Videogiochi > Final Fantasy VIII
Segui la storia  |       
Autore: DK_    08/08/2007    1 recensioni
Lo faresti? Potresti? Squall&Rinoa, la guerra civile di Timber, e cose che avrebbero fatto meglio a rimanere inespresse.
Genere: Azione, Avventura, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota della traduttrice: ecco qui altre due parti. No, non ho mancato un pezzo, la successione è proprio questa, tutto si spiegherà a fine fanfiction. Grazie a chiunque leggerà, e aggiungeteci un 'mille' per chiunque commenterà:)


iii.

La donna che incontrarono alla fermata del treno sembrava abbastanza giovane da essere una studentessa del Garden e camminava quasi con quella stessa precisione militare. Era magra e sottile, riempiva a mala pena la sua uniforme blu della Repubblica di Timber, e portava un berretto dritto sui capelli castani rasati a zero. Rinoa si ritrovò con un sorriso che cercava di aprirsi lentamente sul suo viso nonostante la sua generale avversione per la battaglia e la milizia. Le uniformi di Timber le erano sempre sembrate così graziose, così, beh, pittoresche, e il fatto che non avesse mai visto un soldato di Timber sparare per davvero ai tempi dell’occupazione della città aiutava a preservare l’immagine di un decoro innocuo.

La donna si diresse sulla piattaforma, sgusciando tra i passeggeri che erano scesi con facilità. Rinoa non poté fare a meno di notare che la folla era poca, e consisteva principalmente di persone d’affari apparentemente tormentate, di quelle che vivevano nelle zone dei sobborghi più popolate a sud di Timber.

“Dove sono tutti i turisti?” domandò Rinoa a nessuno in particolare. “Anche quando Timber era sotto occupazione, ce n’erano di più di adesso.”

“La guerra non fa bene al turismo, Signorina Heartilly,” disse la donna soldato, fermandosi di fronte a loro, con la bacchetta del fucile sulla schiena diritta. “Abbiamo avuto la nostra porzione di turisti all’inizio, ma sono bastati un paio di bombardamenti per farli scappare dove le cose sono molto meno… interessanti.”

Mentre la donna tendeva la mano in segno di saluto, Rinoa notò dopotutto qualcosa di diverso sull’uniforme; un nastro bianco le fasciava il braccio sinistro, ornato da un gufo nero stilizzato, con gli artigli allungati. Le strinse la mano con un po’ di incertezza, non le piaceva quel gufo, o la forza nella stretta della soldatessa, o il fucile segnato che portava a tracolla sulla spalla. Quella donna non assomigliava per niente ad un soldatino di piombo; Rinoa sentiva di poterlo dire anche soltanto dallo sguardo indagatore negli occhi di Squall, dal basso ronzio di diffidenza che sentiva da qualche parte nella sua testa.

Squall le strinse la mano tranquillamente. Il ronzio si affievolì. Non era una minaccia.

“Comandante Leonhart, Signorina Heartilly.” La soldatessa fece un cenno ad entrambi. “Sono il maggiore Grant. Desidero darvi il benvenuto a Timber per conto del presidente e dello Staff Generale della Seconda Repubblica di Timber. Il mio compito é quello di condurvi alla vostra suite dell’albergo, rispondere a qualsiasi domanda vogliate farmi lungo la strada, e farvi stare più a vostro agio possibile.”

“Grazie,” Rinoa sorrise. “Spero che il fatto che io sia venuta non abbia dato fastidio… So che avete pagato solo per Squall.”

“E’ esattamente il contrario, Signorina Heartilly. Siamo felici di dare ospitalità ad una figura così importante della lotta di Timber per l’indipendenza. Sono certa che la sua presenza qui eleverà significativamente il morale.”

“Beh, ecco…” Rinoa si morse il labbro inferiore, facendo scorrere una mano tra i capelli ossigenati. “Non l’ho fatto per la mia immagine. Speravo di non attirare troppa attenzione.” Era per lo più vero, anche se lei e Selphie avevano passato un bel po’ di tempo a schiarirle i capelli, a stare alzate fino a troppo tardi, a ridacchiare come ragazzine di cinque o sei anni più piccole e a ingozzarsi di cioccolata mentre giocavano al gioco del chi-si-sposerà-prima.

“Non si preoccupi, Signorina Heartilly, nessuno sa ancora che lei é qui. I miei superiori hanno intenzione di rivelare la sua presenza tra qualche giorno.”

“Public relations,” Squall si sistemò gli occhiali da sole, la sua voce era bassa e aspra. “Ne ho avuto abbastanza di quella roba alla fine dell’ultima guerra. Siamo qui per lavorare, non per dare spettacolo.”

Il maggiore alzò le spalle. “Non é mio compito dirvi quello che dovrete fare, Comandante. Io sono solo l’autista. Già che ci siamo, ora dovremmo dirigerci alla jeep. Lungi da me criticare i vostri travestimenti, ma le vostre facce sono state affisse in ogni parte del globo per gran parte degli ultimi due anni e sono sicura che nessuno di voi due voglia essere assalito.”

