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Autore: Sailor Saturn    13/01/2013    1 recensioni
« Scusa » mormora il bimbo, leggermente spaventato. Gaia gli sorride, ammirando con un certo stupore i profondi occhi verdi e i capelli neri spettinati. Non fa in tempo a dire nulla che una donna si avvicina chiamando a gran voce il bambino
« Harry! Harry! Non ti devi allontanare senza il mio permesso! » esclama, la voce di mamma venata di preoccupazione. Rivolge un sorriso di scuse a Gaia che sorride indulgente, lasciando intendere alla donna che non ci sono problemi. Osserva madre e figlio allontanarsi, mano nella mano, con Harry che si volta e la guarda sorridendo, mentre nel cuore si fa strada la consapevolezza che, come aveva sempre immaginato, quella stazione racchiude la magia.
Storia scritta per augurare buon Natale alla meravigliosa Ystava! Auguroni tesora! ♥
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Capitolo II

 

Con un imbarazzante ritardo... BUON COMPLEANNO TESORA!! ♥

 

Gaia apre gli occhi, un momento confusa. Li stropiccia con le mani e soffoca uno sbadiglio che risulterebbe decisamente poco signorile. Cerca di connettersi con il mondo, provando a capire dove si trova, quando un leggero bussare distrae la sua attenzione

« Sì? » chiede, la voce esitante. La porta dello scompartimento si apre e un baffuto controllore fa capolino dallo spiraglio, annunciando l'arrivo in stazione.

Stazione? Che stazione?” pensa Gaia stranita. Tutto ad un tratto, ricorda dove si trova, come si chiama, quanti anni ha e perché si trova sul treno. Allarga le braccia, stiracchiandosi ben bene e cerca di riordinare le idee.

Il viaggio in treno non è stato esattamente come se lo aspettava, dato che ha dormito la maggior parte del tempo, eppure la pervade una strana sensazione di felicità.

Fruga nella borsa e cerca il biglietto di ritorno: un'occhiata le conferma che il suo treno ripartirà in tarda serata e, essendo solo metà pomeriggio, Gaia ha tutto il tempo per fare un piccolo tour turistico ad Aberdeen.

Appena il treno si ferma, una volta entrato in stazione, la ragazza raccoglie velocemente la tracolla e la mantella, osservando con un certo stupore che il libro che stava leggendo si trova posizionato accuratamente in borsa.

Che strano” riflette “ eppure non mi ricordo di averlo messo via”.

I momenti per riflettere sono davvero pochi, però, dato che il prolungato fischio del treno annuncia un'imminente ripartenza. Una piccola corsa, un salto giù dai gradini del treno e Gaia atterra a piedi pari sulla banchina di Aberdeen. Mentre il treno chiude le porte alle sue spalle, ripartendo, Gaia sente una brezza leggera muoverle i capelli e un brivido, quasi come una scossa elettrica, attraversarla. Spaventata si guarda intorno, senza notare nulla di strano o fuori dal normale. La banchina è deserta e, questo, un po' la insospettisce ma non rimane a rifletterci troppo.

Con passo lento, un piccolo sorriso sulle labbra, Gaia si dirige fuori dalla stazione, gli occhi azzurri che vagano in giro, cercando di catturare quanti più particolari possibili.

Un gatto nero le passa accanto, gli occhi grigi puntati nella sua direzione. Gaia lo osserva, sorridendogli. Si china sulle ginocchia, allungando una mano nella sua direzione, per cercare di farlo avvicinare e, magari, accarezzarlo

« Vieni qui cucciolo... » la voce è bassa e gentile, per non spaventare l'animale. Il gatto, però, gela Gaia con uno sguardo quasi glaciale e quasi umano, tanto che la ragazza balza in piedi e osserva il felino rizzare la coda, per poi camminare lungo la banchina con innaturale eleganza.

Eppure non ho mangiato pesante a colazione!” pensa la ragazza, gli occhi azzurri ancora spalancati e stupiti.

Una volta che il gatto è sparito dalla sua vista Gaia riprende a camminare, cercando di capire come mai la stazione sia così deserta.

Appena varcata l'uscita si imbatte in una strana vecchietta, vestita con una lunga tunica nera e uno strano cappello a punta... Con sopra un gufo impagliato.

È vero, è maleducazione fissare la gente, ma cercate di capire lo stupore di Gaia! D'accordo essere bizzarri ma da qui ad andare in giro con un gufo impagliato sul cappello! Lo stupore della giovane è talmente evidente che la vecchietta si ferma, un sorriso sdentato « Siete nuova di queste parti, vero figliola? » la voce è tremula, con una nota forte.

Scuotendo la testa, Gaia cerca di riparare alla figuraccia appena fatta « Sì signora, sono qui in vacanza » risponde, un sorriso gentile sul viso e nella mente un unico pensiero “ Questo è strano!”

