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Autore: lovewholovesyou    27/01/2013    4 recensioni
Lea, Dianna, Naya e Heather ne hanno avuto abbastanza della loro vita. Così decidono di partire e il destino incrocierà le loro strade.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Dianna Agron, Heather Morris, Lea Michele, Naya Rivera, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Okay, ammetto che è parecchio strano aggiornare di domenica ma purtroppo da domani avrò pochissimo tempo per collegarmi!
By the way, passiamo ai fatti: volevo aggiornare subito con la seconda ed ultima parte del prologo, che ho deciso di dividere per non ammassarvi tutte e quattro le donzelle in una sola volta! ;D
Quindi, ecco qua Dianna e Heather!
Grazie per le visualizzazioni e le recensione, anche se ancora poche! Spero la cosa vi interessi e che continuiate a seguirla!
PS: Ringrazio ancora una volta la mia beta, il mio unicorno che è sempre pronta a supportarmi! <3



Where the story begins 2




Dianna era sempre stata una bambina ed una adolescente vivace, piena di felicità e col sorriso sempre sulle labbra. Era questa una delle sue caratteristiche migliori, che tanto facevano perdere la testa ai ragazzi della sua scuola a San Francisco. La sua bellezza di adolescente e il suo modo di vivere la vita era un mix micidiale per qualsiasi ragazzo le girasse attorno. Per sua fortuna e per quella dei suoi genitori, Dianna non era una di quelle ragazzine che amava tanto farsi notare ed essere la più desiderata. Voleva solo continuare la sua vita da liceale come il resto delle sue amiche. Per qualche strano motivo, l'essersi innamorata di un ragazzo per la prima volta l'aveva completamente stravolta: era la prima volta che si sentiva amata da qualcuno, il suo fidanzato all'epoca. Credeva che con lui sarebbe potuta andare oltre alla semplice cotta adolescenziale. Tanto da cedere alle sue avance, fatte sempre più insistenti col passare dei mesi. Lei e Jason avevano fatto l'amore un paio di volte, sempre sicuro. Di tante volte, Dianna non avrebbe mai pensato che l'unica volta che erano entrambi ubriachi fradici, lei sarebbe rimasta incinta. E il mondo le crollò addosso.

Non sapeva se dirlo prima ai genitori o a Jason. Combattuta dal dolore e dalla preoccupazione si rivolse per prima al fidanzato. Diceva sempre ai suoi genitori che Jason era un ragazzo con la testa sulle spalle, responsabile e gentile. Le diceva anche che ci sarebbe stato per qualsiasi cosa. Credeva ci sarebbe stato anche nel caso che Dianna avesse aspettato un bambino. Aveva appena compiuto diciassette anni, come pretendeva di saperne qualcosa dell'amore? Credeva sul serio che i ragazzi, a quell'età, fossero così responsabili e che Jason si sarebbe occupato di lei e del nuovo arrivato?

Jason la lasciò di punto in bianco, dicendo di volersi tirar fuori dalla situazione. Per lui, Dianna era solo una cotta passeggera, non voleva impegnarsi più di tanto a maggior ragione se centrava un bambino. Avrebbe potuto semplicemente sostenerla. Non lo fece, e Dianna sentì il peso del mondo schiacciarla sempre di più.

Dirlo hai suoi genitori lo immaginava meno traumatico: sua madre aveva partorito Dianna da giovane. Ma presto realizzò che i suoi non l'avrebbero mai accettato. Per questo chiamò la sua migliore amica Taylor, che era già a conoscenza di tutto, chiedendole supporto se mai tutto sarebbe finito nel peggiore dei modi.

Era veramente la giornata invernale più brutta: l'aria fredda e pungente attraversava anche i muri di casa Agron. Proprio per questo sua madre e suo padre erano usciti per prendere altra legna e riscaldare di più la casa. Dianna li aspettava, tirandosi nervosamente le maniche del maglione, seduta in salotto. Muoveva la gamba accavallata sull'altra scandendo il tempo di quella canzone di Natale che tanto le piaceva e nel frattempo sperava che andasse tutto bene. Si era fatto buio da qualche ora e i suoi genitori finalmente rientrarono. La trovarono in salotto, in piedi di fronte al divano. Premurosi le chiesero se le andava una tazza di tè, ma Dianna chiese loro di sedersi. La bionda tentò di mostrare un sorrisetto, deglutì amaramente e guardò la madre.

«Mamma, papà, devo parlarvi. Promettete solo di...» soffocò il magone. «Di non lasciarmi sola.»

