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Autore: Aven90    21/01/2013    5 recensioni
A di Aven, naturalmente! La storia si articola calcando un po' quello che è stato il manga, e conterà di tre saghe complessivamente, e in questa long verrà trattata la prima, la più lunga! A causa di varie esigenze, ci saranno personaggi OOC, ma spero che gradiate ugualmente!
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball A'
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Questa storia è stata scritta solo per divertimento e non è finalizzata al lucro. Ogni personaggio appartenente all’universo Dragon Ball appartiene al relativo autore.

Nel giorno in cui ricorreva il settimo anniversario dal Torneo Tenkaichi nel quale Goku decise di allenare Ub per poi avere lo scontro finale fra loro, la vita alla Città dell’Ovest scorreva tranquilla.

Il sole splendeva e gli autobus arrivavano in orario.

Nello specifico, i violenti scossoni che ogni giorno percuotevano il quartiere periferico della metropoli erano ormai di dominio pubblico, continuamente attribuiti al marito della Presidente della Capsule Corporation, un uomo bellicoso ed incivile.

Ma nessuno si aspettava che, oltre a quella calma apparente, un uomo con occhi vacui avrebbe fatto il suo ingresso nella scena da un tombino poco lontano dalla sede.

La cosa che colpiva, a parte gli occhi vacui, era non solo il cattivo odore che emanava, ma i vestiti strappati e l’ ”effetto bruciato” sulla pelle, tanto da sembrare una persona che è appena uscita da una macelleria. Assieme alle vacche.

“Amico, che ti è successo? Sembra che tu sia uscito da una macelleria con le vacche!” commentò un tizio, ripetendo le stesse mie parole.

“I… i… Gi’isa…” rispose, e cadde a terra.

Morto.

Fumava ancora carbonizzato quando arrivarono la polizia e l’ambulanza.

“… E quindi ha mormorato qualcosa di incomprensibile prima di morire?” chiese il commissario, annotando il tutto.

“Sì, commissario” rispose amaro il tizio che aveva parlato con lui prima di morire. “Non so cosa abbia detto in realtà. Di sicuro non si tratta di roba terrestre”

“Non diciamo stronzate” tagliò corto il commissario. “Non esistono gli alieni. Esiste solo quello che vedo, e non sono io a dirlo, ma è proprio così. Vero, Johnny?” si rivolse al suo braccio destro che stava ancora osservando la testa della vittima bruciacchiata, giocando con la pelle che veniva via a pezzi.

“Sì, signore” rispose lui, concentrato nel vedere possibili indizi sul cadavere.

“Non giocare col cadavere!” ordinò il commissario, togliendolo di peso dal corpo e proseguendo. “Adesso tu e una squadra scendete per i sotterranei e vede che cosa è successo. Sospetto un’esplosione, ma non ne sono sicuro. Potrebbe essere stato anche un esperimento andato a male di quel pazzo del padre di Bulma”

“Non ci starà ancora provando? Non stava con quel… Vegeta, credo, no, Mary?” chiese provocatorio Johnny.

Mary annuì vigorosamente. “Su Beginner 3025 c’è scritto che Veggy ieri notte ha infilato quattro paparazzi stavolta, nel cestino dell’immondizia del marciapiede! Che fusto!” concluse adorante.

“Umpf” rispose stizzito il commissario, prima di voltarsi a rimuginare su quanto era accaduto. Non aveva certo la forza di infilare quattro uomini adulti più le loro macchine fotografiche in un piccolo cestino.

Nel frattempo, Johnny e la sua squadra scesero armati di torce nei sotterranei della città dell’Ovest. Un luogo sporco, umido, con stalattiti gocciolanti liquido verde, nero solo a causa del buio pesto.

Un fortissimo odore di bruciato copriva il tipico odore della fognatura, di uova marce.

“C’è qualcosa che non va in questo tunnel” commentò serio Johnny, al quale piaceva torturare i cadaveri, ma quando c’era qualcosa che non andava recuperava un pizzico di buon senso.