Mentre la giovane donna li conduceva rapidamente giù per le scale e poi nella piazza ricoperta di ciottoli, Rinoa lasciò vagare gli occhi in giro per la prima volta. Timber le ricordava l’uniforme del maggiore – sembrava sempre la stessa, ma anche lì c’era qualcosa di diverso. Qualcosa nel modo in cui la gente si muoveva, come se stessero scappando, qualcosa nel modo in cui facevano strada al Maggiore Grant, negli angoli ricoperti di immondizia, nei graffiti dipinti a spray sui muri.

“Silenzio,” Rinoa abbassò lo sguardo sulle strade vuote e piene di rifiuti. “Di solito qui c’era molto più traffico.”

“Abbiamo proibito i mezzi di trasporto civili nel centro della città per il momento,” disse il Maggiore Grant. “La maggior parte dei mezzi civili é stata requisita da una delle due fazioni nelle ultime guerre, comunque, e questo ci permette di prevenire le incursioni dei ribelli. Avevano una grande passione nel muovere le forze armate usando veicoli civili.”

La jeep che li aspettava all’angolo era una massa informe e sfasciata di metallo, verniciata di un marrone stanco rovinato dalle intemperie. Macchie di ruggine ne ricoprivano la superficie in uno schema tale che sembrava quasi fatto apposta.

“Era un po’ che non vedevo questo modello,” osservò Squall mentre teneva aperta la portiera di dietro per Rinoa. “Le GAMV-4 non sono più una produzione di massa da circa cinquant’anni.”

“Magari non é bellissima, ma andrà bene,” disse il Maggiore Grant, scivolando al volante. Mentre il motore si accendeva al terzo giro di chiavi, ruggendo come un leone malaticcio, una nube scura di fumo maleodorante sprizzò dal tubo di scarico, facendo bruciare gli occhi di Rinoa. “Ci accontentiamo di quel che abbiamo, Comandante.”

“Spero solo non sia questo quello che state facendo con me,” disse Squall. Tacque per un istante mentre il Maggiore Grant faceva girare la jeep in una severa U. “Pagare per un solo SeeD operativo, richiedere me personalmente, permettere a Rinoa di venire con me, e metterci tutti e due in televisione. Sembrerebbe quasi che voi vi stiate accontentando di me.”

“Non ho il permesso di esprimere la mia opinione in proposito, Comandante.” La voce del Maggiore Grant si era fatta tagliente e dura ora, abbandonato tutto il calore dietro il bastione dell’autorità militare.

Continuarono in silenzio per qualche minuto mentre la jeep rotolava nella periferia della città. C’erano ancora dei caffé e dei negozi aperti lungo la strada, e masse di persone accalcate attorno ai propri tavoli come mendicanti disperati, ma erano quasi tutti semi distrutti, con le facciate frantumate da una qualche esplosione, suppose. Delle macerie riempivano le strade, incombendo da edifici fatiscenti. Sembrava che la città fosse soggetta ad un brutto caso di forfora.

Rinoa rise quasi a quel pensiero, fino a quando non vide un gruppo di bambini in piedi accanto a un vicolo, con gli occhi incavati e vuoti. Il più grande teneva il cadavere di un cane munito di un asticella per la coda, trascinandoselo dietro di sé. Stavano gridando a proposito di qualcosa, una qualche specie di gioco, immaginò lei. Fu solo quando si saltarono addosso e la jeep svoltò l’angolo che realizzò che stavano combattendo per il cane.

Rinoa si allungò per afferrare il braccio di Squall, traendo forza dal suo silenzio. Senza dubbio lui aveva visto di molto peggio, ma lei, lei- “E’… terribile.”

“Non quanto possa sembrare, Signorina Heartilly.” Il maggiore Grant li guidò oltre l’ossatura di un hotel. Il fuoco aveva sventrato l’edificio; le finestre li fissavano dall’alto vuote, bordate da fuligginose macchie che sembravano lacrime scure. Qualcuno aveva dipinto con lo spray rosso e nero degli slogan sulla sua superficie grigia, urla congelate nel tempo contro il calcestruzzo: LA RIVOLUZIONE NON E’ STATA IN VANO/FIN QUANDO RIMARRA UN VERO GUFO, MUOIANO I ROSSI, I CANI DI GALBADIA. Un gufo rosso gigante dominava il muro, con le ali spiegate. Qualcuno vi aveva dipinto frettolosamente sopra una X nera.

“Questi ultimi due anni sono stati duri, ma gran parte della città é di nuovo nostra, e i Rossi si sono stabiliti nelle province dei dintorni. Si sono abbassati a tattiche da disperati, bombardamenti di terrore e cose così. I buoni stanno vincendo.”

“Non sembra.” La voce di Rinoa era tranquilla. “Non sembra che stia vincendo nessuno. Non ho mai visto Timber così.”

Il Maggiore Grant le diede un’occhiata da sopra la spalla mentre girava un altro angolo oltrepassando la carcassa distrutta e consumata dalle fiamme di un bus. “Allora suppongo che lei manchi qui da davvero molto.”

La sottile punta d’accusa che Rinoa sentì nella voce della donna avrebbe dovuto irritarla, suppose, ma non le fece nient’altro che male. Aveva giurato di combattere per l’indipendenza di Timber una volta tanto tempo prima, ma poi aveva incontrato Squall, e di rado l’idea le era ritornata in mente. Aveva sempre ritenuto che battere Artemisia sarebbe stata la parte difficile; dopo di quello, il mondo era destinato a sistemarsi. Ma erano passati mesi e mesi e Timber andava sempre peggio, e lei non aveva fatto nulla per rimetterla a posto.

