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Autore: AinwenWings    13/01/2013    1 recensioni
È estate. È estate in un certo luogo, di un certo anno, in uno stato chiamato Italia.
È inverno. È inverno in un certo cuore, in un certo tempo, in un corpo che si chiama Emma.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 1.

Tutti i posti sono uguali se non cambi dentro. Non c’è un posto magico dove mettersi in pace con se stessi.
Se ti senti una merda, tutto quel che guardi ti sembrerà sempre una merda.
- Stephen King

 
 
È estate. È estate in un certo luogo, di un certo anno, in uno stato chiamato Italia.
È inverno. È inverno in un certo cuore, in un certo tempo, in un corpo che si chiama Emma.
Accucciata sul dondolo in giardino, con una penna in mano, Emma compila i moduli della EF (Education First) per la terza superiore all’estero.
Ha preso appuntamento per l’intervista con il ‘director’ in cui verrà attestata la sua qualità della lingua, i suoi voti a scuola, se è abbastanza indipendente per cavarsela.
Lo sa, Emma, che tutti vanno a fare l’anno all’estero in quarta superiore, ma lei non ne vuole sapere. Insomma, diciamocela tutta, dopo c’è la maturità, tutti gli esami e…lei ha bisogno di cambiare aria ADESSO.
 
PARTE 1.
E' il programma giusto per te?
Probabilmente sì, se:
•hai un'età compresa tra i 14 e i 17 anni
•frequenti regolarmente una scuola superiore pubblica o privata
•hai una media scolastica decorosa
•desideri sinceramente fare un'esperienza di vita diversa e metterti in gioco
•ti senti pronto a spiccare il volo senza i tuoi genitori e senza i tuoi amici!”

 
Ecco cosa legge sul foglio.
Ha 16 anni compiuti a giugno, perciò il primo punto è okay. Frequenta un liceo classico, perciò il secondo punto è okay.
Ha solo sei in latino, ma tutto il resto sono sette e otto (sudati), perciò depenna anche il punto 3.
‘Desideri sinceramente fare un’esperienza…’ No. Quello che desidera è andare via, vedere qualcosa di diverso, staccarsi i genitori perché lei è troppo attaccata a loro, e non viceversa.
Ed è pronta a spiccare il volo? A prendere un aereo che la porterà dall’altra parte dell’oceano? Non è pronta, non lo è. Ma le va bene così, le sono sempre piaciute le sorprese.
 
PARTE 2.
Ecco alcune domande che ti faremo all’intervista.
Preparati qui sotto, così avrai un’idea più chiara il giorno in cui parlerai con noi!
•perchè vuoi partecipare ad un progetto di scambio culturale? 
•pensi di poter essere un buon rappresentante degli studenti italiani e dell'Italia? 
•che requisiti deve avere secondo te un buon exchange student?
•quale cosa ti mancherebbe di più, se lasciassi l'Italia per un anno?”

 
“1. Voglio partecipare ad un progetto di scambio culturale perché trovo che sia una grandissima opportunità di studio, di scambio, di apprendimento e soprattutto di crescita personale.
(Mente: Emma, dillo. Non vuoi vivere in Italia.)
2. Credo di poter essere un’ottima rappresentante. Trovo che con un’ottima conoscenza dell’inglese come la mia, potrò integrarmi ottimamente ed entrare a far parte di una società diversa.
(Mente: Io sono nata per essere nata là.)
 
3. Una grande elasticità mentale, accettare gli usi e costumi altrui. Saper abbandonare la timidezza, e per farlo serve un’ottima conoscenza della lingua.
(Mente: Amare viaggiare.)
 
