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Autore: Rubysage    09/07/2003    1 recensioni
Guardati le spalle, Legolas! Tuo fratello ti odia e cercherà di distruggerti anche a costo di risvegliare il Male che dorme! Vecchi e nuovi amici si schiereranno al tuo fianco e ti accompagneranno in quest'ultima, terribile avventura...azione, dramma, colpi di scena e il giusto pizzico di sentimento per una storia FINALMENTE CONCLUSA dopo 17 anni!
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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11. Ritorno a Lorien

 

 

 

 

Legolas galoppava veloce in sella al suo fedele Arod, il mantello grigio che gli svolazzava dietro le spalle mentre teneva lo sguardo dritto davanti a sé, voltandosi di tanto in tanto per controllare che Gimli, in sella al suo pony, lo seguisse. Radagast il Bruno li precedeva con il suo possente destriero morello, e a Legolas sembrava di rivedere Gandalf in sella ad Ombromanto, quando lui, Aragorn e Gimli galoppavano per le praterie di Rohan.

L’elfo non sapeva a cosa stesse andando incontro, ma la sua disperazione e il suo istinto l’avevano convinto a seguire il vecchio stregone nella sua impresa. Quell’uomo aveva una traccia...e quella traccia, forse, era l’unica possibilità di salvezza per la Terra di Mezzo.

Ripensò al giorno della partenza da Minas Tirith.

 

 

 

Erano partiti all’alba, appena terminati i preparativi.

- Sei proprio certo di volerci seguire, Gimli ? - disse Legolas guardando l’amico nano sellare un tozzo e vigoroso pony grigio.

- Non temere, non vi rallenterò il passo. - rispose Gimli - Non puoi immaginare i progressi che ho fatto ; sono finiti i tempi in cui la sola idea di salire in groppa ad un cavallo mi provocava le vertigini ! E poi senza le mie mani aggrappate alla tua schiena, sarai certamente meno impacciato...ci muoveremo tutti più velocemente. -

- Non mi preoccupa affatto di procedere più lentamente. - disse Legolas - Quello che temo è farti correre dei rischi inutili...ho già perso troppe persone a cui tenevo, e non voglio perderne un’altra. -

Gimli alzò gli occhi e sbuffò sonoramente. - Mi prendi per un bambino ? Proprio io che al Fosso di Helm ho tagliato la testa a quarantadue Orchetti ? Uno più di te, se non ricordo male... -

Legolas sorrise, guardando l’espressione corrucciata del nano.

- E poi io non abbandono gli amici in difficoltà. E tu sei ben più di un amico, dovresti saperlo. Quello che hanno fatto a tua moglie e a tuo figlio...beh, è come se l’avessero fatto a me, perché ti considero un fratello... ma ora basta parlare in questo modo, la malinconia poco si addice ad un Re dei Nani ! Sella il tuo cavallo, ti mostrerò le prodezze di cui è capace il figlio di Gloin ! Arriverò a Lothlorien prima di te...peccato solo che non ci sia Dama Galadriel ad attenderci. -

- Se i Galadhrim fossero rimasti nel Bosco d’Oro, forse questa situazione non si sarebbe verificata...è proprio vero, gli Elfi hanno esaurito il loro compito di custodi. Ora tocca ad altri proteggere la Terra di Mezzo. - disse amaramente Legolas - Comunque ti ringrazio per le tue parole, amico mio...anche se avrei preferito che l’occasione fosse diversa, non vedevo l’ora di poter tornare a cavalcare insieme a te. Nessuno ci fermerà, vedrai. -

 

 

 

L’elfo era più sereno. L’idea di avere i più cari amici al suo fianco gli aveva alleggerito il cuore dal tremendo peso che lo stava schiacciando.

I tre si erano da poco divisi dall’esercito che Aragorn stava conducendo verso il Bosco Atro, coprendo il loro percorso, e avevano iniziato a seguire a ritroso il fiume Nimrodel, a partire dal punto in cui esso sfociava nell’Anduin, mentre le schiere di Gondor si erano dirette più ad est. Legolas aveva messo a disposizione tutta la sua conoscenza del territorio per condurre l’armata lungo una via sicura e schivare le zone in cui gli Elfi avrebbero potuto facilmente tendere loro un’imboscata. Tuttavia un esercito in marcia non poteva passare inosservato, per cui i soldati di Gondor erano stati preparati a qualsiasi evenienza.

