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Autore: Samarskite    27/01/2013    3 recensioni
Ad un certo punto Zayn, sorseggiando la sua Coca Cola, mi piantò addosso i suoi occhi scuri. "Jordan... Se noi ti pagassimo per farci fare un tour di New York, accetteresti?"
"Per quanto, un pomeriggio?", chiesi.
"Cinque giorni.", intervenne Niall togliendosi le briciole dalla maglietta grigia.
Massì, dai. Cinque giorni fuori dalla mia solita vita.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5 giorni fuori, 16 Chapter


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Alla sorella di Mars, perchè mi legge
con santa pazienza. Spero
che questo capitolo ti piaccia.

23 gennaio, notte

Ero sdraiata su una panchina. Era sera, e c'era freddo, molto freddo. Non me ne fregava niente. In cinque non eravamo stati capaci di rintracciare Louis, non avevamo saputo cosa fare; l'unica cosa che eravamo stati capaci di fare era stato intasargli la segreteria telefonica di messaggi.
In una giornata avrò sentito un ventina di volte la sua allegra voce registrata che diceva: "Ehi, gente, sono Louis. Se non vi rispondo, o sono molto impegnato o molto incazzato. In entrambi i casi lasciatemi un messaggio dopo il bip, tanto quando lo sentirò avrò sicuramente sbollito."
Alla fine l'ultimo messaggio che gli avevo inviato appena Harry era uscito con la fotografa era stato del tipo: "Starò tutta la notte seduta sulla panchina della neve che sai tu. E anche domani notte, e l'altra ancora, finchè non ti farai vivo o non dovrai ripartire per il tour."
Guardavo le stelle da circa due ore, cercando di stabilire dove il mio buon astro avesse sbagliato il suo lavoro. Andava tutto ok, e poi era arrivato Harry con il suo astro, che sarà stato tipo una nana bianca, e aveva sollevato solo prematuramente dubbi che sarebbero saltati fuori comunque.
Era davvero giusto e "sano" che io e Louis ci fossimo innamorati l'uno dell'altro in poco meno di cinque giorni? Certo, cinque giorni a stretto contatto, cinque giorni intensi, ma pur sempre cinque.
Più ci pensavo e più mi dicevo che era assurdo. Che era stato un errore. Che, diamine, cosa cazzo ci facevo su quella panchina verde alle quattro del mattino ad aspettare una persona che non sarebbe venuta?
Eppure, più ripensavo a Louis, più mi tornavano in mente le parole di Zayn. "Io ci credo nell'amore a prima vista.", mi aveva detto. Non mi aveva forse detto così? Mi aveva proprio detto così. E ancora, Harry che mi piantava addosso i suoi occhi verdi e mi diceva: "Sei tu quella giusta, perchè te stessa è la tua categoria.", e Niall che mi prendeva sulle spalle e si metteva a girare in mezzo all' East Park sotto la neve, e ancora Liam che mi metteva un braccio intorno alla vita, che mi ripeteva che sarebbe andato tutto bene, perchè Liam Payne le cose le sa e basta.
Se chiudevo gli occhi e cercavo di visualizzare le cose dal punto di vista di Louis, tentativo che mille volte avevo provato a fare quel pomeriggio, vedevo tutto dall'angolatura che gli aveva prospettato Harry. Andiamo, amico, è risaputo che tendi ad essere impulsivo e correre troppo. Ad ignorare i segnali. È vero, no? Lasciala perdere, finisci il tour, prenditi tempo per pensarci, e se ancora ti mancherà a giugno, beh, ci farai un pensiero, ma fidati, non sarà così, piantala subito, per il suo bene strappa il cerotto. Vuoi davvero impegnarti in una relazione a distanza con una ragazza conosciuta da cinque giorni? Nah. Vai, stacca. Un taglio netto, non aspettare, se no dopo ci ripensi e sei fottuto, datti un numero di minuti per spiegarle perché la stai piantando in asso, capirà, Jordan è intelligente, vi saluterete come amici e noi riprenderemo il tour tra qualche giorno.
Ma l'ultima parte a Louis non era piaciuta.
Mossi di scatto la mano destra, abbandonata inerte sulla pancia, chiudendola a pugno. Non gli era minimamente passato per l'anticamera del cervello che io fossi disposta a rischiare? Perchè di questo si trattava. Si trattava di rischiare. Louis aveva fatto ogni genere di sport e di pazzia, era salito su un aereo per Ibiza solo perchè la cosa gli andava, e il fatto che Eleanor lo avesse seguito senza fare una piega gli era piaciuto, perchè questo gli piaceva in una ragazza, che una fosse capace di rischiare, di mandare tutto a cagare per la voglia di cenare a Ibiza o fare colazione a mezzanotte, saltare su un'aereo e partire. E allora, forse, credere in questo tentativo non era più spericolato di fare una pazzia delle sue? Potevamo rischiare. Potevamo davvero. Perchè non...?
Ok, basta. Dovevo smetterla. Avevo lasciato i pensieri a briglia sciolta per restare sveglia, ma la situazione stava degenerando in recriminazioni ipotetiche e del tutto inutili.
Tirai una lunga boccata d'aria e mi sistemai meglio il cappuccio. Una nuvoletta uscì dalle mie labbra come uno sbuffo di fumo, ed io la osservai volteggiare pigramente in aria per poi svanire. Mi sentivo stranamente vicina a quella nuvoletta di vapore acqueo. Quasi...simile. Entrambe avevamo tutto il tempo del mondo, entrambe aspettavamo pigramente di poter scomparire, sentendoci nell'attesa della stessa sostanza dei sogni, dei castelli per aria che mi ero ritrovata a costruire nel breve periodo felice passato accanto a Louis. "La differenza tra me e te", pensai con disappunto guardando l'ultimo sbuffo della nuvoletta svanire per sempre, "è che tu poi alla fine ce la fai a scomparire, piccola stronzetta. Io invece sto qui su una panchina a prendere freddo, e con buona probabilità anche una polmonite, ma non scompare un bel cavolo di me stessa."
Sospirai e rilassai la mano destra, ancora chiusa a pugno. Mi drizzai a sedere sulla panchina e tirai su le gambe, appoggiando la fronte alle ginocchia.

