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Autore: Trillo Sbadiglio    12/01/2013    1 recensioni
“Fa’ che scelga me, alla faccia di Leo.”
“Se non sono io, fa’ che scelga Ben. Ma, per Morgana, fa’ che sia io.”
“Dai.. dai… B-e-n-j-a-m-i-n D-a-r-r-e-l-l.”
“Per le mutande di Merlino, che cosa ho fatto!”
 
*
 
 «…e pfoi quell’idiofa…» disse Abigayle a bocca piena, brandendo una coscia di pollo in direzione dei Corvonero «…si è intromeffo di nuofo!». Rachel la guardò, preoccupata che si strozzasse. Dopo le ultime novità, non sapeva davvero come parlarle di quella cosa e di certo non osava interromperla in quel momento.
 
 
*
 
Abigayle Quill è una studentessa di Hogwarts Nata-Babbana al settimo anno. Ambientato tredici anni dopo la fine della Seconda Guerra Magica, quando Hogwarts non ospita nè la vecchia generazione nè la nuova, questa storia promette di raccontare le magiche avventure di una giovane strega alle prese con amori, incantesimi, Confetti Ultravioletti e personaggi fuori di testa. Da non dimenticare un avvincente Torneo Tremaghi.
 
 
Trillo & Sbadiglio
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo, personaggio, Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo 2
Il Cappello Parlante



«Ciao! Fate i bravi senza di me!» gridò Abigayle sporgendosi con il busto fuori dal finestrino e sbracciandosi verso i suoi genitori, mentre il treno si metteva in moto. Gloria si asciugò una lacrima con la punta delle dita vedendo sua figlia sparire, trascinata via dall'enorme locomotiva scarlatta. «E ora come faremo senza di lei?» singhiozzò guardando suo marito. Lui le passò un braccio intorno alle spalle e la strinse a sé. «Dobbiamo abituarci, tesoro. Dopotutto quello è il suo mondo. Prima o poi sarebbe giunto comunque il momento in cui l'avremmo dovuta lasciare andare». Geoffrey voltò con dolcezza sua moglie, così da poterla guardare negli occhi. «E vorrei ricordarti che da ragazza tu stessa scappasti di casa per andare a vedere un concerto dei Pink Floyd». «Ma che c'entra! Io avevo sedici anni, lei ne ha solo undici!». Suo marito sorrise e la abbracciò, accarezzandole la testa con la mano. «Sai meglio di me che Abby è molto più in gamba di quanto lo fossimo noi alla sua età». Quello che invece Gloria non seppe mai fu che anche suo marito, in quel momento, era commosso almeno quanto lei e che si lasciò scappare anche qualche lacrima.

