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Autore: Aquarius no Lilith    22/01/2013    4 recensioni
Questa storia è frutto di un sogno che ho fatto circa un anno fa e che ho voluto sviluppare.
La storia è ambientata in un ipotetico post Hades e vede tutti i gold saint tornati in vita, grazie alla dea Atena. La protagonista è Yume, cavaliere d'argento di Cassandra ed ex allieva di Saga dei Gemelli. Ella fa ritorno al Santuario dopo due anni passati a Delfi ad allenarsi alla fine dell'ultima guerra sacra. Si troverà così a dover affrontare la nuova guerra sacra contro la dea Artemide, che metterà a dura prova la sua fedeltà alla dea Atena e il suo amore per Milo dello Scorpione, minacciato da un lontano passato di cui lei non ha colpa.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gemini Saga, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La maledizione dell' amore eterno'
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Quella notte però, non fu per niente tranquilla: infatti, il mio sonno fu tormentato da visioni una più cruenta dell'altra, su quello che sembrava, sarebbe stato l'ultimo scontro tra noi saint di Atena e quelli nemici.
Una cosa però mi fu subito evidente: la maggior parte dei guerrieri nemici non erano uomini, ma donne che si battevano con una forza per nulla inferiore anche al più debole bronze o silver saint.
Il cavaliere con la spada che avevo già visto nella mia visione poi, compiva delle vere e proprie mattanze con quella sua arma e quando vidi pararglisi davanti per combattere Milo, il cavaliere dello scorpione, il mio cuore perse un battito.
Non vidi però cosa sarebbe accaduto subito dopo, poiché la visione all'improvviso cominciò a sparire ed io mi svegliai.
Rimasi ancora un po' a letto per cercare di riordinare i pensieri e poi mi alzai per fare colazione.
Come ebbi finito, mi diressi alla biblioteca del Santuario, che si trovava in una posizione ancora più alta rispetto alla tredicesima casa.
L'attraversamento delle dodici case fu veloce e giunsi dunque dopo pochissimo tempo davanti alla tredicesima casa, dove girai a destra e cominciai a salire i gradini che portavano alla biblioteca.
Come entrai, mi fermai a guardare, con meraviglia, i numerosi scaffali che contenevano libri anche molto antichi.
Una delle mie grandi passioni, infatti, era la lettura e questa cosa mi aveva permesso di instaurare un rapporto abbastanza cordiale con Camus, il cavaliere dell'Acquario.
Chissà come stavano Milo e lui...
Allontanai subito quel pensiero dalla mente e cominciai a cercare subito informazioni sui saint che combattevano armati di spada, ma neanche dopo averne aperti quaranta (li avevo contati) trovai qualcosa e questo fatto mi scoraggiò un po'.
Dopo qualche tempo, mentre scorrevo con lo sguardo i vari libri sulla parete alla mia sinistra, un libro dal titolo in greco antico attirò la mia attenzione e dopo averlo preso dallo scaffale, mi sedetti al tavolo che serviva per la consultazione e cominciai a leggere. Infatti, conoscevo il greco antico, poiché da bambina avevo voluto impararlo di mia iniziativa, per leggere anche i libri più antichi della biblioteca.
Mentre sfogliavo le pagine del libro, mi venne quasi un colpo, quando vidi una rappresentazione del cavaliere, apparso nelle mie visioni.
Il libro diceva che era il primo cavaliere uomo della dea Artemide e il cavaliere di Atteone.
Egli usava come arma una spada, donatagli all'epoca del mito da Artemide e la sua lama era stata bagnata nel sangue della stessa dea, per cui essa poteva trapassare qualsiasi cosa.
Voltando la pagina però, mi sconvolsi ancora di più, poiché c'era scritto che solitamente in passato nessun cavaliere che lo abbia sconfitto sia sopravvissuto per raccontarlo.
Quel libro inoltre, dalla datazione che riportava all'inizio, era riconducibile a un periodo antecedente la penultima guerra sacra contro Ade.
