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Autore: MariaGraziaKilljoy    12/01/2013    4 recensioni
"Come ci si sente quando senti la vita che pian piano ti scivola tra le dita?
Come ci si sente quando la linfa vitale sta abbandonando le tue spoglie membra?
Come ci si sente quando si è vuoti, ma vuoti dentro, nel cuore e nell'anima?
Come?" - Dal primo capitolo.
Frerard.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Oh, bene. Finalmente quell'arpia della Brett ha deciso di mollare la presa. E' stata la campanella a deciderlo, in realtà. Fosse per lei, rimarrebbe a torturare gli alunni tutto il giorno, per chissà quanto tempo.  Oggi è venerdì, a quest'ora dovrei avere chimica...già. Va be', una sigaretta nel frattempo non potrà mica farmi male. Cammino lungo il corridoio, fino ad arrivare all'uscita d'emergenza. Attraversare quella porta è l'unico modo per estraniarsi da quell'Inferno per almeno qualche minuto. Prendo l'accendino nella tasca destra dei miei jeans, contemporaneamente spingo la porta per aprirla ed esco, accendo la sigaretta e ne respiro un po'. Ah, quanto cazzo ne avevo bisogno.
-Ehi, mi hai buttato della cenere nei capelli, stai attento!- si alza una voce. Un ragazzo moro, seduto a terra con le gambe incrociate mi sta guardando con aria infastidita, ha gli occhi di un verde intenso ma sono arrossati, ciò mi fa pensare che deve aver pianto fino a poco prima, o magari aveva fumato qualcosa di 'forte'. 
-S..scusa- sono le uniche parole che fuoriescono dalle mie labbra. Sapevo di essere impacciato, ma non fino a questo punto. Da quanto tempo era che non parlavo con uno sconosciuto? Avevo forse perso la mano....
Sospira -Fa niente- e tira su col naso. Sì, aveva davvero pianto. Cosa potevo mai dirgli per consolarlo? Mi sentivo in dovere di farlo, non so perchè, forse perchè era l'unica persona che non mi aveva trattato in modo insopportabile da lungo tempo.
Ma non mi viene assolutamente nulla da dire. Perchè non hai parlato con degli esseri umani in modo da poter acquisire almeno un minimo ci capacità di esprimerti? Perchè, Frank?
-Oggi è il mio primo giorno in questa scuola- ah, quindi era lui il ragazzo nuovo del quale si parlava da tanto. Doveva arrivare da...qualche città non molto distante da Belleville. Era stato espulso per non so quale motivo, e tantomeno mi interessava. Fino ad ora.
-Qui i ragazzi non sono molto cordiali, non trovi? Forse è perchè sono nuovo- dice dopo una piccola pausa durante la quale sicuramente ha cercato di scegliere le parole migliori per non sembrare troppo critico. Rupert, mi sembra si chiami. Ne hanno parlato così tanto nell'ultimo periodo qui a scuola che, se devo essere sincero, hanno incuriosito un po' anche me.
-Tu sei nuovo, io che sono qui da quattro anni ricevo lo stesso trattamento, se non peggiore. Non credo sia questione di tempo- Certo che non sono proprio una persona rassicurante, ma questa è la verità, sono solo stato sincero. Il ragazzo abbassa lo sguardo come se fosse stato attaccato dalle mie ultime parole. Be', ogni tanto qualche bugia non fa male. Credo di star peggiorando solo la situazione. Faccio un altro tiro dalla sigaretta e nel far cadere la cenere, stavolta, sto bene attento a non farla precipitare tra i capelli corvini del ragazzo seduto a terra.
-Io comunque mi chiamo Gerard- mi rivolge un lieve sorriso, uno di quelli in cui le labbra si distendono in modo quasi forzato ma che non eliminano la tristezza negli occhi. Quella che aveva lui, e che dalla liquidità di quelle due iridi sicuramente non meritava.
-Ah, chissà perchè ero convinto che ti chiamassi Rupert- l'ho detto ad alta voce? Davvero l'ho detto e lui mi ha sentito? 
-Be', forse ho la faccia da Rupert- risponde con un leggero sarcasmo nella sua voce. Sì, mi aveva sentito. Sento il viso che mi va a fuoco, spero di non essere arrossato come immagino. -E tu hai la faccia da...no, non mi viene...-
-Frank- rispondo, accorgendomi di non avere più il volto tra le fiamme dell'imbarazzo. Butto quel che rimane della mia sigaretta e ricordo che dopotutto sono ancora in una scuola e che forse dovrei seguire la prossima lezione.
