di idee.
Lui, chissà perché, faceva sempre doni imprevedibili ma molto apprezzati. Come l’abbonamento alla rivista "pistole e fucili". Che poi, tutti finivano con sfogliare quella rivista, in ufficio. Meglio tenersi aggiornati.
Roy era il problema: non fumava, non leggeva più di tanto, salvo testi sull’alchimia, portachiavi glie ne aveva già regalati, cravatte anche (almeno lui le usava!)… passando davanti a un negozio da articoli da ufficio, rimase fulminata, e un sorrisino a metà tra la tenerezza e il sadismo le affiorò sulle labbra.
E, per Black Hayate, una coperta nuova nuova.
Finito lo shopping natalizio, comperò le cose che in casa erano finite, e rientrò, stupita che fossero già le nove di sera.
Riza non fece a tempo ad infilare le chiavi nella toppa, perché la porta si spalancò, e Roy la abbracciò, trascinandola dentro.
-Mustang, cosa…-
-Ero maledettamente in pensiero!- fu la sua unica spiegazione al suo gesto, continuando a tenerla stretta a sé -Avevi detto che saresti stata via poco… ho avuto paura che ti fosse successo qualcosa…-
Riza arrossì, poi notò che Mustang aveva i guanti speciali, quelli incendiari.
-Cosa avrebbe dovuto succedermi? Ho la rivoltella in borsa… e perché i guanti?-
-Mi ha chiamato Havoc. Il colonnello Bratsley si è preso alcuni giorni di permesso ed è stato visto comperare un biglietto per questa linea ferroviaria. Ce l’ha a morte con me, per un sacco di motivi…-
-Quali motivi?- chiese Riza, sciogliendo l’abbraccio fin troppo agitato di Mustang.
Roy si fece serio, in modo molto preoccupante.
-Principalmente, perché sei anni fa non riuscii a fermare un serial killer in tempo. -
Riza fece mente locale. Ivan l’ammazzafemmine. Roy l’aveva bloccato, ma…
-Per scappare, prese in ostaggio una donna, e prima che riuscissimo a fermarlo, la uccise. In modo… orribile. -
Orribile era un eufemismo. Riza ricordò che era rimasta shockata dalla vista dei poveri resti della donna. Si e no a Ishbar aveva visto tanta efferatezza e crudeltà.
-Ma…-
-Era la moglie di Bratsley. E lui ha sempre dato la colpa a me. Avevo l’ordine di prenderlo vivo, così…-
Roy sentì la gamba cedergli, e si dovette appoggiare col braccio al muro.
-Ha giurato di farmela pagare, dice sempre che aspetta solo che io abbia qualcosa di importante per strapparmelo via. - guardò Riza -Ha cercato di farti trasferire nel suo ufficio, quattordici volte, in questi sei anni. -
-Ma cosa c’entra…-
-C’entra perché sei la donna che più mi è vicina! Ecco perché!- si accasciò su una sedia -Ti prego, fai attenzione. È bravo quasi quanto te con le armi da fuoco. E non ha più paura di nulla…-
Riza si avvicinò a Roy, posandogli una mano sulla spalla. -Farò attenzione. Promesso. - era seria, anche se in realtà era più preoccupata per l’incolumità di Mustang che per la sua.
In fondo, era o no uno dei migliori grilletti dell’esercito? E abituata a proteggere un tipo difficile come Roy, per di più.
Quasi se l’aspettava quando Roy la strinse di nuovo. Non reagì, ma non cercò neanche di sciogliersi. Implicitamente, lui aveva riconosciuto che lei era la cosa più importante, per lui, e questa consapevolezza le dava una sensazione… strana. Strana, ma piacevole.
Come di un calore interno.
Roy continuava ad essere preoccupato, ma ora la preoccupazione per la loro incolumità messa a rischio da un uomo assetato di vendetta era finita in secondo piano.
Ora, tutta la sua mente era occupata dalle braccia di Riza, che gli avevano circondato il collo, e dal calore del suo corpo, che filtrava attraverso il pesante cappotto.
Quante volte, in passato, aveva desiderato poterla stringere così, quando lei era vicino alla sua scrivania, gli portava i rapporti da leggere e firmare, o gli portava uno di quei raspabudella della macchinetta che venivano spacciati per caffé…
Sapeva che in ufficio lei non glie l’avrebbe mai permesso. Ma ora, loro due, isolati in quella grande casa piena di stanze fredde, forse si sarebbe sciolta un po’ dal suo ruolo di inappuntabile tenente, per rivelare la ragazza dolce che, lo sapeva, c’era sotto.
Un brivido lo scosse. E poi un altro.
Riza si accorse che Roy era in maniche di camicia, e che l’atrio non era riscaldato, anzi, era piuttosto freddo.
-Prenderà freddo se resta qui! Torniamo in salotto, su!- lo esortò, sciogliendo l’abbraccio.
Roy pensò che sarebbe volentieri congelato, pur di rimanere così, ma Riza ormai si era allontanata, incitandolo con un piccolo gesto della mano.
Tornando nel calore delle stanze riscaldate, si rese conto che in effetti nell’atrio era davvero freddo, e che lui aveva tutta la pelle d’oca. Sprofondò nella sua poltrona, spingendola ancor più verso il caminetto.
Riza fece per accomodarsi sull’altra poltrona, ma, prima che potesse reagire o protestare, passando accanto alla poltrona di pelle, Roy allungò le braccia e la trascinò a sedere con lui… anzi, su di lui.
La ragazza si sentiva avvampare, e fece per protestare.
-Ti prego, Riza. Non ci vedrà nessuno. Solo… solo per un po’. -
Riza sospirò, ma non cercò di scappare via.
-Che intenzioni ha… Roy?-
Roy Mustang alzò lo sguardo, stupito, ma sorridente.
Lei non lo aveva mai chiamato per nome, salvo quando era molto arrabbiata, o molto preoccupata.
E ora non era né l’una, né l’altra. Almeno, sperava.
Alzò una mano, per accarezzarle il volto.
-Tenere stretto a me quanto ho di più caro e prezioso, e lottare con le unghie, coi denti e con le fiamme perché nessuno osi portarmelo via. -
Altro che… questa era una dichiarazione in piena regola!
-Pensavo fosse la carriera ad essere al primo posto…- malgrado tutto, tentava ancora di… ma chi voleva prendere in giro? Le faceva piacere eccome, ma non riusciva a farlo ammettere a sé stessa.