*

Nello stesso momento, sul treno, Abigayle e Leonard erano intenti a trovare uno scompartimento libero, facendo attenzione a non sbattere da tutte le parti con gli ingombranti bauli. Ne trovarono uno dove gli unici due occupanti dovevano avere circa la loro età. Una era una ragazzina che Leonard a primo impatto scambiò per Abigayle. Aveva gli stessi capelli, neri e lunghi, e la stessa carnagione chiara. A un'occhiata più attenta però, grazie anche alla risata che lei stava rivolgendo al suo amico, Leonard osservò che i loro sorrisi erano diversi, così come le loro voci. Inoltre lei non aveva quelle poche lentiggini che donavano ad Abigayle un'aria sbarazzina. Il ragazzino invece era alto e magro, con i capelli castani e arruffati che contrastavano con la sua espressione tranquilla. Si voltò verso di loro e li invitò ad entrare. «Piacere, io sono Benjamin Darrell e lei è la mia amica, Rachel Mood» disse allungando la mano in segno di saluto. Si presentarono e si lanciarono in un’allegra conversazione. «Io ho scommesso con Abigayle tre cioccorane che finirò in Grifondoro e lei in Corvonero» annuì sicuro Leonard, giocherellando con la zip della felpa. «Tanto perdi. Finiremo entrambi in Grifondoro, solo che io sono più intelligente di te» scherzò lei facendogli la linguaccia. «Papà ha detto che se non finisco in Serpeverde mi disereda. Non ho ancora capito se dicesse sul serio…». Rachel si morse il labbro pensierosa. «Per me è indifferente dove verrò smistato, perché renderò quella casa la migliore» affermò Benjamin, guardando distrattamente fuori dal finestrino. Gli altri tre scossero la testa e, scoppiando a ridere, dissero all’unisono: «Serpeverde…». Le risate furono interrotte dal bussare della signora del carrello. «Desiderate qualcosa, cari?». Tutti e quattro si fiondarono nel corridoio, attratti dall'irresistibile richiamo di tutte quelle delizie. Iniziarono a provare gli innumerevoli effetti di tutte le leccornie che avevano comprato. «Abigayle, prova questa» le disse Rachel ad un tratto, passandole una caramella lilla. Lei la afferrò e la inghiottì in un lampo. «Sei sicura di non avermene data una normale?» chiese dubbiosa all'altra ragazzina, non percependo alcun effetto. Rachel ridacchiò e le indicò il riflesso del finestrino. “Mamma non dovrà mai saperlo” pensò Abigayle, sfiorandosi con sguardo allibito i boccoli che erano diventati di un viola sgargiante. «Non sono male però questi capelli... sembrano molto più belli di quelli che si ottengono con le tinte» affermò dopo aver superato lo shock iniziale. «Sì, sono forti i Confetti Ultravioletti. E pensa che ci sono dei maghi che possono cambiare aspetto senza l'uso della magia. Si chiamano Metamorfomagi, ma sono rarissimi» disse Leonard con l'aria di uno che avrebbe pagato centinaia di Galeoni per essere uno di loro. Passarono le ore successive a chiacchierare, fin quando non arrivò il momento di indossare le divise scolastiche e di scendere dal treno. Una volta sulla banchina sentirono una voce sovrastare il brusio della folla degli studenti. Si accorsero che a parlare era stato un uomo gigantesco, con una folta barba brizzolata incastrata nella cintura di pelle che teneva alti i calzoni rattoppati, grandi come delle tende. Sventolava qua e là una lanterna per richiamare l'attenzione (come se ce ne fosse stato bisogno) e continuava a ripetere: «Primo anno! Quelli dal primo anno da questa parte!». Quando finalmente tutti gli interessati si furono avvicinati, il semigigante si incamminò verso il Lago Nero. Gli studenti si sistemarono quattro a quattro sulle barche, che, appena ricevettero i loro ospiti, si misero in moto. Abigayle e i suoi amici trovarono posto nell'ultima barca disponibile, che si accodò traballante alle