Dianna vide lo sguardo di paura negli occhi della madre, tanto simili ai suoi. Le faceva male vedere la bella donna che era ridursi alla preoccupazione. Sua mamma era sempre stata una donna severa, come il padre. Rigidi, poco permissivi. Sarebbe stata la fine.

«I-io...» balbettò guardandosi intorno, già in lacrime. «Aspetto un bambino. Ed ha circa due mesi e mezzo.»

Il buio si fece intorno a lei. I suoi ricordi si fermarono a quel momento: a quando sua madre si alzò, trattenendo le lacrime e cominciò a gridarle assieme al padre. Ripetevano le stesse parole: “sei una delusione.” E più lo ripetevano, più Dianna voleva morire. Si sentiva presa al collo da qualcuno e schiacciata contro un muro con violenza. Sussurrò tra le lacrime le sue scuse più volte, mentre sua madre scuoteva la testa e si metteva a buttare a terra le foto di sua figlia per terra.

«Mamma, non puoi farmi questo.» continuò Dianna, asciugandosi le lacrime. Inutilmente, perché queste continuavano a scendere. «Posso crescere il bambino.»

«Con quale padre? Con quali soldi? E tu avresti voglia di sopportare il peso che deve sopportare una madre? Come farai con la scuola? Pensi di abbandonare tutto?»

«Non è lo stesso che hai fatto tu?» non capiva cosa stesse dicendo la giovane madre. Era ovvio che lo avrebbe fatto, che altro avrebbe potuto fare.

«Esatto! E non voglio che ti accada lo stesso! Non voglio che tu sprechi la tua adolescenza in questo modo come ho fatto io!»

Dianna si sentì colpire nel profondo: sua madre doveva essere la persona che doveva amarla più di chiunque altro al mondo e ora le stava rivelando che averla come figlia era stato uno spreco. Ecco ora spiegato perché tra i suoi genitori non c'era quell'affiatamento che c'era tra i genitori delle sue amiche. Se fino a quel momento aveva pianto di disperazione, tanto da sentirle gli occhi bruciale e gonfiarsi, ora voleva solo prendere qualcosa e sbatterla contro il muro, distruggere tutto.

Prese quel respiro decisivo, guardò la madre e il padre negli occhi e sorrise a fatica.

«Levo subito il disturbo.» disse salendo nella sua camera. Lì buttò tutto quello che aveva di suo nello zaino. La sua macchina fotografica era ancora lì sulla mensola che aspettava solo di essere portata altrove. Prese anche quella, mettendo la cinta intorno al collo e uscendo da quella stanza.

Ed ecco come si era ritrovata nella camera di Taylor, saltellando mentre lei suonava la sua chitarra e cantava. Viveva da lei da un paio di mesi, avrebbero aspettato insieme la nascita della bambina.

«Taylor, perché non scappiamo? Andiamo in qualche posto, lontano da qui!» le chiese entusiasta, mentre si buttava sul letto affianco all'amica.

«Di, mi sembra che tu stia leggermente impazzendo...Dove mai vorresti andare?»

«Roma, Parigi, Londra, Berlino...Lontano.» continuò una lunga lista di città osservando la cartina appena al suo muro. Dianna voleva davvero partire, voleva lasciarsi dietro tutto quanto. «Madrid, Vienna...Milano.»

Taylor la guardò incuriosita.

«Oddio si! Taylor partiamo per Milano, ti scongiuro! Appena partorita la bambina, quando sarà più grande, partiamo!»

Taylor le annuì credendo che quello fosse solo un momento di pura esaltazione, Dianna lo faceva sempre. Non poteva sapere che sarebbero approdate davvero in quella città quando meno se lo sarebbero aspettate.

 

~

 

Heather non era furiosa. Era solamente stanca di essere tormentata dal fidanzato. Beh, ormai ex-fidanzato. Dato che aveva preferito un'altra ragazza a lei. La giovane bionda era stata inseguita per tutta la giornata da Steve, il suo ex, fino all'inizio della lezione di danza.

Heather era insegnante di ballo da circa cinque anni in una compagnia famosa in tutta la California. Lì aveva conosciuto Steve. Aveva quasi creduto che si sarebbero sposati di lì a poco! Ma i suoi sogni svanirono a causa di una giovane moretta. Non era triste o abbattuta: sarebbe andata avanti comunque. Oltretutto, a breve avrebbe intrapreso una tournée mondiale con i dieci ballerini con cui lavorava. Ne avrebbe dovuti selezionare i migliori e, tra quelli, non c'era sicuramente Steve.