-La carriera è si e no al terzo posto nelle mie priorità! Al secondo ci sono gli amici… ma non dirglielo sennò quegli scansafatiche si montano la testa!- le sorrise, e la mano che ancora sostava sulla guancia, scivolò sulla nuca, attirando il volto di lei vicino al suo -E al primo posto, ci sei e ci sei sempre stata tu. Da quando mi hai promesso di seguirmi, io sono andato avanti solo perché c’eri tu, che mi sostenevi e avevi fiducia in me. Perché condividevi il mio sogno, e mi davi la forza di continuare a lottare, anche quando ero pronto a gettare la spugna. Lascerei l’esercito oggi stesso, per te. -
Piano… un passo per volta.
Roy sapeva che non poteva comportarsi con Riza come con tutte le altre donne… come con le donne di cui s’incapricciava.
Lei era speciale, e ora il loro nuovo rapporto era fragile, come una farfalla dalle ali di cristallo… non poteva correre, poteva solo avanzare quel tanto che lei gli permetteva, non doveva arrischiarsi a forzare la mano…
Un piccolo scatto, e il fermaglio con cui Riza raccoglieva sempre i capelli si aprì, lasciandoli liberi e sciolti sulle spalle della ragazza.
Erano così vicini, che lei poteva sentire il suo respiro sul volto. Per un attimo, le loro labbra si sfiorarono, e dallo sguardo da sotto le ciglio socchiuse di lei, gli parve di leggere una muta approvazione…
*DLINDLOOOOOONDLINDLONDLINDLOOOOOON*
Si staccarono come due ragazzini scoperti in flagrante con le mani nel barattolo di marmellata, sobbalzando sulla poltrona.
-Chi diamine potrà mai essere…- Riza estrasse la rivoltella dalla borsetta, abbandonata per terra, e Roy si sistemò meglio i guanti, prima di raggiungere con Riza la porta d’ingresso.
*DLIDLONDLINDLON* trillò di nuovo il campanello d’ingresso.
I due si guardarono, l’adrenalina alle stelle.
L’attimo prima era come cancellato, erano tornati i due militari.
La porta aveva il cosiddetto "fish eye", lo spioncino per guardare fuori che dà un’immagine deformata, ma a 180°, di quel che c’è fuori.
Peccato che se fuori è buio, non si vede una cippa…
-La luce… accendi la luce!- Roy indicò un interruttore a Riza, che lo premette.
Immediatamente, il porticato venne illuminato dal fioco bagliore di una lampadina elettrica, che rivelò…
Roy spalancò la porta, guardando con sguardo omicida i suoi subordinati, tutti vistiti da civili, con pacchi e pacchetti e valige dietro.
-Buonasera, generale!- fece Havoc, con un sorrisone a trentasei denti.
-Nondovevatearrivaredomattina?!- sibilò tra i denti Roy.
-Ragazzi?! Ma che ci fate qui?- Riza scostò Roy, perché gli altri potessero entrare -Su, non state lì fuori in mezzo alla neve… Sheska, ci sei anche tu! Fury, ma lei non va sempre da sua sorella, al sud, per Natale?- Riza era sorpresa, ma anche contenta. Le erano mancati, i ragazzi dell’ufficio, anche se, in effetti, il loro tempismo era stato decisamente inopportuno.
-In effetti, stanotte avremmo dovuto dormire in albergo, ma hanno fatto un casino con le prenotazioni, e quindi non ci hanno tenuto i posti… così abbiamo deciso che venire direttamente qui era l’unica cosa da fare!- sorrise Havoc a trentasei denti.
Roy non lo prese a bastonate solo perché il bastone a cui doveva appoggiarsi non era lì a portata di mano.
Era un momento così adatto, era stato tutto PERFETTO, accidenti, e quei quattro cretini dovevano piombargli lì proprio IN QUEL MOMENTO!
-Beh, Riza, volevo farti una sorpresa per Natale e fare una bella riunione tutti assieme, ma a quanto pare, la sorpresa è arrivata un po’ in anticipo. - borbottò -Comunque le vostre camere sono fredde perché vi aspettavamo per domani!- abbaiò ai quattro, che però non riuscirono a nascondere un sorriso: era bello ritrovarsi tutti assieme.
Sheska pareva un po’ intimorita, in fondo, non aveva certo la familiarità con Mustang che quei cinque avevano, dopo essere stati in staff con lui per anni.
-Aveva fatto preparare le camere per loro?- Riza era stupita. Quand’è che Roy le aveva fatto tutto sotto al naso?
-Si, ho parlato un attimo con la signora Blanc, la moglie del custode, e lei ha sistemato tutto in nostra assenza. C’è solo da accendere le stufe…-
-Allora vado subito a farlo. Faccia lei gli onori di casa!- disse, scappando via verso il piano di sopra.
Poco dopo, fu raggiunta da una un po’ disorientata Sheska.
-Signorina Riza? Mi spiace se le siamo piombati in casa così, a quest’ora…- disse la ragazza, affacciata alla porta. Riza stava imprecando contro il carbone che non voleva saperne di accendersi. Alla fine, andò a prendere qualche tizzone dalla stufa in camera sua.
-Non si preoccupi, non fa nulla…- sospirò. "Ero in una situazione in cui non sapevo come comportarmi e voi me l’avete risolta." Completò mentalmente la frase. "Anzi, no, sapevo benissimo come risolverla ma non ne avevo il coraggio." Si corresse.
Sheska le dette una mano.
-Senti, al momento immagino siate in ferie, e io sono in una specie di mezzo servizio. Quindi, che ne dici di darci del tu?- chiese a un certo punto.
-Da… davvero posso, signorina Riza?-
-Ma si, in fondo, qui, lontano dalla Centrale, possiamo anche rilassarci un po’…-
Sheska sorrise. Jean aveva ragione, il tenente Hawkeye poteva apparire fredda e formale, ma sotto sotto era una donna molto dolce.
In casa c’erano molte stanze, ma considerati gli ospiti, bastavano appena: una a testa per Sheska, Breda, Havoc, Fury e Falman; poi quella di Riza, quella che Roy aveva occupato quando era stato ospite di Hawkeye padre come allievo, e quella che era stata del signore e della signora Hawkeye, che Riza aveva chiuso a chiave, e che si rifiutava di aprire.
C’era un’altra stanza in cui Riza rifiutava di mettere piede, che aveva chiuso a chiave e che non aveva fatto riaprire e arieggiare: il laboratorio di suo padre.
Roy ci era stato spesso, in adolescenza, ma non ricordava in effetti di aver mai visto Riza lì dentro, o anche lì attorno. La ragazza evitava quell’angolo della casa.
Non si era mai chiesto il perché, a dire il vero.
Non era un luogo molto attraente, con quel lungo tavolo di marmo e le file e file di vasi e ampolle di vetro, qualche candela, e basta.
Lo sguardo di Roy cadde ancora una volta sulla porta chiusa a chiave, mentre mostrava la casa agli altri.
Li condusse nel salotto, meravigliosamente caldo rispetto al resto delle stanze.
-Allora, avete portato tutto?- chiese, a bassa voce.
