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Autore: Moony_911    25/01/2013    1 recensioni
Paola era seduta in cucina davanti ad una tazza di caffè forte persa nei suoi pensieri.
"Era passato qualche mese da che avevano festeggiato il venticinquesimo di Capello, ovvero dal giorno in cui, lei ed Andrea avevano preso a fare sul serio.
Ripensò a quanto successo quel giorno e un sorriso fece capolino."
una nuova versione della storia di Andrea e Paola... cosa sarebbe successo se lei non se ne fosse andata e avessero continuato a lavorare insieme?
(sarà che sto rivedendo le repliche mentre sono a casa a studiare e la curiosità incombe, allora ho pensato di buttarmi in questa avventura...)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Arrivati in pronto soccorso fecero accomodare Paola su una barella e la misero in astanteria in attesa che arrivasse il suo turno di essere visitata dal medico.
Nel frattempo l’infermiera le aveva posizionato un accesso venoso iniziando così a somministrarle un po’ di soluzione glucosata, una buona dose di antipiretici per abbassare la temperatura e di antiemetici per contrastare la ricomparsa della nausea e ne aveva approfittato per prendere un paio di provette di sangue da mandare in laboratorio.
Andrea non l’aveva lasciata da sola un minuto anche se, quando vide l’infermiera armeggiare con l’agocanula vacillò un istante tanto che la donna gli chiese se avesse bisogno di un po’ d’acqua.
Paola che in quel momento aveva riacquistato per un istante la lucidità, si sforzò di aprire gli occhi sentendoli parlare.
“Ha...paura...degli aghi...” rispose Paola con voce impastata.
“Non si preoccupi signorina,” rispose l’infermiera “sentirà solo un pizzico, non le farà male!”.
“Lui...” concluse la ragazza “non io...”.
L’infermiera si mise a ridere e dopo essersi assicurata che Andrea non sarebbe andato in terra riprese ad occuparsi di Paola.
“Ecco fatto!” concluse l’infermiera prima di allontanarsi.
Quattro ore più tardi, Paola si svegliò, si sentiva meglio, vide che Andrea si era appisolato posando la testa vicino alla sua mano e istintivamente gli passò le dita tra i capelli.
 “Ehi...” le disse Andrea mettendosi seduto con lo sguardo di chi si è appena svegliato.
“Ehi...” rispose lei.
“Come ti senti?”.
“Un po’ acciaccata ma sto meglio, tu?”.
“Benissimo” rispose e poi si fece più vicino per abbracciarla.
“Lo vedo, non sei andato giù come una pera cotta quando hai visto gli aghi, “ gli disse lei con un sussurro vicino all’orecchio “direi che è già un passo avanti, no?”.
“Non li nominare, grazie!” poi si guardò un attimo intorno  e una volta certo che nei paraggi non ci fosse qualcuno che potesse riconoscerli la baciò.
Lei aveva un’aria felice, sognante, certa che non fosse solo perché era ancora un po’ frastornata dai medicinali ma perché l’aveva presa in contropiede.
 
Quando le consegnò i fogli per la dimissione il medico fu chiarissimo.
“Mi raccomando signorina, non si strapazzi e soprattutto si faccia i quattro giorni di riposo assoluto che le ho ordinato...”.
Paola voleva protestare, ma Andrea la anticipò.
“Non si preoccupi dottore,” rispose “controllerò io che non si strapazzi, glielo assicuro!”.
-Eccoci- pensò Paola –così ora non potrò neanche alzarmi dal letto senza che brontoli!-
Lo fulminò con lo sguardo dopo che il dottore li aveva congedati e lui per poco non si mise a ridere.
“Che c’è?” chiese Andrea con un grande sorriso come se le avesse letto nel pensiero.
“Cosa vuol dire che ci penserai tu?” rispose lei infastidita “Non crederai che me ne stia davvero senza fare niente per quattro giorni!”.
Andrea se l’aspettava, sapeva che avrebbe fatto come al solito il bastian contrario e decise di batterla sul tempo.

Mentre lei dormiva, Gioia era passata a vedere come stava portando un bicchiere di caffè ad Andrea che ne aveva decisamente bisogno e ne approfittò per proporgli la sua idea.
“Perché non la porti qualche giorno al casale dei miei?” gli disse di getto.
“Come?” rispose Andrea che stava quasi per strozzarsi con il caffè.
“Dai Andrea, si vede lontano un miglio che vi state rincorrendo...” proseguì la ragazza sicura di aver colto nel segno “e sai benissimo anche tu che se Paola ritorna in caserma, non riuscirà a starsene lontana dal lavoro per più di ventiquattro ore, e non è esattamente quello che le serve adesso, perciò, perché non cogliere la palla al balzo?!”.
“E con tuo padre come la mettiamo? Di certo non posso darmi malato pure io lasciando altri turni scoperti senza così poco preavviso !” continuò Andrea anche se doveva ammetterlo, Gioia gli aveva appena messo una bella pulce nell’orecchio.
Così aveva parlato con Capello che si era dimostrato decisamente comprensivo dandogli due giorni di riposo visto che avrebbe fatto nottata in ospedale e facendolo rientrare in turno il pomeriggio del terzo giorno.
“Ovviamente Ferri, tieni il telefono acceso “ gli aveva detto il maresciallo anziano “nel caso avessimo bisogno così ti posso contattare subito...”.
Perfetto, il più era andato, ora non restava che la parte più tosta. Convincere Paola.
 
“Cosa?” chiese lei una volta sentita la proposta di Andrea.
“Semplice, io e te, al casale di Capello, per quarantotto ore filate di totale relax” rispose lui con molta nonchalance “allora, che ne pensi?”.
Paola stava ancora riflettendo cercando di metabolizzare la sua proposta, chiedendosi se parlasse seriamente o fosse solamente l’ennesimo dei suoi scherzi. Sapeva benissimo che se fossero restati da soli per tutto quel tempo la situazione sarebbe sicuramente degenerata. Piacevolmente degenerata. Ma la vera domanda che la turbava era un’altra. Era pronta?
  
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