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Autore: The Revenged Shadow    15/01/2013    4 recensioni
Una song-fic ispirata a "Stranger in a strange land" dei 30 Seconds to Mars. Uscita di botto senza tanti complimenti.
"C’era quell’agnellino, che lo osservava coi suoi occhi dello stesso colore del cielo terso in primavera. E quello sguardo aveva smosso qualcosa, come se quegli occhi dall’espressione indecifrabile avessero trafitto la pazzia che risiedeva dentro il rosso. Come se l’avessero sfidata."
Genere: Angst, Song-fic, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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Bloody Blaze




-Flame-

Tra le coperte una figura si girava e rigirava da un fianco all’altro. Un ragazzino di circa dodici anni, dai capelli rossi, sospirava pesantemente col viso dipinto di una smorfia di disagio.
C’era qualcosa che lo preoccupava. Non sapeva ben definire cosa fosse ma era come se uno strano formicolio persistesse sulla sua nuca. Percepiva la tensione nell’aria ed era tanto pesante che sembrava lo volesse schiacciare.
Niente, anche se provava a chiudere le palpebre per cercare di prendere sonno non poteva fare a meno di riaprirle e far guizzare gli occhi verdi da una parte all’altra della piccola stanza.
Improvvisamente sentì un urlo provenire dalla cucina. Un urlo spezzato, acuto, cortissimo ma saturo di terrore. Poi un tonfo sordo e pesante.
Scese in fretta dal letto correndo verso la porta chiusa, l’aprì sbattendola e attraversò  velocemente il corridoio arrivando nella stanza.
Le gambe si fecero improvvisamente molli e cedevoli, tanto da farlo barcollare e costringerlo a reggersi sullo stipite della porta. Il ritmo del cuore era irregolare: un attimo sembrava voler schizzare fuori dal petto, l’attimo dopo era assopito e batteva lento. Il respiro si tagliò nella gola di Axel, che ansimava incredulo a ciò che aveva di fronte gli occhi.
Era un incubo.
Sì, era un incubo, solo un incubo.
Chiazze di colore rosso erano sparse sulla sedia e sul suolo, sporcando tutto quanto.
Non riusciva a fare praticamente nulla, il ragazzino. Fissava incredulo e scioccato il corpo esanime della madre, accasciato sul pavimento.
Il rumore di una bottiglia che si infrangeva e il bagliore riflesso da una lama scossero Axel: c’era una figura umana poco più in là del cadavere, impossibile da distinguere a causa del buio.
Stava per avvicinarsi verso il rosso, che mosso da un terrore improvviso corse verso la porta di casa ed uscì tra le vie della città, mentre il fuoco iniziava a infiammare l’alcool che si era propagato sul pavimento e sul tavolo della cucina, propagandosi nella casa intera ad una velocità impressionante.
Fuori, nella notte, imperversava un acquazzone, con i tuoni che rimbombavano nei timpani. Ma lui non se ne curava dei lampi che spezzavano il buio, non gli importava della pioggia che lo bagnava, non pensava, non guardava.
Non gli interessava più nulla.
E in quel momento lei venne a trovarlo.
L’unica dannata ancora di “salvezza” lo trascinava sempre più giù,
nelle profondità degli abissi più scuri.
Sarebbe poi riuscito a tornare in superficie?
Axel cominciò a seguire il sentiero macchiato di rosso che lei gli consigliava di percorrere.
Era dubbioso e non era certo che fare un solo passo verso quella selva oscura l’avrebbe aiutato. Non era affatto sicuro che fosse la strada giusta. Aveva paura di perdersi.
Ma essa lo rassicurò dicendogli che l’avrebbe guidato, passo passo. Che non l’avrebbe mai abbandonato e che non sarebbe stato da solo.
Così fece alcuni passi incerti, poi altri meno barcollanti e altri ancora via via sempre più fermi e sicuri.
 
Eppure non si accorgeva che il sentiero era in discesa.
 


