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Autore: BrokenAngel    25/01/2013    2 recensioni
Allison e Daniel si incontrano per la prima volta in collegio, quando lei ha 12 anni e lui 15. Si confidano fra loro, e diventano molto amici. Si capiscono, e si aiutano a superare le loro paure.
Lei si sentiva molto sola senza di lui, dato che è stata abbandonata dai suoi genitori e non ha amici. Lui è l'unico su cui adesso può contare.
Dopo due settimane di amicizia sono costretti a separarsi perché Allison viene adottata.
Si rincontreranno 8 anni dopo, quando entrambi saranno ormai molto grandi. Capiranno che molte cose nelle loro vite sono cambiate, ma che si sono sempre voluti bene e che anche dopo 8 anni, nonostante tutto ciò che succederà se ne vorranno sempre. E chissà magari potranno anche sperare in qualcosa di più.. Seguite i capitoli e lo saprete!
Spero vi piaccia.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Once again

-Nothing to lose-

 
 
 
“Lei è Charlie? Charlie Price?” cerco di dire con la voce che mi trema.
Lui annuisce appena, mentre mi fissa, come se non riuscisse a staccare gli occhi da me. Come se non credesse ancora che io sia reale.
“Io sono Allison.. sono Allison Stone.” Sono tua
 figlia, vorrei dire. Ma le parole non mi escono. Eppure, nonostante questo, credo proprio non ce ne sia bisogno.
“Allison.. Stone.” Dopo qualche minuto l’uomo di fronte a me sembra essersi ripreso dallo shock e inizia a guardarsi intorno.
Sospira, senza dire una parola in più.
Io lancio un occhiata a Daniel che sembra confuso quanto me, e cerca di studiare i suoi comportamenti.
“Ascolta.. io devo andare adesso.. ma immagino tu voglia parlare e spiegarmi.. chi.. cosa è successo. Io vorrei.. ti pregherei, anzi, di venire a questo indirizzo.” Annuisco prendendo un foglio su cui ha scritto l’indirizzo.
“Allora.. a dopo.” La sua voce è strana, confusa, emozionata, esitante. Come se stesse cercando di essere attento ad ogni cosa che dice, ad ogni mossa. Come se non avesse la minima idea di cosa stia succedendo.
“A.. a dopo.” Distoglie lo sguardo dal mio e fa un cenno al mio ragazzo che ricambia. Poi ferma un taxi con una mano e sfreccia via.
Daniel mi posa una mano sulla spalla, fissando il biglietto che tengo tra le mani.
“Direi che è andata bene..” Sospiro posando il capo sul suo petto e ispirando tutto il suo profumo per cercare di darmi una calmata.
“Già.. pensi che abbia capito?” gli chiedo, nonostante sappia già la risposta.
“Ovvio, appena ti ha visto.. le devi assomigliare davvero tanto, sai?” ascolto il battito del suo cuore, sorridendo.
“Già.. almeno ho qualcosa di lei.”
Mi accarezza i capelli e la schiena, per poi fammi alzare il viso e baciarmi.
Mi prende la mano e iniziamo a camminare senza una destinazione precisa. Camminiamo tenendo un passo normale, ma a quando pare lento per i newyorkesi che ci superano quasi correndo per le strade.
Vanno tutti così di fretta qua che non hanno il tempo di fermarsi a pensare e chissà, magari è meglio così. Smettere di pensare.
“Sai, sarebbe bello vivere qui.” Sospiro.
“Sicura? Sembrano tutti così ansiosi.. e frettolosi” si guarda intorno osservando la gente che ci sfreccia intorno.
“Si, è proprio questo il bello di New York. È una città piena di vita.. ed è proprio quello che io ho sempre voluto. Vivere davvero.” Mi guardo intorno con aria sognante.
“Sembri proprio una di quelle ragazzine che hanno sempre sognato di vivere nella bellissima New York City.” Scoppio a ridere.
