Capitolo 19 – Risvegli
La mattina dopo.
Camera di Ginny.
I raggi del sole filtravano appena dalle pesanti tende alle finestre, riuscendo comunque a
illuminare la stanza, colorando le pareti di un tenue giallo. Harry spostò appena
la testa evitando un fastidioso raggio di sole che lo colpiva direttamente
sugli occhi; fece questo movimento non solo per il fastidio, ma anche per
continuare a guardare negli occhi Ginny, sdraiata quasi completamente su di
lui, con il mento appoggiato sul suo petto ed un sorriso felice sul volto.
Prese ad accarezzarle la schiena, una
metà coperta dal lenzuolo e l’altra metà coperta dai lunghi capelli rossi.
Ed anche lui non riusciva a
smettere di sorridere.
Ginny accarezzò il petto di Harry e facendo forza su di
esso si spinse in alto poggiando dolcemente le proprie
labbra sulle sue, per poi tornare dove era prima.
Erano circa venti minuti che eseguivano sempre gli
stessi movimenti, con quel sorriso felice e appagato che proprio non riuscivano
a togliersi dal viso.
«Dovremo alzarci, sai?» soffiò dolcemente Ginny, anche
se lei per prima non ne aveva voglia.
«Perché?» fece Harry, mettendo
su un finto broncio da bambino. Ginny rise leggermente.
«Vorresti restare a letto tutto il giorno?»
«Ti dispiacerebbe?»
«Assolutamente no» rispose decisa Ginny. Forse un po’
troppo decisa si rese conto e non poté evitare di arrossire. «Solo che… non…
dovremmo fare aspettare gli altri… per la colazione…»
Harry sorrise nel vedere Ginny balbettare imbarazzata;
si era messa a sedere, coprendosi pudicamente il seno con il lenzuolo.
«Non pensavo ti imbarazzassi
ancora. Insomma… dopo quello che mi hai detto ieri…
sei stata, come dire… ecco, sfacciata
credo che sia la parola giusta…»
«Volevo solo cercare di distrarti un po’» rispose Ginny
con lo sguardo basso ancora per l’imbarazzo, imbarazzo
accentuato dalle guance rosse.
Harry rise. «Direi che ci sei
riuscita» Si avvicinò, costringendola a voltarsi. Quando furono occhi negli occhi si calò su di lei e la baciò ancora. Sentì Ginny
rilassarsi e tornarono insieme sdraiati sul letto.
«E poi non mi va di alzarmi»
riprese il discorso precedente Harry. «Devo riposarmi dopo tutto l’esercizio fisico che ho fatto»
«Come se ti fosse dispiaciuto» fece Ginny, questa volta
senza imbarazzo, cosa che non sfuggì a Harry.
«Ah, ecco che rispunta
«E come…» cominciò Ginny
abbassando lo sguardo, sentendo l’imbarazzo ritornare. «…come… si, insomma,… hai capito, no?»
Ora era il turno di Harry per essere imbarazzato; Ginny
lo vide distogliere lo sguardo imbarazzato, le guance farsi velocemente rosse e
in quel momento non poté fare a meno di trovarlo adorabile.
«Bè, io…» cominciò titubante Harry, «insomma… è stato…
bello» concluse Harry, sempre più imbarazzato. Alzò lo
sguardo verso di lei… ma rimase un po’ confuso
dall’espressione di Ginny; non aveva più il sorriso di prima, ma uno sguardo
strano. Sembrava triste.
«Solo bello?» chiese Ginny, ed Harry giurò di aver
percepito una nota di delusione nella voce.
«Bè…» disse Harry ancora balbettando e cercando nella
sua mente le parole per rimediare al pasticcio che aveva combinato… qualunque
esso fosse. «… insomma… si… è stato più che bello… è stato bellissimo… e…
insomma… non so come spiegarlo… non ho poi tutta questa esperienza
in questo campo»
«L’ho notato»
Harry spalancò occhi e bocca mentre tornava con uno
scatto della testa a guardarla; aveva le guance rosse ma
un sorriso furbo che le giocava sul viso.
Ginny voleva solo prenderlo un po’ in giro, visto che
lui l’aveva messa in imbarazzo prima… voleva rendergli pan
per focaccia.
Quando Harry capì il significato di quel sorriso lasciò cadere la testa sul cuscino sbuffando, ma anche
lui aveva il sorriso sulle labbra.
«Non dovresti dire queste cose ad un ragazzo dopo… dopo
che ha fatto quello che abbiamo fatto… rischi di mandarlo in depressione per
tutta la vita»
Ginny rise prima di avvicinarsi nuovamente a lui e
baciarlo pieno sulle labbra.