La vecchina sorride felice « Benvenuta ad Hogsmeade allora! » e si allontana, il passo insolitamente svelto e veloce per una donna di, almeno, ottant'anni.

« La ringra... eh?! » il ringraziamento di Gaia si blocca a metà strada tra la gola e la bocca, con l'unico risultato che il viso della ragazza assume un'espressione quantomeno buffissima: gli occhi sono spalancati, la pelle perde in meno di un secondo tutto il suo colore e la bocca si apre e si chiude senza emettere alcun suono.

Non sa quanto tempo rimane in quella posizione, osservando il nulla davanti a lei. Forse minuti, forse ore. Sta di fatto che, quando si riprende, Gaia si guarda intorno cercando di capirci qualcosa. Gli occhi azzurri vengono catturati dall'insegna della stazione, poco distante da lei: la scritta “ Stazione di Hogsmeade” a caratteri cubitali non migliora la situazione, quanto mai precaria, del suo sistema nervoso.

Hogsmeade... Hogsmeade... HOGSMEADE!” questo è l'unico pensiero che attraversa la mente della ragazza, ancora sotto shock.

Ok, calmiamoci e ragioniamo un minuto: per quanto mi piacerebbe crederlo, Hogsmead non esiste quindi devo essere finita all'interno di una Candid Camera! D'altronde, si sa, il senso dell'umorismo inglese è davvero strano... Idea! Ne approfitterò per vedere qualche coreografia!”

« Sì, farò così! » esclama Gaia, battendo le mani.

« Ben detto ragazza mia! » esclama un signore, passandole accanto, la bacchetta puntata davanti a sé, intento a far levitare un tavolo... Levitare un tavolo?!

Gaia strabuzza gli occhi, osservando avida la scena che le si para davanti, desiderando con tutta sé stessa che quella che sta vivendo non sia solo un'allucinazione.

Scuotendo il capo, decide di non pensarci al momento e di godersi questa mostra gratuita delle coreografie di quei film che, per anni, l'hanno fatta e riescono ancora a farla sognare. Ogni passo è una scoperta, ogni svolta una meravigliosa visione: è tutto come se lo era sempre immaginato!

La Stamberga Strillante si vede in lontananza, proprio laggiù, sulla collina.

Da Mielandia esce un buonissimo profumo di cioccolato caramellato e, sbirciando attraverso il vetro, Gaia riesce a scorgere diverse macchine che producono dolci... Da sole!

Il sorriso della ragazza è il più luminoso che le abbia mai attraversato il viso: porta le mani a coppa a coprire la bocca, ancora incredula che tanta fortuna sia capitata a lei!

Un piccolo pensiero razionale le attraversa la testa “ Come mai nessuna guardia mi ha ancora fermata?” si domanda stupita. Ma è solo un attimo, subito la curiosità torna e la fa da padrone. Gli occhi di Gaia incrociano un'insegna: La Testa di Porco. Gli occhi brillano di curiosità e aspettativa: ha sempre desiderato entrare in quel bar, fin da quando ne ha letto per la prima volta. Pensando che, ormai, ha fatto trenta quindi tanto vale fare trentuno, Gaia si dirige verso l'entrata, il cuore a mille e l'aspettativa alle stelle. Con mano tremante apre la porta: il locale è deserto, fatta eccezione per un uomo, o meglio, un ragazzo, seduto al bancone.

Gaia si guarda intorno con malcelato stupore e un'incontenibile gioia. Si maledice mentalmente in tutte le lingue conosciute perché non ha portato la macchina fotografica, ma ormai il danno è fatto. Si avvicina al bancone, si siede sul primo sgabello libero, quello accanto al ragazzo, si volta nella direzione di quest'ultimo per fargli una domanda e... Balza in piedi lanciando un urlo.

Il ragazzo, seduto accanto a lei, sobbalza spaventato e si volta nella direzione di Gaia, trovandola in piedi, con una mano sul cuore.

« Tutto bene? » chiede il ragazzo, la voce profonda venata da una leggera curiosità.

Gaia, però, non riesce a muovere un muscolo. Le orecchie le ronzano e l'unica percezione della realtà che ha è il battito frenetico del suo cuore che va a mille.

Il ragazzo la guarda, cercando di capire se lei stia bene, e Gaia si perde nel suo sguardo: due occhi verdi profondi e brillanti, di quelli che la ragazza ha solo immaginato fino a quel momento.

Non può essere, non può essere vero” è l'unico pensiero che rimbalza nel cervello di Gaia, intorpidito e, quantomeno, spaventato.

Il ragazzo apre la bocca per dire qualcosa, ma Gaia lo anticipa e, con voce tremate ma sicura, dice « Tu... Tu... Tu non esisti »

  
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