Decisi allora per ciò che c'era scritto in quel libro, di portarlo a vedere alla dea Atena, ma come uscii dalla biblioteca, vidi chiaramente lo scintillio di tre armature d'oro, che si stavano dirigendo all'undicesima casa e quindi, affrettai il passo.
Arrivata davanti alla porta della tredicesima casa, bussai per segnalare la mia presenza e poi entrai. Vidi la dea Atena seduta sul trono e sola, come il giorno prima.
M’inchinai immediatamente e con lo sguardo volto a terra, dissi: << Scusatemi dea Atena se vi disturbo nuovamente, ma devo avvertirvi che ho identificato il cavaliere nemico, che ho visto nelle mie visioni >>.
<< E di che cavaliere si tratterebbe, Yume? >>.
<< Il cavaliere di Atteone, mia dea e uno dei pochi guerrieri uomini di vostra sorella, la dea Artemide >>.
<< Capisco.
Hai visto altro oltre a questo? >>.
<< Posso solo dirvi da quello che sono riuscita a capire da una visione molto lacunosa di questa notte, che saremo attaccati molto presto qui al Santuario e quindi sarebbe meglio prepararci a difenderci.
Inoltre, su questo libro che ho trovato in biblioteca, è descritta la maggior parte dei guerrieri più forti della dea Artemide >>.
Detto questo, porsi il libro alla dea che, alzatasi per prenderlo come mi sfiorò appena una mano, mi causò una visione.
Si stagliò così davanti a me il campo di battaglia che avevo già visto nelle mie visioni, che però ora era immerso nel più totale silenzio.
Vidi la dea Atena rivestita della sua sacra armatura, che piangeva su un corpo esanime a terra.
Non riuscii però ad avvicinarmi a lei, perchè una sensazione di strazio e dolore fortissimo mi travolse come un fiume in piena, senza darmi modo di reagire.
Quello strazio durò per pochi secondi e poi la visione si dissolse, lasciandomi in uno stato di confusione terribile.
Quando tornai in me e rimisi a fuoco la sala però, mi sentii mancare le forze e caddi di lato.
Mi aspettai di toccare il freddo pavimento, ma non accadde, perchè sentii due braccia forti afferrarmi al volo.
Riconobbi subito l'aroma di muschio bianco proveniente da quella persona, cosicché già prima di aprire gli occhi sapevo chi avevo accanto.
Quando mi ripresi, vidi Milo che mi guardava con sguardo apprensivo e ringraziai mentalmente di portare la maschera, perchè sentivo di essere diventata completamente rossa. Volgendo lo sguardo poi alla dea Atena, visibilmente preoccupata, notai che ora accanto a lei si trovavano Mu dell'Ariete e Camus dell’Acquario.
Cercai di rialzarmi, e riuscii a farlo solo grazie all'aiuto di Milo, che mi fece da appoggio.
Guardando poi, la dea Atena, dissi: << Mi scuso per avervi fatto preoccupare, dea Atena.
La reazione che ho avuto è stata causata da una visione molto forte, riguardo ai sentimenti presenti in essa.
Non c'è però di nessun aiuto, perchè riguarda il tempo successivo alla prossima guerra sacra >>.
E la dea Atena, guardandomi, disse: << Comprendo, Yume.
Sei in grado di tornare agli alloggi delle sacerdotesse da sola o hai bisogno di aiuto? >>.
Ed io sorridendo sotto la maschera, risposi: << Non ho bisogno d'aiuto, dea Atena.
Questa visione, se ci ripenso, è niente rispetto a quello che ho visto quand'ero a Delfi con la Pizia.
Ora mi congedo, per lasciarvi parlare con i cavalieri d'oro >>.
Milo che nel frattempo si era allontanato da me ed era rimasto in piedi dov'ero quasi svenuta, mentre passavo mi osservò con uno sguardo preoccupato.