altre. Dopo una decina di minuti si presentò all'orizzonte il castello di Hogwarts in tutto il suo splendore. Intimiditi dall'imponenza dell'edificio, rimasero a fissare le sue slanciate guglie in silenzio per un bel po', fin quando non si resero conto di essersi distaccati dal gruppo. L'imbarcazione non sembrava aver alcuna intenzione di muoversi. Provarono in tutti i modi a richiamare l'attenzione del resto del gruppo ormai lontano, ma inutilmente. Riuscivano solo a intravedere tra la nebbia delle figure sfuocate, che la luce della luna e delle lanterne non era sufficiente a definire. «Benjamin, fa' qualcosa!» esclamò tremante Rachel, strattonandolo. Tutti stavano facendo il possibile per tirarsi fuori da quella situazione, mentre lui, immobile, rimaneva arpionato ad un fianco della barca, senza emettere alcun fiato. Prendendo coraggio si alzò, ma, mentre cercava di mantenere l’equilibrio, inciampò nell'orlo del mantello. Se gli altri tre, presi dai loro schiamazzi, non si accorsero del tonfo in acqua di Benjamin, non poterono ignorare le grida di terrore che lo seguirono. «Aiuto! Aiuto! Non so nuotare! Tiratemi fuori di qui! Sto per morire, me lo sento!» urlava sbracciandosi convulsamente. Provarono a issarlo sulla barca, ma lui era troppo agitato per afferrare le loro mani. Leonard, non trovando altra soluzione, si liberò del mantello e si tuffò. I suoi sforzi, uniti a quelli di Abigayle e Rachel, furono sufficienti a trarlo in salvo. Le ragazze si sfilarono i rispettivi mantelli per scaldare gli amici. «G-G-Grazie, era d-davvero g-g-gelata» disse riconoscente Benjamin, continuando a battere i denti per il freddo. In quel momento videro spuntare dalla foschia Hagrid, che finalmente doveva essersi accorto della loro assenza. Dopo essersi assicurato che stessero bene, li caricò con sé borbottando qualcosa che suonava come “Ce l'avevo detto io alla Preside”. Li aiutò a raggiungere il resto del gruppo davanti al portone della Sala Grande e si congedò. Aveva l'intenzione di recarsi subito al tavolo degli insegnanti dalla McGranitt per convincerla a trovare un po' di tempo per lanciare nuovamente l'incantesimo sulle imbarcazioni, che ormai si era affievolito col passare degli anni. Un ometto, basso e canuto, era sui gradini della scalinata di fianco al portone, intento nel descrivere le quattro Case del castello. «...e la Casa che a fine anno avrà totalizzato il maggior numero di punti vincerà l'ambitissima Coppa delle Case. E ricordate: Draco Dormiens Nunquam Titillandus». Dopodiché li invitò ad entrare nella sala in fila per due. Prima però fermò Leonard e Benjamin, puntò la bacchetta in direzione delle loro vesti e disse: «Aresco». Immediatamente queste divennero asciutte e calde. Il quartetto lo ringraziò e si avviò con gli altri. Appena entrati nella sala l'allegro brusio degli studenti già seduti si spense e tutti gli occhi si concentrarono verso i nuovi arrivati. Davanti al tavolo degli insegnanti era stato adagiato su uno sgabello un vecchio cappello grinzoso. Il professor Vitious si posizionò trotterellando di fianco al Cappello Parlante e tirò fuori dalla tasca interna della tunica un rotolo di pergamena che, una volta disteso, risultò più alto di lui. La folla di studenti in piedi attendeva trepidante, mentre quelli degli ultimi anni si scambiavano maligne battute sull’altezza del professore di Incantesimi. Sui volti dei nuovi venuti si potevano ammirare le espressioni più disparate, dal terrore all’indifferenza più completa; dall'incertezza alla baldanzosa sicurezza di sapere già in quale tavolo andarsi a sedere una volta alzati dallo sgabello. Ad un tratto una piega del cappello si aprì, simile ad una bocca, da cui si alzò una melodia che diede inizio alla cerimonia.
 