Sam non aveva voluto sentire ragioni, e aveva deciso di marciare alla testa della schiera insieme ad Aragorn e Faramir, mentre alla saggia Arwen era stato affidato il governo del paese.

- Non temere, Estel - aveva detto la Stella del Vespro al suo sposo, prima della partenza - Al nostro regno non accadrà nulla che io non possa impedire. E poi non sarò sola in questo compito ; i tuoi saggi consiglieri e la coraggiosa Eowyn mi saranno di grande appoggio. - 

Rincuorato da quelle parole, Aragorn aveva baciato la  fronte della sua sposa ed era partito, ma dopo quanto era successo ad Anìrwen, il suo animo era ancora inquieto.

Terribili cose stanno accadendo nella Terra di Mezzo, pensava. Il Male è stato risvegliato a nord...riusciremo noi a rimetterlo a dormire prima che dilaghi nelle nostre terre ?

 

 

 

- Non ricordavo che il percorso per Lothlorien fosse tanto lungo ! - disse Gimli ansimando, mentre era sballottato sulla sua sella, stanco per il viaggio - Sono tre giorni che cavalchiamo ! Non mi sento più le gambe e ho la schiena a pezzi...non potremmo fermarci solo un momento ? -

- Abbiamo fatto anche troppe soste, Gimli. - rispose Legolas affiancandosi al nano - Possiamo permetterci solo di perdere il tempo necessario per abbeverare i cavalli e farli riposare, cosa a cui abbiamo già provveduto. Cerca di resistere, ormai non manca molto. -

- Meno di quanto pensiate, amici... - disse Radagast fermando il suo cavallo e guardando in lontananza. Gimli e Legolas lo imitarono, e l’elfo lanciò uno sguardo davanti a sè, riparandosi gli occhi con una mano.

Dall’alto delle colline brumose, vide il sole pallido splendere su un’enorme distesa di alberi dalle chiome brillanti, la cui estensione si perdeva oltre l’orizzonte ; in mezzo ad essi il Nimrodel scompariva, come inghiottito da quella foresta d’oro e d’argento.

- Lothlorien... - disse Gimli con voce tremante ; perfino il suo duro cuore di Nano si sentiva smarrito di fronte a tanta bellezza.

- Non possiamo fermarci proprio ora che siamo arrivati. - disse Legolas spronando il suo cavallo - Andiamo. -

- Aspettate ! -

La voce di Radagast costrinse bruscamente l’elfo a fermarsi. Con sguardo interrogativo, Legolas vide lo stregone tendere un braccio e permettere al piccolo tordo, che l’aveva seguito fin da Minas Tirith, di salire sulla sua mano. Dopodichè gli sussurrò qualche parola in una lingua che né Gimli né Legolas poterono capire, e lo lasciò volare via verso il Bosco d’Oro.

- Radagast... ? - azzardò Gimli, non comprendendo le intenzioni dello stregone.

Il vecchio non rispose e continuò a tenere lo sguardo fisso nella direzione in cui l’uccello si era allontanato.

Trascorsero alcuni minuti, durante i quali i tre compagni rimasero in assoluto silenzio. Infine videro il tordo tornare e posarsi cinguettando sulla spalla di Radagast.

- Bene - disse lo stregone spronando il suo cavallo - Il campo è libero. Possiamo andare. -

 

 

 

I tre avanzarono a piedi nella foresta, guardandosi intorno come se non riuscissero a riconoscere quel luogo. Gli elfi avevano abbandonato Lorien da anni, ormai, e i segni della loro partenza erano evidenti ; nel bosco regnava un silenzio quasi innaturale, molto diverso da quello garantito dai suoi stessi abitanti, spezzato solo dal canticchiare sommesso di Radagast. Quando gli Elfi c’erano nessuno li vedeva, eppure si poteva benissimo percepire la loro presenza. Questo, invece, era un silenzio diverso, un silenzio che spezzava il fiato, come se la foresta avesse smesso di respirare...

Gimli si decise a parlare, sperando di spezzare quella strana tensione.

- Come hai fatto a trovarci, Radagast ? -

Lo stregone proseguì il suo cammino senza voltarsi. - Ho i miei messaggeri. - disse. Legolas e Gimli si scambiarono un’occhiata d’intesa e guardarono il piccolo tordo che rimaneva appollaiato sulla spalla di Radagast, come una strana appendice pennuta.