-Tutto, capo. Ce lo consegneranno domani. -
-Molto bene. Domani uscirò con Riza con qualche scusa, e andremo in città. Avrete solo il pomeriggio per fare tutto, ma voglio che sia perfetto. - sorrise -Daremo a Riza il miglior Natale che abbia mai avuto. -
Anche gli altri sorrisero. Quella della festa a sorpresa era stata un’idea semplice, ma geniale.
Beh, non tanto semplice, dato che avevano dovuto portare il materiale da Central City, in un paio di bauli, e viaggiare con quel freddo.
Ma il tenente Hawkeye passava tutti gli anni da sola, e si erano resi conto di quanto squallido e triste doveva essere tutto ciò.
Si erano ripromessi di far si che in futuro non accadesse più. Magari invitandola a turno con le loro famiglie, ma nessuno dovrebbe passare una festa dedicata alla famiglia solo come un cane…
Anche, se, in effetti, lei ultimamente era stata sola CON un cane…
(oddio, non uccidetemi per l’orrido gioco di parole! N.d.Ilune)
Finirono col bere tè o latte caldo tutti insieme in salotto, anche se era quasi mezzanotte, in attesa che le camere si scaldassero. Risero e scherzarono, aiutati dal fatto che Roy aveva stabilito che, per quella sera, i gradi erano sospesi. Ciò significava che erano solo un gruppo di amici e compagni d’armi che bevevo qualcosa di caldo in una fredda nottata di dicembre.
Così Jean Havoc poté intimare a Mustang di non osare mettere gli occhi sulla sua ragazza, stringendo a sé possessivamente Sheska, la quale diventò color ciclamino, con tanto di fischi di scherzo e ammirazione degli altri tre.
Alla fine, quando la stanchezza del lungo viaggio e di una notte passata in treno cominciò a farsi veramente pesante, si augurarono la buonanotte e andarono a dormire.
Riza si attardò per portare via le tazze e la teiera.
Non s’era accorta che anche Roy s’era attardato alla base delle scale, e l’aveva raggiunta mentre usciva dalla cucina.
La abbracciò da dietro, baciandola… sulla guancia.
-Non mi piace lasciare le cose a metà. - le sussurrò, prima di lasciarla, e salire le scale, appoggiandosi pesantemente alla balausta. Quel giorno aveva chiesto troppo al suo fisico ancora convalescente, e con l’umidità, la gamba gli faceva ancora più male.
Si trovò, con sua sorpresa, un braccio pronto a sostenerlo, accanto.
Non riusciva a guardarlo in faccia ed era rossa e imbarazzata, ma Riza era lì, pronta ad aiutarlo e a sostenerlo.
-Grazie. - sussurrò lui.
La vigilia di Natale, Riza si svegliò piuttosto tardi, con un delizioso profumino che aleggiava per casa.
Torta. Al cioccolato.
In pigiama e vestaglia, scese le scale, fino in cucina.
E li…
-Breda?!-
Il sottotenente Heymas Breda, con un grembiule a quadretti, stava sfornando una torta al cioccolato.
-Buongiorno, Hawkeye! Senta che profumino… mi è venuta uno spettacolo. -
Allo sguardo allibito del tenente, e di altri che erano arrivati, svegliati dal profumino, rispose solo -In questi mesi, ho fatto un corso di cucina…-
Riza sentiva davvero il suo mondo capovolgersi: Mustang che l’abbracciava e la baciava, Havoc che diceva a Mustang di non osare mettere gli occhi su Sheska, Breda ai fornelli… cosa sarebbe stato il prossimo passo, Falman che si vestiva da Babbo Natale? Hayate che ululava "Jingle Bells"?
Si ritrovò seduta a tavola con tutti gli altri, con Roy da una parte e Sheska dall’altra, mentre Breda mostrava orgoglioso il suo "lavoro migliore ai fornelli" e Fury cercava di mettere in tavola il bricco dell’acqua calda.
Si rese conto che non stava affatto facendo il suo dovere di padrona di casa, quindi fece sedere gli altri e si mise a prendere, a colpo sicuro, zucchero, the, latte dalla ghiacciaia, a friggere un po’ di uova, insomma, a preparare una bella colazione abbondante.
-Godetevi questo caso eccezionale, perché non so quando vi ricapiterà che un tenente vi serva la colazione, uomini!- disse, ma col sorriso sulle labbra, mettendo in tavola un vassoio con una pila di uova e di salsicce.
Il caffé borbottava nel bollitore, e l’aroma del the si spargeva per casa.
La cucina era piena di chiacchiere e di risate, e Riza si sentì, per una volta, felice che fosse la vigilia di Natale.
Forse, pensò, quest’anno non sarebbe stato un brutto, solitario Natale.
E neanche, come aveva un po’ temuto, un romantico Natale a due con un Roy Mustang deciso a farle la corte.
La colazione, iniziata molto tardi, divenne alla fine una via di mezzo tra colazione e pranzo anticipato. Poi Mustang si ricordò che era dal giorno prima che doveva andare alle poste a ritirare un pacco da sua madre, e chiese a Riza di accompagnarlo in auto.
Poco dopo che ebbero lasciato la casa, un furgone carico di tre bauli e di un abete con tanto di vaso arrivò arrancando per la strada bianca che portava a Villa Hawkeye, e il piano "Caldo Natale" fu messo in atto…
-Natale è davvero un periodo molto romantico, non trovi, Riza?- sorrise Roy, sedendosi sulla poltroncina. Dopo essere passato alle poste, con mooooolta calma, e aver ritirato un pacco che aveva tutta l’aria di essere un maglione, Roy era riuscito a convincere Riza a fermarsi in un caffé lungo la strada principale, con la scusa di ammirare un po’ le luminarie e prendere qualcosa per scaldarsi e difendersi da quel freddo maledetto che c’era in quei giorni.
-Non so, non ci ho mai fatto molto caso. - rispose lei, togliendosi la giacca e appendendola, assieme a quella di Roy, sull’attaccapanni di ferro battuto poco distante.
Erano proprio di fronte a una delle finestre del caffé, e si vedeva il viavai di gente, di coppiette felici e di famigliole allegre per il corso.
-Ma si, dai, le luci, la neve, le decorazioni… il vischio…-
Riza parve molto, molto concentrata sulla carta. In realtà, ci si stava trincerando dietro.
D’improvviso, se la sentì sfilare dalle mani, e si ritrovò a fissare il volto di Roy, che, seduto al tavolo rotondo a 90° rispetto a lei, era in una posizione avvantaggiata per raggiungerla..
-Riza…-
-Non qui… per favore, non si metta a dire o fare cose strane qui. Siamo… in mezzo a un sacco di persone. Con tutta la fatica che abbiamo fatto perché… non fosse così palese, quando venivano a farci visita…- mormorò lei, in tono implorante.
