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Autore: Wherethestarsborn    07/01/2013    0 recensioni
Eleonora, una ragazza dark molto carina ma triste, ama un ragazzo molto misterioso che porta il nome di Gordon.
Eleonora però custodisce segreti oscuri che solo lei conosce.
La madre, morta da pochi giorni, le ha lasciato una missione da compiere.
Nel suo viaggio la acompagneranno altri personaggi principali.
-Carolina, una ragazza un po' gelosa di Eleonora.
-Lorenzo, un ragazzo socievole e simpatico.
Ci saranno anche antagoniste: Chantal e la sua schiera e altre ancora.
Ma non tutte le persone si mostrano nella loro vera natura....
Spero che vi piaccia :)
Genere: Fantasy, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Sovrannaturale
Capitoli:
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- Bel vestito, vero Liz?- Sbuffai come solo la nostra famiglia sapeva fare. “Che rabbia quella ragazza!” Ero così stufa di essere trattata come una ragazzina di sedici anni che non sa neppure allacciarsi le scarpe! “Che voglia pazzesca di rispondere a quell’insolente ragazza tutta trucco e cellulare!” Stavo rimuginando tra me e me, quando arrivò. Quello era stato il peggiore schiaffo che avessi mai ricevuto nella mia corta e spensierata infanzia. Guardai verso di lui disperata, provando un dolore intenso sulla guancia arrossata. Era così bello che tutti rimanessero affascinati guardando dalla sua parte. Aveva dei corti e scolpiti capelli color del sole e dei meravigliosi, splendidi occhi color dell’erba. Era così carino…e mi aveva appena tirato uno schiaffo. I miei occhi azzurri erano lucidi e la mia bocca rossa e piccola era scioccata per il grande coraggio di Gordon. Lo amavo, il mio cuore che prima era pieno di una gioia immensa si era appena ricordato chi ero e di dove mi trovavo. Non avevo tempo da perdere in sciocchezze inutili come quelle. Dovevo “reagire”! Nonostante questo il mio cuore prendeva sempre il sopravvento sul mio cervello, che doveva essere il più razionale possibile. Lo avrei abbracciato e baciato all’infinito, mi sarei persa in quegli occhi così immensamente brillanti da sembrare perfino due smeraldi che venivano riscaldati dai suoi meravigliosi capelli. Mi guardò con uno sguardo così profondamente triste e deluso, che mi sarei messa a piangere per quanto mi costava vederlo soffrire. Era semplicemente inutile parlare, e per un istante avrei voluto semplicemente appoggiarmi alla sua meravigliosa bocca e baciarlo come non avevo mai fatto. Non mi interessava più di quelle stupide oche che erano dietro di noi nel corridoio della mia scuola superiore. Sembravano dei paparazzi che osservavano ogni minima mossa come se fossimo delle celebrità. Lui con fare esperto mi prese la mano (che stava tremando irrimediabilmente) e mi trascinò fuori dalla scuola, al parco, senza curarsi della lezione di francese che era appena cominciata. Mi fece sedere in una panchina immersa nel verde, che sembrava comunque smorto rispetto alle sue iridi brillanti. Con un gesto lui avvicinò il suo volto alla mia faccia che non so come doveva aver assunto un ‘aria disinteressata, ma dentro di me ero completamente persa. Ero obbligata a perdermi in quegli occhi che mi facevano battere il cuore. “Baciami! Basta con questa sciocca farsa! Ti amo, sei tutta la mia vita, ma…” stava urlando la mia anima. Il mio cervello non riuscì più a resistere e fu infine sopraffatto. Si accostò infine al mio viso come una domanda :”Mi ami Eleonora?” Io e il suo bacio così intenso che il mio cuore per pochi attimi smise di battere. “Ti amo, ti amo ti amo!” urlava la mia anima con felicità pura. Ricambiò il mio bacio come mai aveva fatto prima. Le mie labbra sulle sue, e le sue sulle mie. “Non devo, non devo, non devo!” cercai di controllare il mio cuore, inutilmente. Fu lui, infatti, a cercare la mia lingua come fosse un tesoro prezioso e la allacciò alla sua tanto intensamente, che io non riuscii a fare altro che ad assecondarlo. Il mio corpo si strinse al suo e aderì perfettamente. Gordon era così incredibilmente contento, e anch’io che sapevo tutto non riuscivo a smettere di baciarlo. Con tutta la mia forza di volontà mi staccai da lui, evitando di guardarlo negli occhi. Mi scostò un boccolo che