- Ad ogni modo era il posto più ovvio in cui avrei potuto cercare aiuto... - continuò - Gli elfi di Lorien e Rivendell se ne sono andati, e, quanto a quelli del Bosco Atro...beh, scusami tanto, Legolas, ma non credo fosse il caso di rivolgermi a loro. -

L’elfo annuì amaramente.

- Sapevo che il Signore di Gondor era l’unica persona che avrebbe compreso la gravità del problema - continuò Radagast - e il fatto di aver trovato a Minas Tirith i Rappresentanti dei Popoli Liberi mi ha decisamente aiutato, anche perché, a quanto ho capito, ne erano già in parte a conoscenza... -

- Per la barba di Durin, vedo che nutri una grande stima nei nostri confronti, Radagast ! Perdonami se non ti ringrazio ! - disse Gimli con una punta di indignazione nella voce.

Radagast non battè ciglio. - Non prendertela per le mie parole, Messer Nano - disse - E’ noto che il vostro popolo ha più interesse per ciò che si trova sottoterra che per  ciò che vi sta sopra. Gli Hobbit, invece, è noto che non amino immischiarsi in tutto ciò che possa fargli saltare l’ora del tè. Quanto agli Uomini...non credo ci sia bisogno di grandi spiegazioni. Si sono già rovinati abbastanza con le loro mani. -

- Mi dispiace, ma non sono d’accordo con te. - intervenne Legolas - La Guerra dell’Anello è stata orribile per tutti, eppure in quel periodo ho imparato molte cose. Ad esempio che in certe situazioni la gente può rivelare risorse davvero imprevedibili e mostrarsi molto diversa da come appare. La Terra di Mezzo ha un enorme debito con i pacifici Hobbit della Contea ; quanto ai Nani, ne hai accanto a te uno che reputò una ciocca dei capelli di Dama Galadriel estremamente più preziosa di tutte le gemme di questo mondo. - Gimli sorrise, compiaciuto. - Gli Uomini, poi, da tempo hanno riscattato la debolezza del loro sangue. Dobbiamo conoscere, prima di giudicare, Radagast...ma non credo che dovrei essere io a dirtelo. -

Radagast sospirò. - Ammetto di aver generalizzato troppo. - disse - E forse sono rimasto per troppo tempo fuori dal mondo, avendo a che fare con chi non è in grado di capire certe sottigliezze. - Accarezzò, sorridendo, le piume del suo tordo. - Comunque, la gente non matura mai al punto giusto per certe cose. O resta acerba o cade dall’albero ; per tutto il tempo in cui sono stato in  queste terre, non ho mai trovato una via di mezzo...spero comunque di non avervi recato un’eccessiva offesa. Ma ora guardate...siamo arrivati. -

Scostando i rami di un grosso cespuglio che gli ostruiva la vista, lo stregone mostrò ai due compagni di viaggio uno spettacolo terribile e grandioso ; le meravigliose dimore dei Galadhrim, avvolte come nastri di seta attorno ai tronchi d’argento dei maestosi Mallorn...erano ormai cadute in rovina. Di esse erano rimaste le lunghe scale, ora distrutte, ricoperte da edera e foglie morte, i tetti dei talan caduti a pezzi, le preziose statue di pietra segnate dal tempo e dalla pioggia...

Legolas si sentì stringere il cuore, mentre Gimli si guardava in giro con gli occhi pieni di malinconica meraviglia. Radagast continuava a cantare la sua strana canzone.

 

“Chi mai mi porterà

una freccia spezzata ?

Chi mai mi porterà

una bottiglia di pioggia ?”

 

Questa potrebbe essere la mia casa, si disse Legolas. Questo è ciò che rimarrà del Bosco Atro quando anche noi lo avremo abbandonato... Per Ilùvatar, è così buffo...lottare per una terra che poi lascerai a se stessa...

- Legolas. - La secca voce di Radagast interruppe i suoi pensieri.

Gimli guardò l’elfo con aria interrogativa. - Tutto bene ? - disse il nano.

- Perdonatemi - rispose Legolas continuando a guardarsi intorno - Ma è così difficile immaginare...di essere rimasti soli... -

- Capisco. - disse Radagast - Ma ora ti prego di mantenere tutta la tua concentrazione. Ci siamo. -

L’elfo e il nano seguirono lo stregone che aggirò gli alberi e li condusse in una piccola radura, al centro della quale si trovava un bacile in pietra sorretto da una colonna scheggiata.