Roy sorrise, ma si ritrasse -Allora ammetti che c’è qualcosa?-
Riza sospirò -Sono testarda ma non stupida. E anche lei non lo è, quindi, eviti di fare sciocchezze, almeno in pubblico. -
-Quindi, mi dai il permesso di farle in privato, le sciocchezze?-
Riza non rispose.
Dopo la fermata al caffé, Roy disse che si era scordato di prendere qualche pensierino per i ragazzi dell’ufficio, e quindi chiese aiuto a Riza per cercare qualcosa di adatto. E, nella calca frenetica degli ultimi acquisti, fecero le sei e mezza di sera.
Era stato un pomeriggio talmente bello, che Roy si era scordato quasi del tutto di avere un uomo assetato di vendetta che lo cercava per strappargli quanto aveva di più caro.
In effetti, quando Havoc gli aveva dato la notizia per telefono, aveva temuto per Riza. A torto o a ragione, si diceva spesso negli uffici interni che il "piromane arrivista" teneva molto al suo staff, e in particolar modo ad Hawkeye, suo unico "braccio destro" da quando il tenente colonnello Hughes era stato ucciso.
Ma era arrivato alla conclusione che, sia che loro avessero stretto i rapporti, sia che non l’avessero fatto, tali voci sarebbero continuate. E allora, tanto valeva farlo. Anzi, così, per una volta, avrebbe potuto essere lui a proteggerla.
La folla era fitta, ed era faticoso camminare, specie per un uomo che ha una gamba che ogni tanto gli cede.
Roy fu quasi buttato a terra da un pezzo di marcantonio che fendeva la folla come se esistesse solo lui, e fu seriamente tentato di tirare fuori i guanti…
-Si regga a me, Mustang. -
Invece sobbalzò quando la voce di Riza, vicinissima, precedette il braccio della ragazza che lo aiutava a reggersi, e s’infilava sotto al suo.
Roy sorrise -Così sembriamo proprio una bella coppietta…-
-Non posso certo lasciare che il primo cafone che passa la butti a terra, no?- replicò lei. Ma sorrideva.
Raggiunsero la macchina.
Di solito, è l’uomo che guida, ma Riza sapeva per esperienza che Roy Mustang non era particolarmente bravo al volante; inoltre, quando erano insieme, era sempre lei che faceva da autista.
Infine, con un occhio fuori uso, dubitava che sarebbe mai più riuscito a guidare senza rischiare di investire un pedone ogni cento metri.
Ragion per cui, si infilò lei al posto di guida.
Una volta, Mustang sedeva dietro, come si fa quando si ha l’autista.
Ma ultimamente, sedeva davanti, accanto a lei. A volte, con scuse più o meno valide ("abbiamo un sacco di pacchi da portare!"); più spesso, non diceva nulla, oppure esprimeva il rimpianto per non poter ancora guidare.
Al che, di solito lei replicava che non era una buona idea per la salute delle vecchine che passeggiavano per strada.
Mentre tornavano verso casa, iniziò a nevicare.
Fiocchi bianchi che scendevano delicati, in una danza ipnotica, alla luce dei fanali della macchina.
Quando aprì la porta di casa, Riza fu investita da un’ondata di calore, di luce e di colore.
Per un attimo stentò a riconoscere il salone d’ingresso che, un tempo freddo e austero, era stato illuminato e decorato con rami d’abete, nastri e palline di vetro. Tutte le lampadine erano state pulite, e quelle fulminate erano state sostituite. Grosse candele ardevano in paralumi colorati.
-Bentornati!- li salutò, sorridendo, Havoc, passando diretto verso lo studio con uno scatolone pieno di decorazioni per alberi di Natale tra le braccia -Vi aspettavamo tra una mezz’oretta, però…-
-Ma… cosa…- Riza era ora DAVVERO disorientata.
Roy la guidò verso il salotto, che era irriconoscibile come il salone d’ingresso: un grande albero di Natale troneggiava da una parte, accanto alla finestra, e c’era Sheska appollaiata su una scala che metteva le palline e i nastri d’argento sui rami più alti, mentre Fury sistemava quelli in basso. Breda e Falman stavano disponendo le ultime cose di quella che doveva essere una cena a buffet deliziosa su un tavolo coperto di una tovaglia rossa e oro. Rami di pino decorati con nastri ovunque, e una pila di pacchi e pacchettini sotto l’albero.
Dal giradischi in un angolo, in sordina, musiche di Natale contribuivano a rendere ancora più surreale la scena.
Riza si chiese da quanto tempo Roy avesse architettato tutto ciò.
D’improvviso, sentì le guance rigarsi di lacrime. Era così… così felice, si sentiva il cuore gonfio di felicità da scoppiare.
-Questo… è il più bel regalo di Natale che… abbia mai ricevuto…- disse, cercando invano di asciugarsi le lacrime con l’orlo della manica del cappotto.
-Sono felice che le piaccia, Hawkeye… Il generale Mustang ci ha fatto organizzare tutto di nascosto, è stata una vera sfacchinata, ma l’abbiamo fatto tutti volentieri!- Falman stava disperatamente cercando di fare posto a un altro vassoio che Breda stava cercando di incastrare tra i piatti sul tavolo.
Sheska quasi cadde dalla scala, e Havoc la prese al volo, rischiando di schiacciare Hayate, che annusava tutto e tutti e scodinzolava e occhieggiava speranzoso il tavolo del buffet, facendo sobbalzare e innervosire Breda, che aveva il terrore dei cani.
-E ora che è tutto pronto, possiamo anche andare a cambiarci!- disse a un certo punto Falman, quando anche l’ultimo piatto fu incastrato in un vero tetris sul povero tavolino.
-Eh?-
-Ma si, non possiamo certo fare una bella festa di natale vestiti così!- fece notare Vato Falman. In effetti, ora che glie l’aveva fatto notare, Riza si accorse che erano tutti in abiti comodi e pratici, ma non certo eleganti.
-Ma io non ho abiti da-
-Perché non provi a guardare in camera tua, sul letto?- le disse Roy, terribilmente vicino all’orecchio.
Accidenti, quando erano soli ancora ancora, ma lì, di fronte a tutti!
Riza scappò letteralmente su.
-Sta facendo davvero sul serio, generale, eh?- chiese Havoc, al quale non era sfuggita la reazione di Riza.
-Mai stato così serio in vita mia. Sono stato cieco per più di dieci anni, e…- guardò tutti -E non ho bisogno di raccomandarvi che ciò non deve uscire da questa casa, vero?!- fece, con un tono di voce completamente diverso.
Sul letto di Riza c’era un pacco.
Un pacco sottile e largo, di quelli usati dalle sarte famose per riporre i vestiti che dovevano essere trasportati a casa dei clienti.