4. La scuola, soprattutto gli amici. Le persone, la gente, i palazzi storici.
(Mente: Mamma e papà.)”
 


- Mamma, ho finito il modulo! – urlo sistemandomi meglio sul dondolo.
La mamma si avvicina, lo prende in mano e mi sorride dolcemente.
- Sei proprio sicura, eh? Vorrei davvero che tu ci pensassi ancora un po’…-
- Non c’è niente a cui pensare, mamma. Ho deciso. Faccio la terza superiore all’estero, lo faccio per me. Lo so che costa tanto, che ti mancherò, ma io voglio farlo. –
Mi sorride, mi cinge le spalle con un braccio e chiama mio padre a tutta voce dicendogli di raggiungerci sul dondolo con ‘Quella cosa’.
Cos’è quella cosa?
Mio padre arriva con un pacchettino, tutto azzurro e incartato perfettamente; si siede di fianco a me, sussurra un timido ‘apri, dai’ e poi mi sorride.
Scarto abbastanza in fretta il pacchetto, c’è una scatoletta blu dentro la quale trovo una catenina con la frase ‘Born for the USA’.
- Se te la metti il giorno dell’intervista, farai bella figura, no? – dice mio padre tirando su con il naso.
Vorrei dirgli di non preoccuparsi, che partirò tra un venti giorni se mi accettano, che mancano tre giorni all’intervista e che sarò sempre la sua Emma. Ma la verità è che sono molto, troppo preoccupata: come farò senza di loro? Senza la mamma che mi sveglia la mattina e mi prepara il latte? Come farò senza la pasta, le lasagne, il mare e la macchia mediterranea?
E come faranno loro senza di me? Come farà la mamma a ricordarsi le chiavi ogni mattina senza che io glielo urli dal pianerottolo? Papà si sveglierà la domenica mattina senza che io gli prepari il caffè d’orzo e glielo porti a letto? Chi spazzolerà Toy, il mio bellissimo e grassissimo bulldog francese, quando io non ci sarò?
Mi accoccolo tra le braccia di papà, silenziosa. È quasi ora di cena, ma c’è ancora il sole abbastanza alto, è estate.
Tra quattro giorni avrò il primo vero colloquio della mia vita, e non voglio davvero pensarci. Quindici giorni dopo il colloquio incontrerò tutti i miei amici e cinque giorni dopo, il trentun agosto, partirò con un aereo verso la mia nuova vita.
- Tesoro, hai scritto la presentazione scritta per la direttrice? – mi chiede mamma, spostandosi i capelli rossi dal viso.
Non l’ho ancora fatto, le rispondo. Replica esortandomi a iniziare, perché devo consegnarla tra quattro giorni; mia madre sta contando ogni secondo che passa con me, lo sento.
Entro in casa, mi metto alla scrivania, accendo il computer e inizio a scrivere.
 
Goodmorning. My name is Emma, I’m sixteen years old, and I’m Italian. I’ve chosen to do a year in the USA because…”.
[Buongiorno. Mi chiamo Emma, ho sedici anni e sono italiana. Ho scelto di fare un anno negli stati uniti perché…]
 
Perché…perché si.
 
Because I know it’s a good opportunity for my future, for my future job. I really like English and I’m a girl who has travelled too much around the world. I’m independent and I can do so much thing without my parents…”
[…perchè so che è un’ottima opportunità per il mio future, per il mio lavoro future. Mi piace molto l’inglese e sono una ragazza che ha viaggiato molto per il mondo. Sono indipendente e so fare così tante cose senza i miei genitori…]
 
Okay. È vero, so fare tante cose senza di loro. Andare a scuola, in autobus, in bicicletta senza di loro.
Emma, lo sai fare.
 
“…I want to know American people, USA and the magic cities of this big country. It’s my dream since I was little!
Goodbye.
Emma.

[…voglio conoscere persone americane, gli Stati Uniti e le magiche città di questo grande stato. È il mio sogno sin da quando ero piccola!
Arrivederci.
Emma.]
 
Lo faccio leggere alla mamma, lei lo imbusta e mi stringe forte.
- Sei cresciuta così in fretta! Sei molto più matura dei tuoi amici, di tutti i tuoi compagni! Ti voglio bene piccola mia. – si appolpa a me come una piovra, e io cerco di staccarmi. Devo abituarmi ai pochi baci e abbracci fin da subito.
 
Torno in camera e vedo la prima lettera scritta e stampata che avevo progettato.
Hi, my name is Emma. I only want to escape by my brain and my body, but it’s impossible. So, I’ll change country.
Bye Bye.
Emma
.”
[Ciao, mi chiamo Emma. Voglio solo scappare dal mio cervello e dal mio corpo, ma è impossibile. Così, cambierò paese.
Addio.
Emma.]
 
La prendo, e imbusto pure quella. Ci scrivo sopra ‘The truth’, la verità.
La terrò nella tasca del cappotto, durante l’intervista.
Così mi sentirò forte e crederò di avere la verità in tasca.
 
   
 
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