Appena troviamo un posto dove poter restare in pace, ci sediamo.
“Forse non ti sei reso conto di stare parlando con la sognatrice in persona.” Ride anche lui.
“Già.. beh, se ci pensi bene quasi tutti i tuoi desideri sono realizzati.” Rifletto sulle sue parole annuendo appena. “sei uscita dal collegio, sei stata adottata, e.. adesso conosci i tuoi genitori, o perlomeno chi sono.” Annuisco.
“Ne dimentichi uno.” Sussurro appena.
“Cosa..?”
“Ne dimentichi uno, di sogni dico.” Aggrotta la fronte.
“E quale sarebbe?”
Tu.”
“Io?” scoppia a ridere.
“Si tu. Anche tu eri un mio sogno.” La sua risata si trasforma in un sorriso tenerissimo.
Mi accarezza la guancia.
“Sei così dolce.”
“Dico la verità. Incontrarti, rincontrarti è sempre stato uno dei miei più grandi sogni. Diventato realtà, per fortuna.” I suoi occhi brillano di felicità e amore.
“Ti amo, bellissima. E un giorno se vorrai potremmo venire anche a vivere qui.” Scoppio a ridere, accoccolandomi sul suo petto.
“Ti amo anch’io.”
 
Dato che una mattina per visitare New York non ci sarebbe mai bastata abbiamo deciso di passare un po’ delle nostre ore seduti in uno degli Starbucks del centro.
“Ci dovremmo ritornare qui. Dico per visitarla tutta. Dato che adesso non abbiamo il tempo”  gli dico.
“Non avevamo detto di venirci a vivere?”
“Beh, ma quello in un futuro lontano.” Fa una smorfia.
“Lontano eh? E io che volevo chiederti di sposarmi proprio oggi” scoppio a ridere.
“Scusa tanto.. ti ho rovinato i piani.” Scuote la testa ridendo, mentre beve il suo cappuccino.
Guardo l’ora e noto che manca ancora un’ora prima dell’appuntamento con mio padre.
“Come ti senti?”
“Agitata e.. impaurita. Ma da un lato sono anche felice che mi abbia riconosciuta.” Sospiro pesantemente.
“Era shockato..”
“Beh, tutto sommato, direi che ha reagito piuttosto bene. Insomma.. pensa a come ti sentiresti tu se un giorno tu uscissi di casa per andare a lavoro e appena stai per salire su un taxi, ti scontri contro la figlia che 18 anni fa credevi fosse morta. Io sarei svenuta.” Dalla mia bocca esce una risatina isterica.
Lui non risponde continuando a pensare alle mie parole.
“Cosa.. cosa gli dirai?” sospiro ancora.
“Io.. io non ne ho idea. Non so nemmeno cosa ha capito, di cosa parleremo, se mi chiederà qualcosa. Non so cosa fare. Non..” mi stringe la mano.
“Andrà bene, tranquillizzati.”
“Non puoi saperlo. Chissà, forse non mi vorrà nemmeno più vedere..”
“In quel caso significa che non si merita di essere tuo padre..”
“Hai una considerazione troppo alta di me.”
“No, affatto.” Mi accarezza la mano.
Dopo qualche minuto ci alziamo e andiamo a prendere la metropolitana. Daniel guarda sul telefono l’indirizzo scritto da Charlie sul foglio e dopo una mezzoretta riusciamo a trovare il bar.
Charlie è già lì che ci aspetta, seduto ad un tavolino. Si guarda intorno, nervoso e scruta ogni persona che entra dalla porta.
“Vuoi parlare con lui da sola?” sospiro.
“No, tu.. vieni con me, ok? Ho bisogno di te.” Annuisce ed entriamo dentro.
Ci avviciniamo a lui, che ci segue con lo sguardo.
Stringo forte la mano di Daniel nella mia e lui ricambia la stretta tanto forte da farmi quasi male, ma al momento non m’interessa.