Per ultima cosa poi, m’inchinai ancora una volta verso la dea Atena e, uscii.
Mi diressi dunque nel giardino che si trovava dietro la biblioteca, per riprendere fiato un attimo e rimettere in ordine i miei pensieri.
Quando arrivai, mi sedetti in mezzo al prato, che era pieno di fiori bellissimi e profumatissimi.
Come mi calmai, provai a entrare in contatto con il mio cosmo, che mi rimostrò la visione avuta poco prima, ma questa volta, tutto era avvolto dalla nebbia e si distingueva veramente pochissimo.
Allora tornai subito alla realtà, poiché era inutile che cercassi di vedere qualcosa che era solo probabile e non già deciso.
Ripensai dunque a Milo, che avevo appena rivisto dopo due anni di lontananza.
Il mio sguardo andò così subito a cercare l'anello che portavo all'anulare sinistro, che mi aveva dato prima che partissi per Delfi e con il quale mi aveva fatto una promessa d'amore eterno.
Io lo avevo accettato perchè, lo amavo con tutta me stessa e questo sentimento in quei due anni passati lontani, non si era indebolito, ma rafforzato.
Inoltre mi era servito da supporto anche nei momenti di più grande sconforto, che avevo attraversato diverse volte, soprattutto durante l'ultima prova della Pizia di Delfi.
Il dolore poi, che avevo provato quando avevo visto in una delle mie visioni che sarebbe morto davanti al muro dell'Elision insieme agli altri cavalieri d'oro, era indescrivibile.
Dopo quella visione avevo passato, circa una settimana rinchiusa nella mia stanza a piangere e solo quando vidi che i cavalieri d'oro sarebbero tornati tutti in vita grazie alla dea Atena, ricominciai veramente a vivere.
Avevo poi affrontato l'ultima prova della Pizia, pensando che quando sarei tornata al Santuario, avrei potuto finalmente riabbracciarlo.
Mentre pensavo a questo, vidi stagliarsi un'ombra davanti a me e, guardando dietro di me vidi Milo.
I suoi occhi e capelli blu, illuminati dal sole, sembravano ancora più belli e il suo fisico slanciato e atletico, assolutamente perfetto, era messo in risalto dalla sua armatura d'oro.
E' bello quanto un dio greco, pensai.
Si sedette accanto a me e, guardandomi con uno sguardo dolcissimo, disse: << Sono felicissimo che tu sia tornata, Yume >>.
Allora mi tolsi la maschera, perchè mi potesse guardare in faccia.
E sorridendogli anch'io, dissi: << Anch’io lo sono perchè mi sei mancato mol... >>.
Non finii la frase, poiché mi baciò.
Quel bacio fu dolce e gentile insieme all’inizio, ma poi divenne anche passionale.
Dopo un po' ci staccammo per riprendere fiato e allora, gli dissi: << Oserei dire che questo bacio era per farmi capire quanto ti sia mancata in tutto questo tempo, vero? >>.
E Milo, sorridendomi, rispose:<< Sì, infatti, senza di te mi sentivo incompleto e solo, anche se Camus e gli altri facevano di tutto per tenermi compagnia.
La consapevolezza poi che tu sapessi tutto ciò che mi sarebbe accaduto m’irritava molto, poichè per me non era lo stesso con te.
Poi, non sapendo se stavi bene o male, ero pervaso da una continua inquietudine >>.
Come Milo finì di parlare, lo abbracciai, felicissima per le sue parole.
Anche lui mi abbracciò e rimanemmo così, finché non sentimmo qualcuno fare un colpo di tosse.
Per fortuna che il mio viso non si vedeva, perchè lo avevo nascosto tra i capelli di Milo!
Cercai con la mia mano destra la mia maschera che era per terra e come la trovai, la feci aderire al viso.
Milo poi era rimasto davanti a me perchè così nessuno mi potesse vedere in volto e dunque mi aiutò ad alzarmi.
Vidi così davanti a me un Mu e un Camus, visibilmente imbarazzati.