Mi manchi, Lou. Mi manchi e non so spiegarmelo. Non so spiegarti perchè io mi senta così vuota ora che so che hai deciso di escludermi dalla tua vita.
Non c'è istante in cui io non pensi a qualcosa e mi volti istintivamente per dirtela, perchè non so come ma sento che potrebbe farti ridere, e tu non ci sei. Allora osservo il posto vuoto accanto a me, che per cinque giorni hai occupato tu, e sento l'eco della tua risata.
E non c'è istante in cui, ripensando al tuo sorriso e alle tue labbra, io non le risenta appoggiate sul mio collo a darmi quel leggero bacio che mi hai dato quella sera, sul molo del traghetto per Ellis Island. Se chiudo gli occhi sento ancora il tuo indice sulla mia guancia che passa in rassegna le mie lentiggini facendone un accurato censimento.
E se rimango sdraiata al buio, ripensando a questi cinque giorni fuori dal mondo, rivedo i tuoi occhi.
Sai il primo giorno al museo? Ti ho riconosciuto dagli occhi. Quegli occhi azzurri così perennemente divertiti, eppure velati di quel divertimento che nasconde pensieri malinconici, traboccanti di quella sicurezza che vela i tuoi dubbi. Il tuo mondo interiore sgorga tutto dai tuoi occhi. Io ci vedo i tuoi pensieri che ci sguazzano dentro come pesci.
E... non lo so, ma mi sento stranamente privata di qualcosa di cui prima non sentivo il bisogno. Non sentivo la tua mancanza accanto a me finchè, dopo aver occupato quel posto per cinque giorni, non lo hai lasciato vuoto di nuovo.


Serrai gli occhi con più forza, costringendo le grosse lacrime, ancora tremolanti sul bordo delle ciglia, a scendere e riscaldare le mie guance gelate. In quei giorni avevo pianto un sacco. Probabilmente, dopo una vita passata a non farlo, ne avevo una scorta illimitata.
Sentii qualcosa di goffo che si chinava su di me da dietro lo schienale della panchina, e due paia di braccia infagottatate in un cappotto stringermi forte in un abbraccio. Non ebbi nemmeno bisogno di voltarmi, perchè sentii il profumo di Louis riempirmi le narici.
Non dissi nulla, lasciai che raccogliesse le idee.
Quando infine sentii che stava per parlare, mi sentii morire. Perchè se mi avesse detto che non c'era nulla da fare, che aveva ragione Harold, che non potevamo farci nulla, che lui era british ed io ero yankee, che eravamo incompatibilmente distanti, sia come casa che come mentalità, che lui doveva andare avanti, che non mi avrebbe tenuta con sè, io cosa avrei fatto?
Cosa farai? Te lo dico io cosa fai. Ti fiondi in una discoteca e ti scoli Jack Daniel's, Aperol Spritz, Martini Royale, Birra, sambuca, tequila, vodka, rum, long island, sex on the beach , quel cavolo che ne hai voglia Jordan, basta che anche solo per una giornata ti dimentichi di aver conosciuto Louis Tomlinson. Maledetto quel giorno in cui sei caduta e annegata nei suoi occhi, quando ancora loro non ti conoscevano.
Strinsi più forte gli occhi e la mano guantata che era appoggiata sulla mia, presi fiato, incrociai le gambe e mi preparai all'urto. Stavo già calcolando quanti soldi mi sarebbero serviti per i drink, non molti perchè non sono un mostro dell'alcool, li avrei presi da mia madre probabilmente, le avrei detto che JD voleva un televisore nuovo, cosa che tra parentesi avrebbe voluto davvero.
"Jordan... Venti messaggi tuoi, diciannove di Harry, sedici di Niall, sette di Liam e sette di Zayn. Li avete contati apposta?", disse invece Louis come se stessimo conversando del meteo, ma chissà perchè non riuscivo a ridere, e a smettere di pensare che la sua mano stesse stringendo la mia con troppa forza, quasi pensasse che sarebbe stata l'ultima volta che avrebbe potuto farlo.







Ho appena iniziato l'altra FF, Unsettled :) A chi va, mi farebbe piacere una recensione

Sam
  
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