Mi da forza. Senza di lui, non sarei qui.
“Ciao Charlie.” Lui non risponde, annuisce e ci fa segno di sederci al tavolino.
Ci mettiamo proprio di fronte a lui e io mi schiarisco la voce, non avendo la minima idea di cosa dire.
“Come stai?” sussurro.
“Bene, io.. sto bene, si.” Balbetta. “Chi..chi sei?” mi chiede, deglutendo, come se temesse la risposta.
“Io sono Allison Stone. E sono tua.. sono tua figlia” nonostante abbia la certezza che lo sapesse già, è rimasto comunque sorpreso.
Il mio cuore continua a battere senza sosta, e lui non da segni di volermi rispondere, così faccio un respiro profondo e inizio a raccontare la mia storia.
“Ho 18 anni, e vengo da Los Angeles. O per lo meno, negli ultimi 6 anni ho vissuto lì. Fino a 12 anni sono stata in un orfanotrofio a Chicago, poi sono adottata e adesso sto studiando al college.
Sono qui, perché volevo conoscerti. Non ho intenzione entrare nella tua vita e scombussolarla in nessun modo. Sono venuta a conoscenza da poco del fatto che avessi ancora un padre, ma.. dato che tu hai sempre pensato che io fossi morta, beh.. ci tenevo a dirti che hai un’altra figlia.
Ho sempre voluto sapere chi fossero i miei genitori, e adesso so chi sei tu.
Mi dispiace se ti ho creato dei problemi, mi dispiace davvero. Io volevo solo conoscerti.” Finisco il mio discorso con gli occhi lucidi.
Lui sospira.
“Mia figlia..” sussurra appena.
Prendo il quaderno di mia madre e glielo porgo.
“Ecco.. questo è il quaderno che mi ha scritto mia madre. Tu la conoscevi molto bene. Io la conosco la vostra storia, sai? lei.. mi ha scritto delle lettere in questo diario e mi ha detto dove vivi.”
Solleva il capo di scatto.
“Emily.. lei, come sta?” abbasso lo sguardo.
“Lei è.. è morta.”
“Cosa? E perché ti ha scritto delle lettere? Tu.. noi credevamo di averti perso”
Mi mordo il labbro a disagio.
“I suoi genitori.. loro non volevano che voi aveste un figlio e mi hanno spedito in collegio. Nel collegio dove lavorava la sorella di Emily. Jane. Quando l’ha scoperto.. lei stava per morire, ma non poteva venire da me perché io ero già stata adottata e il mio padre adottivo.. lui non voleva che lei si mettesse in contatto con me.”
“E perché non è venuta da me? Perché non mi ha detto che avevamo una figlia?” il suo tono è ferito e mi intimorisce.
“Perché tu avevi una famiglia. E lei.. non aveva più contatti con te. Lei si è sentita sola, più sola che mai quando vi siete lasciati. Lei era sola, con una figlia nel cuore che le avevano portato via.”
“Non capisco..”
“E’ scritto tutto lì. Se vuoi puoi leggerlo, e poi.. poi se vuoi puoi chiamarmi. Io rimango a New York fino a domani sera e.. possiamo parlare di tutto, se vuoi..” lui annuisce e io mi alzo.
“Aspetta. Come ti chiamo..?”
“Oh certo certo.” Scrivo il mio numero sul tovagliolo, e glielo porgo.
“Ti chiamerò sicuramente. Ho solo bisogno di rendermi conto che tutto questo sta succedendo davvero. Io.. non ho la più pallida idea di cosa fare.”
“Tu non devi sentirti obbligato a fare niente.. davvero. Io.. forse non sarei nemmeno dovuta venire, ma sentivo il bisogno di farlo”
“Ed era la cosa giusta da fare.. tu sei mia.. figlia e tu hai il diritto di sapere chi sono come io lo ho di sapere chi sei tu.” Sospira.
“Bene, allora. Fammi sapere. E a domani, spero.”
“A domani.”