“Sembra che qualcuno si sia divertito a posizionare detonatori qui” fece eco un suo sottoposto, starnutendo essendo allergico a qualcosa che vi era nell’aria.

“E allora come si spiega che quell’uomo era ancora vivo una volta uscito? Non sarebbe dovuto disintegrarsi?” obiettò Johnny, che a differenza del suo capo credere fermamente agli alieni, ricordava di un episodio di diciassette anni prima in cui aveva visto una casa a forma di cane, ma come al solito nessuno gli aveva creduto. Non solo, la foto che aveva fatto era stata inspiegabilmente cancellata dall’archivio.

In ogni caso, superate varie macerie che cadevano d’un tratto da sopra le loro teste e parecchi cumuli di cenere che una volta erano ratti, un’agente concluse “Mi sa che questa esplosione è durata parecchi chilometri, uscendo fuori città”

“Addirittura, Rosemary? Ma ti rendi conto di che bomba atomica staremmo parlando, in tal caso? Il Re del Mondo non aveva in programma test nucleari sotterranei” rispose Johnny, ma in ogni caso ordinò alla sua squadra di fare ritorno al commissariato.

Il commissario nascose in fretta la sua foto personale di Bulma nel cassetto e si preparò a ricevere il suo braccio destro.

“Eccoti, Johnny, puzzi da morire, ma per te non dovrebbe essere una novità. Cosa hai trovato di interessante?”

“Rosemary dice che l’esplosione originaria deve essere avvenuta fuori città” espose Johnny.

“Aahahaah! E io sono…” stava sicuramente per insultare, ma il telefono vecchio stile al quale il capo della polizia era molto legato squillò imperioso.

“Centrale di Polizia, parla il commissario”esordì sicuro di sé.

“Sono la presidente della Capsule Corporation, Bulma! Ci hanno riferito che un’esplosione è avvenuta per colpa nostra e sono stata interrogata per  accertamenti, è vero?”

“Sì, è vero” rispose con voce calda l’altro, sorridendo beffardo. Non vedeva l’ora di interrogare Bulma, che nonostante l’età era ancora piacente.

“Beh, però con l’esplosione del tombino non c’entriamo niente, né io né mio marito” escluse perentoria la donna.

“E allora chi, se è lecito?” chiese ironico.

“Beh… ci hanno segnalato la presenza di un UFO a quindici chilometri dalla città, da dove poco lontano è stato trovato un buco enorme che secondo i calcoli di mio padre che conosce la zona perché va a caccia degli animali che poi porta qui a casa, maledetto lui, arriverebbe proprio al tombino davanti la nostra sede!”

Il commissario non credette a una sola parola proferita dal suo oggetto del desiderio, soprattutto la parte riguardante suo padre.

“Beh, controlleremo. Buona giornata.” Chiuse la comunicazione. Non avrebbe voluto essere così sgarbato con la donna dei suoi sogni, ma quando si parlava di UFO gli saltava subito la mosca al naso e gli veniva voglia di fumare un sigaro.

Emise un lungo sospiro, era ora di dare ordini e risolvere quel caso il più in fretta possibile.

“Johnny, non ti dispiace andare a quindici chilometri da qui e vedere se c’è un UFO, vero?”

Johnny non ne vedeva l’ora. Si mise sull’attenti e uscì dallo studio pieno di scaffali traboccanti di archivi.

“Aaaah, i giovani” mormorò il poliziotto una volta solo, accendendosi il sigaro ora che non lo vedeva nessuno: non si poteva fumare in un luogo pubblico. “Non troverà alcunché.”

“Ho trovato il PARADISO!” commentò entusiasta il suo braccio destro mezz’ora più tardi, urlando da solo davanti a quella che sembrava una cabina telefonica inglese viola.

“È pazzesca la tecnologia aliena!” commentò ancora parlando da solo, osservando tutti i dettagli come si potrebbero ammirare le migliori opere d’arte.