- Lo Specchio... - disse Legolas, affrettandosi a raggiungere Radagast. Quando vi fu accanto, notò che anche lo Specchio di Galadriel aveva subito l’ingiuria del tempo. L’elfo allungò una mano per togliere dal fondo del bacile le foglie secche che vi si erano depositate in spessi strati, ognuno dei quali rappresentava un autunno trascorso senza che nessuno lo consultasse...

- Fermo, non toccarlo ! - esclamò Radagast. Legolas ritrasse di scatto la mano e guardò lo stregone senza capire.

Radagast si avvicinò ad un Mallorn, ai piedi del quale giaceva una brocca d’argento finemente lavorata e ora sporca e incrostata.

- Non puoi nemmeno immaginare il potere che si trova in quel catino incrostato, Signore del Bosco Atro... - disse lo stregone prendendo la borraccia che portava alla cintura e versando nella brocca l’acqua che in essa si trovava. Poi avanzò lentamente verso il bacile di pietra e vi versò l’acqua.

- Yenillor morne... - bisbigliò, mentre l’acqua riempiva piano lo specchio, facendo crepitare le foglie secche e rompendo il silenzio.

Gimli guardò lo stregone senza capire.

- Cosa sta dicendo... ? - domandò a Legolas, sottovoce.

L’elfo non riusciva a distogliere lo sguardo da Radagast, rapito dall’espressione concentrata e dalle strane parole dello stregone.

- ...tulinte I quettar... -

Legolas si sentiva come stranito...qualcosa in lui, la più antica delle sue radici, avrebbe voluto unirsi allo stregone mente pronunciava quelle parole in una lingua che non gli apparteneva...

- Insomma, si può sapere cosa sta dicendo ? - sussurrò Gimli.

- “Dagli anni Oscuri...giungono le Parole...” - disse Legolas. Anni Oscuri...il suo pensiero tornò alla Guerra dell’Anello. Ma l’oscurità stava tornando a stendersi sopra di loro, minacciosa...

- Quali parole ? ! - domandò Gimli, senza riuscire ad afferrarne il significato.

Legolas lo ignorò. - Sta parlando in Quenya...l’antica lingua degli Elfi... -

- Hlasta !  Qyetes... - continuò Radagast, con un tono che fece sobbalzare il nano. Legolas, ormai avvolto dalla musicalità di quell’antico linguaggio, continuò a seguire i movimenti delle labbra dello stregone.

- “Ascolta...esse parlano...” - Ma fu l’ultima frase a far rabbrividire l’elfo.

- Hfirimain... -

Legolas tentennò.

- “...parlano a...a coloro che non nacquero per morire...” -

L’ultima goccia d’acqua cadde nel bacile, ormai colmo.

- Presto, ora ! - esclamò Radagast, abbandonando a terra la brocca e tendendo la sommità del suo bastone verso lo specchio d’acqua. La sfera che portava in cima al bastone si illuminò.

Legolas e Gimli si sporsero verso lo Specchio, ma non videro nulla in esso se non il riflesso azzurro creato dalla verga di Radagast. Ad un tratto, però, il liquido cominciò a turbinare creando uno strano miscuglio di luci e colori.

- Ascoltate - disse lo stregone rivolgendosi a Legolas e Gimli - Non potrò mantenerlo a lungo. Concentratevi più che potete sui Silmaril e sul luogo in cui dovremo agire per ripristinare i Sigilli. -

- Luogo ? - disse Legolas sorpreso - Ma non ci avevi parlato di... -

- Non era la cosa più urgente, ti sembra ? - sbottò Radagast chiudendo gli occhi per non finire abbagliato dalla sua stessa luce - Sbrigatevi ora, non so per quanto potrà durare... -

Legolas e Gimli tornarono a guardare lo Specchio, quasi sbigottiti. I colori che prima avevano creato un vortice luminoso ora iniziavano a formare delle immagini sfuocate. Nel più assoluto silenzio, i due mantennero lo sguardo fisso su di esse, finchè...

- Cosa... ? - sussurrò Legolas.

L’immagine che si era appena creata nello Specchio rappresentava lui...

Lui, lo stesso Legolas, che sembrava tendere una mano davanti a sé...come per afferrare qualcosa...

L’elfo ebbe quasi l’impressione di vedere un altro se stesso tentare di prenderlo alla gola, e si ritrasse d’istinto, ma Gimli lo afferrò per un braccio.