Prendo la mano di Daniel che si era allontanato un attimo durante questo nostro ultimo scambio di battute.
“Noi non abbiamo avuto l’opportunità di.. mh, presentarci. Io sono Daniel” Charlie annuisce, e gli porge la mano.
“Charlie. Sei il suo ragazzo, giusto?” Daniel annuisce e lui sorride.
“Bene, allora arrivederci.”
“Ciao.”
Usciamo dal bar e torniamo in albergo.
La giornata trascorre lenta. Non sappiamo bene come orientarci e dove andare a New York.
Mentre torniamo all’albergo a Daniel squilla il telefono.
“Pronto Alexis” aggrotta la fronte mentre parla, e il suo sguardo è cupo e preoccupato. Ascolta sua cugina parlare senza interromperla.
Ad un certo punto il suo sguardo cambia, è incredulo, impaurito e addolorato dalla notizia che gli è stata data.
“Io.. non so se posso venire adesso.” Deglutisce mentre strine con troppa forza il telefono tra le sue mani.
“Va bene. Prendo il primo aereo che posso.” annuisce e chiude la conversazione.
“Cos’è successo?”
“Mio zio ha fatto un incidente.. è in coma. Alexis mi ha chiesto se posso raggiungerli, mi zia sta molto male e..” stringe il pugno per farsi forza e non piangere.
“Devi andare assolutamente.”
“Non ti lascio sola qui. Non se ne parla nemmeno.”
“Si invece, che lo farai. So badare a me stessa, e certamente non me ne andrò a giro per la città. Incontrerò mio padre e poi verrò da te.” Scuote la testa.
“Non ti lascio qui da sola.”
“Oh Daniel, per favore, non vorrai mica litigare per una stupidaggine come questa? Tu devi andare. Quello è tuo zio. Devi stare accanto a tua zia, io sto bene ok? Devi andare da loro.” Sospira e sento che sta per cedere “Hanno bisogno di te,  capito?”
“Anche tu hai bisogno di me.”
“Non quanto loro però. Ci sentiremo per telefono, e.. saranno solo due o tre giorni. Ma devi stare vicino a loro.”
“Volevo stare vicino anche a te, hai.. appena ritrovato tuo padre. Non voglio abbandonarti adesso.”
“Andiamo Dani, ragiona. Devi andare, io sto bene.”
Sospira pesantemente e annuisce.
“Sei sicura?”
“Sicurissima.”
“Mi chiami per qualunque cosa?”
“Ovvio.” Gli sorrido e lo bacio appena, abbracciandolo subito dopo.
“Andrà bene. Starà bene” mi stringe forte.
“Si.. andrà bene.”
Poco dopo si stacca da me e prende il telefono per prenotare un volo.
“Mi accompagni all’aeroporto?” annuisco.
Torniamo in albergo, ci facciamo una doccia e dopo che Daniel ha finito di preparare le valige, prendiamo un taxi e ci dirigiamo verso l’aeroporto.
Gli stringo la mano per dargli forza, e lui ricambia la stretta.
Quando arriviamo, scendiamo dal taxi e entriamo. Daniel ritira il biglietto e fa il check-in.
Quando chiamano il suo volo mi abbraccia forte.
“Stai attenta ok?” annuisco sorridendogli appena.
“E tu chiamami appena arrivi e fammi sapere.”
“Si. Ci vediamo presto, amore. Sii forte con tuo padre.” Annuisco.
“Anche tu sii forte.”
“A presto.”
“A presto.”
E lo vedo scomparire fra le decine di persone intorno a noi. Sospiro ed esco.
Prendo un taxi e torno all’albergo.
Appena entro nella camera, mi butto sul letto e mi addormento, stanca per la giornata appena trascorsa.
 
Sono svegliata dalla suoneria del mio telefono.
“Pronto” dico con la voce ancora un po’ impastata dal sonno.
