Fanfic su attori
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Autore: jehan du moulin    16/08/2007    10 recensioni
Daniel non ha mai amato nessuno fuorchè se stesso e, sicuramente, "pecca" di lussuria. Tom è il suo migliore amico. Quali danni può provocare una bottiglia di birra in più? Forse un po' troppo grandi.
Too Much Love Will Kill In The End.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daniel Radcliffe, Tom Felton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SARA’ FORSE LA TOMBA IL MIO LETTO DI MATRIMONIO?

{Romeo&Juliet. Shakespeare}

 

Quando perdi qualcuno, secondo Lemony Snicket, è come se stessi salendo la scala che porta su, nella camera da letto, e sei convinto che ci sia un ultimo gradino. Metti il piede in fallo, ed esso rimane sospeso per qualche secondo nell’aria prima di atterrare duramente sul pavimento. E per quei pochi secondi ti senti perso. Come se, improvvisamente, realizzassi di essere in un altro posto. Di aver perso l’orientamento.

 

“Mi ami?” domandò semplicemente Tom, appoggiandosi allo stipitite della porta di legno, che, dopo l’arco, portava alla stanza dove si stava cambiando il giovane moretto, il quale, entro qualche minuto sarebbe stato il suo testimone di nozze.

Daniel non si voltò, né proferì parola alcuna. Lo poteva ammirare in tranquillità sulla superficie dello specchio al quale era davanti, senza doversi esporre ad espressioni che avrebbero potuto rendere difficile le parole che sarebbero uscite in seguito.

I secondi scivolarono velocemente in minuti, minuti che si susseguivano velocemente, uno dopo l’altro, lasciando che il silenzio prendesse il posto del discorso, fra loro.

No. Daniel non lo amava. Ne era più che sicuro.

Daniel provava qualcosa di strano, non poteva negarlo, ma no, non ne era affatto innamorato.

Chiuse gli occhi, lentamente, come quando si apprende la verità, consci di quello che succederà in seguito, e non si è propriamente sicuri che la cosa potrebbe far piacere.

Chiuse gli occhi per non vedere.

Per non vedere la figura di Tom abbassare la testa, muovere il piede flesso, e strofinarsi appena un dito contro il naso perfettamente dritto.

Per non vedere il biondo che se ne andava.

Aveva deciso, così, di punto in bianco, che non era giusto.

Che non aveva il diritto di dirgli cosa o cosa non fare.

Era suo amico? Sì.

La sua amicizia veniva prima di una scopata? Forse. Ok. Sì.

Tom non era un ragazzino da quattro soldi di quelli che era solito a rimorchiare.

Non era un cameriere col bel culo al quale dava una lauta mancia, e poi un ottimo motivo per farsela ridare indietro.

Non era nemmeno un suo fan, di quelli sfegatati duri.

Tom era Tom.

Tom era il suo migliore amico da quando aveva dodici anni.

Tom era l’unica persona con cui riusciva a trattare (oltre a Stephanie, ma questo lei non doveva saperlo) quando era triste.

Tom era quello che gli diceva che fumare faceva male, e gli toglieva la sigaretta di bocca, spegnendola da qualche parte, spesso sul suo letto, giusto per renderlo un po’ più caotico.

Tom era quello tutto ‘calma ragazzi. Ragioniamo’.

Tom non era nient’altro che Tom e Tom non si meritava il sudiciume che il moretto tendeva a produrre in quantità industriale.

Quello stesso sudiciume che era diventato.

Tom meritava qualcosa di perfetto.

Una vita perfetta. Una felicità perfetta.

E se in quella vita perfetta (per far sì che quella vita fosse perfetta) lui aveva la parte del migliore amico, del ragazzo con la sindrome di Peter Pan, allora sì, era disposto ad accettarlo.

Appoggiò una mano allo specchio, una volta appurato di essere solo, chinò la testa e chiuse gli occhi, come in procinto di piangere.

Ma senza farlo.

Sentendo semplicemente un gran dolore al petto, un dolore forte, lancinante, che sapeva, c’entrava col cuore. Ma non il cuore come organo. Il cuore in senso figurato.

Il suo cuore come sentimento.

Sbuffò, rialzando la testa e sistemandosi i polsini e stringendosi appena la cravatta.

Migliaia di giornalisti, sapeva, erano lì fuori. Lì, per lui. Non per lui Daniel, ma per lui Tom. E naturalmente per lei Emma.

Dei. Non era pronto a quello. Non era pronto ad affrontare tutto con quel fottuto sorriso da ebete che Stephanie e Bon si erano premurate di stampargli ben in viso, per non fargli fare brutte figure.

Dire che era un coglione sarebbe stato un complimento.