Forse quell’uomo- ma non poteva chiamarlo così, non nel profondo del suo cuore - forse papà aveva ragione. Forse ero solo una stupida ragazzina che giocava a fare il soldato, solo per ribellarsi contro di lui. Sentì le lacrime pungere agli angoli degli occhi e le spazzò via con rabbia con un battito di ciglia. Beh, io non sono una stupida ragazzina. Ora sono una strega, e posso cambiare qualsiasi cosa se lo voglio. Tutto quello che devo fare é provarci.

Si voltò improvvisamente verso Squall, che stava esaminando placidamente i paraggi. “Squall, perché sei così arrabbiato per quello che ha detto il maggiore? Forse possiamo davvero essere d’aiuto se andiamo in televisione, forse darebbe speranza alla gente, forse-”

Squall chiuse gli occhi e sospirò, ma solo per un momento. Poi li spalancò di nuovo, analizzando i tumuli di calcinacci per controllare che non vi fossero pericoli mentre li oltrepassavano.

“Rinoa… come puoi essere così-” si fermò. “Continuo a dimenticare che non sei un SeeD. Sai qual é la prima regola di ogni operazione SeeD?”

Un angolo della sua bocca si increspò verso l’alto in un sogghigno. “Vivi da duro, lavora duro, gioca duro?”

Il suo cipigliò aumentò, e lei sentì uno stralcio di frustrazione attraversargli la mente. “No. La prima regola é: vai in fretta, torna in fretta, zero rumore.”

Rinoa arricciò il naso. “Fa molto Seifer.”

Lui strinse gli occhi, con la mente che lo stuzzicava col pensiero di lei e Seifer insieme, per quanto lei avesse potuto a suo tempo fraseggiare la cosa per minimizzarla, e sentì una fitta di fastidio mista a contrizione. Un giorno, avrebbe superato questa sua limitazione e avrebbe iniziato a coltivare un senso dell’umorismo.

“Significa che il nemico non dovrebbe mai sapere che sta combattendo contro un SeeD fino a quando non se lo ritrova di fronte in battaglia,” spiegò Squall in tono annoiato. “Il nemico non dovrebbe avere il tempo di prepararsi, nessun avvertimento, nessuna possibilità di tendere un agguato. Un SeeD o una SeeD non annuncia la sua presenza. Un SeeD lascia che la sua presenza parli per sé.”

“Un eccellente traguardo sul campo di battaglia, Comandante,” s’intromise il Maggiore Grant, le sue parole quasi si persero in un improvviso ruggito del motore. “Non funziona benissimo in politica. Non vogliono far altro che spettacolo.”

La jeep svoltò un angolo nella piazza centrale della città. File su file di veicoli militari erano allineate nello spazio vuoto, pattugliate da guardie con cani che sembravano tutt’altro che amichevoli come Angelo. Mentre il Maggiore Grant parcheggiava tra un paio di veicoli blindati apparentemente pesanti, Rinoa notò che la televisione gigante stava trasmettendo sempre lo stesso messaggio: I ROSSI SONO IN MEZZO A NOI - SOSTIENI LA REPUBBLICA - ENTRA OGGI NELLE FORZE ARMATE DI DIFESA - VINCEREMO - I ROSSI SONO IN MEZZO A NOI.

Squall alzò lo sguardo all’insegna, e Rinoa sentì qualcosa di brutto dimenarsi nella sua mente. “La SeeD non è un’organizzazione politica.”

“No?” Il sorriso del Maggiore, piccolo e affilato come lei, andò a segnarsi sul suo volto in un arco sobrio. “E’ la più bella battuta che abbia sentito in tutto il giorno.”

“Il Garden accetta qualsiasi datore di lavoro,” disse Squall mentre uscivano dalla jeep. La sua mente scintillava di fastidio, e Rinoa sapeva che non si sarebbe disturbato a discutere se il Maggiore Grant non avesse toccato un punto dolente. “La SeeD non si schiera politicamente.”

Il Maggiore Grant chiuse a chiave la porta e prese il comando, guidandoli tra le file di veicoli. “Ma la SeeD ha fatto davvero la differenza politica nel mondo. Assassini, guerriglie. Mi sta dicendo che nessuno di questi conta solo perché lei non ci crede?”

Squall tacque, la sua mente ora crepitava. Il Maggiore sembrava non notarlo, diventando quasi allegra mentre li portava in una tortuosa strada secondaria e attraverso un checkpoint di sicurezza.

“Sapete, fin da quando ero piccola ho sempre voluto essere al servizio dell’esercito di Timber. Suppongo che il desiderio si sia formato prima che capissi quanto fossimo ridicoli sotto il controllo di Galbadia, ma l’impulso ha resistito anche in seguito. Ero già fuori dall’accademia quando scoppiò la guerra di liberazione e scacciammo i Galbadiani. Fu una guerra breve.”

Le strade che stavano percorrendo ora erano più pulite, ma anche qui gli edifici sembravano colpiti, e c’erano in giro ancora meno persone, la maggior parte delle quali vestita in uniforme militare.