Sopra c’era un biglietto: "Per Riza - Buon Natale"
Non c’era firma, ma Riza aveva visto troppe volte quella calligrafia in calce ai rapporti e ai comunicati.
Roy Mustang.
Con mano tremante, sollevò il coperchio, e prese l’abito.
Era un abito bellissimo, di un tessuto morbido e scivoloso, che le lasciava le braccia nude, ma abbracciava e si modellava sul busto, coprendo la schiena alla perfezione.
Aveva una gonna abbastanza corta, quasi una minigonna, e alla fine Roy Mustang ce l’avrebbe fatta a vederla in minigonna, ma con delle frange di sbieco che partivano dal fianco destro, per arrivare all’estremità sinistra della gonna. Il colore tra il lilla e il grigio era discreto ed elegante, come piaceva a lei.
C’erano delle calze di seta color grigio perla, e persino delle scarpe con un po’ di tacco, dello stesso colore dell’abito.
Il tutto le calzava a pennello.
D’improvviso capì perché tempo prima non riusciva a trovare un certo suo vestito e una delle due paia di scarpe che non fossero anfibi militari che aveva.
Si guardò allo specchio.
-Sei bellissima. -
Si voltò di scatto: Roy era sulla porta.
-Da quando è qui?-
-Non da abbastanza tempo per vederti mentre di cambi, te l’assicuro…-
Il silenzio di Riza non era imbarazzato. Significava "buon per lei".
Anche Roy si era cambiato, ed ora aveva una elegante giacca da sera, con camicia bianca e cravatta coordinata.
A Riza la cravatta era familiare. Poi ricordò: glie l’aveva regalata lei due Natali prima.
Roy entrò, chiudendo la porta dietro di sé. Un attimo dopo, lo specchio rifletteva la sua immagine accanto a Riza. Le circondò la vita con un braccio, mentre con l’altro le sfilava il mollettone.
-Stai così bene, coi capelli sciolti…- le disse, a bassa voce, poggiando il fermacapelli sul tavolino lì affianco.
Ecco, era riuscito a ricrearlo. Il momento magico. Quel momento di intimità in cui c’erano solo loro due.
-Riza… ascolta…- sospirò. Non sapeva da che parte cominciare, per dirle quanto provava. Alla fine gli venne in mente una metafora. Non era mai stato un genio coi paragoni e le metafore, ma questa era buona. Anzi, ottima.
-Un uomo entrò in un giardino pieno di fiori, e tra tutti questi, ce n’era uno meraviglioso, ma era ancora in boccio. L’uomo lo vide subito, e sapeva che era il più bello, ma non osò coglierlo. Allora raccolse gli altri fiori, cercando di illudersi che fossero tutti meravigliosi, che ognuno era perfetto, ma dopo averli raccolti, si rendeva conto che erano solo semplici, normali fiori di campo. Eppure, continuava a cercare il fiore più bello. Finché un giorno, non alzò lo sguardo, e vide quel fiore meraviglioso, che era sbocciato. Era sempre stato lì ma lui non l’aveva mai visto. Ed era diventato così bello, che l’uomo desiderò coglierlo e tenerlo solo per sé, ma non osò farlo, per timore che appassisse tra le sue mani, come avevano fatto gli altri fiori di campo. -
Riza fissava la sua cravatta, senza davvero vederla, con aria imbarazzata. Così seria e professionale in ufficio, così dolce e timida quando erano da soli. Adorava questa sua doppia personalità. Gentilmente, le sollevò il volto, accarezzandole una guancia. -Può quest’uomo cogliere il fiore più bello? O le sue spine lo terranno ancora distante, malgrado si strugga di desiderio?-
-Mustang, io…-
-Roy. Chiamami solo Roy. Ti prego. - le sorrise -Come piccolo regalo di Natale. -
-Roy, io… sto ancora cercando di capire. Di fare chiarezza nei miei sentimenti. - Voltò il capo, ma non cercò di sciogliersi dalle sue braccia -Per molto tempo ho continuato a ripetermi che quel che provavo per te era… ammirazione. Solidarietà. Un sogno in comune. E ora, non riesco a capire se è solo questo o… qualcos’altro. Tu… mi mandi in confusione. Quando sono da sola, sono certa di provare per te solo amicizia… o il sentimento di una sorella minore che ammira il fratello maggiore. - sorrise -Quando eravamo ragazzini, qui, sei stato il fratello maggiore che non ho mai avuto. Eri la mia figura maschile di riferimento, anche se solo per pochi anni. -
Roy la strinse più forte a sé -E quando invece sei con me?-
-Quando sono con te… non riesco più a ragionare bene su ciò. Non qui, in questa casa piena di ricordi.
Se fossimo ancora al quartier generale… nel nostro ufficio…
Lì tutto era chiaro per me. Io sono il tuo braccio destro, il tuo luogotenente, e tu sei il capo da aiutare e spingere in alto, da proteggere nei giorni di pioggia e da assicurarsi che non commetta troppe sciocchezze. -
-E qui?- insistette Roy.
-Qui sei… un uomo dannatamente affascinante a cui sono affezionata, e che non fa altro che farmi la corte!- sospirò -E io non so più cosa fare. -
-Potresti semplicemente smettere di essere il tenente, per un po’, ed essere solo Riza. Oppure, puoi continuare ad essere il tenente, e io sarò solo il signor Mustang, così non ci sarà nessun ostacolo tra di noi. -
Avrebbe voluto continuare a stringerla a sé, baciarla, desiderava che quell’istante durasse in eterno.
Ma intuiva anche che Riza era terribilmente a disagio. In un certo senso, capiva quel suo sentirsi spaccata a metà, da una parte il tenente ligio al dovere, e dall’altra la donna che non riusciva a fare chiarezza nei suoi sentimenti.
La lasciò, ma le porse la mano.
-Signorina, gli ospiti ci attendono. Non è educato farli aspettare…- le sorrise.
-Ho idea che i nostri ospiti abbiano capito tutto e se la godano un mondo spettegolare su di noi. - disse lei, ma sorrideva.
-Oh, sanno tenere le bocche chiuse. Anzi, li ho incaricati di vedere chi è diffonde brutte voci su di te. -
-Sei incorreggibile…-
-Voglio solo proteggere le persone a cui tengo. -
Riza quella sera pensò che quello era davvero il più bel Natale che riuscisse a ricordare, anche se ogni tanto, la palese dichiarazione di Roy le tornava alla mente.
In apparenza, si comportava come prima… cioè con familiarità anche eccessiva, ma se non altro, non si comportava come Jean con Sheska.
Accidenti, quei due tubavano come due piccioncini.
E quando, allo scambio dei doni, dal pacchetto "da Jean a Sheska" vennero fuori un paio di orecchini a cuore, che lui le mise personalmente, c’era abbastanza miele nell’aria attorno a quei due, da risultare quasi comico.