Vecchio e rugoso principio il canto
in questa sala di antichi splendori,
dove il soffitto del cielo il manto
mostra i fulgidi e aurei bagliori.
Son qui chiamato a trovar gli elementi
dai fondatori molto apprezzati
che si ritrovano in voi ricorrenti,
perché nelle Case veniate smistati.
Hogwarts magnifica venne creata
come collegio per maghi apprendisti,
da quattro menti ben orchestrata
per diplomar di magiche arti maestri.
Ser Grifondoro ricerca nei suoi
spirito, forza e ardito coraggio;
una spada d'onor donerà poi
a chi di leale virtù si renderà saggio.
Per l'intelletto se acuto e brillante
ti loderà di Corvoner la signora
che istima dote davver più importante
della magia se giunti in malora.
Chi del temuto Salazar ha l'eleganza
e grande si stima nel fondo del cuore
troverà fiera e calda accoglienza
tra quei che braman di vittoria l'onore.
La Tosca gentil non ha men importanza
perché i puri di cuore accolti ben sono
tra i Tassorosso che di bontà e costanza,
lealtà e sincera amicizia ti faran dono.
Ma giovani spiriti attenti all’inganno!
Esser fieri dovete della vostra casata,
ma non fate che ciò sia per voi un danno:
ogni creatura di pregi e difetti è dotata.
Il fiero leone accortezza e freni non ha,
compagno dell’impeto in ogni avventura,
a inutile rischio la preziosa esistenza porrà
sebbene potrebbe trovar una valida cura
che il corvo più arguto sa già per natura.
Ma caro amico dall’ombroso piumaggio,
che la vita un agone consideri spesso,
scontri e diverbi non ti renderan più saggio
dello scaltro serpente che già ha in possesso
la virtù mediatrice che fa il suo successo.
Oh indossator di spire che ti snodi sinuoso,
ma come può la menzogna portarti guadagno?
Guarda il tasso leale quanto è più gioioso,
con gli amici sereno si gode il suo regno
ottenendo da loro un caloroso sostegno.
Ma illustre messere dal manto striato,
a esporti da solo dovresti imparare,
confonderti è tosto un vero peccato
giacché degno custode sei di virtù rare
perciò il re delle fiere dovresti imitare.
Di affilata beltà e gentile lama armata
regna la Storia sui millenni padrona,
e adamantino precetto, se ben osservata,
silente magistra ai suoi liberi dona.
Bene e Male uniti han sempre albergato,
litigiosi fratelli fin dal remoto passato,
nell'animo umano, anche il più puro:
e lotte e contrasti nell'eterno futuro.
Un dì non lontano un Oscuro Signor
deboli menti rese asservite
e per loro cagion furon patite
sorti terribili e infiniti dolor.
Ma come disse un potente stregon:
dell’amor non v’è certo arma più forte
tal da sconfiggere anche la morte
e diventar di essa stessa padron.
E maghi e streghe di tali ideali
permisero d'ir alla pace sicura,
che ancora oggi aurea perdura,
e dei giusti reser le speranze reali.
Orbene fanciullo, il carme è concluso,
e tutte le rime pago ho profuso:
il mio seggio con passo non esitante
raggiungi giacché son il Cappello Parlante!
 