“Dopo le elezioni, quando i pezzi grossi stavano cercando di ricominciare il reclutamento e i Rossi stavano già causando problemi, iniziarono ad offrire un bonus per far arruolare la gente nell’Esercito Repubblicano. C’era questo ragazzo con cui andavo alle superiori che si unì a noi. Era ancora inutile come quando sfogliava riviste porno in fondo alla classe. Non gl’importava della repubblica, gli serviva solo un lavoro. Un paio di settimane nella Guerra Civile, ed ecco che i Rossi avevano accerchiato noi due in una centrale di gas a solo un paio di caseggiati da qui. Il resto del plotone era morto. Voleva arrendersi. Diceva che non valeva la pena morire per una busta paga.”

“E?” Rinoa si era, suo malgrado, coinvolta nella storia.

“Gli urlò di smetterla di sparare e scappò. I Rossi gli fecero gettare l’arma e gli spararono una pallottola in fronte. Io tenni duro per qualche altro minuto fin quando non arrivarono i rinforzi. Me ne andai con la pelle salva, e per di più con una promozione.”

Squall annuì, e sentì un’onda di comprensione rivestirlo, sebbene lei non fosse riuscita ancora a capire. Si doveva tuttora abituare a quella sensazione, una delle più frustranti che avesse mai provato.

“Quindi…” Rinoa lasciò in sospeso la frase, sperando di ottenere una spiegazione.

“Non mi fraintenda, Signorina Heartilly. Sono certa che tutti i suoi amici al Garden sono bravi in quello che fanno. Ma salvo imprevisti, e a volte nemmeno quelli, non c’è niente di più mortale di qualcuno che combatte per una causa in cui crede davvero. Sono sorpresa che la SeeD non lo capisca. Suppongo sia un bene per noi che non ci riesca. Se un SeeD avesse una causa per cui combattere, è impossibile dire quello che potrebbero fare.”

Ma ce l’hanno, realizzò Rinoa. Il loro scopo è distruggere la strega. Me.

Faceva caldissimo, ma improvvisamente soppresse un brivido, unendo il braccio a quello di Squall. Almeno avrebbe sempre potuto contare sul fatto che ci fosse un SeeD a proteggerla.

Il mio cavaliere.

Era un sentimento che non aveva mai conosciuto prima. Aveva conosciuto persone che avrebbero combattuto volentieri al suo fianco, o anche di fronte a lei per proteggerla, ma mai per lei. Era un altro territorio inesplorato, ma non poteva pensare a un altro uomo che avrebbe combattuto più ferocemente e seriamente per difenderlo.

Non avrei mai pensato che sarei stata una causa, pensò, mentre un sorriso s’infiltrava nel suo umore inacidito.

iv.

Le stanze che la Repubblica di Timber aveva loro assegnato erano sicuramente tra le migliori in città: una suite rivestita di pannelli color ciliegia in cui avevano alloggiato numerosi dignitari in visita, incluso, forse, lo stesso Vinzer Deling. Dal bancone si poteva ammirare mezza città, e da lì gli occhi di Rinoa poterono seguire le minuscole vene e le arterie delle strade di Timber con la sua periferia e fin dentro la campagna. Si sedette lì con il sole che tramontava, le gambe penzoloni fuori della ringhiera, abbracciando le sbarre e scalciando i piedi all’aria, osservando la città che una volta aveva lottato per liberare.

Da quel ventesimo piano, Timber appariva ancora come una città da cartolina; la distanza e la foschia pomeridiana avevano velato le cicatrici e gli sfregi sui vecchi edifici murati in pietra, dando alla città l’aspetto di una vecchia donna che nasconde le sue imperfezioni sotto montagne di trucco. Funzionava quasi. Le persone che si muovevano in basso erano più piccole di puntini colorati, e potevano essere chiunque, vivere una vita qualunque.

Mentre il giorno trascorreva lentamente e lei aspettava che Squall tornasse, aveva dato loro dei nomi, costruito storie sulle loro vite per ammazzare il tempo. Erano storie noiose, ma buone, il genere di storie che non si leggono mai nei libri, perché non succede niente di male. Da lì su, quelle storie potevano ancora essere vere. Da lì su, poteva ancora crederci.

Era egoisticamente lieta che il balcone non si affacciasse a nord, dove lo schermo televisivo proiettava la sua corrente senza fine di slogan bellici, dove pennacchi di fumo si levavano ancora dalla Vecchia Città oltre il fiume.

Avrebbe rovinato le sue storie.

Non deve succedere. Sistemerò Timber, in un modo o nell’altro. Non mi è stato donato questo potere per starmene appiccicata ad una sedia tutto il giorno a non far niente.

Nulla di ciò cambiava il fatto che aveva obbedito quando Squall le aveva detto di rimanere lì mentre lui incontrava il presidente e lo Staff Generale, nascondendosi sul balcone come una ragazza che fa da tappezzeria a un ballo, stendendo felici fantasie e non facendo nulla per farle avverare.

“Rinoa, sei rimasta qui tutto il giorno?” Squall non faceva mai molto rumore, ma se non avesse pensato così intensamente a Timber, forse avrebbe potuto sentirlo avvicinarsi. Stava migliorando sempre di più. Un’altra caratteristica del legame.

“No, certo che no.” Strinse le sbarre con più forza. “Sarebbe stupido.”

Le mani di lui si posarono sulle sue spalle, strofinandole con delicatezza. “Ti sei scottata.”