 
-Fire-
 
Faceva correre le sue mani coperte da dei guanti di pelle sul collo della ragazza, percorsa da brividi di freddo e di piacere a quel contatto. Il rosso avvicinò cautamente il suo viso a quello dell’altra, che non si ritrasse affatto ma partecipava al gioco senza destare sospetti.
Stupida sciocca. Non si accorgeva che ciò che la stavano circondando non erano piacevoli carezze di seta ma letali fili di ragnatela.
Quando le loro labbra si sfiorarono appena la stretta dell’uomo sul collo pallido della mora si fece più forte.
La lama affilata aveva trafitto in profondità il ventre della ragazza, che aveva sbarrato gli occhi con terrore.
Axel mollò la presa dal suo collo e il corpo cadde al suolo lentamente macchiando il marciapiede di rosso.
Solo quel leggero fruscio sul terreno solleticò il silenzio che aleggiava e riempiva quella notte gelata.
 

“Non trovi che ci siano così tante pecorelle ingenue nel mondo?”
 
Il rosso scosse la testa come a scacciare quella voce e quei pensieri che si creavano in modo autonomo. Essa si era impossessata di lui da quella notte di tempesta, che lo segnò indelebilmente per l’eternità.
Infilò il pugnale all’interno del cappotto e se ne andò come se non fosse accaduto nulla. Da quanto proseguiva in quel modo? Non lo sapeva, aveva smesso di contare i giorni, i mesi e gli anni che passavano. Semplicemente non viveva, era come un fantasma: dall’esistenza in bilico, che non si curava dell’ambiente esterno. Se cambiava o meno a lui non interessava affatto, non se ne preoccupava. Viveva in quel modo da tanto eppure non sapeva quanto tempo era di preciso.
 
“Mi salverò?”
 
C’era una voce fievole… Oppure un eco? Non si sentiva quasi per nulla. Era un urlo o un sussurro? Non capiva bene. Aveva la sensazione di sapere quali parole erano, ma perché non riusciva ad identificarle? Era qualcosa di importante o si poteva lasciar perdere?
Forse si poteva accantonare. Non cancellare, ma almeno mettere da parte. Se ne sarebbe occupato e ci avrebbe riflettuto poi.
 
“Lascia perdere. Segui me.”
 
E lui la seguiva, quella pazzia. Non poteva farne a meno di sottrarsi ad essa: lo ammaliava, lo drogava. Mentre lo portava sempre più giù, in profondità, in modo da allontanarlo da tutto e tutti. In modo che nessuno sarebbe più riuscito a salvarlo.
Quasi tutti parlavano di lui come qualcosa di anonimo e nessuno era ancora riuscito ad identificare che quell’ombra, quel fantasma che portava dolore e poi se ne andava era proprio nascosto tra la gente comune.
Un giorno tutto questo finirà?
O continuerà come un serpente che si morde la coda?
Alla fine, se continuerà, del serpente non rimarrà più nulla.
I suoi resti verranno inghiottiti e sepolti dalle sanguinose fiamme che divampavano nella sua mente.

 
 




************
 
Bon! Siamo arrivati al preludio della vera e propria storia. All’inizio subito un piccolo accenno all’inizio di tutto, a ciò che ha portato il nostro caro Axel a diventare uno schizzato che va in giro ad ammazzare persone arrandomM. Poi nella seconda parte c’è un episodio dei suoi molteplici omicidi, tanto per dare un tocco in più.
Ah, ho deciso di adottare questo stile poetico e non uno crudo o esplicito perché questa fanfic la scrivo così, senza fermarmi e poi anche perché lo trovo abbastanza adatto. Ovviamente ognuno quando legge poi lo può rigirare come vuole.
So che sono rompiballe, però per favore recensite! So che il primo capitolo è stato solo un prologhetto nemmeno scritto in un modo buonissimo ma proprio per migliorare e chiarire dubbi e idee mi farebbe piacere la vostra collaborazione. Anche se volete solo lasciare un commento sulla storia, va più che bene però almeno due righine scrivetele. çwç””
Vi ringrazio mille per la lettura, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento! :)
A presto!
 
The R.S.
  
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