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Autore: nevertrustaduck    16/01/2013    5 recensioni
"...Guardando i suoi occhi per una volta mi sentii a casa. Per una volta credetti veramente di essere importante per qualcuno, sentii di essere nel posto giusto. Pensai che non sarei mai più stata sola..."
Jessica vive in un orfanotrofio da quando ha cinque anni. E' cresciuta sotto l'occhio severo e premuroso di Tess, la sua migliore amica, con la quale ha intenzione di scappare non appena compiuti i diciotto anni. Nessuno si è mai curato di lei, a scuola è una continua derisione per quello che non ha, ma un incontro sul lavoro le cambierà radicalmente la vita. Tutto è innescato da delle coincidenze.
E' proprio vero: la vita è quell'entità che si pone tre te e i tuoi piani per il futuro.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo scesi di buon’ora a far colazione, nonostante fosse domenica e potessi dormire fino a tardi.
Avevo passato la notte da Nick, considerando il fatto che a ogni tuono non riuscivo a trovare un motivo valido per allontanarmi dalle sue braccia e ritirarmi in solitaria in camera mia.
Devono pur servire a qualche cosa i temporali, no?
Arrivai in cucina e trovai Denise e Kevin che stavano già facendo colazione.
«Buongiorno!» li salutai allegra.
«Buongiorno cara, già in piedi?» mi chiese Denise andando a prendere la caffettiera che fischiava, implorante di essere tolta dal fuoco.
«Sì, finito il sonno» dissi sedendomi di fronte a Kevin, sgranocchiando un biscotto.
«Caffè?» mi chiese con la caffettiera in mano.
«Sì, grazie» risposi allungandole la tazza che avevo davanti.
«Buongiorno» biascicò una quarta voce, annunciando la sua presenza in cucina.
«A te fratellino. Separazione non consenziente dal letto?» disse Kevin lanciandomi un’occhiataccia per paura che potessi finire i suoi biscotti.
Scappò a tutti una risata. Sarebbe scappata anche a voi se solo aveste visto le condizioni dei capelli di Joe.
«Papà?» chiese in tono un po’ meno addormentato alla madre.
«Ti aspetta in garage» rispose lei sedendosi con la sua tazza di caffè fumante.
Joe sgranocchiò concentrato una fetta di pane imburrato, poi si illuminò guardandomi, come se si fosse improvvisamente ricordato di qualcosa.
«Ah, Jess Winston non ce l’ha il tuo orecchino» mi disse ancora a bocca piena.
«Orecchino?» domandai perplessa.
Poi mi ricordai tutto.
«A-ah sì, l’orecchino… certo. Beh, non poteva avercelo perché alla fine l’abbiamo trovato» dissi annuendo, sorridendo nervosamente.
«Avete?» chiese Kevin.
«Oh sì, lei e Nicholas. Lo stavano cercando ieri sera, quando Nick è rientrato. Ho sentito dei rumori e mi sono preoccupato»
«Per niente» lo interruppi. «Voglio dire, non è successo niente» dissi con una risata nervosa.
«Certo, pensavo solo che fossero dei ladri» disse Joe tranquillo.
«Oh… certo, i ladri. Che altro se no?» dissi facendo scrocchiare le dita, imbarazzata per la mia gaffe.
«È per questo che hai la sua felpa» commentò Denise.
«La sua felpa?» domandai rischiando di rovesciarmi il resto del caffè addosso.
Oddio, me l’ero dimenticata! Me l’aveva data perché avevo freddo con il mio pigiamino leggero e mi ero scordata di restituirgliela prima di andare a colazione!
«No, non è… cioè sì, ovvio che è la sua felpa» respirai profondamente.