Era ovvio che se ne accorgesse.

“E va bene,” disse lei, facendo spallucce per la seccatura e per l’imbarazzo, scrollandosi le sue mani dalla pelle cocente. “La tua ragazzetta cretina è stata seduta fuori al sole tutto il giorno a fissare nel vuoto come l’idiota che è diventata fino a friggersi come le patatine fritte. Soddisfatto?”

Lui l’aiutò ad alzarsi, prendendola da sotto le braccia dove non le avrebbe fatto male, stringendola a sè, e cullandola fra le sue braccia. Nascose il viso tra i suoi capelli, e sentì il suo respiro caldo sul collo.

“Non finchè non mi dirai il perché.”

“Squall…” Si sentì cedere sotto di lui, e parte di lei, la parte aveva appena insistito nel rimettere a posto tutto quello che non quadrava nel mondo, odiava il modo in cui lui la faceva sempre sciogliere, come una principessa in una fiaba, ma il resto di lei lo amava per questo.

“Quando hai detto che venivi a Timber, io non… io non pensavo… Come potevo non sapere di tutto questo? Ho promesso a Watts e Zone e a tutti gli altri che avremmo liberato questo posto… e poi… Me ne sono dimenticata con la velocità con cui me ne sono andata.”

“Eri occupata.” Lo disse senza alcuna traccia di sarcasmo, e lei riuscì ad udire e sentire una velata nota di dolore. Era partita perché aveva incontrato lui, e temeva che lo odiasse per questo.

“Sì, per un po’. Immagino… Semplicemente non c’ho mai pensato… Sentii che c’era stata una guerra, e che Timber era libera, e pensai che non ci fosse più alcun bisogno che io tornassi qui. Forse quell’uomo aveva ragione su di me.”

“Rinoa- non-”

“Voglio solo fare qualcosa, Squall.” Si voltò per guardarlo, avvolgendogli le braccia scottate attorno al collo, premendo la fronte sulla sua. Si accorse con fastidio che stava lottando per trattenersi dal piangere.

“Per favore. Andiamo in televisione, facciamo qualche foto, qualcosa, qualsiasi cosa. Quella regola SeeD non si deve applicare tutte le volte. Potremmo fare talmente tanto bene semplicemente stando in piedi e-”

“Non è per questo che mi hanno chiamato qui” disse Squall, la voce addirittura severa. Da qualche parte nella sua testa, sentì i suoi pensieri serrarsi a vicenda, formando un muro. Su questo non avrebbe ceduto. “Magari l’idea gli sarà venuta ora che sei con me, ma non è per questo che sono qui. E né io né te ci avvicineremo anche solo di striscio a un giornale fino a quando non avrò completato la mia missione. La regola esiste per un motivo.”

“Ma il Maggiore Grant ha detto che i Gufi Rossi erano battuti, che sono disperati-”

“Un nemico disperato è il peggiore, Rinoa.” La lasciò e si girò, guardando fuori sulla città. “Un nemico con niente da perdere fa qualsiasi cosa. Se scoprissero che siamo qui, noi, tu, immediatamente diverremmo un obiettivo.”

Rinoa lo strinse con le braccia, sussultando quasi per il dolore che vi divampava. “Posso prendermi cura di me stessa.”

Le spalle di Squall si piegarono appena; si accasciò sulla ringhiera, facendo ciondolare le braccia. “Rinoa. Se ti accadesse qualcosa, io non-” Si fermò, e lei capì che stava lottando di nuovo con le parole, come faceva sempre quando parlava così, come se fosse costretto a scalpellarne una per volta dalla pietra.

“Farei di tutto per farti stare al sicuro, Rinoa. Tutto. Se questo significa farti stare incazzata con me per qualche giorno, che sia. Non m’importa dell’immagine della Repubblica. Non m’importa che genere di foto vogliono farci. M’importa di te.”

Lei fece un passo verso di lui, la voce penetrante, acuta. “Allora non t’importa di quello che voglio? Squall, non capisci, io sento-”

“Non avrei mai dovuto portarti.” La sua voce era piatta, bassa. Non stava cercando di provocarla. Non lo faceva mai. Era una semplice, schietta affermazione, e questo la rendeva un milione di volte peggiore.

“Squall, io-” Oddio, ecco che arriva l’acquedotto, non piangere, incazzati, arrabbiati, sgridalo, non piangere, non PIANGERE- “Mi dis- dispiace-”

Lui si voltò, spalancando gli occhi non appena si rese conto della sua reazione, e poi lei si ritrovò fra le sue braccia, con Squall che le passava le dita tra i capelli schiariti ed i suoi pensieri congelati che si fondevano in rimpianto e in quel suo goffo tipo d’amore.

“Rinoa. Non intendevo in quel senso. E’ che- mi hanno detto qualcosa di nuovo. Andiamo dentro e ti spiegherò.”

“… okay.” Tirò su col naso contro la sua spalla, le lacrime si stavano asciugando, ed era sollevata al pensiero di Squall che risentiva del suo male più di quanto avrebbe mai potuto immaginare, e fu allora che realizzò, in un modo che non aveva mai provato prima, che lui era ormai un’inseparabile parte di lei.

L’aveva sempre voluto, dal primo istante in cui l’aveva visto appoggiato al muro in quell’uniforme SeeD, quello sguardo meditabondo sul viso. Aveva voluto farlo ridere, farlo aprire, spiegazzare quella faccia in un sorriso.

