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Autore: La Mutaforma    14/01/2013    2 recensioni
Non tutti gli assassini sono fatti per odiare i templari, e non tutti i templari sono fatti per seguire le regole.
In un universo alternativo, nel dodicesimo secolo, il bizzarro incontro di un novizio con un ladro templare, di un assassino con una spietata combattente. Fanfiction scritta da tre persone: La Mutaforma, Najmee e Akefia_Hilal. Crossover con Yu-gi-oh!
[Altmar e Thiefshipping.]
Genere: Comico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Altro personaggio, Maria Thorpe
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
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 Il viaggio era stato molto noioso. All'inverosimile. Come fissare la vernice che si asciuga nel deserto (non c'è posto migliore per far asciugare la vernice). Quindi, per rallegrarsi a Bakura sarebbe bastato appropriarsi di un soddisfacente bottino.

L'unica cosa che avrebbe potuto divertirlo sarebbe stata rigirarsi tra le sue mani l'anello che aveva visto al dito di Maria.

Avrebbe dovuto aspettare la situazione adatta: quando sarebbe stata l'occasione giusta, il templare avrebbe saputo riconoscerla e coglierla.

La situazione perfetta si presentò quando osservò Maria dirigersi verso la tenda dove avevano lasciato la tinozza con l'acqua per la quale lei aveva lottato molto. (Nel suo essere donna, forse l'igiene aveva un valore diverso).

Entrò nella tenda senza farsi vedere dal resto dei soldati, e fece scivolare il tendaggio alle sue spalle.

Perfettamente inosservato.

Quanto poteva essere furba Maria? Doveva averlo nascosto tra le sue cose, probabilmente nemmeno con molta cura.

Cominciò a rovistare tra i suoi vestiti, poi sotto il guanciale, per terra, poi in giro. Niente.

Niente.

Niente.

Dopo alcuni minuti si innervosì e sbatté l'elmo a terra con una bestemmia.

"Porca puttana! Dove cazzo sarà quel fottuto anello?!"

Stava quasi per slacciarsi la spada dalla cintura, ma si ricordò di non aver controllato nell'elsa della spada della giovane.

Era lì!

Quella donna era stata perversamente geniale, ma lui lo era ancora di più, nonostante non lo fosse stato abbastanza da non allertare Maria avendo sbattuto l'elmo a terra.

"Cosa cazzo ci fai qui, nella mia stanza?!" urlò l'intrepida templare, ancora avvolta in un telo e coi capelli bagnati, tirandogli la spada di mano per puntargliela contro.

Quando la ragazza gli accostò ancora di più la spada alla gola, l'albino realizzò di aver lasciato i suoi capelli in bella vista.

"Tu, demonio!"

Sentirono parlottare dall'esterno e riconobbero la voce di Roberto che li aveva raggiunti anzitempo per la missione.

"Che cosa succede in quella tenda?"

"Dannazione!" disse il giovane.

Maria notò l'anello tra le mani del ladro.

"Parla e non lo rivedrai mai più." Minacciò Bakura, avendo notato dove aveva posato il suo sguardo e dirigendosi a recuperare il suo elmo.

 

 

 

Dopo un interminabile viaggio il gruppo di assassini fermò i cavalli presso un’oasi, una macchia di verde nel deserto.

Malik urlava “NOVIZIO!” (non a causa delle allucinazioni) alle povere pietre che evidentemente si erano offese, dato che non gli rispondevano. Kadar fingeva di non essere fratello di suo fratello, nonostante il fatto che fossero palesemente imparentati, e non ci fosse nessun’altro tranne loro.

Marik e Altair molto più pacificamente si erano dissetati e stavano parlando da buoni amici cresciuti insieme da fratelli in modo non gay.

“Altair perché mi hai aiutato?”

“A scendere da cavallo? Perché ti saresti potuto rompere la testa” rispose il siriano piattamente, con la solita simpatia alla Malik. Persino uno scorpione del deserto sarebbe risultato più affettuoso.

“Che simpaticone! Intendevo quel giorno a Masyaf, sei anni fa” specificò Marik, stanco che Altair cercasse di evitare l’argomento.

“Non è quello che faccio sempre?” rispose l’assassino. Pur in silenzio, Altair soccorreva sempre chi si trovava in difficoltà; perché non avrebbe dovuto farlo con il giovane biondo?

L’Ishtar lo afferrò per il polso e lo scaraventò a terra strattonandolo violentemente mentre un criceto del deserto li osservava. (Così, a caso)

“Adesso tu starai fermo lì e ascolterai tutta la mia storia, capito?! E alla fine mi abbraccerai!” urlò lui con sguardo omicida e completamente folle.