Stava per comporre il 911 per far arrivare una squadra per indagare sul manufatto, ma una voce roca arrivò dal nulla alle sue spalle.

“Ed è pazzesca anche la tua qualità di non farti i fatti tuoi, vero?” un uomo alto, con la pelle arancione e muscolosa, sogghignava sotto i suoi occhi di ghiaccio.

“Sei il proprietario?” chiese Johnny, simulando indifferenza all’altezza imponente dell’altro essere, accentuata da una coda simile a quella delle lucertole, con la differenza che emanava vapore.

L’essere scostò i capelli biondi che gli occupavano solo la fonte (la nuca era nuda) e rispose “Non ti interessa. Davvero, no!”

Allungò i capelli crespi gialli in modo da occupargli tutto il cranio, spiccò un balzo di oltre quindici metri e ridiscese in picchiata.

“Aahahaha!” rise senza gioia. “Come quell’altro di poco fa, voi terrestri non vi state distinguendo per originalità!” allungò un braccio per afferrare la testa del povero Johnny, portò l’intero suo corpo verso l’alto e infine lo spinse sotto terra, creando un secondo buco largo oltre tre metri.

“E questo per finire! Ricordati chi siamo: i Gi’isa!” gli scagliò contro una sfera d’energia gialla che accompagnò il braccio destro del commissario per molti chilometri sottoterra. Fino ad esplodere in un altro tombino in un’altra zona della città.

Sentita l’esplosione anche a chilometri di distanza, l’essere prese dalla tasca dei jeans un walkie/talkie, con l’antenna a forma di corno di unicorno.

“Hey, Lothar”

Lothar rispose dall’altra parte dell’apparecchio “Si è risvegliato?”

“No, non è questo” rispose lui, deluso.

“E allora cosa succede?” chiese incuriosito l’essere, evidentemente un suo simile.

“È vero che la Terra è il luogo ideale per fare crescere il Predestinato, ma ci sono davvero troppe persone. In secondo luogo vorrei farti notare che ci sono un sacco di scossoni, e voglio vedere a cosa sono dovuti”

“Fallo, allora, e non seccarmi” Lothar chiuse la comunicazione stizzito.

“ Lo farò… mi prudono le mani”. L’essere senza nome sorrise, stavolta di gioia: oltre agli esseri inutili, c’erano anche esseri in grado di scatenare i terremoti in quel pianeta. Sperò vivamente che fossero ficcanaso almeno quanto quelli che aveva appena ucciso.

Il fatto era che stare lì a sorvegliare e basta il Predestinato era un compito altamente squalificante, ma fra lui e Lothar indubbiamente c’era un divario troppo netto per mettersi anche solo a discutere, così l’essere faceva ciò che gli era stato ordinato senza fare troppe discussioni che poi si sarebbero protratte troppo a lungo e quasi sempre finivano col sangue.

Ma finalmente, l’aver avvertito un’aura interessante poco lontano dal punto di atterraggio, era un segno che qualcosa stava per cambiare nella monotona vita Gi’isa.

La Terra era il pianeta ideale, per tutti quelli come loro che volevano che il Predestinato tenesse fede al suo nome.

E lui, creatura che tendeva al fancazzismo, ci andava a nozze, con quegli omuncoli senza forza che si facevano distruggere in quella maniera, anzi; era piuttosto divertente sperimentare nuovi metodi di tortura.

Ma non era venuto qui per quello, e vai poi a spiegare a Lothar il motivo di un bagno di sangue esagerato.

Sarebbe finita di nuovo a un litigio che non sarebbe convenuto a nessuno, tantomeno al Predestinato.

Ma stavolta gli prudevano le mani. Lothar avrebbe capito.

E anche il Predestinato.

 

 

Fine Capitolo 1! Ho voluto un po' "originalizzare" l'incipit, come potete vedere sono più i personaggi inventati da me che quelli dell'Universo! Ditemi cosa pensate di questa mia scelta, perché vi assicuro che questo capitolo sarà alla base di tutta la trama o quasi!

   
 
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