E aveva funzionato. Squall era così diverso in quei giorni, così tanto più aperto. Era dura per lui, lo sapeva, ma era felice di essere al suo fianco per aiutarlo. Ogni sguardo o parola che condividevano aveva il sapore di una vittoria. Le dava la sensazione di aver trovato una cantina nascosta piena di tesori e di dover cercare e cercare ogni pezzo prima di portarlo al mondo. C’era sempre qualcosa di nuovo da imparare su di lui, e di solito lei era sempre la prima a conoscerlo. Voleva conoscerlo completamente.

Per tutta la sua vita, molte persone avevano cercato di far sentire Rinoa speciale. Suo padre l’aveva adorata, comprandole qualsiasi cosa avesse mai potuto sperare e circondandola di lusso. Seifer aveva soddisfatto tutta la sua sete di avventura e di dissolutezza adolescenziale. Zone e Watts e il resto dei Gufi l’avevano chiamata principessa. Ma Squall era diverso. La faceva sentire speciale soltanto esistendo. Nessun altro era in grado di farlo.

Ora, sapeva di aver bisogno di lui esattamente quanto lui aveva bisogno di lei. Aveva bisogno di lui perché lui l’amava, perché non gli importava che lei era una strega, perché lui era il suo cavaliere e perché lui era Squall, con tutte le sue pecche e i suoi difetti, e lei non avrebbe mai potuto amare nessun altro allo stesso modo. Sentiva di non averlo mai voluto.

Qualche minuto più tardi, si sedettero entrambi sull’enorme letto della suite, Squall appollaiato sul bordo con un portatile in equilibrio sulle ginocchia, lei raggomitolata dietro di lui, sbirciando da sopra la sua spalle, con le braccia avvolte attorno alla sua vita. Era andata a prendere una bottiglia di vino stagionato di Galbadia dal minibar ancora sorprendentemente rifornito, ma se ne dimenticò in fretta appena Squall cominciò a richiamare immagini sul monitor.

“Okay, Rinoa.” Prese un respiro profondo. “Cominciamo dall’inizio. Come sai, anche quando l’ultima Guerra della Strega doveva ancora cominciare ad allentarsi, Timber organizzò una rivoluzione contro Galbadia.”

“Già. Fu rapida, giusto?”

“Sì. Galbadia barcollava ancora per le sue perdite e nessun funzionario incaricato era dell’umore di cercare di trattenere le proprie possessioni estese. Il Generale Caraway in persona firmò gli accordi.” Il brusco grugnito di lei lo bloccò per un istante, ma poi proseguì. “Timber tenne le sue prime elezioni solo un mese dopo. Il vincitore fu un certo Jonas Marshall.” Apparve una foto di un uomo alto, dalle spalle larghe, con l’uniforme appena rigonfiata sulla pancia da mezz’età.

“Lo conosco!” sbottò Rinoa, facendo capolino da sopra la spalla di Squall per guardare da vicino. “E comunque non mi ricordavo neanche il suo nome fino ad ora. Non avrei mai pensato che fosse stato lui ad aver vinto le elezioni. Era un ministro altolocato del governo quando i Galbadiani erano al potere.” Indugiò per un momento sulla sua foto, un sogghigno che si faceva strada sul suo viso. “Una volta scrissi ‘testa di cazzo’ su un poster con la sua faccia.”

Le spalle di Squall scattarono in alto in una breve risata, ma quando ricominciò a parlare, utilizzò lo stesso tono che usava sempre per un’informativa su una missione. La fece sentire un po’ strana, ma sentirlo così mentre erano entrambi nel letto e lei lo teneva stretto lo faceva sembrare anche piuttosto carino.

“Manco a dirlo, una significativa porzione della popolazione non fu lieta per i risultati dell’elezione, specialmente coloro che erano stati più attivi nella resistenza prima della rivoluzione. Accusarono Marshall e i suoi seguaci di aver manipolato le elezioni nel tentativo di conservare il potere che avevano avuto sotto i Galbadiani. Per tutta risposta, Marshall e i suoi sostenitori affermarono che i capi dell’opposizione erano anarchici che volevano capovolgere completamente la struttura sociale dello stato. Non avevano del tutto torto. Queste… Differenze, condussero alla Guerra Civile di Timber.”

“Ed è allora che hanno iniziato ad usare i colori.”

Squall annuì. “Inizialmente, entrambe le parti cercarono di adottare la bandiera tradizionale di Timber, ma si produsse troppa confusione. Alla fine, gli oppositori di Marshall scelsero di cambiare il vecchio simbolo, dipingendo il gufo di rosso a simboleggiare il sangue dei veri rivoluzionari che avevano combattuto insieme per l’indipendenza di Timber. Le forze armate di Marshall conservarono il gufo com’era sempre stato. Gli eserciti delle due fazioni divennero i Gufi Rossi e i Gufi Neri.”

“I media non hanno detto praticamente nulla-”

“I Gufi Neri sono stati molto attenti a controllare il flusso di informazioni verso l’esterno. Il loro accesso ai meccanismi dello stato li ha resi dei propagandisti molto più efficaci dei Rossi. Da sempre, hanno dipinto il conflitto come una mera insurrezione anarchica con nessuna ingiustizia legittima. Vero o meno che sia, sta funzionando. Il Maggiore Grant non mentiva quando ti ha detto i Gufi Rossi sono ridotti allo stremo delle forze.”