Heather entrò nella sala dove tutti i ragazzi la stavano aspettando e provando i passi della coreografia. Dietro di lei, Steve la seguiva come un'ombra. La bionda lo scansò e attirò l'attenzione dei ballerini. Li informò della selezione di almeno otto di loro. E subito di scatenò l'agitazione.

«Calmi, calmi! Ora partiamo con la coreografia. Io vi osserverò da qui.» disse appoggiandosi alla sbarra in legno d'acero. «Anche tu.» si rivolse poi a Steve dato che si stava appostando affianco a lei. Vendetta. Poi fece partire la musica e tutti presero a ballare ordinati.

Heather viveva della danza, lo aveva sempre fatto sin da piccola. I suoi genitori si erano conosciuti ad una festa quando avevano quindici anni. Anche loro amavano ballare. E non importava se per sbaglio il padre di Heather si prese un tubo della caldaia in testa a causa di una giravolta scoordinata. Si sposarono e nacque Heather. Era una famiglia felice. Desideravano tanto un fratellino o una sorellina per la loro primogenita.

Qualche mese dopo la nascita di Heather i suoi genitori rimasero coinvolti in un incidente d'auto. All'arrivo dell'ambulanza, per loro non ci fu più niente da fare. Heather non scordò mai il viso di sua nonna in lacrima che la prendeva in braccio e la portava via di casa, assieme al suo peluches. Furono i suoi nonni a crescerla: rispettando il volere di sua madre, cominciarono a mandare Heather a lezione di danza classica molto presto finché non diventò la sua vita.

Heather aveva vent'anni e stava per intraprendere il suo primo tour mondiale con il ruolo di prima ballerina. Steve copriva solo una piccola parte dei suoi sogni: desiderava di averlo accanto a sé ma, ovviamente, aveva dovuto rinunciare all'idea. Non per questo avrebbe rinunciato alla tournée. Vendetta.

Heather fermò i ballerini che stavano eseguendo la coreografia da più di un minuto. Steve fu il primo a rivolgerle uno sguardo speranzoso ma la ragazzo lo richiamò all'attenzione assieme ad altri tre. Il resto dei ballerini fu mandato negli spogliatoi.

«Con voi non ci siamo.» comunicò loro Heather senza usare un tono malvagio. «Siete ancora troppo imprecisi e scoordinati con il resto del gruppo. Non riuscite a stargli dietro.»

«Heather...» azzardò Steve, credendo che la bionda lo stesse prendendo in giro.

«Ho tutti i ballerini che mi servono.»

La ragazza coi capelli rossi e le lentiggini al centro abbassò la testa e quasi non pianse. Le ricordò un po' la piccola bambina che era e le si avvicinò, ignorando Steve, per consolarla. Proprio come fece la sua prima insegnante di danza classica.

«Non perderti d'anima. Non sempre tutto va come ti aspetti: un giorno se in cima al mondo, il giorno dopo sei sotto terra. Potrai ritentare l'anno prossimo. Migliorerai e sicuramente prenderai parte.» le disse sorridendole dolcemente.

La ragazza asciugò subito le lacrime ringraziandola con un po' di singhiozzo nella voce.

E anche quel piccolo momento di serenità fu spazzato via ancora una volta da Steve, che insisteva nel chiederle perché non avesse scelto di portarlo con lei. Ancora una volta Heather fu pronta a scoppiare ma trattenne il fiato e lo ignorò, raccolse la sua borsa a tracolla ed uscì in compagnia dei suoi alunni.

Pensava di essere stata chiara con lui: primo, non poteva pensare di ballare ancora con Steve, e nemmeno starci insieme, dopo che aveva scoperto il tradimento. Secondo, dopo l'infortunio al ginocchio, e ora Heather si era fatta certe ipotesi su come possa essere accaduto, Steve non ballava più come prima.

«Heather, fermati un secondo!» Le gridava mentre saliva in auto.«Parliamo.»

«Non ne ho voglia, grazie.» cercò di liquidarlo, ma Steve si sporse dentro l'auto.

«Okay, so che sei arrabbiata, ma non è andata come pensi tu! Hai frainteso tutto quanto.»

Come poteva aver frainteso: trovarlo nel letto con una ragazza nuda non significava certo che l'aveva tradita!

«Io ti amo per davvero.»

Steve si sarebbe tenuto nel cuore e nella mente la sua ex ragazza l'ultima volta che la vide: seduta al volate, col dito medio rivolto verso di lui e con un passato da dimenticare dietro la scia della sua fiat. Vendetta.

  
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