“Sono Charlie.” Mi schiarisco la voce e mi stropiccio gli occhi lanciando un’occhiata all’orologio e realizzando di aver dormito per più di 12 ore.
“Oh ciao. Sono davvero felice che tu mi abbia chiamata.”
“Si, beh.. volevo chiederti se tu potessi venire a casa mia alle 4.”
“A casa..tua? sei sicuro?”
“Si beh. I miei figli non ci sono e vorrei che tu parlassi di questa cosa con me, davanti a mia moglie. Vorrei che tu mi raccontassi tutto. E dico proprio tutto.” Annuisco, nonostante so che lui non mi può vedere.
“Va..bene.”
“Non preoccuparti, ok? Nessuno è arrabbiato con te, e nessuno ti caccerà. Vorrei davvero che tu restassi nella mia vita, ma capisci che ho bisogno dell’appoggio di mia moglie.”
“Certo certo. Non c’è nessuno problema. Verrò oggi alle 4.”
“Bene. Ovviamente porta pure il tuo ragazzo.”
“Verrò.. verrò da sola, lui è dovuto tornare a Los Angeles per problemi familiari.” Faccio una smorfia.
“Oh.. mi dispiace. Allora, a dopo.”
“A dopo. Buona giornata.”
“A te.”
Chiudo la telefonata e dopo uno sbadiglio decido di farmi una doccia. Subito dopo mi ricordo che Daniel mi doveva chiamare appena atterrato ma non ho sentito ancora nessuna chiamata.
Prendo il telefono e guardo tra le chiamate perse, notando che c’è una chiamata senza risposta di Daniel, così decido di richiamarlo.
Risponde dopo due squilli.
“Amore..”
“Ehi, scusa se non ho risposto prima, stavo dormendo e non l’ho sentito.”
“Tranquilla, me lo sono immaginato.” Risentire la sua voce è un vero sollievo, e non posso fare a meno di sorridere spontaneamente.
“Allora.. sei in ospedale?” sospira.
“Già.. è messo male, ma i dottori dicono che si risveglierà presto. Io ci spero.. mia zia è distrutta. Non mangia, non parla, piange. È completamente distrutta. Sto cercando di aiutarli come posso, ma vorrei tanto che tu fossi qui con me..”
“Anche io lo vorrei. Mi dispiace tanto, io ti raggiungo appena posso. Oggi vedo mio padre e poi non so cosa succederà.”
“No, Ally. Non voglio che tu venga qui.. anzi, io vorrei, ma non è giusto. Tu devi passare del tempo con tuo padre. Lo devi conoscere, io qua me la cavo, davvero.”
“Sei sicuro che non vuoi che venga lì?”
“No, davvero. Passa più tempo che puoi a New York.”
“Fra poco ricomincia l’università e dovrò comunque ritornare..”
“Già a proposito.. non credo che io me e potrò andare da qui prima di lunedì. Finché mio zio non sta meglio c’è bisogno di me qui” sospiro.
“Perciò quando ci vediamo?”
“Io non lo so..”
“Domenica potrei venire lì.”
“Sei sicura? Non voglio che sprechi il tempo con tuo padre per me. Davvero, vengo io all’università appena torni.”
“Stai cercando di evitarmi?” dico con voce ferma e preoccupata.
“Allison, ma stai scherzando? Ovvio che no. Non sai quanto vorrei vederti in questo momento ma so anche che è giusto che tu passi del tempo con tuo padre.”
“Cosa cambia se torno domenica o lunedì?”
Sospira senza rispondere.
“Ascolta, capisco che tu stia cercando di farlo per me, ma non serve. Ho l’impressione che il rapporto fra me e mio padre non potrà mai essere così forte come quello tra un padre e una figlia che hanno trascorso insieme la loro vita, perché noi abbiamo altri passati. E.. tu dovresti cercare di capire che io ho più bisogno di stare con te di quanto ne ho di stare con lui. Abbiamo tutta la vita per conoscerci..”