Batté un paio di tasti, richiamando la mappa della città. Gran parte di essa era tinta di nero, solo un singolo punto rosso torreggiava come un occhio malevolo dalla parte più a nord e più vecchia della città.

“Il Ducato di Dollet ha inizialmente fornito ai Gufi Rossi armi e addestramento. I Gufi Neri sono riusciti a spezzare quel legame facendo pressione economica, e una volta che la corrente di armamenti si è fermata, hanno iniziato a riconquistare le province di cui i Gufi Rossi si erano impadroniti nei primi giorni della guerra. Ora tutto quello che è rimasto è quella piccola area nella Città Vecchia. Sono stati circondati, gli sono stati tagliati i viveri. Stanno setacciando la Città Vecchia tutti i giorni da settimane. L’intelligence della Repubblica suggerisce che ci sia solo qualche altra centinaia di Gufi Rossi ancora a lottare.”

“Orribile.” Rinoa affondò il viso nella schiena di Squall, respirando profondamente il suo odore, desiderano un mondo bianco o nero come una volta aveva creduto che fosse. Nessuno dei due schieramenti che combatteva questa guerra le sembrava buono. “Ma allora perché hanno bisogno di noi? perché i Gufi Neri ti hanno assunto?”

La voce di Squall perse il suo timbro da Comandante del Garden, diventando bassa, lenta, esitante. “In parte a causa della legittimità che questo conferirebbe al regime una volta che avrò finito. Ma principalmente, perché vogliono che io… fermi qualcuno.”

“Oh… Squall… Vuoi dire… Ucciderli?”

La voce di lui si era fatta legnosa, i suoi muscoli improvvisamente rigidi sotto la guancia di lei.

“Non sarebbe la prima volta. Lo sai.” Lei provò a toccargli la mente, ma stava bruciando, si stava irritando. C’era qualcosa che si muoveva lì dentro e non era certa di volerne prendere il controllo.

“Solo Artemisia, giusto? Ma lei era cattiva…”

“Lo è anche questo obiettivo, fidati.”

Seguì il suo consiglio, e non diede voce alla domanda che le pendeva dalle labbra. Avrebbe importanza? Avrebbe importanza, Squall, se ti avessero chiesto di uccidere la persona più buona del mondo? Lo faresti anche in quel caso?

(Lo faresti davvero?)

(Lo faresti, potresti?)

Non farlo, no per favore no, no
- Rinoa socchiuse i suoi occhi e pensò alle sue braccia attorno a lei, alle sue mani sul suo seno, allo sguardo di stupore nei suoi occhi quando l’aveva preso dentro di lei la prima volta, la sua risata. La sua voce: Rinoa, ti amo.

Ti amo, Squall. Sei una brava persona, lo so. Non potrei amarti se tu non lo fossi.


“I Gufi Rossi hanno un nuovo leader. Nelle ultime tre settimane, hanno fatto un gran numero di sortite devastanti nella loro efficacia. Il governo sta tenendo sotto segreto questo fatto, ma l’ultima dozzina di operazioni ha sventrato con successo un intero battaglione. I Gufi Neri non hanno molti uomini di cui fare a meno. Il leader opera in prima linea nei suoi attacchi, indossando un cappuccio rosso e una maschera.” Si fermò per un istante. “Hanno foto, videotape. E’ uno dei migliori combattenti che abbia mai visto. Le sue mosse potrebbero rivaleggiare contro quelle dei migliori SeeD che conosco. Lo chiamano Red Death. Per qualche vecchia storia, sembrerebbe.”

Rinoa annuì, spazzando via quell’informazione. Odiava quella storia, voleva saltare subito alla fine per finire i suoi compiti e uscire con Jill e gli altri. Qualcos’altro le solleticò la mente, mentre ricordava la conversazione del giorno prima tra Squall e il Maggiore Grant. Red Death era buono perché si preoccupava per Timber, o perché non lo faceva?

“Quindi è nuovo. Ma da dove viene? Forse… Potrebbe essere un SeeD?”

“No. Ho controllato le liste dei SeeD prima di accettare la missione e di nuovo poco fa. Nessun altro sta servendo Timber da entrambe le parti del conflitto. Diversi SeeD stanno lavorando a Galbadia, un’altra manciata è al servizio di una Corporazione di Mercanti di FH come protezione sul posto, e Shu sta lavorando come guardia del corpo privata nella parte nord di Dollet da diversi mesi, ma nessuno di questi lavori ha qualcosa che coinvolga Timber nei profili delle missioni. Se l’avessero, non avremmo neanche considerato questa missione. Il database del Garden esiste per garantire che i SeeD non debbano mai affrontarsi l’un l’altro in combattimento.”

“Allora chi è?”

“Non lo so,” ammise Squall. Aggrottò le sopracciglia in quel suo adorabile cipiglio perplesso, con gli ingranaggi della sua mente che cominciavano a girare inutilmente. “Un SeeD ritirato, uno Speciale Soldato Operativo di Galbadia, qualcuno che è incappato sulle armi senza mercato di Esthar. Non ha importanza. Non voglio che sappiano che tu sei qui.”