Stavo per dire qualcosa, ma Milo mi precedette, dicendo con un sorriso simile ad un ghigno: << Ragazzi, come mai siete qui?
Volevate forse spiarci? >>.
Ai due cavalieri non servì rispondere, poiché i loro visi parlavano già da soli.
Cercando di allentare la tensione, dissi: << Non fate caso alle solite stupidaggini di Milo, ragazzi.
Piuttosto ditemi, come state?
Io sono tornata solo ieri dal Santuario di Delfi >>.
Milo fece il finto offeso, ma poi riprese a sorridere.
Le mie parole per fortuna sortirono l'effetto desiderato e cominciammo così a parlare di ciò che mi era successo durante i due anni di addestramento a Delfi.
Dopo un po' però Camus, disse: << Yume sapresti dirci qualcosa in più, rispetto a questa nuova guerra sacra, che stà per cominciare? >>.
<< Per ora è certo solo che il nostro nuovo nemico sarà la dea Artemide, sorella maggiore della dea Atena >>.
<< E da cosa l'avresti dedotto, Yume? >>, chiese con occhio critico Camus.
Ed io cercando di non arrabbiarmi per la sua poca fiducia nelle mie capacità, gli risposi: << L'ho dedotto da una visione che ho avuto ieri, mentre stringevo la mano a Kanon di Gemini.
In essa, infatti, ho visto il primo cavaliere di Artemide combattere contro di lui su un campo di battaglia, pieno di saint che combattevano tra di loro e di morti >>.
Tutti e tre rimasero sconvolti a quelle parole, ma dopo un po' fu Camus a parlare, esprimendo di certo quello che era il pensiero anche dei suoi compagni: << Il nostro dovere è combattere per la giustizia e per Atena, che la rappresenta.
Sé servirà dunque, combatteremo anche a rischio della nostra vita, per difendere questo ideale >>.
Dopo un po' Mu e Camus se ne andarono e rimanemmo solo io e Milo, in quel luogo così bello e tranquillo.
A un certo punto però Milo, guardandomi, disse: << Ora che sei di nuovo con me, Yume, desidero ridarti il ciondolo che mi hai affidato due anni fa e che era di tua madre >>.
Come lo disse, fece per toglierselo, ma lo fermai, dicendogli: << Vorrei che lo continuassi a tenere tu, perchè così ovunque tu vada avrai qualcosa che ti parlerà di me.
La stessa funzione d'altronde per me è svolta dall'anello che mi hai dato due anni fa >>.
A quelle parole mi abbagliò con quel suo sorriso bellissimo, ma il bel momento fu interrotto dal brontolare del suo stomaco, che mi fece capire che doveva essere arrivata l'ora del pranzo.
Alzandomi in piedi allora, dissi: << Andiamo alla tua casa, così preparo il pranzo per entrambi e parliamo un po' >>.
Come arrivammo all'ottava casa, mi diressi subito nella parte adibita agli alloggi di Milo.
Giunta però nella cucina, rimasi sconvolta nel vedere come fosse disordinata: infatti, c'erano stoviglie e pentole tutte alla rinfusa e sporche, sia sul piano cottura, sia sul tavolo e sulle sedie.
<< Scusami Yume, ma prima di partire per la missione, abbiamo fatto festa per celebrare la vittoria su Ade e il fatto che eravamo di nuovo tutti insieme.
E quindi non ho avuto il tempo di riordinare... >.
<< Vabbè >>, dissi io sbuffando, << metto a posto io e poi apparecchio sul tavolo della sala.
Non abituartici però … >>.
<< Sì, d'accordo Yume e grazie.
Ora vado a farmi una doccia e poi vengo a mangiare >>.
Prima di andarsene mi abbracciò e mi diede un bacio sui capelli.
Come sparì, mi misi a cercare qualcosa di commestibile nella dispensa, ripromettendomi di dire a Milo che doveva andare a fare la spesa, se non voleva morire di fame.