“Non è così. Ascoltami Allison avete solo bisogno di tempo da passare insieme..”
“Lui ha già una famiglia, e io capisco che non sarò mai importante quanto loro lo sono per lui.”
“Una figlia è una figlia.”
“Si, ma non una figlia trovata dopo 18 anni. Sono un estranea per lui.”
“Per ora..”
“E’ qui che non capisci.. non riuscirò mai a passare tanto tempo con lui per far in modo che lui mi conosca tanto bene quanto conosce i suoi figli.”
“Perché dici così?”
“Perché è così Daniel. Ma non capisci? Credi che io non ci stia male per il fatto di non avere mai avuto un padre, e l’unico che ho avuto ha fatto in modo che la mia vita fosse ancora più di merda di quanto fosse mai stata? Pensi che io non abbia sofferto tutta la mia vita per questo? Credi che io stia bene al pensiero di non avere genitori? Lo credi? Beh non dovresti. Tu dovresti essere la persona che mi conosce meglio di tutte le altre, ma a quanto pare non è così. A quanto pare, fai finta di conoscermi.. ma in realtà non hai capito niente di me.”
“Non volevo dire questo e lo sai..”
“No, Daniel non lo so. E mi da fastidio il fatto che stiamo litigando per telefono, perché io odio non guardarti negli occhi e odio anche non averti qui, ma questa sembra un’altra cosa che tu non capisci.”
“Ti capisco meglio di chiunque altro.”
“Non è vero. Perché se tu mi capissi davvero, non staresti litigando con me.”
“Non..”
“Scusa, adesso devo andare da mio padre. Ci sentiamo stasera, se avrai voglia di sentirmi, ovviamente.” Lo sento sbuffare, mentre gli occhi mi si addensano di lacrime.
“Per favore.. non piangere. È ovvio che ti voglio sentire, e spero che stasera riusciremo a parlare meglio. Buona fortuna, e.. mi dispiace tanto.”
“A stasera.” Rispondo fredda chiudendo la chiamata.
Cerco di trattenere il pianto il più possibile, ma quando mi butto sotto il getto d’acqua calda, le lacrime iniziano a scorrere sulle mie guance e il mio corpo è scosso da singhiozzi.
Dopo essermi calmata mi lavo velocemente e poi esco dalla doccia.
Prendo in mano il cellulare notando che ci sono due messaggi. Il primo è di Daniel e il secondo di Jenny.
“Mi dispiace molto che tu mi abbia frainteso. Io ti amo e ti conosco meglio di chiunque altro, e ho bisogno di te come ho bisogno dell’aria. Ma voglio il meglio per te, che va oltre a ciò che posso darti io. Voglio solo che tu sia felice.”
Sospiro mordendomi forte il labbro. E apro l’altro messaggio, quello della mia amica.
“Ehi amica, ti sei dimenticata di me? O te la stai spassando con il tuo uomo. Chiamami appena puoi che ho bisogno di aggiornamenti. Mi mancano i tuoi drammi. :( Un bacio.”
Clicco su ‘rispondi’.
“Adesso puoi? Ps. Anche tu mi manchi :(“
“Posso. ti chiamo subito.”
Dopo pochi secondi il mio telefono inizia a squillare e io rispondo immediatamente.
“Chi si risente.. eri morta?” accenno ad una risata.
“No.. ho solo cercato di staccare un po’”
“Così mi ferisci..”
“Non mi riferivo a te, ovviamente.”
“è successo qualcosa con Daniel?”
“Non proprio..”
“Cosa vuol dire ‘non proprio’?”
“Che se chiamavi ieri ti avrei detto che andava tutto benissimo, ma venti minuti fa abbiamo litigato.”
“E non vi siete subito riappacificati? Magari facendo..”
“Jenny! Noi due non..”
“Davvero?”
“No. Comunque, eravamo al telefono.”
“Ok.. mi sono persa. Non siete a Los Angeles insieme?”