«Anche per me è stato bellissimo… e non solo per quello
che ho provato» continuò guardandolo dritto negli occhi, «ma anche… e
soprattutto… perché eri tu, perché è stato con te»
Ginny sorrise nel vedere le guance arrossate del suo
ragazzo… ma tornò seria quando vide l’espressione di
Harry mutare; anche lui aveva uno sguardo serio, uno sguardo deciso e per un
momento Ginny temette di aver detto qualcosa di sbagliato…. dubbio
che si cancellò nel momento esatto in cui sentì le labbra di Harry sulle sue.
C’era qualcosa di diverso in quel bacio; sebbene fosse
stato un leggero sfiorarsi Ginny aveva sentito chiaramente che Harry voleva
comunicargli in più dell’amore che provava per lei. Doveva avere un punto
interrogativo stampato sul viso, perché Harry sorrise e disse, come a
rispondere alla sua muta domanda: «Grazie».
La rossa sbattè le palpebre.
«Per cosa?»
«Per tutto» rispose deciso Harry. «Per essere quella
che sei. Perché sei sempre con me.
Perché sei sempre nei miei pensieri… e nel mio cuore» disse Harry prendendo le
mani di Ginny e portandole sul suo petto. «Per essere così testarda da
non avermi ascoltato. Per essere stata così paziente da
aspettarmi per tutti questi anni, mentre io non avevo ancora capito quanto tu
fossi speciale. Perché hai deciso di rimanermi
accanto, nonostante il caratteraccio che ho» continuò con un sorriso,
ricambiato da Ginny, che stava cercando di trattenere le lacrime, continuando a
mordersi il labbro. L’espressione di Harry si fece di
nuovo seria. «Perché hai deciso di rimanermi accanto nonostante il
pericolo che continua ad essere presente nella mia vita»
Ginny si asciugò la lacrima che non era riuscita a
trattenere.
«Non ho intenzione di andarmene,
sappilo. Non riuscirai a liberarti di me così facilmente» Ginny si lasciò
sfuggire un singhiozzo.
«Chiamami egoista… ma non ho nessuna intenzione
di lasciarti andare via da me» fece con un sorriso Harry, così da far sorridere
anche Ginny, nonostante ora non riuscisse più a fermare le lacrime.
«Ti amo Harry»
«Anche io»
Si baciarono per confermare ancora di più questa
verità.
Erano ancora intenti a baciarsi
quando i loro stomaci richiamarono la loro attenzione. Ancora incollati
per le labbra cominciarono a ridacchiare senza essere capaci
di smettere; era davvero molto romantico concludere una dichiarazione d’amore
con il brontolio dello stomaco come sottofondo.
«Forse è davvero ora di alzarsi» fece ridacchiando
ancora Ginny.
«Dai alzati e vestiti» rispose
Harry, ancora con il sorriso sulle labbra. «Io non guardo» disse coprendosi il
volto con le mani
«Ma che gentiluomo» fece sarcastica Ginny
mentre raccoglieva i suoi vestiti e cominciava a sistemarsi… non
accorgendosi che Harry non era poi tanto gentiluomo visto che stava sbirciando
la ragazza attraverso le dita delle mani.
Camera di
Hermione.
Era felice.
Non aveva trovato un’altra parola che poteva esprimere
meglio il suo stato emotivo.
Qualcuno avrebbe potuto dire
che fosse troppo semplice per poter definire tutto il corredo di emozioni che
una persona poteva sentire dentro di sé dopo quello che aveva passato.
Ma certo a lui non importava.
Era felice. Semplicemente
felice.
Era felice perché non era mai stato così bene.
Era felice perché ora si sentiva talmente forte che
anche l’impresa di sconfiggere Voldemort non gli sembrava più tanto proibitiva.
Ed era felice perché aveva
davanti agli occhi la ragazza più bella e speciale che avesse mai incontrato.
Sdraiato su un fianco, il gomito sul cuscino, la testa
appoggiata alla mano, guardava sorridente la figura al suo fianco. La schiena
liscia e bianca di Hermione era scoperta per metà, i
riccioli castani che ricadevano sulle spalle e sul cuscino, il braccio fuori
dal lenzuolo.
Ed era la pelle nivea del
braccio di Hermione che Ron stava accarezzando dolcemente.
Non voleva svegliarla. Non era quello il suo intento. Solo che non riusciva proprio a staccarsi da lei. Sentiva
dentro di sé il bisogno di toccare la morbida pelle di Hermione.