-Sono lieto di averti incontrato, sei l'unica persona fino ad ora che mi abbia rivolto la parola-
Silenzio. Cosa potrei mai dirgli, insomma? Sembra tutto scontato ed è la prima volta che mi trovo a dover pesare le parole davanti a qualcuno. Di solito non lo faccio, ma voglio che Gerard abbia un bel pensiero di me e mi aveva fatto un complimento, no? Mi aveva in qualche modo detto che ero stato gentile. Non mi è mai importato del pensiero della gente, di ciò che potevano credere che io fossi o non fossi, di che impressione davo agli sconosciuti. Ma lui non è come gli altri. Lui fino a poco fa piangeva, il perchè mi è sconosciuto ma sono sicuro che non lo meriti.
Oh cazzo, Frank. Perchè tutte queste pippe mentali?
-Sei un tipo di poche parole, a quanto vedo. Anch'io di solito- mi guarda, ed io ribambio lo sguardo. I suoi occhi, stranamente, sono ancora più arrossati di prima. Forse sta trattenendo le lacrime. Sono un esperto in materia, io...so quali effetti facciano i nodi alla gola, quelli stretti. -Non mi sono fatto una canna, se è quello che stai pensando-
-No, no...non stavo pensando a quello, non guardavo i tuoi occhi per quello- ed è vero, non guardavo i suoi occhi per quello. Semplicemente mi ci ero perso per qualche secondo. Che strano, so nuotare perfettamente ma in quelle due pozze verdi ci annego.
-Ho pianto- sì, ci ero arrivato qualche minuto fa, ma non capisco perchè me lo stia dicendo. In fondo ci conosciamo da neanche mezz'ora.
 -Capita anche a me. Non qui, di sicuro, perchè già sono preso abbastanza di mira e se mi vedessero piangere sarebbe la fine per me- rispondo, come se volessi fargli capire che non c'è nulla di male in quello che mi ha appena detto, non c'è nulla di male in un ragazzo che piange perchè ha tanto da sopportare. A volte troppo.
Gerard annuisce comprensivo. Davvero comprensivo, intendo. Lo sapevo, quelle cose le ha provate, e forse tutt'ora prova, anche lui. Una lacrima gli scivola lungo la guancia e lui si affretta ad asciugarla col dorso della mano. Non per vergogna, per orgoglio più che altro. Subito dopo mi regala un altro dei suoi sorrisi tirati, ma che comunque non risultano sgradevoli. Rimaniamo in completo silenzio per qualche minuto, io osservo la parete spoglia semplicemente perchè non ho la minima idea di cos'altro possa fare. Quante righe, sulla parete esterna della scuola, si notano solo se avvicini lo sguardo ed osservi attentamente. Mi chiedo come mai un istituto vecchio come quello abbia delle pareti così spoglie, senza carattere. Sembra un ospedale visto da fuori. Di sicuro per me sarebbe meglio se lo fosse per tutte le volte che mi hanno lasciato dolorante a terra. Se questo fosse un ospedale di sicuro sarebbe tutto migliore, potrebbero medicarmi qui dentro e non dovrei tornare a casa per spiegare a mia madre che sono caduto dallo skate, o che il cane dei vicini mi ha aggredito senza un apparente motivo, o che sono inciampato nel marciapiede per evitare un'auto che correva troppo. Mentendo spudoratamente ogni volta.
-Ehi, Frank- Oh, mi ero perso un'altra volta nei miei assurdi pensieri ingarbugliati. Mi succede spesso ultimamente. Presto attenzione a Gerard immediatamente.
-Scappiamo? Via da qui. Io sto male, tu anche, ce ne andiamo. Ti va?- scappiamo? E dove? Scappare con un ragazzo che ho appena conosciuto di sicuro non era nella lista delle cose da fare per oggi, di sicuro non era ciò che mi ero prefissato di fare. E cosa dovevo fare oggi? Scuola, bulli, lividi, lacrime. Sì, ma per quanto possa far schifo la mia vita non posso di sicuro fare una cosa del genere. E se Grard fosse un maniaco sessuale? E se fosse complice di quei cazzo di bulletti che mi aggrediscono ogni giorno?
NO.
Non scappo con te, Gerard. Per quanto tu possa avermi ispirato fiducia. E poi a me non va di vagabondare, ho una casa, ed una chitarra al suo interno che mi aspetta. E sì, anche una madre. Non se ne parla.
NO.
 
-Sì.-
  
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