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Autore: Aiyana    21/01/2013    3 recensioni
L'attenzione del conte fu subito attirata dalla nuova domestica che stava pulendo le scale in quel momento. I suoi capelli rossi uscivano dalla cuffia che le era stata data per lavorare.
Non appena la vide alzarsi e prendere il secchio dell'acqua e scendere le scale capì che quella ragazza nascondeva qualcosa. Poteva dire a tutti di essere una semplice domestica. Ma il portamento perfetto e le mani curate dicevano l'esatto opposto.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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Credo che il profondo sentimento
che sempre mi accompagna di incongruenza
rispetto agli altri, sia dovuto al fatto che
di norma le persone pensano attraverso la sensibilità,
mentre io sento attraverso l'intelletto.

 




- First Day.

 

 

Tre giorni dopo, con in mano una valigia di cartone che si era fatta prestare da Pinny, Zoya camminava a testa alta lungo il viale che portava alla villa, ancora nascosta dagli alti alberi del giardino.

La giornata era calda e la valigia pesante, dato che conteneva non solo lo scarso guardaroba di Zoya, ma anche tutte le duemila e tre pagine del Manuale della servitù domestica. L'opera in tre volume della signorina Strickland, con i suoi tre chili e mezzo, rappresentava per Zoya ciò ce la Torah rappresentava per i nostalgici ebrei della diaspora e il Corano per i seguaci di Maometto, sanciva l'inizio della nuova carriera come dipendente.

 

" Il nero per le grate può essere preparato mischiando asfalto con olio di lino e acquaragia' " citò guardando con piacere i giardini ondulati. Anche la leggera aria di trascuratezza, i fiori di carota che coprivano come una schiuma di cigli erbosi, un tempo ben tenuti, e l'edera che cadeva lungo i muri della casetta del custode non facevano altro che rendere ancora più belli i dintorni della villa.

 

" Devo fare un'inchino al maggiordomo, e sicuramente anche alla governante! "

Appoggiò per un attimo la valigia a terra e restò a guardare passare un pavone che le mostrava altezzosamente la coda. Non c'era alcun dubbio, stava diventando molto nervosa, ogni minuto di più.

 

" Una domestica non deve mai portare scarpe che scricchiolano e …" Si interruppe di colpo. 

"Cërt!"

Da un po' il viale stava curvando a destra. Zoya si era trovata la casa davanti all'improvviso, proprio come aveva voluto William Kent, il genio che ne aveva disegnato i giardini.

 

La villa aveva il colore delicato del miele, aggraziata, leggera. C'era un blocco centrale, con colonne e portici, come un tempio dorato preso da un qualche paesaggio.

Ampie scalinate salivano da entrami i lati verso la grande porta principale, con le balaustre fiancheggiate da vasi e da fenici dall'espressione calma. Da quel centro, due basse ali raffinate e identiche si allungavano a nord e a sud, con lunghe finestre che si affacciavano su una terrazza con fontane e giochi d'acqua. Zoya, che aveva osservato impassibile i giganteschi e ornati palazzi di Rastrelli, quando vi posò sopra lo sguardo si meravigliò e sorrise.

 

Ad attendere di vedere che cosa l'agenzia di Londra avesse mandato loro c'erano la signora Bassenthwaite e il signor Proom, rispettivamente capogovernante e maggiordomo.

Non si aspettavano granché. Dalla stessa agenzia avevano ricevuto altri "aspiranti lavoratori" che avevano avuti scarsi risultati, il sottogiardiniere il primo giorno era caduto di peso, ubriaco, sui supporti dei cetrioli. 

 

Zoya si era inchinata, e anche profondamente, e ora se ne stava in piedi davanti a loro, le mani intrecciate, in attesa di conoscere il proprio destino. Mentre la studiavano, il maggiordomo e la capogovernante sospirarono.

Nessuno dei due avrebbe trovato facile descrivere le caratteristiche di una domestica, ma capirono istintivamente che, pur con la giacca e la gonna blu, la camicetta abbottonata fino al collo e il cappello di paglia chiara, quella ragazza non ne possedeva alcuna.

 

" Lei si chiama Zoya Pendleton? " chiese Proom consultando le carte dell'agenzia. Stava soltanto cercando di prendere tempo, lo sapeva bene. " Leggo qui che non ha alcuna esperienza in questo campo "

" No, signore ma lavorerò sodo e imparerò, davvero "

" Temo che lei non possa capire quanto duramente le sarà richiesto di lavorare" disse Proom, che in qualche modo cercava ancora di evitare il proprio fato.

" Stiamo assumendo personale provvisorio per un periodo di pulizie e ristrutturazioni intense, prima del ritorno del conte. In tale periodo non ci sarà tempo per alcun addestramento formale e ci si aspetterà che lei si renda utile ovunque. Nelle cucine, nel retrocucina, perfino all'esterno ".

" Come le servette? " chiese Zoya, fissandolo con occhi rapiti, del colore del tè.

Le servette avevano imperversato nei romanzi inglesi della sua infanzia: figure romantiche e oppresse, seconde soltanto ai piccoli spazzacamini di Charles Kingsley nella loro capacità di evocare lacrime e compassione.

" Io penso sinceramente che lei signorina .. che lei farebbe meglio a cercare un altro tipo di impiego. Come istitutrice, magari ".

Zoya rimase davanti a loro, in silenzio. Non era però un silenzio passivo e a Proom ricordo ineluttabilmente un cucciolo che aveva avuto da ragazzo, quando non voleva essere portato fuori per una passeggiata.