Perché così la sentiva:
morbida.
Non aveva mai potuto dare un aggettivo per la pelle di
Hermione, perché non aveva mai avuto la possibilità di toccarla così a fondo. (E non pensate male, NdIo. E cosa dovremmo pensare? Lo sappiamo quello che hanno fatto,
NdVoi).
Un mugolio lo riscosse dai
suoi pensieri; vide Hermione muoversi leggermente e voltarsi. La vide aprire a
fatica gli occhi, ma quando incontrò i suoi non potè
fare a meno di arrossire sulle guance mentre si
sorridevano dolcemente.
«Buongiorno» le disse Ron.
«Buon… yawn… giorno!»
sbadigliò Hermione stropicciandosi un occhio. Ron sentì una vampata di calore
percorrergli tutto il corpo, non potendo evitare di pensare a quanto fosse tenera.
Hermione si passò una mano fra i capelli, ma spalancò
gli occhi davanti alla dura realtà.
«Oh no! Dimmi la verità: da quant’è che sei sveglio?»
«Solo pochi minuti» mentì lui. «Hermione! Amore esci di lì. Ti giuro che sei bellissima e non hai fatto nessun
gesto strano» Ron rise mentre Hermione si era nascosta
sotto le coperte per impedirgli di vedere quella massa informe che aveva in
testa.
«Vattene via!» esclamò nervosa Hermione. «Non avresti
mai dovuto vedermi in questo stato»
«E perché no?» chiese ancora
Ron, tentando con scarso successo di restare serio.
«Perché non voglio essere lasciata.
Non voglio che ti accorgi di quanto sono brutta. Specialmente la mattina appena
sveglia»
Ron, con ancora il sorriso sulle labbra, spostò
gentilmente il lenzuolo che copriva Hermione fino a quando
non incontrò i suoi grandi occhioni da cerbiatta.
«Magari potessi svegliarmi
ogni mattina con te accanto» le disse dolcemente. Hermione
non potè evitare di far comparire un timido sorriso
sulle labbra.
«Dici sul serio?» fece Hermione e Ron rise sentendo la
nota di incredulità nella sua voce.
«Ieri mi hai detto di credere più in me stesso. Potrei farti un discorso simile: devi smetterla di non crederti
bella. Hermione tu sei bellissima, i tuoi occhi mi fanno
impazzire, per non parlare dei tuoi capelli. Passerei ore ad accarezzarli senza
stancarmi mai. Inoltre sei intelligente, sei coraggiosa e non ti arrendi tanto
facilmente»
Hermione aveva un groppo in gola che proprio non
riusciva a mandare giu. Le parole di Ron l’avevano colpita nel profondo.
«Sei straordinaria» continuò Ron, «ed io dovrò
picchiare ogni ragazzo che oserà solo guardarti» concluse facendola ridere. Ron
si avvicinò ancora di più baciandola dolcemente sulle labbra
mentre lei faceva passare le sue braccia attorno al collo del ragazzo,
avvicinandolo ancora di più.
Dopo qualche minuto si staccarono, col fiato corto, gli
occhi ancora chiusi, fronte contro fronte.
Hermione aprì gli occhi quando
sentì la fronte di Ron staccarsi dalla
sua; aveva le orecchie che tendevano al rosa, così come le guance, un ciuffo di
capelli rossi che ricadeva sul davanti, coprendo appena il blu dei suoi occhi.
Glieli spostò, in modo da vederlo bene, ma quando sentì
la mano grande e calda di Ron coprire la sua si bloccò; non era solo per quel
gesto, ma anche per lo sguardo che aveva il ragazzo. Hermione non aveva mai
visto un’espressione tanto seria sul viso di Ron.
Cercò di smuovere la situazione uscendosene con una
risatina nervosa, ma non riuscì nel suo intento. Stava per chiedergli
direttamente che cosa avesse quando quelle parole uscirono dalla bocca del
ragazzo.
«Ti amo»
Hermione spalancò occhi e bocca, tanto che Ron fece un
timido sorriso vedendola in quello stato.
«Sai» cominciò, «mi sono accorto che non te l’avevo mai
detto fino ad ora. E mi dispiace, avrei dovuto dirtelo
tempo fa. Molto tempo fa».
Gli occhi di Hermione si fecero umidi e una lacrima
scese sulla guancia fino ad arrivare alle labbra, piegate all’insù in un
sorriso imbarazzato. Con il pollice Ron gliela asciugò.
«Possibile che riesca sempre a farti
piangere?» chiese Ron con un sorriso. Hermione sbuffò avvicinandolo di
più a sé e baciandolo pieno sulle labbra.