A un certo punto però, trovai una busta di pasta ancora sigillata, quindi misi l'acqua sul fuoco e andai nella sala, che era la stanza in cui si entrava, uscendo dalla cucina e girando a destra.
Era una stanza rettangolare arredata molto semplicemente: sulla parete destra c'era un divano a tre posti e di pelle nera, sul quale molte volte mi ero seduta o sdraiata con Milo nei momenti di tranquillità oppure quando lui non c'era e allora stavo lì a leggere un libro o a meditare.
Sulla parete sinistra invece, c'era una libreria che era piena di libri, anche sé certamente la quantità non raggiungeva neanche la metà della metà di quelli della biblioteca di Camus. A volte mi chiedo come facciano a essere migliori amici quei due, perchè hanno veramente due caratteri molto diversi e due modi di comportarsi opposti.
Al centro della sala poi, c'è un tavolo di legno da dodici posti con altrettante sedie.
Quando vidi però, che anche lì c'erano dei bicchieri sporchi, mi rassegnai al disordine cronico di Milo che in quei due anni era ancora peggiorato e li presi per portarli in cucina e lavarli in seguito, insieme a tutto il resto.
Buttata la pasta, poi apparecchiai il tavolo della sala e mentre aspettavo che la pasta cuocesse, cominciai a lavare un po' di cose.
Mentre passavo poi nel corridoio che separava le varie stanze, incrociai Milo completamente nudo, che se ne andava in giro senza alcun ritegno.
Dire che diventai più rossa di un peperone rosso, è dire poco...
Lui invece, cogliendomi alla sprovvista mi abbracciò e dopo avermi tolto la maschera, mi diede un bacio appassionato, di quelli che ti tolgono il fiato.
A un certo punto però lui si allontanò da me e sghignazzando, disse:
<< Sei diventata tutta rossa, perchè mi hai visto nudo...
Ma dai Yume, mi hai già visto così molte altre volte! Sei uno spasso! >>.
Non ebbi modo di rispondergli, perchè sempre ridendo,Milo entrò nella sua camera per andarsi a vestire, speravo.
Io allora lo lasciai stare e tornai in cucina dove, dopo aver scolato la pasta, la misi in due piatti e la condii con le spezie che mai mancavano nella dispensa di Milo.
Quando arrivai in sala, Milo era già seduto al suo posto e quindi gli misi davanti il suo piatto, per poi sedermi al mio solito posto, accanto a lui.
Durante il pasto, parlammo a turno di un sacco di cose, ma a un certo punto Milo, facendosi serio, disse: << Yume, hai già incontrato le tue vecchie allieve? >>.
<< No >>, dissi io con un’espressione un po' triste, << d'altronde Marin, mi ha detto che Aglae e Dafne dopo la guerra sacra contro Ade, sono sparite e che non se ne è più saputo nulla.
Sono un po' in pensiero, ma sono certa che ormai siano in grado di badare a loro stesse e quindi attenderò con pazienza il loro ritorno >>.
<< Capisco >>, disse Milo e poi non ne parlammo più.
Poiché avevamo finito di pranzare, sparecchiai e Milo mi aiutò a portare il tutto in cucina e poi mi diedi al lavaggio delle stoviglie, in solitario.
Milo poi non si fece vedere per un po', almeno finché, passando davanti alla sua camera, lo vidi appoggiato al muro con le braccia incrociate davanti al petto.
Ci bastò un solo sguardo per capirci e poi lo seguii nella sua camera da letto.
Quello fu uno di quei pomeriggi che non si dimenticano facilmente e che si vorrebbe non finissero mai.                        


Piccola nota dell'autrice: eccomi qui con il secondo capitolo, che spero vi piacerà.
Ringrazio Ishy_sama, scacri e valepassion95 per aver messo la mia storia tra le seguite e tutti coloro che si limitano a leggere la storia e basta.
Un grande saluto e al prossimo capitolo,
Lilith
  
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