Uno scroscio di applausi risuonò per la Sala Grande, finché il professor Vitious, dopo numerosi colpetti di tosse, riportò l’ordine e iniziò a leggere la pergamena. «Anders Robert» disse con voce forte e chiara. Abigayle e i suoi amici fissarono ammutoliti il ragazzino avvicinarsi con passo malfermo al Cappello e venir smistato in Corvonero. «Danton Elizabeth» continuò l’insegnante. «Vado un attimo in bagno» borbottò Benjamin agli altri, voltandosi verso l’uscita. Rachel ebbe la prontezza di afferrarlo per il cappuccio prima che quello avesse mosso un passo. «Dove cavolo credi di andare? Il prossimo sei tu» ghignò divertita dalla sfumatura verdastra assunta dall’amico. «Darrell Benjamin». Lui sospirò, cercando di ricomporsi e si avviò con passo deciso allo sgabello. Il Cappello non impiegò molto a decidere. «SERPEVERDE!» annunciò alla sala. Il tavolo a sinistra accolse festosamente il suo nuovo arrivato. In attesa del loro turno, i tre si misero a chiacchierare e a complimentarsi con sé stessi per aver indovinato la Casa di Benjamin. Lunghe candele, bianche e affusolate, danzavano sospese nel finto cielo stellato, sopra le cinque lunghe tavolate. Abigayle distolse lo sguardo dal soffitto a volta, dopo che Leonard le aveva tirato una gomitata per avvisarla che a breve sarebbe stato il turno di Rachel. E infatti, pochi secondi dopo, Vitious chiamò il suo nome. Si sedette sullo sgabello, sperando di finire in Serpeverde, anche solo per non dover sentire le lamentele di suo padre. Trascorse un minuto. Poi un altro e un altro ancora. Il tempo passava senza che i suoi amici riuscissero a capire cosa stesse succedendo da qualche indizio nella sua espressione, perché il cappello le ricadeva fin sul naso. Dopo cinque minuti gli studenti iniziarono a mormorare. «È una Testurbante!» sussurrò Leonard accanto ad Abigayle. «Che cos’è?»  gli chiese. « È una cosa rarissima! Chiunque rimanga più di cinque minuti sotto il cappello viene definito così». Vitious e la McGranitt si lanciarono di sottecchi uno sguardo complice, ripensando al loro smistamento. Dopo cinque minuti e mezzo il Cappello Parlante, che aveva tentennato fra Corvonero e Grifondoro, aveva collocato Minerva in quest'ultima Casa. Questa circostanza era spesso oggetto di scherzi bonari tra di loro. Filius infatti aveva suscitato pari confusione al Cappello, che alla fine, però, era approdato alla decisione opposta. Al tempo in cui erano entrambi direttori delle Case, si divertivano a pensare che, non fosse stato per quei cruciali momenti in gioventù, i loro ruoli si sarebbero potuti invertire. A quel punto il Cappello esclamò: «SERPEVERDE!». Rachel tirò un sospiro di sollievo: dopo le vacanze di Natale sarebbe potuta tornate sana e salva ad Hogwarts. Abigayle assistette in silenzio allo smistamento degli altri studenti, finché non giunse il suo turno.Attraversò velocemente i metri che la separavano dal Cappello e lo indosso, augurandosi che il tutto finisse al più presto. “Chi abbiamo qui? Una strega che ha appena scoperto i suoi poteri… vedo intelligenza, lealtà, coraggio e ambizione… Giovane, mi stai mettendo in difficoltà”. “Mi dispiace, ma non dovresti essere abituato a questo genere di cose, dopo tutto questo tempo?” lo interruppe lei con il pensiero. “Vedi, ogni mente è sempre diversa… ogni volta è come la prima. Ma credo di aver trovato…”. «GRIFONDORO!» gridò. Abigayle si sfilò il Cappello e si diresse saltellando verso il tavolo della sua Casa. Notò con piacere che quello era il tavolo più chiassoso dei quattro. Si sedette e ricevette un gran numero di strette di mano, seguite dai relativi nomi, che però non riuscì ad immagazzinare tutti. Si voltò verso il tavolo degli insegnanti e scorse il professor Paciock farle l’occhiolino. Rispose al direttore della sua Casa con un timido sorriso. Poi rivolse l’attenzione a Vitious che, proprio in quel momento, stava chiamando una certa Fay Streeter e riuscì a dare un veloce ‘in bocca al lupo’ a Leonard prima che venisse chiamato. Il Cappello non fece in tempo a sfiorare i suoi capelli biondi, che già aveva proclamato: «GRIFONDORO!». Abigayle balzò in piedi, battendo convulsamente le mani, felice di non essere sola. Non che il dubbio l’avesse veramente sfiorata: nonostante lo conoscesse da poco, era chiaro come la luce del sole che Leonard era Grifondoro fin nel sangue. Non appena l’amico si sedette, lei tese una mano nella sua direzione. Leonard la guardò dubbioso e le chiese: «Vuoi che te la stringa?». Abigayle sorrise perfida: «Sborsa il malloppo. Siamo entrambi in Grifondoro e mi devi tre Cioccorane. E naturalmente ora abbiamo la prova che io sono più intelligente di te».
 
 
N.A.
Ciao a tutti!
Ci scusiamo moltissimo per il ritardo! Ed ora le cose importanti: innanzitutto grazie mille a Sandyblack94 per aver aggiunto la nostra storia tra le seguite e a tutti coloro che l’hanno letta. Poi alcune precisazioni:
  • nella canzone del Cappello c’è un latinismo, “liberi”, che vuol dire figli;
  • il “potente stregon”, come avrete intuito, è Silente;
  • il riferimento allo smistamento della McGranitt e Vitious è tratto da Pottermore.
Ciao a tutti,
Trillo & Sbadiglio
P.S. Abbiamo cambiato il raiting e la descrizione della storia perché dal prossimo capitolo si narreranno eventi riguardanti gli anni successivi di scuola.
  
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