«Anch’io ti amo Ron» gli disse
poi Hermione. «Ti amo tanto» e ripresero a baciarsi.
Si staccarono quando decisero
che era il momento di alzarsi e raggiungere gli altri. Hermione si stava
avviando verso la porta della stanza per uscire ma
venne tirata indietro dalla mano di Ron, che la fece voltare e la strinse a sé,
calandosi su di lei e baciandola ancora. Hermione rise sulle sue labbra mentre lo trascinava con sé verso la porta. A fatica
riuscì a trovare la maniglia ed aprire la porta che dava sul corridoio, troppo
concentrata a rispondere al bacio di Ron.
Ma, non appena richiusa la
porta della camera, Hermione vide Ron staccarsi improvvisamente da lei e
guardare alle sue spalle con la bocca e gli occhi spalancati. Aggrottando la
fronte Hermione seguì il suo sguardo… ed anche lei spalancò la bocca sorpresa:
dalla camera di fronte Harry e Ginny stavano uscendo assieme, anche loro
incollati per le labbra e con ancora i capelli leggermente scompigliati.
I due si staccarono quando si
accorsero di Ron ed Hermione che li guardavano con stupore.
La scena aveva del comico: quattro bocche spalancate e
quattro paia di occhi sbarrati dallo stupore si
guardavano come se non potessero credere a quello che stavano vedendo.
Superata la sorpresa le
espressioni dei ragazzi mutò; Hermione e Ginny si guardarono con un sorriso
smagliante, mentre le guance di entrambe prendevano una lieve sfumatura rosa.
Entrambe sapevano che l’amica aveva passato la notte più bella della loro vita.
Ma se le ragazze mostravano felicità sui loro volti non si poteva dire lo stesso per i ragazzi: Ron, superato lo
shock iniziale, richiuse la bocca, diventando rosso in viso e riducendo gli
occhi a due fessure, incenerendo con lo sguardo Harry, il quale divenne bianco
come un cencio, con la gola secca e con la consapevolezza che la sua vita non
era più messa in pericolo da Voldemort ma dal suo migliore amico.
Hermione e Ginny parvero rendersi conto della tensione
tra i due ma prima che potessero intervenire videro Ron avanzare di un passo
verso Harry che, istintivamente, ne fece uno all’indietro, finendo contro la
porta della camera di Ginny. Hermione posò una mano sul braccio di Ron che
voltò immediatamente la testa verso di lei; la ragazza gli fece un timido
sorriso come a voler sottolineare il fatto che prima o
poi sarebbe successo e che non poteva farci niente.
Ron tornò a fissare nuovamente Harry, che aveva ancora
un’espressione tesa, poi Ginny, anch’essa un po’ preoccupata per la vita del
suo fidanzato, ed infine ancora Hermione, che non aveva ancora perso il suo
sorriso.
Ron chiuse gli occhi e gli altri lo videro fare una
smorfia, come se trovasse difficile prendere una decisione. D’un
tratto lo videro sgonfiarsi letteralmente, dato che aveva trattenuto il fiato,
e prendere a marciare lungo il corridoio, borbottando frasi sconnesse che
suonavano come “prima uccide Voldemort, poi lo uccido io”. Harry tirò un sospiro di sollievo: per il momento era salvo.
Lo seguirono fino al piano inferiore, la tensione
precedente dissolta come neve al sole; stavano entrando nel salone, ma le
sorprese per quella mattina sembravano non finire mai: i quattro ragazzi
rimasero bloccati sulla soglia, nuovamente sorpresi, mentre osservavano la
scena davanti ai loro occhi. Alan e Sara erano abbracciati e si stavano scambiando un bacio degno di
questo nome.
Alan era appoggiato di
schiena al tavolo e muoveva leggermente le mani lungo la schiena di Sara, la
quale teneva entrambe la braccia attorno al collo del
ragazzo per tenerlo stretto a sé.
«Questa si che è una sorpresa»
sussurrò Ron agli amici.
«Ma cosa dici?» fece Ginny rivolta al
fratello. «Era ovvio che sarebbe finita così»
«Ah, si?» fece Harry, stupito quanto Ron. Ginny alzò
gli occhi al cielo e guardò Hermione con uno sguardo eloquente.
«Maschi» sentenziò la riccia sconsolata.
«Buongiorno»
I quattro si voltarono verso la fonte di quella voce;
Max si stava avvicinando a loro, molto probabilmente anche lui diretto nel
salone.