" Ma prometto che lavorerò " disse infine " Molto sinceramente, lo prometto "

Il maggiordomo e la capogovernante non cedevano.

Se c'era una cosa che tutta la servitù con esperienza temeva era la presenza nel seminterrato, in mezzo a loro, di una donna di nobile lignaggio.

E poi Zoya Pendleton pronunciò due sole parole:

" Vi prego ".

La signora Bassenthwaite guardò Proom. Dopotutto l'avrebbero assunta solo provvisoriamente. Annuì e Proom disse: " Molto bene. Rimarrà in prova per un mese. Il suo salario sarà di dodici scellini e sei pence a settimana… e non c'è bisogno che continui a fare l'inchino! ".

 

 

 

Zoya aveva temuto un dormitorio da dividere con altre domestiche che l'avrebbero odiata, ma le assegnarono invece una piccola mansarda incuneata sotto le cupole, i vasi e i camini che adornavano il tetto della villa. Sapeva di chiuso, con l a sua unica finestrella, ma era scrupolosamente pulita e conteneva un letto di ferro, una sedia, una cassettiera di abete e un tappetino di pezza. Sul letto, pronti per lei, c'erano un abito di tela stampata marrone e due grembiuli inamidati, con un berretto di tela bianca. Un'altra divisa, di alpaca nera con cuffietta e grembiule di mussola a balze, era appesa dietro la porta, come 'l'abito da festa'.

Disfece la valigia alla svelta, mettendo il tomo di Selina Strickland sulla sedia acanto al letto. C'era molto caldo nelle soffitte, ma anche nolo silenzio e improvvisamente , in quella minuscola stanzetta, isolata dal resto della casa e dal mondo che aveva conosciuto, Zoya si sentì talmente disperata e nostalgica che le vennero le lacrime agli occhi. 

A salvarla arrivò la voce del padre, che ricordava benissimo "Quando sei triste, stellina mia, prova a uscire. All'aria aperta tutto sembra subito andare meglio"

Allora si avvicinò alla finestra e la aprì. Tirandosi su, sarebbe riuscita addirittura ad arrampicarsi sul cornicione che correa dietro la balaustra. 

Un'attimo dopo era proprio lì, un braccio attorno a un guerriero di pietra. E tutto andava davvero meglio. Andava bene. Il tetto della villa,  che luccicava al sole, era un mondo a sé, llegro e spensierato, con le sue cupole di rame, le sue banderuole e i suoi guerrieri in armatura scolpiti. La vista toglieva il fiato. Zoya aveva di fronte il lungo viale  la casa del custode, il grande giardino ed in lontananza si scorgeva la strada.

' Qui si potrebbe essere felici ' pensò Zoya. Lì, sul tetto della casa che gli apparteneva, guardando le pietra dalle sfumature di miele cambiare colore con l'ombra delle nuvole che correvano per il cielo alto e luminoso.

Poi ridiscese in camera e prese l'abito marrone. Era troppo grande, ma con il grembiule lo teneva a posto e per il momento sarebbe andato bene. Il berretto però era un problema. A qualunque algoso lo mettesse, continuava a scivolare sulle orecchie come se fosse stato ubriaco, anche se un po' le donava.

 

 

Quando Zoya scese, molti più servitori del solito si erano radunati in cucina per una veloce tazza di tè, perché naturalmente le voci sul suo strano accento si erano propagate come un incendio. La cucina della villa era un locale enorme, alto e con le volte, con una stufa che sembrava una corazzata, una credenza gigantesca piena di peltro lucidato e un tavolo di legno grande abbastanza per poterci pattinare sopra. A quel tavolo, in piedi, a sbriciolare pasta frolla con pioggerellina fra le dita abili e grassocce, stava la signora Park, l'affabile e garbata contadina che aveva sostituito il signor Manotti come chef. Accanto alla signora Park sedeva il primo valletto, James, uno dei pochi a essere tornato dalla guerra. Sotto la guida del signor Proom, che venerava, aveva fatto carriera, da addetto alle lampade fino alla sua posizione attuale. Vicino a James sedeva Louise, la capodemestica e poi c'erano le due sottodomestiche ai suoi ordini, la prosperosa e ridanciana Peggy el sorella Pearl. Sid, il secondo valletto, sedeva di fronte a James; Florence, l'anziana sguattera, stava riempiendo un secchio alla caldaia; Win, la cuciniera era appollaiata umilmente su uno sgabello verso il fondo del tavolo.

Si sentirono dei passi leggeri scendere per il corridoio di pietra e Zoya apparve sulla porta. Louise, che era insolente e brusca, fu la prima a vederla.

" Ecco la servita! " disse.

" Insomma, Louise! " l'ammonì gentilmente la signora Park. 

Zoya sorrise con piacere e si infilò in un posticino accanto a Win, al fondo del tavolo. Tutta la servitù si scambiò occhiate perplesse. Se c'era qualcosa che poteva non andare nella nuova domestica, dovettero ammettere che non era lo snobismo né la presunzione.

 

 

 

Salve a tutti, ho unito due capitoli visto che i precedenti due erano leggermente corti, ho chiesto aiuto a mia mamma che oltre a essere un'ottima lettrice scrive estremamente bene, e devo dire che mi è stata utile questo capitolo mi piace decisamente di più e spero che lo apprezzerete anche voi. Vi chiedo comunque di lasciare un segno della vostra presenza anche solo una recensione, per farmi sapere cosa ne pensate.

 

- Ale 

  
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