Eppure, continuava a sentirsi addossi gli occhi di Roy.
Certo, la cosa poteva anche essere attribuita alla minigonna.
Gli sguardi imbambolati dei ragazzi, quando aveva fatto la sua comparsa con quell’abito, non le erano sfuggiti, anche se si erano ripresi immediatamente quando lei, per riflesso condizionato, aveva portato la mano al fianco, dove di solito teneva la pistola.
Tutti sogghignarono quando Roy aprì il pacchetto da parte di Riza: penna stilografica, un elegante set di carta da lettere e carta assorbente.
Era una sottile insinuazione al fatto che tenerlo in un ufficio, a fare lavoro di scrivania, era qualcosa di utopico.
Uno dei motivi per cui non poteva fare a meno di Riza nel suo staff, era che una buona fetta del suo lavoro di scrivania lo faceva lei, o glie lo semplificava alquanto.
Black Hayate ebbe la sua bella quota di regali: due coperte, una nuova ciotola, un osso di pelle di bisonte da rosicchiare, un collare nuovo con guinzaglio coordinato, e, soprattutto, tanti buoni bocconcini che tutti gli passavano, dal tavolo del buffet.
Qualcuno propose di mettere su qualcosa di diverso dalle carole natalizie, e poco dopo, le note del "concerto di capodanno" risuonarono nel salotto e nel salone d’ingresso.
-Riza… ti va di ballare?-
-Ma… qui?- Riza dette un’occhiata al salotto: era iper-ingombro, e Breda aveva tirato fuori uno di quei giochi di società che si fanno durante le feste di Natale o capodanno.
-Il salone andrà molto meglio. - le sussurrò lui, aprendo la porta e scivolando con la sua "dama" nel salone.
Era riscaldato e illuminato, ma pur sempre più freddo rispetto all’aria decisamente calda del salotto.
Riza rabbrividì.
-Si stava meglio di là, credo…-
-Ma non potevamo ballare. -
Dalla stanza accanto, le note del grammofono arrivavano, anche se un po’ attutite.
-Non dovresti sforzare la gamba. - fece notare lei.
-Quando mi farà male, smetterò. Promesso.- disse, passandole un braccio attorno alla vita e prendendole la mano con l’altro.
-Sai ballare il valzer?- le chiese. Il grammofono stava diffondendo le note di un valzer delicato.
-Si. Ma è da molti anni che non ballo. -
-È come andare in bicicletta: una volta imparato, non si scorda più. - Roy iniziò a guidarla nella danza, e Riza si accorse che aveva ragione: i passi e le figure le tornavano alla mente, il suo corpo ricordava ancora come si ballava.
Soli, in quella stanza illuminata da candele, con la musica che giungeva ovattata, pareva quasi un sogno.
La musica terminò, e i due si fermarono al centro del salone.
-Guarda. - lui le indicò qualcosa appeso al lampadario.
-Ma quello… non è visch- Riza non fece a tempo a terminare la frase, perché già Roy la stava baciando.
Dopo alcuni, lunghi istanti, lui si staccò.
Lei non aveva risposto, ma non aveva cercato neanche di staccarsi o di allontanarlo. Beh, era già un passo avanti. Un altro piccolo passo avanti.
-Chi sta sotto al vischio verrà baciato, non lo sapevi?- le domandò, con il suo sorriso sornione.
-Ottima scusa, eh?-
-Direi di si. -
Riza si staccò, spostandosi da sotto al vischio. -Farò molta attenzione, d’ora in poi, a cosa c’è sopra di me. -
Notando come Roy zoppicasse, lo guardò severamente -Avevi detto che ti saresti seduto, se avesse cominciato a farti male. - indicò l’ottomana accanto al muro.
Roy sospirò, e, ubbidiente, andò a sedersi.
-Non mi ero reso conto finché non ci siamo fermati. Davvero. - tentò di spiegare.
Fu però piacevolmente sorpreso quando Riza si sedette accanto a lui.
-Roy, io ho bisogno di tempo. Se continui ad assillarmi così, non riesco a fare chiarezza nei miei sentimenti. Continuo a sentirmi confusa e altalenante. -
-E… quindi?-
-Ti chiedo, per favore… un po’ di tempo, per capire. So cosa provi per me, e te ne sono grata, ma io ora, devo capire. E se tu…-
-Capisco. Va bene, sarò più discreto. Sai cosa provo per te, e ti assicuro che, passassero cento anni, ciò non cambierà. Ma se tu hai bisogno di tempo, smetterò di essere così insistente. -
Ci fu qualche minuto di silenzio.
Con sua grande sorpresa, Roy la sentì appoggiarsi a lui.
-Fa un po’ freddo, vero?- le chiese.
-Già. -
-Vuoi tornare di là?-
-No. -
Le passò un braccio attorno alle spalle.
Andava bene così. Almeno per ora.
Almeno, metà del rapporto era stata chiarita.
E per l’altra metà, non poteva far altro che sperare.
Un’esplosione di vetri infranti precedette una raffica di colpi di mitra, e fu sono grazie ai loro riflessi addestrati alla guerra e a una tenda che aveva intralciato le prime pallottole, che riuscirono ad abbassarsi e a schivare.
Riza cercò istintivamente la pistola, ma ovviamene non ce l’aveva. E Roy… si maledisse per non aver preso i suoi guanti, che giacevano sul comodino, in camera sua.
Una pallottola schizzò per terra e colpì Riza di striscio a una gamba, strappandole un sibilo di dolore.
Un attimo dopo, la porta che separava il salone dal salotto si spalancò, ma subito i quattro militari furono ricacciati indietro da un’altra sventagliata di mitra.
Per il momento, sotto all’ottomana, Roy e Riza erano relativamente al sicuro, anche se il sangue della ragazza continuava a colarle per la gamba, inzuppando la calza e l’abito.
Col sangue poteva tracciare un cerchio alchemico, e c’erano candele accese in abbondanza…
-Riza… non muoverti. Cercherò di fare una cosa, ma è un po’ pericoloso…-
Altra sventagliata di mitra.
-Generale, cosa…- tentò di chiedere Falman, da dietro al porta.
-È Bratsley, idioti! Deve essere arrivato qui seguendovi!- abbaiò Roy, allungandosi per arrivare alla piccola pozza di sangue che la ferita di Riza aveva creato.
Per un pelo non si prese un proiettile sulla mano, nel tentativo.
Ritirò le dita bagnate di sangue, e si tracciò un cerchio alchemico sulla mano.
E si scatenò l’inferno.
In base alla traiettoria, Roy aveva intuito da che parte si trovava Bratsley. Aveva candele accese, e quindi fuoco, in abbondanza, nella stanza.