Rinoa inarcò le sopracciglia. “Pensi davvero che possano competere con una strega? Mi basterebbe schioccare le dita per farli arrostire sul posto.” spiegò – la prima parte, almeno – con un sogghigno.

“Ma non lo farai.” Mise il computer da parte, voltandosi per guardarla, nascondendo il viso nell’incavo fra il suo collo e la spalla.

(Lo faresti?)

“No.” Abbassò lo sguardo al letto, facendo scorrere con aria assente una mano lungo le costose lenzuola di cotone di Dollet, con la voce bassa e tremante. Un anno fa, non avrebbe mai immaginato di sentire quella critica da qualcuno, figurarsi dall’uomo più importante della sua vita. “Non posso.”

(Potresti?)

Tu potresti, Squall. Ma non l’hai fatto. Lo so. Lo so e ti amo, ti amo così tanto che non m’importa, perché sei più di quello che hanno fatto di te, ora sei mio, e io posso fare di meglio, io posso-


“Ti amo.” E poi le labbra di lui furono sulle sue e le sue mani stavano vagando tra i suoi capelli colorati, attorcigliando qualche ciocca, spingendole la testa verso di sé. Rinoa gemette nella sua bocca, accogliendo il suo peso, permettendo che lui la coprisse completamente, che salisse su di lei. Riusciva a sentire la sua mente tamburellare contro la sua, il suo cuore agitarsi dentro il suo petto.

Non lo faceva quasi mai – ricordava ancora le prime volte, il suo respiro rapido, il modo in cui le sue mani si muovevano goffamente esitanti. Era stata colta da stupore e anche da un pizzico di tristezza, ricordava di aver pensato, Sa lanciare qualsiasi incantesimo del suo libro, combattere un GF in preparazione con la sua mente, far volteggiare quel gunblade come se fosse una piuma, e non riesce a decidersi a slacciarmi il reggiseno…

Ma le cose erano cambiate. Le sue mani le sfilarono le spalline del vestito, scendendo con le labbra sino alla sua gola, ora fredde contro la sua carne infuocata, e le fecero male, e non vi badò. Le sue dita lasciavano scie di dolore sulla sua pelle tirata e sbucciata, e non vi badò, e la bottiglia di vino si rovesciò e si frantumò rumorosamente sul pavimento, e non vi badò, perché era Squall, e lui la voleva, e lei aveva bisogno di lui, ora.

“Sì,” disse quando lui si spinse dentro di lei, e quando sentì i suoi pensieri fondersi in un unico, impetuoso stimolo insistente, e poi ancora quando lui chiamò il suo nome, con la voce roca, e poi ancora e ancora e ancora, mormorandolo fra gli ansiti, urlandolo.

Sì, sììì è un qualcosa che loro non ti hanno mai insegnato, sono stata io, è un qualcosa che loro non possono darti, è un qualcosa che loro non possono portarti via, solo io, sì, solo io e solo tu e sì sì SÌ

Si addormentarono dopo un po’, lui aveva posato la testa sul suo seno, il suo corpo modellato a quello di lei sotto il lenzuolo sottile, inviandole con la mente scintillanti scrosci del piacere che tuttora perdurava. Rinoa tremò leggermente, colpita da un colpo di freddo da insolazione, tracciando i contorni del suo corpo con le mani, toccando una cicatrice dopo l’altra, percorrendole come se fossero una mappa stradale. Un buco raggrinzito dove un proiettile gli aveva lacerato un bicipite, un minuscolo taglio a mezzaluna dove una scheggia di uno shrapnel che un robot Galbaniano esplodendo gli aveva perforato la pancia, l’orribile superficie di carne corrugata sul suo petto dove il frammento di ghiaccio di Edea l’aveva trafitto, e, certo, quell’elegante squarcio tra i suoi occhi, cortesia dell’altro uomo della sua vita.

Tantissime. Neanche papà ne ha così tante, ed ha più del doppio dell’età di Squall. Non è giusto.

Allora sentì la voce di suo padre, che le diceva che la vita non era giusta. Era uno dei suoi ritornelli preferiti. Immaginava fosse vero, ma questo non migliorava la situazione. Sapeva che Squall e gli altri avevano vissuto vite brutali prima di incontrarli, di incontrarli a causa di quelle vite, ma questo non rendeva il risultato più semplice da accettare. Amava l’uomo, non il SeeD, e desiderava che questi la smettesse di fare una tale impressione sull’altro, dentro e fuori. Non che lei avrebbe mai detto qualcosa; sapeva stare in silenzio, tenere il tutto sotto controllo.

(Lo faresti, potresti?)

Una serie di esplosioni rimbombò nella città, tuoni di guerra, e lo sapeva già, da qualche parte c’era del sangue, ma non lì, non ora. Lì c’erano solo cicatrici, ed erano vecchie cose morte, e non significavano niente. Niente di niente quando aveva lui accanto a lei, che viveva e respirava e le solleticava il petto con il suo respiro lento e tranquillo. Non quando riusciva a sentire la sua anima nel profondo, non quando avevano girato e salvato e creato un mondo insieme.

(Potresti farlo davvero?)

“Sì,” bisbigliò alla stanza silenziosa. “Posso farlo.”

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Final Fantasy VIII / Vai alla pagina dell'autore: DK_