“Ti sei persa un po’ di cose.” Sbuffa.
“Non mi piace perdermi le cose.”
“Lo so” ridacchio “Beh.. io sono a New York.”
“A.. New York? Quella New York?”
“C’è solo una New York, Jen.”
“Si beh.. ma cosa ci sei a fare nella città più bella del mondo senza di me? Non mi dire che sei lì a fare shopping senza la tua migliore amica”
“No.. non ti farei mai una cosa del genere. Non mi parleresti più a vita.”
“Ti ucciderei.”
“Ecco. Comunque, sono qui per.. mio padre. L’ho trovato.”
“Aspetta. Tuo padre vive a New York? Come l’hai saputo? E perché Daniel non è lì con te? E perché avete litigato? Allison, spiega velocemente prima che io impazzisca”
“Calmati. Ora ti spiego tutto.” Dopo averle raccontato come si è svolta tutta la vicenda lei sta qualche secondo in silenzio per cercare di ricordare e capire ogni dettaglio.
“Perciò.. tu sei a New York per tuo padre. Ma Daniel non è lì perché suo zio ha avuto un incidente e non vuole che tu lo raggiunga per darti l’opportunità di passare del tempo con tuo padre? Ma nonostante questo tu l’hai accusato di non capirti? Ally, perché?”
“Come perché? Mi pare di averti spiegato tutto abbastanza bene.”
“Al contrario. Da quello che mi hai detto tu, io mi ritrovo del tutto d’accordo, per la prima volta, con il tuo ragazzo.” Sbuffo. “Lui lo fa per te, ma tutto ciò che vedi tu è che non vuole passare del tempo con te. Vuole solo darti l’opportunità di avere qualcuno su cui contare. Vuole che tu passi del tempo con tuo padre perché lui non lo può fare più.” Rimango a bocca aperta dalle sue parole.
“Sei.. sicura?”
“Fidati, ho imparato a conoscerlo anche io. È prevedibile il ragazzo.”
“Dovrei scusarmi con lui?”
“Dovresti ascoltarlo, e magari cercare di capirlo. Lui lo fa sempre con te.. o quasi. È davvero un bravo ragazzo ed è davvero innamorato di te.”
“Anche io lo sono di lui.”
“Lo so, tesoro.”
Sospiro, cercando di cambiare discorso.
“E tu? Che mi racconti?”
“Oh.. finalmente me l’hai chiesto, mi stavo annoiando con questi discorsi tristi.” Scoppio a ridere, immaginandomela col suo sorriso stampato in faccia “E’ stata una vacanza fantastica. Lui è stato perfetto, e anche la sua famiglia. È stata davvero una vacanza magnifica..”
“Cos’è che non mi stai raccontando?” indago nonostante sappia che da lì a poco me l’avrebbe comunque detto.
“Niente. ti sto dicendo tutto..”
“L’avete fatto?”
“è una domanda o un’affermazione?”
“Non sviare l’argomento e rispondi..”
“Sono cose personali” scherza per cercare di farmi impazzire.
“L’AVETE FATTO!” urlo ridendo.
“Non urlare” scoppia a ridere anche lei “Si, l’abbiamo fatto ed è stato davvero.. indescrivibile. Ovviamente ho sentito dolore, ma non è stato come le prime volte disastrose di ogni altra adolescente. È stato speciale, perché è stato col ragazzo che amo e.. è proprio questo che l’ha reso tale.” Sono sicura che in questo momento ha gli occhi che riflettono quanto è felice. Vorrei tanto abbracciarla adesso.
“Sono davvero felice per te, Jen. È incredibile. Ti meriti davvero di essere felice”
“Lo dici come se tu non lo fossi..”
“Lo sono, solo.. ho qualche pensiero che non mi fa vivere appieno la mia felicità. Sono.. distrutta, davvero.”
“Appena risolvi con tuo padre e torni da me ci facciamo qualche birra, promesso. E chissà.. magari riuscirai anche a dimenticarti tutti i pensieri che hai in testa per un momento.”