E con un cerchio alchemico sulla mano…
-Uffa, la nostra festa di Natale è stata completamente rovinata. Mi dispiace da morire. - sbuffò Roy, mentre un medico fasciava la ferita di Riza. Per fortuna era poco più di un graffio, ma il fatto che un colonnello avesse attentato alla vita di un tenente e di un Brigadiere Generale in modo così palese, era un fatto gravissimo.
Alcuni membri della polizia militare che erano di stanza nella cittadina erano stati avvisati per telefono ed erano venuti a prendere Bratsley, che le fiamme di Roy avevano ustionato abbastanza da impedirgli di muoversi bene, ma non di urlare.
Continuava infatti a urlargli terribili minacce di vendetta.
-Che gli faranno?- chiese Sheska, che, alle prime raffiche di mitra, era vicino al tavolo del buffet, e ci si era riparata sotto finché non le era stato assicurato tre volte che era tutto finito.
-Probabilmente verrà giudicato dalla corte marziale, e imprigionato. È tentato omicidio, anche tralasciando il fatto che si tratti di tentato omicidio di un militare. - disse Riza, dicendo addio alle calze nuove. Se avesse avuto le sue pistole a portata di mano, il colonnello Bratsley si sarebbe trovato con una pallottola in testa. Attentare così alle loro vite! Si chiese da quanto tempo quell’uomo covasse quel profondo rancore nei confronti di Mustang.
-Beh, ormai la festa è finita… cerchiamo di sistemare il vetro, e domani chiameremo un vetraio a sostituirlo. - disse stancamente Falman.
Una sparatoria con attentato non era certo un bel modo di terminare una festa di Natale, ma dopo l’accaduto, nessuno aveva più voglia di continuare a fare festa.
Sdraiata nel suo letto, Riza ripassò mentalmente ogni istante di quella strana, inconsueta giornata.
Certo, non era stato carino com’era finita, a suon di mitra e compagnia bella.
Ma non riusciva a non pensare a quello che per tutto il giorno, Roy aveva tentato di dirle.
Si voltò, sussultando di dolore nell’urtare la ferita fresca.
Era vero, era confusa e non riusciva a pensare con chiarezza a quel che provava per Roy Mustang.
-Un mese di congedo per ferita d’arma da fuoco e conseguente cura. Mi chiedo se qualcuno non c’entri qualcosa… in fondo è solo un graffio…-
Erano passati tre giorni da Natale, e tutto l’allegro gruppo dell’ufficio, dopo aver dato una mano a sistemare i danni, era tornato alle rispettive case.
Riza aveva ricevuto una lettera con cui la informavano che, viste le ferite riportate per proteggere il Brigadiere Generale Mustang dalla follia omicida del colonnello Bratsley, aveva diritto a un mese di convalescenza pagata. E, ovviamente, dopo le veniva rinnovato l’incarico di proteggere Mustang.
E lei aveva il forte sospetto che Roy Mustang avesse fatto qualche telefonatina per convincere qualcuno a darle un simile periodo di convalescenza.
Ma lui continuava a giurare sulla sua innocenza.
-Allora, se non è stato lei… c’è solo un’altra persona…-
Il Tenente Generale Grumman.
Il nonno materno di Riza, per la precisione.
Lei non aveva saputo che suo nonno materno fosse uno degli alti gradi dell’esercito fino a quando non aveva finito l’addestramento militare.
Aveva però sempre rifiutato trattamenti di favore, anzi, aveva chiesto che la cosa restasse segreta.
Essere additata come "la raccomandata" o "la nipote del Tenente Generale " non sarebbe stato certo un gran aiuto per la sua credibilità come ufficiale.
-Oh, il Tenente Generale Grumman ci scrive. Vuole sapere come procede la convalescenza di entrambi. - fece Roy allegro. Poi continuò a leggere la lettera, e si rabbuiò.
-Che scrive?- Riza allungò il collo, e Roy le passò la lettera.
-A quanto pare, la "scatola nera" non ha funzionato a dovere. Molte persone che pensavamo aver "gambizzato", potrebbero essere riabilitate nei processi. Guarda! Gente che SAPEVA degli esperimenti del laboratorio 5, che si proclamano vittime innocenti, degli AGNELLINI!-
Roy schiumava rabbia. Riza sapeva che Mustang non tollerava simili, palesi ingiustizie. Se la prendeva come un’offesa personale.
-Mi domando per chi o cosa ho fatto tutto ciò finora. Per vedere dei… dei DELINQUENTI fare carriera proclamandosi innocenti!- si lasciò cadere su una sedia -Cose del genere mi fanno seriamente pensare di lasciare l’esercito e di darmi alla politica da civile. -
-Ehi, qui nella busta c’è un foglio indirizzato a me.
"Cara Riza, in qualità di padre di tua madre, nonché di superiore di Roy Mustang, ti consiglio caldamente di sposare il Brigadiere Generale Roy Mustang, così potrai restare a guardargli le spalle qualsiasi cosa accada. Ai permessi ci penso io. Con affetto.
Tuo nonno".
MA COSA?!- Riza era arrossita -Ma come si permette, dopo avermi ignorato come nipote per anni, ora, di dirmi certe cose?!-
Roy si era impossessato del foglio. -Accidenti, hai ragione. Non ha ancora rinunciato all’idea di vedermi a capo dello stato e di vedere sua nipote come moglie del capo dello stato!- ridacchiò.
Riza lo guardò come se si fosse messo a parlare in una lingua sconosciuta.
-Cosa?-
-Quando siamo stati trasferiti dal comando dell’Est a Central City, durante la nostra ultima partita a scacchi, mi ha chiesto "Perché non sposi mia nipote? Non mi dispiacerebbe vedere la mia unica nipotina come moglie del prossimo Führer."-
-E lei cosa gli ha risposto?-
-Che la cosa non dipendeva solo da me, e che magari era meglio sentire anche il tuo, di parere. Sai, francamente, mi sono molto stupito quando ho scoperto che sei la nipote del Tenente Generale Grumman. Quando siamo stati trasferiti nella centrale dell’Est, lo trattavi esattamente come un qualsiasi superiore perfettamente sconosciuto. -
-In un certo senso, è così. - Riza si sedette, scorrendo distrattamente tra le mani i fogli scritti delle lettere -Da quel poco che so, quando mia madre morì, quando avevo quattro anni, mio padre e lui litigarono furiosamente. Mio nonno dette la colpa di tutto a mio padre, accusandolo di aver trascurato mia madre fino a farla morire, di non essersi nemmeno accorto che lei era malata. Lui reagì impedendogli di avere qualsiasi contatto con me. Mi diceva che non avevo nessun parente da parte della mamma, quando ancora osavo chiederglielo. - Riza parve rattristarsi. Roy sapeva che la ragazza non aveva mai avuto un buon rapporto col padre.