Respira Jessica, libera il cervello o rischi di fare una cavolata.
«Stamattina al bagno» riuscii a dire.
«Stamattina al bagno?» ripeté Kevin.
«Sì, avevo freddo e… l’ho trovata nella cesta del bucato. Non ho fatto caso che non fosse mia» dissi scuotendo la testa.
«Pensavo fosse chiaro l’ultimo che avevo fatto» disse Denise, riflettendo quasi tra sé.
Guardai la felpa: bordeaux.
«Sarà stato quello prima» dissi con un sorrisetto, lisciando le gambe con le mani.
Per un attimo rimasero tutti a guardarmi.
«Che sete» dissi per rompere il silenzio finendo il caffè, mandandomene di traverso la metà.
«Jessica sei sicura di star bene?» mi chiese Denise preoccupata.
«Sì, a meraviglia» risposi quando ebbi finito di tossire, andando a portare la mia tazza sul lavello.
«Tu guarda com’è tardi! Devo scappare» dissi fingendo di guardare l’orologio.
«Dove?» mi chiese Joe.
«Alle nove e tre quarti di domenica mattina?» rincarò Kevin.
«Sicura che non ci sia niente sotto?» continuò Joe.
«Basta ragazzi, un po’ di privacy! Siete fratelli, non agenti della CIA» disse Denise venendomi a posare le mani sulle spalle.
«Và pure cara, ci penso io a questi due impiccioni» mi disse poi, strizzandomi l’occhio.
Le sorrisi grata e uscii dalla cucina, seguita dagli sguardi indagatori di Joe e Kevin. Salvata in corner.
Risalii velocemente le scale e per poco non travolsi Nicholas nella fretta di trovare un po’ di tranquillità in camera mia.
«Attento, lì di sotto c’è il terzo grado. Spero solo non ti mettano del veritaserum nel caffè, io mi sono salvata per un pelo» dissi praticamente tutto d’un fiato.
«Verita-cosa?» mi domandò grattandosi la testa.
«Niente, non ti preoccupare. Stavo scherzando. Credo» dissi pensando che non tutti potevano cogliere il senso del sarcasmo potteriano di prima mattina.
«Comunque buongiorno» mi disse.
Risi, rendendomi conto che l’avevo travolto con un fiume di parole prim’ancora di salutarlo.
«Buongiorno» dissi con un sorrisetto.
Mi prese per i fianchi e si avvicinò per baciarmi.
«Ma sei matto? Ci potrebbero vedere» dissi guardandomi intorno aspettando che qualcuno scendesse magicamente dalle travi del soffitto.
«Cosa cerchi?» mi chiese perplesso.
«Telecamere» risposi seria, continuando a guardarmi intorno.
Rise di gusto prima di rispondermi. «Non so se te ne sei accorta ma questa è una casa, non una banca.»
Risi anche io. «Va bene, ma non si è mai troppo prudenti» dissi intrecciando le dita dietro il suo collo.
Azzerò quella poca distanza tra di noi con un bacio.
Ditemi, una giornata iniziata così poteva non essere fantastica?
«Hai visto non è successo niente, non siamo ancora saltati in aria» mi disse poi facendomi una carezza.
«Divertente» replicai con una smorfia.
«Dormito bene?» mi chiese ignorando il mio commento.
Annuii sorridendo.
«Anzi, a proposito. Riprenditi le prove» dissi levandomi la sua felpa sentendo un’ultima volta il suo profumo.
«E creati un alibi. Là di sotto non scherzano» dissi scuotendo la testa.
Rise e si riprese la felpa.
«Agli ordini, signorina» disse poi scendendo le scale. Gli feci la linguaccia prima che potesse sparire nel tornante del primo piano.
Scossi la testa sorridendo e andai in camera.
Ma perché dovevo essere il bersaglio preferito delle situazioni complicate?
 