“Non vedo l’ora. Sai, la famiglia di Daniel è davvero gentilissima. Le mie paure adesso mi sembrano stupide.”
“Lo erano.”
“Grazie.” Dico ironica, scherzando “Sua cugina è davvero simpatica, e il cugino pure.. lo prende in giro di continuo” scoppio a ridere ricordando le battute di Ben.
“Chissà.. magari un giorno li conoscerò. Magari al vostro matrimonio..”
“Shh, non continuare. Non voglio pensare a nessun matrimonio.”
“Perché no?”
“E se poi ci lasciamo?”
“Lo vuoi lasciare?”
“Ovvio che no.. solo.. ho paura di pensare a queste cose. E se poi mi faccio troppe aspettative?”
“Ma piantala. È bello sognare a volte. E poi non capisco davvero di cosa tu abbia paura..”
“Non.. cambiamo argomento, ti prego.”
“Mh..” sento delle voci dall’altra parte del telefono e la mia amica scoppiare a ridere “Devo andare tesoro, fatti sentire ogni tanto, ok? Un bacione”
“Anche a te. A presto”
“Ciao. E datti da fare e non fare la stronza.”
“Si, mamma. Ci vediamo lunedì.”
“A lunedì.”
Stacco la telefonata e mi accorgo di esser stata un sacco di tempo a parlare con lei. Così scendo di sotto e mangio un panino.
Dopo una mezzoretta in cui sono rimasta a parlare con il cameriere che mi ha indicato alcuni posti dove andare per visitare meglio New York esco dall’albergo e prendo un taxi per andare in centro. Per spendere meno avrei potuto prendere la metropolitana ma Daniel mi ha praticamente obbligato di non farlo.
Appena scendo dal taxi faccio attenzione a non essere investita da nessuno. Percorro con lo sguardo la lunghezza di tutto il palazzo e faccio un respiro profondo.
Mi ritrovo a pensare a ieri davanti a questo palazzo non sapevo ancora cosa fare o cosa dire, ma forse è stato il destino o semplicemente la fortuna a fare in modo che tutto andasse per il meglio. Ed è andato così, per ora.
Ancora non so cosa farò, cosa accadrà, ma non mi resta che vivere il futuro, adesso.
Ho sempre voluto trovarlo, ho sempre voluto sapere dove fosse, ma adesso che sono qui non so cosa fare.. se andare o non andare. Ma cos’ho da perdere? Niente.
Entro nel palazzo pensando un'unica cosa.
Ce la posso fare.
 



*************************

Buonaseraa tutti. Eccomi qua con il nuovo capitolo. Come avrete capito, non ce la faccio a postare in una settimana, quindi, non vi prometto niente sui prossimi capitoli, ma vi posso assicurare che cercherò di postare entro le due settimane. Non vi assicuro niente sul prossimo, perché parto per 4 giorni e vado in montagna per il resto, non ci dovrebbero essere problemi. Sto scrivendo a pezzi, anche se la cosa non mi piace. 
Comunque, questo capitolo è molto.. noioso direi. Come avrete visto, quasi tutte le conversazioni solo telefoniche. La figura di Jenny è molto importante in questa storia, perché è molto importante per Allison. Jenny è come un punto di riferimento per lei, perciò mi è sembrato giusto metterla ogni tanto.
Nel prossimo capitolo scopriremo qualcosa in più sul padre. 
Spero che anche se il capitolo non è uno dei migliori vi sia piaciuto comunque. Ringrazio anche qui per le 4 recensioni che mi avete lasciato.. grazie, grazie davvero. Siete dolcissimi. 
Spero che mi facciate sapere quello che ne pensate del capitolo.
Per il resto potete chiedermi tutto quello che volete, anche su "Twitter se ce l'avete. :)
A presto. Un bacione a tutti. <3
Virgi.

   
 
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