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Autore: siemdrew    07/01/2013    2 recensioni
Sono quasi 587 anni che Nightly vaga per questa terra. Dopo secoli di vagabondaggio, decide di iscriversi all'Università di Salem, la città delle streghe, per trovare quella serenità e quella calma difficili da trovare in un vampiro antico. Ma a Salem, dove Nightly si immagina una vita normale come ogni essere umano, troverà molte difficoltà e situazioni difficili da gestire. Per fortuna, con lei ci sarà Justin, giovane e ignaro studente.
-Spero che l'introduzione vi attiri, è una storia originale e non vedo l'ora di sapere che ne pensate-
Genere: Azione, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

«Nome, prego»
Guardo la segretaria, ma lei mi ignora completamente e continua a scartabellare tra i suoi fogli. Ha un naso buffo, all’insù con le narici dilatate, e una pettinatura anni settanta. Sembra simpatica, però.
«Nome, prego», ripete portandosi più in su gli occhiali e, finalmente, guardandomi in faccia. Impallidisce non appena il suo sguardo incontra le mie guance.
«Nightly Ciara Mackintosh», rispondo subito.
«...Mackintosh», ripete lei scrivendo i miei dati su un foglio. «Età?»
In realtà quasi 587, penso sorridendo. Ma credo che la signora non mi prenderebbe mai sul serio.
«Diciannove, ma sono nata il 24 dicembre del…»
Non ricordo, se nel 2012 ho vent'anni quando dovrei essere nata, per gli umani?
«...del 1992», concludo.
«Sei nata la vigilia di Natale», ridacchia lei evitando di nuovo il mio sguardo. «È un buon segno»
«Non direi», mormoro.
La signora mi guarda preoccupata, poi continua ad annotare altri miei dati, compresa la cicatrice che mi squarcia la guancia destra, ossia ciò che la intimorisce.
«Perfetto, firmi l'iscrizione»
Frettolosamente mi mette in mano una penna, con cui scrivo NCM, le mie iniziali, su un foglio. È la prima volta che firmo, non ho mai avuto bisogno di documenti importanti. Inoltre pensavo che “i miei genitori” dovessero firmarmi l'iscrizione a scuola, ma è andata bene anche la mia. E meno male, perché non ho genitori da secoli. Mi sono esercitata una settimana intera, aspettandomi che mi chiedessero una firma, e ho appena scritto solo le iniziali. Sette giorni di fatica per nulla.
«Il tuo appartamento è il numero 48», mi spiega sistemando i miei documenti. «Si trova nella zona Nord, palazzina 6»
Non ho capito nulla, ma le sorrido cordialmente, prendo i miei documenti e mi volto per andarmene.
«Ehm, scusa...», mi dice imbarazzata. «Solo per curiosità, cosa ti ha causato quella spaventosa cicatrice?»
Mi sembra angosciata. Non la biasimo, anche io ogni tanto inorridisco guardando allo specchio il solco sulla mia guancia. Be', però questi non sono affari suoi. Mi sistemo gli occhiali da sole sul naso, continuando a tenere su di lei lo sguardo, e mi giro per andare via dalla segreteria, lasciando interdetta la signora.
In giro per il campus dell'università c'è una grande quantità di cartelli. Portano al fiume, al bosco, al laghetto artificiale, alle varie palazzine, alle aule… Subito trovo un cartello con una freccia che indica a Nord: sopra c'è scritto “zona Nord”. Ma certo, avrei dovuto capirlo che dicendo “zona Nord” la segretaria non si riferiva a un nome casuale. Intendeva proprio che il mio appartamento si trova esattamente nella zona Nord del campus. Rido da sola.
Cammino tranquillamente per il sentiero acciottolato che porta alle palazzine Nord. Il mio sguardo passa sui prati inglesi ben curati e sugli alberi. Dal momento che è sera, mi confondo tra le ombre. In spalla ho una borsa a tracolla beige, l'unica cosa di un colore diverso dal nero. Mentre percorro il sentiero penso alla signora in segreteria. Le faccio paura, l'ho capito subito dall'odore di zolfo che emanava. Probabilmente la inquietavano i miei occhiali da sole usati di sera e ovviamente la cicatrice. Non importa, adesso devo trovare la palazzina 6. Ci sono 15 palazzine, e lo so senza contarle. La mia vista potente mi offre non pochi vantaggi. Intravedo un 6 in lontananza e mi avvicino alla palazzina che riporta quel numero. Mi piacciono, sono poche e piccole e sembrano antiche. In giro sento odore di ciliegie, probabilmente crescono sugli alberi qui vicino. Mostro un pass a un uomo che sta di guardia dinanzi al portone della palazzina 6.