«Come mai siete i piedi qui
fuori?» chiese ancora. Max vide i giovani arrossire ed abbassare lo sguardo imbarazzati.
«Ecco…» tentò Ron imbarazzato, ma
Max non gli lasciò il tempo di proseguire che lo superò, avendo già una mezza
idea del motivo del loro imbarazzo, trovando confermati i suoi sospetti quando
osservò l’interno della sala.
Senza dire niente entrò tranquillamente fino trovarsi
dall’altro lato del tavolo rispetto ai suoi due amici, che ancora non si erano
accorti degli spettatori.
«Ehm, ehm» tossì Max. Alan e Sara si staccarono
bruscamente; sembravano sorpresi di trovarsi così tanti occhi puntati contro. Arrossirono quando incontrarono lo sguardo di Max, che li
stava guardando con un sopracciglio inarcato.
«Ciao Max» disse Alan
nervoso.
Max non rispose, limitandosi a guardarli ancora senza
che loro potessero in qualche modo capire che cosa ne pensasse. Sara fece un
passo avanti, torcendosi le mani e tenendo lo sguardo basso: aveva ancora le
guance arrossate.
«Noi…» cominciò titubante, «non volevamo tenertelo
nascosto… è solo che… non… sapevamo come l’avresti presa… avevamo paura che non
saresti stato contento…»
Max inarcò ancora di più un sopracciglio.
«Dì qualcosa» disse Sara alzando finalmente lo sguardo.
«Per favore Max dì qualcosa!» disse stizzita Sara notando ancora il mutismo di Max. Il ragazzo si avvicinò alla bionda; alzò la mano e gli
diede un leggero colpetto con l’indice sulla fronte.
Sara lo guardò interrogativamente,
ma si illuminò in volto quando fu sicura di aver visto
un accenno di sorriso sul volto di Max.
«Sei una sciocca» le disse tranquillamente. «Credevi
davvero che non sarei stato felice per voi?». Gli occhi di Sara divennero lucidi mentre si lanciava contro Max, abbracciandolo
stretto. «Mi chiedevo solamente quando vi decideste».
Harry e gli altri, rimasti in
attesa della risposta di Max, lasciarono andare il fiato che incosciamente avevano trattenuto. Harry pensò che quella
situazione era molto simile a quella di Ron e Hermione
con lui.
«Un’ultima cosa» disse Max staccandosi da Sara. «Lo
sapete che avete la vostra camera per queste cose?»
Sara arrossì ancora di più, ma un sorriso imbarazzato
spuntò sul suo viso. Alan rise sfacciatamente.
«Abbiamo già dato»
«ALAN!» scoppiò Sara dandogli un pugno nello stomaco. Alan rise ancora più forte.
Harry e gli altri finalmente presero
posto attorno al tavolo, cominciando a mangiare e sentendosi molto più sereni,
cosa che non avveniva da parecchio tempo. Tuttavia,
nonostante la serenità che sentivano, non potevano dimenticare il loro compito.
«Com’è andata ieri?»
Fu Hermione a porre la domanda.
«Abbiamo qualcosa su cui lavorare» rispose Alan.
Harry prestò la massima attenzione; ora si sentiva decisamente meglio (e vorrei anche vedere, NdIo), si sentiva pronto e in grado di portare a terminare
la sua missione.
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E dopo due settimane di vacanza rieccomi a voi.
Non potete neanche
immaginare l’esperienza che ho vissuto, girando con i miei amici in macchina
per le strade spagnole e portoghesi (alla fine abbiamo optato
per la penisola iberica). E dopo aver visto città come
Barcellona, Madrid, Valencia e Lisbona (fermandoci naturalmente a fare il bagno
dove si poteva, o la sera in qualche locale) sono tornato più felice, più
riposato e più abbronzato di prima.
Quasi mi è dispiaciuto
tornare a casa, ma avevo ancora delle cose da finire, vi pare?
Passando alla storia,
questo dovrebbe (uso il condizionale) essere l’ultimo capitolo incentrato tutto
suoi sentimenti. Dal prossimo ricomincia l’azione e torneranno a farsi vedere i
nostri cattivi preferiti (zio Voldy cominciava a dare
segni di nervosismo dato che è da un po’ che non si vede)
Tornerà anche un
personaggio che fino ad ora non si è visto e che sono certo molti di voi apprezzano. Spero solo di rendergli giustizia.
Naturalmente non posso
mancare nel ringraziare EDVIGE86,
Piccola Vero, robby e Nefele.
Spero che anche questo chappy vi piaccia.
Un
bacio a tutti. CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!