Fanfic su artisti musicali > Conor Maynard
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Autore: Gba    15/01/2013    5 recensioni
"Sfioravo i suoi polsi e avevo paura si potesse spezzare in mille piccole schegge taglienti."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Corri Cielo corri!! Diamine corri più veloce!
Se non ti dai una mossa non ce la farai mai! Sta arrivando corri!! Chiama aiuto! Urla più che puoi! Cazzo Cielo corri, ora o mai più!
Ma la sua voce era sparita. Cielo non riusciva neanche a bisbigliare la parola “aiuto”. Correva più che poteva, ma non era abbastanza. Stava per arrivare. Non vedeva nulla, non sapeva dove stesse andando, ma la cosa importante era allontanarsi da quella nube nera che la stava inghiottendo.
Cielo, corri!! Cielo! Cielo! CIELO!

7.30 del mattino seguente.
Cielo si alzò tremante dal letto. Che incubo terrorizzante. Le mani erano sudate e sentiva freddo. Non capiva cosa le fosse successo. A dir la verità ora non ricordava neanche più cosa avesse sognato.
Un buon motivo per non pensarci.
Si alzò, andò in cucina e salutò la madre che stava uscendo di casa “Ciao mamma”. Stava per arrendersi e urlarle contro, ma si trattenne.
Versò del succo alla fragola in un bicchiere alto, di quelli che a lei piacevano tanto, e cominciò a bere, osservando la varietà di colori che stava buttando giù.
Era blu, viola, rosa, rosso, arancione… Era proprio come Cielo, un’infinita gamma di tonalità: dal colore più chiaro a quello più scuro.
Arancione, come i suoi sorrisi d’inverno.
Rosso, come la pelle che le si colorava quando era al sole.
Rosa, come le sue labbra che sembravano dipinte con degli acquarelli.
Viola, come il colore dei suoi occhi quando piangeva.
Blu, come l’immensità della sua bellezza.
Finita la colazione posò il bicchiere nel lavandino della cucina e tornò in camera sua. Aprì l’armadio e ci si buttò dentro con tutta la sua stanchezza e la disperazione che ogni ragazza ha di fronte ad una scelta simile: cosa metto?
Dopo 5 minuti passati immobile a fissare  quel ripostiglio di insicurezze, scelse un paio di leggins con una stampa bicolore, un maglione largo nero e le sue immancabili Dr.Martens bordeaux.
Si chiuse in bagno e dopo 10 minuti uscì, pronta per andare a scuola.
Prese lo zaino e uscì di casa, IPod in mano come al solito.
Dopo 2 minuti circa di cammino, arrivò davanti all’imponente liceo classico.
Che poi ce l’aveva proprio l’aria da liceo classico: mura spoglie, dipinte di un colore spento e opaco sulle tonalità del verde pisello; aule che sussurravano le bestialità degli studenti buttate addosso ai professori; le sedie dei bidelli, nel bel mezzo del corridoio, sciupate e scolorite; i busti dei massimi poeti greci e latini dallo sguardo spento e pietrificato.
Cielo non guardò o salutò nessuno, imbocco l’entrata di quel posto infernale in silenzio e raggiunse la sua classe.
Mentre camminava sapeva che loro la stavano guardando. Lo sapeva perfettamente, ma ci era abituata ormai e le loro risatine che odoravano di fondotinta e profumo Chanel non la toccavano più.
Si sedette nel suo banco, intagliato e completamente scarabocchiato. C’era la sua vita su quel pezzo di legno marcio, se lo teneva stretto.
Furono sei ore interminabili; sei ore di bisbigli, schiamazzi, urla, richiami, disegni, pensieri, nuvole, colori, caffè, odio e interesse.
Cielo fu salvata da quello stancante suono della campanella, ma che ogni giorno le sembrava sempre più dolce. E forse l’ultimo giorno di scuola, dell’ultimo anno di liceo, l’avrebbe ringraziata quella campanella.
Prese il telefono da sotto al banco, illuminò lo schermo e notò un messaggio.
Con: “Ho una sorpresa per te”.
Non sapeva cosa aspettarsi, ma non era in vena di felicità o sorprese, quindi la sua gioia e la sua curiosità furono subito smorzate da un forte senso di paura… paura di essere delusa.
Uscì da scuola, sguardo basso e spento. Sentì qualche urletto da oca provenire poco più avanti a se; probabilmente una delle Barbie aveva comprato un nuovo fantastico rossetto alla ciliegia da mettere al ‘mesiversario’ col suo fidanzato, e lo stava mostrando alle amiche.
Ma poi all’improvviso successe qualcosa… “CIELO!” sentì gridare.
Il mondo attorno si spense. Sbarrò gli occhi, ma non vedeva niente ugualmente.
Non ci poteva credere…
Non poteva essere vero…
Quella voce… non poteva essere… era proprio quella voce. Come il rumore del battito delle ali di una farfalla. Come l’attimo di silenzio dopo un’ esplosione.

L’avrebbe riconosciuta anche in mezzo alla folla di un concerto.
Cielo alzò lo sguardo molto lentamente, quasi spaventata da quello che potesse presentarsi davanti ai suoi occhi. E lui era lì, circondato da una marea di ragazzine urlanti.
Bello come il sole.
Fresco come l’acqua di montagna.
Brillava sotto la luce di quel sole, invidioso della sua bellezza.
Le parole uscirono dalla bocca di Cielo involontariamente, un solo bisbiglio: “Conor…”
Pochi secondi dopo, un bestione alto all’incirca 1.90, spalle larghe altrettanto, si chiuse a riccio intorno al corpo esile di Conor e lo portò via da quell’orda di papere starnazzanti.
Lo portò via da Cielo che si chiese chi sa quando l’avrebbe potuto rivedere e se tutto quello non fosse solo un sogno.




 



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Heyyyy Cicciiine mie belle (?) come vaaa?
Ecco il tanto atteso 3° capitolo della mia storia, spero vi piaccia. Perdonatemi se vi lascio alla fine con un colpo di scena ma mi diverto. HAHAHAHAHAHA
Almeno avete un buon motivo per aspettare il prossimo capitolo.
Ecco quando lo scriverò:
·        Quando il capitolo arriverà a minimo 150 visualizzazioni;
·        Quando riceverà almeno 1 recensione, buona o cattiva che sia (mi raccomando, minimo 10 parole, altrimenti mi arriva come messaggio privato e non viene pubblicato).
 
TantoAmore
Gba♥
  
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