-A sette anni mi spedì in collegio, dove rimasi fino a quando mi richiamò a casa, poco dopo averla preso come allievo. Credo che pensasse seriamente di farci sposare giovanissimi per avere qualche erede diretto maschio. -
-Se ci fossimo sposati allora, chissà quanti bei bambini avremmo ora!- tentò di scherzarci su Roy. Un’occhiata assassina di Riza troncò qualsiasi altro tentativo.
Riza guardò la lettera.
-Cosa pensa di fare, a proposito? Il tenente generale Grumman dice che i processi sono ancora in corso, anche se la piega è quasi definitiva.-
-Semplice, andrò, testimonierò e-
-E le ricordo che è in una posizione delicata. Siamo riusciti a non farla degradare dimostrando che ha agito per il bene dello Stato e per smascherare degli elementi corrotti dell’esercito, ma ha pur sempre guidato una insurrezione armata di una parte dell’esercito. -
-Appunto per questo. Se non vado e quelli riescono a farsi dichiarare innocenti, non solo io, ma tutti coloro che mi hanno seguito saranno in grossi guai. -
-Non è in condizioni di viaggiare!-
-Se sono arrivato fin qui, posso tornare a Central City senza problemi. - tagliò corto Roy.
-Vengo anch’io. - gli mostrò un altro foglio, una lettera -Sono stata convocata come testimone nel processo contro Bratsley. E anche lei. Tra tre settimane. -
-Capisco. -
... continua
l'angolo dei ringraziamenti per le recensioni e delle risposte!
x Shatzy: i fiori devono appassire, per poter dare dei semi... vedrai, vedrai... comunque, la fanfic si compone di cinque capitoli più epilogo, e, non temete, io sono ALLERGICA ai finali tristi! XD Anzi,a volte mi rimproverano di essere stata contagiata da un disneyano bisogno di happy and (la verità è che non riesco ad essere cattiva coi pg, miei o presi a prestito per fanfic...)
Per quanto riguarda le date e l'età, a parte il fatto che Arakawa-sensei è sempre stata molto avara di queste informazioni (nel manga dice che non ha voglia di stare a pensarci su alle date di nascita, ai segni zodiacali e ai gruppi sanguigni... perché, si, in Giappone specificano pure quello; dicono che influenzi il carattere. Secondo tale filosofia, io avrei un carattere che è TOTALMENTE all'opposto di quello che sono veramente ^^; ), vai a ricordare dove ho preso simili informazioni... credo gironzolando per i siti in inglese su RoyxRiza.
x _mame_: io trovo carino anche l'anime, e ho deciso di basarmi di esso principalmente per due motivi:
1) è finito, quindi posso scrivere senza timore di essere smentita (ODIOOOOOO quando scrivo una cosa e poi il manga mi smentisce! ;_; )
2) la coppia RoyxRiza è molto più "canon" e dichiarata nell'anime che nel manga. Anche se si, pure nel manga si vede che sono legati. Ma non lo fa vedere in modo così plateale.
Qui: http://en.wikipedia.org/wiki/State_Military_characters_of_the_Fullmetal_Alchemist_anime un'utilissima pagina con i gradi militari di FMA, e alcune notizie sui personaggi che compaiono per più di un paio di puntate. Mi è stata utilissima.
Mentre qui: http://en.wikipedia.org/wiki/Roy_Mustang un'INTERA pagina di wikipedia, in inglese, dedicata al nostro piromane arrivista preferito. Cavoli... un'INTERA PAGINA! Non diteglielo sennò si monta la testa XD
Premetto che io a studiare storia sono arrivata si e no all'inizio della prima guerra mondiale, più di cinque anni fa, e che ora mi occupo di provette e laboratori e piante da strizzare, quindi saranno almeno 5 anni che non apro un libro di storia.
Ci sono diversi dati che danno un quadro un po' frammentario delle età dei pg di FMA, anche perché alcuni dati sono dall'anime, altri dal manga, altri dagli oav, ed è un gran casino!
Secondo tali dati, nel manga Roy dovrebbe avere avuto 23 anni al tempo di Ishbar, e 29-30 anni (nota di Arakawa nel finale del volumetto11, e nella strip umoristica alla fine del 4°); il che coincide perché la guerra di Ishbar è avvenuta tra i 13 e 6 anni prima di FMA (ho CANNATOOO!!! Ho corretto ed editato i capitoli, comunque, eliminando tutti i riferimenti alle età, così non mi do più la zappa sui piedi ^^;).
Secondo wikipedia Roy dovrebbe essere nato nel 1885 (anche se lì le date non sono come le nostre, ma dato che Conqueror of Shamballa si ambienta poco dopo la 1° guerra mondiale, come si nota dal commento di Hohenaim sull'inflazione, nel film... 16 marchi per una mela!), all'epoca di CoS dovrebbe avere 32-33 anni.
Secondo un OAV ("Kids", se cercate in Youtube lo trovate anche subbato in italiano... è un'ammooorree!), nel 2005 Ed compie 100 anni. Quindi lui è del 1905 (secondo le nostre date)... cacchio, è più vecchio di mio nonno! (a proposito, non leggerà mai qui, ma auguri nonno, che tra poco compi 99 anni!), il che porterebbe al fatto matematico di avere 18 anni nel 1923 (non sono un genio in storia, ma credo che CoS coincida con fatti storici... pressappoco). Però in tal caso, l'ipotesi che Roy sia del 1885 cade, perché dovrebbe avere 30 anni quando Ed ne ha 10, quindi 32 quando Ed è diventato un alchimista di stato, e 35 alla fine dell'anime e 37 nel film... cavoli, ma sarebbe VECCHIO! è più probabile che sia del 1890, allora...
(Ilune fugge da tutti gli over 25 XD Lena "Mikoru" in primis! e Ilune SA il perché!)
Dato che wikipedia a volte riporta degli errori, io sono propensa per le date-paragone 1890 per Roy e 1905 per Ed (e ovviamente 1906 per Al).
Nel manga si parte con Ed già a 14 anni, mentre nell'anime si parte da lui a 12 anni. Ipotizzando di lasciare i dati del manga, possiamo quindi affermare che Roy compare per la prima volta nell'anime, nell'episodio 1, a 27 anni.
Di Riza non dice nulla ç_ç qualcuno ha notizie attendibili? Specie dal manga e dalle sue scan in inglese...
Insomma... non ci capisco una cippa manco io. Comunque, ripeto, ho editato i capitoli pubblicati finora. Piccole cose, ma almeno non mi ingarbuglio più con le età. Se trovo dei riferimenti attendibili su Riza e l'età in cui Roy è diventato allievo del padre di Riza, editerò di nuovo...
Sistemati gli interlinee! Maledetto codice html...
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: Ilune Willowleaf