«Sei nuova, eh?», ridacchia guardando i miei documenti. «Ti troverai bene»
Mi apre il portone e mi fa passare. Salgo le scale e senza neanche guardare in su so che ci sono 4 piani, su ognuno dei quali si affacciano due appartamenti. Il 48 è all'ultimo piano, a sinistra. 
Domani andrò a comprarmi un portachiavi, penso infilando la chiave nella toppa. Non ho mai avuto bisogno di chiavi, di solito entro nelle case ipnotizzando gli abitanti e forzandoli a invitarmi a entrare. Quindi quelle del campus saranno le prime che terrò. Tutti questi cambiamenti, ora che ci penso, mi fanno provare un brivido di eccitazione. Non fosse per quel problema che mi assilla...
Apro la porta e la mia mano vaga su una parete alla ricerca di un interruttore. Accendo le luci, che illuminano un salottino verde. È moderno, e ci sono anche un tavolo da pranzo, uno stereo e una televisione. Prendo la prima porta a sinistra, dietro il divano, e mi ritrovo in una cucina piccolina fatta di mattonelle. Molto rustica, in contrasto con il salotto moderno.
Quando entro nella stanza da letto, noto le mie valigie: gli addetti ai trasporti devono avermele portate qui mentre mi trovavo in segreteria. Non mi stupisco della loro velocità, in fondo ho due trolley e un borsone. È poco, considerando che dovrò stare qui tutto l'anno e, probabilmente, anche gli anni a venire, ma è così che vivo. 
In pochi minuti le valigie sono vuote e si trovano in fondo all'armadio. I vestiti sono al loro posto, le scarpe nella scarpiera in salotto, le cose da bagno in bagno... Tutto è sistemato. Non ho neanche fame – non di cibo umano, almeno – quindi non dovrò  spendere il mio eterno tempo a cucinare.
«Per quanti hai pagato?», chiede una voce alle mie spalle.
La riconosco subito, sono 607 anni che la ascolto. Si tratta di Cameron, mio fratello maggiore. Lui è il problema che mi assilla.
«Solo per me», rispondo. «Figuriamoci se pago un appartamento anche a te»
«Non hai capito», sospira. 
Mi volto verso di lui e lo trovo accovacciato sul davanzale della finestra del salotto.
«Avevamo deciso che prendevi un appartamento singolo, in cui però avremmo dormito entrambi, così io sarei rimasto nascosto e tu avresti fatto la tua vita da studentessa per qualche anno», spiega saltando sul divano.
La sua agilità mi rammenta quanto siamo uguali. Abbiamo gli stessi capelli rossi, gli stessi occhi verde scuro, le stesse lentiggini color lava. Tratti tipici scozzesi.
«Senti, Cameron», dico secca togliendomi gli occhiali da sole. «Io ti avevo avvisato che ti saresti annoiato all'università, ma tu non mi hai dato retta»
«Io rispetto la tua decisione di studiare arti in un'università come persone normali, okay?», dice sincero mettendosi una mano sul cuore. «Io non voglio farlo, però sei mia sorella quindi ho voluto seguirti per controllarti. Non voglio stare da solo, poi. E dormirò sul divano, se non mi vuoi in camera tua»
«Certo che non ti voglio!», esclamo furiosa. «Questa era la mia possibilità di fare qualcosa da sola e tu me lo impedisci! Me lo impedisci sempre, mi stai sempre appresso!»
Lui sbuffa.
«Insomma, ho quasi seicento anni», continuo le mie lamentele. «Ho il diritto di autogestirmi, no?»
«No», risponde secco. Mi raggiunge in fretta e poggia le sue mani fresche sulle mie guance. «No, perché per me tu sei ancora la piccola di casa»
Lo guardo fisso negli occhi, controllando l’ira.
«Ti concederò il divano», sospiro.
Vado in camera in cerca di conforto nelle coperte calde.


Salve! eccomi tornata con una nuooova fanfiction tutta per voi! vi presento "Immortal", storia di un vampiro alla ricerca - vana, ahah :') - di un po' di pace. eeeh, poi Justin comparirà, non dubitate u.u tutto ciò che non capite qui, verrà spiegato nei capitoli a venire, tranquillizzatevi ;)
spero che il prologo vi interessi almeno un po' çç questa storia mi è venuta in mente la notte tra il 29 e il 30 dicembre. ero in treno, in ritorno a Milano dalla mia amatissima Puglia, e dato che non riuscivo a dormire mi sono messa a scrivere sul cellulare. questa storia mi ha preso subito. fatemi sapere che ve ne pare c: spero in bene ahah un bacio, vi voglio già bene.

siemdrew

   
 
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