mi era andato davanti alla faccia, per poi ricominciare a baciarmi con la stessa passione di un attimo prima. Io mi alzai dalla panchina, facendolo andare a sbattere il labbro sul ferro. Lo guardai toccarsi il labbro e fissarmi. Non facevo altro che fargli del male, e per l’amore che provavo verso di lui mi misi a correre come un’ossessa. Mi rincorse, e si parò proprio davanti a me. -Qual è il problema Ely? Io ti amo, tu mi ami, o non è forse così…- mi guardò negli occhi e il mio cuore ebbe un gemito. “Tutto è così semplice! Potresti baciarlo, e non preoccuparti di nulla! Sai bene, quanto lo desideri…” il mio cuore era un piccolo diavolo, aveva ragione, ma… Lo presi per le spalle. - Senti, tu credi che per me non sia difficile resistere a baciarti! Sei tutto per me, ma…non posso farlo, mi dispiace!- il mio volto si riempì di lacrime, che mi facevano somigliare ad uno stupido panda. Mi accarezzò una guancia. - Allora qual è il problema…-. Appoggiò di nuovo le labbra sulle mie, ma mi scostai. - Non puoi stare con una ragazza come me. Ti faccio solo del male, e non posso farti una cosa del genere! – ero veramente patetica. - Perché? Tu sei perfetta! Sei bellissima con i tuoi capelli castani e le tue iridi verde-acqua!- mi urlò lui incurante del pericolo che correva. - Io perfetta? Tu sei meraviglioso! Sei dolce, premuroso, bello da impazzire, romantico! Io sono solo …io! - Non riesco a capire, perché non possiamo essere felici? - …Non te lo posso dire…- mi avvicinai alle sue labbra che sembravano invitarmi. Per me baciarlo, era peggiore di una droga. Fu lui a scostarsi da me, questa volta. - No, non puoi giocare con i miei sentimenti così! Lo guardai implorante. “Perché non riesce a capire?” Mi pulii con quanta dignità possibile il viso. Quanto avrei voluto ribattere! Il mio cervello ricominciò a funzionare, con qualche minuto di ritardo, purtroppo! Arrivai all ‘Einstein High School’, senza fiato. Quando mia madre mi aveva iscritto a quella sciocca scuola, ero così incredibilmente felice! Lì avrei potuto finalmente studiare matematica. Ma erano passate circa due settimane da quel giorno, e non la pensavo esattamente allo stesso modo. “ Torna indietro, non andare a lezione di francese con quella stupida insegnante che odi!” Non ascoltai la mia anima e varcai la soglia dell’istituto. Non ero per niente dell’umore per guardare le occhiate incuriosite che mi tiravano tutti. Evidentemente la notizia che Gordon Sorth mi avesse schiaffeggiato e poi presa per mano aveva fatto scalpore. La mia aula di francese era proprio davanti alla presidenza. Bussai alla porta con una sensazione di attorcigliamento allo stomaco, che tutti comunemente chiamano paura. -Avanti!- disse una voce che odiavo. Aprii leggermente la porta e vidi con imbarazzo che tutti i miei compagni di classe mi stavano fissando. O almeno fissavano il colore dei miei vestiti neri, come i capelli di Mrs Couve. Con disinvoltura andai verso l’unico banco libero, che era vicino a una studentessa con i capelli castani e le iridi grigie. -Alla buona ora!- disse Mrs Couve. -Ce la prendiamo molto con comodo, vedo! Mi stupì che stesse parlando in Inglese, non parlava quasi mai così. -Mi scusi, ma mi sono sentita poco bene, così sono andata in bagno!-dissi facendolo perfino sembrare abbastanza credibile. L’insegnante mi lanciò un’occhiata torva, senza però riuscire a ribattere nulla. Proprio in quel momento entrò Gordon. Era completamente rosso in viso e non riuscì a fare altro che guardarmi, con i suoi seducenti occhi verdi. Quasi tutte le ragazze erano innamorate di lui, e io le capivo senza ombra di dubbio. Cercai di concentrarmi sulla lezione di francese, ma per me erano solo suoni strani senza senso. L’unica cosa che riuscivo e volevo guardare era il suo viso, la sua bocca, le sue mani. Non sarei mai riuscita a resistergli, ma dovevo farlo e non ero per nulla pronta al compito che ne sarebbe seguito. Mi sentivo come una ragazzina, traboccante di amore, ma senza poter donarlo. Semplicemente mi dovevo dimenticare di lui. Chinai la testa sul banco e feci finta di ascoltare quella noiosissima lezione. Ma la mia testa era da tutt’altra parte: proprio dove non doveva essere.
  
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