Dire che sembrava un coglione sarebbe stato ancora più elogiativo.

Daniel Radcliffe era un emerito stronzo, e quello che più gli premeva era che nessuno, fino a quel momento, se n’era accorto.

 

*

 

La cerimonia si sarebbe svolta in due parti.

La prima era tenuta da una cantante lirica che avrebbe cantato per loro un pezzo di una qualche opera, il cui solo nome durava più dell’opera stessa (Tom si era dovuto concentrare con tutte le sue forze per riuscire a pronunciare quella parola assurda al telefono all’Agenzia che gliel’aveva procurata).

La cantante, non solo avrebbe cantato, ma avrebbe lanciato un inno a tutti i presenti a comiciare le danze (idea che al sempre solito Tom sembrava alquanto assurda perché di solito le danze si fanno dopo, ma Emma ci teneva tanto, e lo aveva accusato di essere anche troppo all’antica) che sarebbero durate dai venti ai trenta minuti.

Finite le sgambettate in mezzo alla sala si sarebbe dato il via alla vera cerimonia, e solo all’ultima parte anche i Giornalisti sarebbero stati ammessi all’interno della Chiesa.

Ora.

La prima parte per un grande senso della dignità verrà saltata.

Basti sapere che ci furono fulard per terra, seguiti a ruota dalle loro posseditrici, le quali, donne già di una certa età, non aveva un equilibrio troppo stabile.

Nella seconda parte, invece, tutto sembrava essere perfetto.

Il FanClub Ufficiale Inglese di Tom era schierato sulla sinistra, insieme alla famiglia e ai suoi amici che non era impegnati nei Testimoni.

Il FanClub Ufficiale Inglese di Emma era schierato, invece, sulla destra, sventolando cartelloni a destra e a manca. Alcuni positivi, altri decisamente meno.

Daniel non ricordava una cerimonia più noiosa. Il prete sembrava esser stato preso d’assalto da un abbassamento di voce, se no non riusciva a spiegarsi per quale motivo egli parlasse così piano che anche i due sposi dovevano tendere le orecchie per capire.

Più andava avanti più si rendeva conto che il suo battito cardiaco accellerava.

Il suo sguardo era fisso su Tom, e quando le porte della Chiesa furono spalancate per permettere ai giornalisti di entrare si rese conto di quanto il momento fosse vicino.

Gli occhi furono catapultati immediatamente verso Bonnie, la quale, sembrava non essere d’umor migliore al suo.

Si capivano, i due, c’era una certa complicità, nata chissà come, chissà quando.

Deglutì piano.

Ogni cosa sembrava esser rallentata per permettere a lui di accumulare più ansia possibile, nell’arco di pochi secondi.

 

“…sulla destra il giovane Radcliffe, il migliore amico dello sposo, in uno smoking firmato Armani. Davvero eleganti anche i Testimoni. La giovane coppia deve non aver badato a spese. Speriamo per il rampante Daniel che verrà presto anche il suo giorno, magari accanto alla graziosissima Bonnie, la terza sulla sinistra, una splendida damigella, in abito color crema firmato Chanel, che mette in evidenza i suoi occhi azzurri. Come è noto da tutti i giornali Daniel e Bonnie fanno ormai coppia fissa da quasi due mesi, che sia arrivato anche per loro il momento del fatidico sì? Ma vediamo ora una splendida Emma Watson, sempre col suo viso armonioso e un sorriso davvero meraviglioso, accanto all’uomo che presto le sarà marito…”

 

Il viso ovale del giovane moro si spostò automaticamente su Bonnie, incrociandone lo sguardo, ed, entrambi, sotterrarono una risata per le cazzate che quella donna stava sparando a raffica.

 

“E ora mi rivolgo a voi – il prete aveva alzato miracolosamente la voce, alzando anche lo sguardo moro sui presenti e gli invitati. Il momento era giunto – Se uno solo ha un dubbio, un qualsiasi dubbio, o è a conoscenza di un motivo valido per il quale quest’uomo e questa donna non debbano congiungersi nel sacro vincolo del matrimonio parli ora o taccia per sempre”

 

Le parole fatidiche.

La paura degli sposi, il momento in cui tutto è messo in discussione. In cui tutto può crollare.

Eppure Daniel era sicuro che nessuno si sarebbe aspettato quel risultato. Una trentina di mani, tutte alzate per aria, ferme, decise.

Un sottil ghigno, non controllato, si fece lentamente spazio sul suo viso.

Allora non era l’unico a pensare che quei due fossero esattamente la coppia più brutta mai vista sul pianeta.

Eppure, paziente, quel prete diede la parola ad ognuno di loro.