- Non perdete la concentrazione ! - esclamò Radagast, gli occhi ancora chiusi.

Esitante, Legolas tornò a guardare nello Specchio, e vide l’immagine cambiare.

La seconda visione era ancora più inspiegabile della prima ; sembrava un’immensa macchia verde, prima uniforme, poi sempre più chiara finchè i due capirono che si trattava di una distesa erbosa...un prato, forse. No, una collina...una collina sulla cui sommità ardeva un fuoco impetuoso, che però non sembrava danneggiare l’erba... Poi il verde del prato e il rosso della fiamma si unirono in un turbine e, davanti agli occhi pieni di stupore del nano e dell’elfo, l’immagine cambiò di nuovo.

Questa volta il colore era il bianco. Tutto era bianco, tranne una minuscola macchia nera al centro esatto dell’immagine. Ad un tratto la macchia si ingrandì, fino a quando al suo interno apparve una strana figura : due lucidi coni, uno con la punta rivolta verso l’alto, l’altro al contrario sopra il primo. Le loro sommità sembravano toccarsi, ma Gimli e Legolas poterono definire, tra esse, uno spazio di piccole dimensioni. Poi la macchia nera che inglobava quella stana forma si rimpicciolì di nuovo, e il bianco tornò a predominare...ma il punto nero non scomparve, bensì si fermò al centro di un’immagine frastagliata, che pareva formare una riga sottile che divideva il bianco di fondo in due parti, quasi fossero i denti digrignati di un drago. La macchia nera si trovava esattamente a metà altezza della punta centrale, la più aspra e appuntita.

L’elfo e il nano si guardarono negli occhi, esterrefatti. Tre visioni, una più incomprensibile dell’altra...

I due amici stavano per ritrarsi dallo Specchio quando Radagast esclamò : - Fermi ! Non sono finite ! Sento che qualcos’altro sta per giungere... -

Gimli e Legolas tornarono ad affacciarsi sulla superficie dell’acqua, e quello che videro...

Legolas sentì il suo cuore fermarsi.

- A Elbereth Gilthoniel... - bisbigliò.

Un bambino...un bambino biondo che giocava e rideva serenamente accanto ad un vecchio...

- Galien ! - esclamò Legolas, tendendo una mano verso lo Specchio.

- No ! Non toccare l’acqua ! -

Nel momento stesso in cui le dita dell’elfo sfiorarono la superficie del liquido, un’esplosione di luce lo scaraventò indietro, e lo stesso accadde a Radagast e Gimli. Poi la luce si spense e il magico Specchio di Galadriel tornò ad essere un semplice bacile di pietra scheggiata.

- Per la barba di Durin ! Che accidenti è successo ? ! -  esclamò Gimli, alzandosi goffamente. Vedendo che Radagast era ancora a terra, dolorante, corse ad aiutarlo a rialzarsi.

- Ahimè... - disse lo stregone, una volta in piedi, recuperando il suo bastone e spolverandosi via le foglie secche dalla veste bruna - Le mie povere, vecchie ossa non sono più quelle di un tempo... -

Gimli guardò Legolas ancora sdraiato su un fianco, ansimante, gli occhi spalancati e fissi nel vuoto.

- Legolas...va tutto bene ? - disse il nano avvicinandosi all’amico e tendendogli una mano. Ma l’elfo non la prese, e rimase ancora in quella posizione ; sembrava che tutto ciò che lo circondava fosse scomparso, e nel suo sguardo si trovava ancora quella visione, indelebilmente impressa...

Galien.

Suo figlio.

Vivo...

- Era lui, Gimli... - sussurrò mentre il cuore gli galoppava nel petto - L’hai visto anche tu, vero ? Era Galien, non posso sbagliarmi... -

Il nano tentennò, non sapendo che dire.

- Vi dispiacerebbe informare anche me su quello che avete visto ? - disse Radagast. Gimli gli descrisse le visioni, mentre Legolas si rialzava, ancora sconvolto.

- Uhm...davvero strane ed enigmatiche, non c’è che dire... - disse lo stregone, pensieroso - Legolas che tende una mano...verso di sé, fuoco che non brucia l’erba, un misterioso disegno bianco e nero... -

- E mio figlio ! - esclamò Legolas, guardando lo stregone con occhi febbricitanti - Quello era mio figlio, ne sono sicuro... -

Radagast non disse nulla e continuò a rimuginare su ciò che gli aveva raccontato il nano.