***
Qualche giorno più tardi

JOE’S POV
Strackfail Lane non era mai stato uno dei miei posti preferiti, ma proprio lì si era andato a infilare Jeremy e per andarlo a trovare non potevo fare a meno che passare di lì.
Era peggiorato dall’ultima volta in cui l’avevo visto.
Era sempre stato il più… strano della compagnia.
No, non strano perché finiva sempre con il farsi di qualcosa di pesante e mettersi sulle spalle la testa di un'altra persona, ma perché era sempre così incostante nel suo comportamento. Così sfuggente. E adesso non viveva decisamente in un bel posto.
Mi aveva chiesto aiuto, chissà in quale guaio si era andato a cacciare, ma quando arrivai lo trovai buttato su una poltrona color senape, mezza sfondata, ed era evidente che delle birre e non so cos’altro gli avevano fatto compagnia prima di me.
«Tess, zuccherino, portamene un’altra» disse con la voce stridula, di chi ha già il cervello appannato.
A quanto ne sapevo Tess era la sua ragazza. L’aveva conosciuta dove lavorava, luogo che io non ricordavo assolutamente dati i suoi repentini licenziamenti.
Sta di fatto che non conoscevo Tess, e lei non arrivò.
«Tess, ti ho detto di portarmi una birra» disse Jeremy marcando le parole con ira.
«Dai Jerry, lascia stare. Te la porto io» dissi alzandomi dal divano, sfondato anch’esso,  dello stesso color senape.
«NO. Ho chiesto a lei e deve venire» replicò allungando un braccio e costringendomi a sedere.
«Tess! Ti decidi a muovere quel tuo culetto da puttanella e portarmi una fottutissima birra?!» sbraitò furioso alzandosi.
«Jerry non mi sembra il caso…»
«Sta zitto Joe. A Tess piacciono le maniere forti. Non è vero zucchero?» disse poi ad una ragazza che fece timidamente il suo ingresso sulla soglia.
Le sfiorò i ricci biondi con le dita e le scrutò per un po’ il viso, con il suo sguardo incattivito.
La ragazza gli porse la lattina quasi tremando.
«Brava piccola. Dì un po’ al nostro amico quanto ti piaccio» disse poi indicandomi con un cenno del capo.
La ragazza non alzava lo sguardo dal tappeto. Aveva un’aria trasandata, i capelli in disordine e tremava dalla testa ai piedi. Ad un certo punto la scosse un singhiozzo.
«Beh, che fai non parli?» disse Jeremy afferrandola per un braccio.
«Jerry…» tentai.
«Non sei tu che devi parlare» mi zittì un’altra volta. «È lei!» continuò strattonando la ragazza per un braccio.
Tess singhiozzò ancora, cercando di liberarsi dalla presa e finalmente riuscì a guardarmi.
Il suo sguardo mi colpì, lasciandomi senza parole. Era uno sguardo stanco, pieno di sofferenza. Uno sguardo di chi non sa più cosa fare per uscire dalla situazione in cui si trova e migliorarsi.
Gli occhi erano azzurri, allungati, arrossati e gonfi di lacrime. Sottili e sbiadite scie nere le rigavano le guance un poco incavate, contrastando con il candore della sua pelle. Aveva un labbro gonfio, segnato da un taglio e un livido si allargava sullo zigomo sinistro.
Conservava ormai una bellezza stropicciata, che quel ragazzo le stava portando via.
«Avanti stupida idiota!» continuò Jeremy dandole uno schiaffo.
«Fermati!» dissi troppo tardi per bloccarlo.
«Sei capace solo a frignare! Se non fosse stato per me a quest’ora saresti ancora in quel postaccio di merda a piagnucolare per la tua amichetta. Lei ti ha abbandonata, io no. E l’unica cosa che continui a fare è piangere e lamentarti della mia generosità?» continuò gridandole, afferrandola per la maglietta. «Sei davvero un ingrata, Tess. Cosa dovrei farti?» disse sputacchiando, costringendola a voltarsi. «Eh?» chiese ancora più carico di rabbia.
«Jeremy lasciala stare!» dissi cercando di liberare la ragazza dalla sua presa.
«Non dirmi cosa devo fare Joe! Tantomeno a lei!» replicò spingendo via con forza le mie mani.
Jeremy spintonò Tess, che cadde sul tappeto bruciacchiato, e fece per darmi un pugno, ma fortunatamente avevo previsto la cosa e fui più rapido di lui.
Barcollò e finì steso sul divano, l’alcool che aveva in corpo mi aveva certamente aiutato nel metterlo a tappeto.
Trattenni il fiato in quell’attimo di tranquillità, osservando lo squallore di quella casa. La carta da parati verde scuro era scostata dal muro e chiazzata d’umido, il soffitto si stava man mano sgretolando e i tappeti erano tutti bucati, usati come spegni-sigarette.
«Tu sei pazzo» mi disse Tess alzando piano la testa.
«Sarei pazzo se ti lasciassi qui» dissi a mia volta aiutandola a rialzarsi.
«Ma è tutta impressione, Jeremy mi vuole bene e…» cominciò a replicare, ma il pianto le ruppe la voce. Altre due lacrime segnarono il loro corso lungo le guance.
«E…» incalzai.
Aprì la bocca per rispondere, ma in quel momento Jeremy si mosse sul divano.
«Scappa!» gridò spingendomi verso la porta.
«Scappa» ripetè una volta che mi ebbe confinato fuori la porta di casa.
«Non posso lasciarti con lui!» dissi prendendola per un polso, delicatamente, per non farla sentire ancora più legata di quanto fosse.
«Invece devi. Tu non sai com’è diventato. È pericoloso stargli intorno, ma io devo restare, almeno finchè gli servo… o sarà peggio per tutti» disse supplicandomi con gli occhi.
Ci pensai un attimo, stringendo le labbra.
Era folle pensare che continuasse a stare con quel matto. Ma da solo potevo fare poco, purtroppo. Sarei tornato con qualcun altro, il più presto possibile.
«Va bene, ma tornerò ad aiutarti» promisi.
«Non farlo, ti prego» mi supplicò ancora.
«Tess!» chiamò Jeremy dall’interno.
La ragazza tremò. «Và via! Scappa, tu che puoi!» disse chiudendomi praticamente la porta in faccia.
Rimasi con l’ultima supplica ancora sulle labbra, fissando avvilito la porta bianca scrostata.
Uscii dal vicolo, mettendo le mani in tasca, supplicando tutti i santi del Paradiso di dare la forza necessaria per resistere a Tess.
Spero il suo non fosse stato un consiglio.
Io non do mai retta ai consigli.
E sarei tornato a liberarla.