 

“Emma è troppo bella per lui. Lui è solo un’idiota” gridò un ragazzo dalla parte destra (probabilmente il Presidente del FanClub, ragionò Dan).

 

“Tom si merita di meglio!” urlò di rimando una ragazzina occhialuta di non più tredici anni, dalla parte sinistra.

 

“Emma è intelligente. Dovrebbe capirlo che non fa per lei”

 

“Emma è intelligente? Tom non farlo!”

 

“Emma, ti prego. Io ti amo!”

 

“Tom io sono più bella di lei!”

 

“Emma sei la donna della mia vita”

 

“Tom non posso vivere sapendo che la sposi”

 

“Emma ma l’hai visto?”

 

“Tom, andiamo, guardala bene! Ha ancora l’acne dell’adolescenza!”

 

“Emma ragiona, ti prego!”

 

“Tom mi devi venti dollari. Pagare, prego”

 

Dire che tutta la schiera di damigelle e testimoni si stava pisciando addosso dalle risate e i due sposi erano assolutamente allibiti non sarebbe render merito alla scena.

Fu solo quando uno dei giovani in smoking, poco dietro a Tom, ad alzare lentamente una mano che tutti, improvvisamente tacquero.

Daniel si voltò verso Devon. Non sorrideva. Non era uno scherzo. Diceva sul serio.

 

“Tom, Emma – iniziò il giovane attore – Sono cresciuto al vostro fianco e, ammetto, mi sono affezzionato ad ognuno di voi due – parlava piano, come se dovesse giustificare le sue parole con una storia – Siete persone fantastiche, entrambi – il suo sguardo si spostava rapidamente da terra ai due novelli – Ma, ammettiamolo, non lo siete insieme – un coro di ‘oooh’ si levò rapido dalla sala. I parenti iniziavano ad innervosirsi – Semplicemente non credo che siate fatti l’uno per l’altra” concluse il moretto, tornando al suo posto, indietreggiando di qualche passo.

 

“Adesso basta” sbottò isterica la ragazzina.

 

Ma un’altra mano si era levata.

Non era quella di Devon.

Era quella di Daniel.

 

“Io non so perché queste due persone, questi due miei amici, non si debbano sposare – parole che uscivano come un fiume in piena – ma so perché ho alzato la mano – gli occhi azzurri cercarono i gemelli, poco lontani da loro, già incastonati sul suo viso – Ti chiedo, quindi, Tom, di ripormi la tua domanda, la stessa che mi hai posto qualche minuto fa, prima di venire qui”

 

Inspirò profondamente.

Il biondo sembrava stregato. Non riusciva seriamente a crederci.

 

“Qui?” domandò incredulo.

Il moro fece cenno di sì con la testa.

 

“Davanti a tutti?”

 

Nuovamente sì.

 

Tom prese aria, fiato e coraggio.

Ci pensò su qualche minuto, prima di riuscire ad alzare la testa, guardarlo, e pronunciare quelle tre parole.

 

“Tu mi ami?” chiese.

 

Un altro coro ‘oooh’ si levò dalla parentela, sempre più preoccupata per le sorti di quell’unione.

 

“Io non so se ti amo, Tom – la voce tremava, ma le unghie piantate nel palmo gli davano la forza di continuare – Ma so che posso imparare ad amarti. Se tu me ne darai l’occasione”

 

Il ragazzo rimase zitto.

 

“Guardami Tom. Mi sono appena sputtanato la reputazione davanti a migliaia di giornalisti, ti sto dicendo che non voglio fare a meno di te. Dì qualcosa”  sibilò, decisamente nervoso.

Forse si sarebbe aspettato qualcosa di terribilmente romantico.

Forse si sarebbe aspettato che Tom andasse da lui, lo abbracciasse e gli dicesse che era tutto a posto. Forse.

Ma non lo fece.

Tutto quelle che fece fu socchiudere le labbra. Guardare il suo (ex) migliore amico con cattiveria e ghignare:

 

“Troppo tardi Potter”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

No, non è finita.

Ma come ho detto all’inizio ero stanco di leggere le solite cose sdolcinate, no?

Ci è arrivato Daniel, ora, lentamente, forse, ci arriverà anche Tom.

Per ora è felicemente (?) sposato.

Ringrazio con un sorriso Kelly, che ancora una volta mi ha sorpreso, e sollevato (e le dico che presto le farò una piccola sorpresa) e tutti coloro che mi hanno commentato il capitolo precendete.

Informo che il fatto che Tom si sia sposato non vuol dire che non possa tornare indietro. Giusto?

Bisogna avere speranza. Sempre. Perché, a volte, è tutto ciò che ti rimane.

 

+Jehan+

  
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