Guardandolo negli occhi Altair ricordò quanto fosse pericoloso avere a che fare con Marik incazzato come un atomobilista. Nel deserto. In mezzo al traffico. Coi cavalli senza benzina (ops, acqua)

Uvspqxcythrjyasdoythf.

Dicevamo.

Aveva avuto a che fare anni prima con il suo piccolissimo problema di schizofrenia, una cosina da niente, si cura facilmente. Aveva solo cercato di uccidere tutto ciò che respirava a Masyaf.

“Va bene. Ma non ti scaldare”

“Non mi sto scaldando!!”

“Comunque ero già seduto prima, non c’era bisogno di spingermi”

“Ti ho fatto male? Sembri una principessina! Adesso sta zitto e fa parlare me!” Attraverso le  sue parole, Marik rivisse quel terrore che era stato la sua infanzia. Rivisse tutti gli anni di prigionia-segregazione che gli erano stati imposti dai custodi di tombe. Rivisse gli sguardi sofferenti di suo fratello adottivo Odion che tentava di renderlo felice nonostante l’oscurità a cui erano stati costretti. Ed infine rivisse il giorno della sua iniziazione.

“…un giorno, molto brutto, bruttissimo, il più brutto che ci sia-”

“Marik!”

“Va bene. Va bene. Dicevo, quel giorno, alla giovane, tenera età di otto anni ho subito la più  grande tortura che si possa infliggere ad un bambino”

“Hai visto Bambi?” disse l’assassino con ironia.

“No, quello è successo un mese fa” rise “E’ qualcosa che può essere paragonato a Bambi. Mio padre prese un coltello incandescente, mi legò e mi incise sulla schiena CAZZO in egiziano. No scherzo, è il segreto dei custodi di tombe”

“Allora non è peggio di Bambi”

“Niente è peggio di Bambi. Sul serio, Altair”

“Marik, ti stai dilungando. Allora?” fece l’incappucciato, stizzito.

“Allora ho ucciso mio padre”

“Oh. Non me ne fotte un cazzo”

“ALTAIR!” gridò Marik, stringendo i pugni.

“Sul serio Marik” spiegò il siriano “Ormai è passato. Basta che da adesso in poi non infranga il credo. Sai, a volte un omicidio è più giustificabile del silenzio” disse Altair, con il tono di voce che si usa per dire qualcosa di… figo?

“Che cosa dovrebbe significare?”

“E’ semplice, novizio” intervenne Malik “Quello che quel novizio di Altair sta cercando di noviziarti noviziosamente è che sei troppo novizio per noviziare queste noviziaggini”

…Forse aveva detto troppe volte “novizio” alle pietre e ai granelli di sabbia, e per quello lo stava ripetendo all’infinito. Il sole in testa fa male. Molto male.

“Ma voi conoscete quest’uomo? No perché io non riesco a capire chi sia” disse Kadar, esasperato.

“Oh, non lo so, magari un novizio?” disse brillantemente Malik.

“Che carino, ti sei chiamato novizio da solo frat…ehm, sconosciuto”

“Malik” fece Altair con tono solenne “Sei un coglione”

 

 

Roberto, incazzoso come una faina, entrò nella tenda dove si trovavano i due litiganti.

“Cosa diavolo sta succedendo?!”

“Nulla” affermò Bakura con noncuranza, liberandosi dalla presa di Maria e avviandosi verso l’uscita.

“Non provare ad uscire di qui!” lo ammonì il comandante dei templari.

“Okay allora, restiamo qui” si spaparanzò sul giaciglio della giovane, senza darsi pensiero “Una partitella a scopone?”

No perché sai, nella parola scopone c’è SCOP. A Bakura piace.

“Sono stufo della tua impertinenza! E di Maria che non me la da più di due ore. Tutti e due in cella di isolamento!”

“Ma perché anche io?!” urlò la templare.

“E Roberto vince tutto!”

“Tu non chiamarmi per nome” fece il comandante “E tu sei una troietta. E a me così girano”

“Tua madre è una troietta!”

Roberto ti afferrò entrambi per i gomiti e li trascinò lontano, fino a chiuderli in cella.

Avrebbero avuto molto tempo per diventare amici (?). O forse di più.

Ma Maria sperava di no, perché era promessa ad un altro uomo più bello, più alto e più abbronzato (e non era Marik).

 

Ehm, scusate, Altair mi ha rubato la tastiera.   

   
 
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