- Io stento ancora a credere a ciò che ho visto... - disse Gimli - Ma se quel bambino era veramente Galien, cosa può voler dire ?-

- Non lo so. Ma ora mi sento ancora più confuso...ricordi ciò che Galadriel disse a Frodo ? “Lo Specchio mostra cose che furono, cose che sono e cose che devono ancora essere”. Ma quell’immagine non apparteneva al passato di Galien, ne sono certo...e se appartiene al suo presente o al suo futuro, significa... -

- Che è ancora vivo ! - esclamò Gimli prendendo un braccio all’elfo - E se è così, allora possiamo ricominciare a sperare, amico mio ! -

- Tutto è perduto solamente quando lasciamo morire la speranza, Gimli. - disse Legolas scuotendo la testa - E io non l’ho mai persa del tutto. Nel profondo del mio cuore non l’ho mai voluto. Se solo avessi la certezza che Galien è davvero vivo e sta bene... -

Radagast continuava a rimuginare. Una freccia spezzata...una bottiglia di pioggia...

- Tu cosa ne pensi, Radagast ? - disse Gimli.

Lo stregone smise di borbottare, ma mantenne lo sguardo fisso nel vuoto, segno che non aveva interrotto il flusso dei suoi pensieri.

- Che le prime due visioni dovevano indicare i luoghi in cui trovare i Silmaril, la terza quello in cui ripristinare i Sigilli. - rispose con noncuranza - Forse conosco il terzo luogo...se solo riuscissi a ricordare... -

- E la quarta ? Cosa c’entra il bambino in tutto questo ? - domandò Gimli, corrugando la fronte e incrociando le braccia.

- Questo dovrà scoprirlo Legolas. - disse Radagast fissando l’elfo con i suoi occhi scuri - Forse lo Specchio ha avvertito la tua speranza di ritrovare il figlio che, se non ho capito male, credevi morto, e ha voluto in qualche modo aiutarti...eppure sono convinto che non te l’abbia mostrato per caso. Galien deve avere molto a che fare con questa storia, ma ancora non capisco come... -

Detto questo, lo stregone si diresse a passo spedito verso il suo cavallo, che lo attendeva legato ad un albero poco distante.

- E adesso dove vai ? ! - esclamò Gimli.

- Credo di aver capito il significato della terza visione - rispose Radagast - Ma prima devo verificare una cosa. Voi raggiungete le schiere dell’esercito di Gondor ; so dove sono, ci troveremo là. -

Lo stregone balzò in sella, lasciando interdetti i due amici.

- Un’altra cosa - disse poi Radagast dopo essere balzato in sella - Se mai doveste trovare i Silmaril, state molto attenti...poiché essi accendono terribili desideri in chiunque li possieda. -

- Aspetta un momento, Radagast ! Anche se trovassimo i Silmaril, come faremo a ripristinare i Sigilli ? - disse Gimli.

- Oh, non ne ho la minima idea ! - esclamò lo stregone spronando il cavallo - Ma è quello che ho intenzione di scoprire con l’aiuto delle visioni. A presto, amici. -

L’elfo e il nano rimasero a guardare il vecchio allontanarsi al galoppo saettando tra gli alberi.

- Quello stregone è ancora più pazzo di Gandalf...bell’affare abbiamo fatto a seguirlo. E ora cosa facciamo ? - disse Gimli, sbuffando.

- Torniamo indietro. - rispose Legolas dirigendosi a sua volta verso i cavalli con passo sicuro - Raggiungiamo Aragorn e portiamogli il nostro aiuto. E poi, dato che abbiamo bisogno di risposte, cerchiamo di riflettere su quanto abbiamo visto... -

- Ho l’impressione che tu non ci sarai di grande aiuto... - borbottò Gimli guardando l’elfo di traverso e sorridendo sotto i baffi. Legolas capì le parole del nano e gli restituì il sorriso.

- E’ vero, amico. - disse, il cuore istintivamente più leggero e il viso più luminoso - Sento che ora ho qualcos’altro a cui pensare, e un altro motivo per sperare...e per vivere... -

 

 

 

 

 

 

 

Le parole di Radagast in Quenya fanno parte del brano “The prophecy”, tratto dalla colonna sonora del film “La compagnia dell’Anello”, pezzo che ho usato come sottofondo...non ho reso affatto l’idea, ma è un brano che mi fa rabbrividire !

 

 

  
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