 

 

Now, no more smiling mid-crestfall.
No more managing unmanageable.
No more holding still in the hailstorm.
Now enter your watch(wo)man.

Ora, non sorridi più, sei mezza avvilita.
Non gestisci più l'ingestibile.
Non hai più la presa ferma sotto la grandine.
Ora fai entrare colui(lei) che si prenderà cura di te.
[Guardian (adattata) – Alanis Morissette]


Egoci c:
Vi prego di rimettere i pomodori nelle cassette, anche se avreste tutto il diritto di tirarmeli D:
E' un periodo terribile, succede tutto tutto insieme.
E' anche tempo di pagelle. Per coloro che vanno a scuola e l'hanno ricevuta, com'è andata? A me bene c:
Comunque oggi non potevo lascarvi all'asciutto (siamo in tema dato che oggi da me ha diluviato LOL).
Perchè? Perchè oggi è il mio EFPversario! Cioè è un anno che sono iscritta a questo bellissimo sito che mi ha permesso di coltivare una passione come la scrittura e mi ha permesso di conoscere persone fantastiche come voi ragazze :3
Lo so, a qualcuno potrà sembrare una cosa stupida, ma io ci tenevo a "festeggiare". Anzi avrei voluto pubblicare l'epilogo dell'altra FF per l'occasione, ma non ho avuto il tempo materiale per esaudire i miei (e i vostri) desideri ç.ç
Ieri sera avrei potuto farlo, ma ero presa da un libro che avevo finalmente trovato dopo tanto tempo (l'ho dovuto ordinare, perchè è del 2009 e nelle librerie non si trovava più ç.ç) così ho finito il secondo volume e sono pronta per il terzo *-*
Ma il tutto a voi interessa? NO. Quindi mi spiccio.
Un'altra cosa... ah, sì! Non mi piace far essere così bruschi i personaggi, ma per Jeremy ho dovuto .__.
I'm sooorry.
Spero che vi sia piaciuto il capitolo!
Finisco con il ringraziare come sempre tutti voi meravigliosi miei supporter *--* (lettori/recensori/seguaci[?]) e lasciatemi dire che VI ADORO. Siete davvero molto importanti per me. Tutti.
Sì, anche tu che stai leggendo le mie idee pazze per la prima volta.
Detto ciò torno alla mia presentazione di spagnolo e lascio a voi l'ardua sentenza di giudicare codesto operato di scrittura creativa :P
Un bacione puchi
Miki


P.s: cosa significhi "puchi" ve lo spiego la prossima volta, se no scrivo un capitolo nel capitolo ;) sappiate solo che è bellissimo!

 

   
 
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