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Autore: Scarlet Jaeger    29/01/2013    8 recensioni
Lost Canvas. I Gold Saint sono tutti morti (tranne Shion e Dohko) in seguito all'ultima Guerra Sacra contro Hades. Ma se invece della morte, per loro fosse stato pensato un qualcosa di diverso? Se la morte fosse solo l'inizio di qualcosa? Se la loro vita, fosse stata spostata in un universo alternativo? Sapranno riconoscerlo, oppure andrà bene così per loro?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Cancer Manigoldo, Cancer Sage, Gemini Aspros, Gemini Deuteros
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Universi Paralleli-Una nuova vita (Parte 1)



XXI secolo.
Fu un momento, un breve momento nel quale perse la percezione del tempo. Tutto gli sembrò vuoto e nero, nonostante i colori di quell'aula erano ben distinti.
Quando si sentì chiamare, sbattè le palpebre due volte prima di ricordarsi il motivo per il quale era li. Si trovava seduto su una comoda sedia e teneva i gomiti poggiati su una cattedra di legno; sotto di essi era aperto il registro di classe e di fronte a lui, una quindicina di bambini lo stavano guardando preoccupati.
-Maestro Hasgard.-Iniziò una bambina, seduta nel posto davanti alla cattedra.-Tutto bene?-Chiese, preoccupata.
-Si, tutto a posto cara.-Si illuminò in un sorriso, scacciando il passato momento.
Il possente uomo però, si soffermò a guardarla ed un ombra oscurò il suo sguardo. Era come se quella bambina gli ricordasse qualcuno, qualcuno di già conosciuto. Ma chi? E perchè quel pensiero gli era venuto in mente proprio in quel momento?
-Deve finire la spiegazione!-Suggerì il bambino accanto a lei.
Hasgard guardò anche lui, rimanendo quasi a bocca aperta. Guardando entrambi, aveva provato la stessa sensazione. Eppure, aveva sotto gli occhi dozzine di bambini tutti i giorni, nelle sue classi. Magari era solo per il semplice fatto che gli ricordava qualche bambino delle altre sezioni.
Prese un bel respiro e tornò a sorridere.
-Avete ragione!-Dichiarò, facendo tirare un sospiro di sollievo agli alunni che si misero composti per ascoltare, rapiti dalle parole dell'uomo.
-Come dicevo, il cosmo è una parte di voi; Dovete imparare a riconoscere il piccolo universo che vi contraddistingue. Potete farcela, basta credere in voi!-
Disse quella frase, fissando un bambino in particolare, che lo guardava con il sopracciglio alzato.
-Maestro..-Si difese il bimbo, credendolo impazzito.-Stavamo parlando del Sistema Solare.-
L'insegnante lo guardò confuso, ricordandosi solo in quel momento di aver totalmente confuso gli argomenti. Ma che argomento era quello? Non lo sapeva neanche lui, stava parlando quasi a vanvera.
-Scusate, inizio ad avere una certa età!-Sogghignò, facendo sorridere anche i bambini.
-No, se poi è vecchio non insegnerà più e noi come faremo?-Chiese la bambina.
-Oh, stai tranquilla. Il vecchio Hasgard ha ancora anni d'insegnamento davanti a sè.-Le fece l'occhiolino, alzandosi in piedi.
L'altezza dell'uomo sovrastava i piccoli banchi dove erano seduti i bambini di prima elementare mentre la sua stazza poteva mettere in soggezione; nulla di questo accadde però, il suo limpido e gioviale sorriso faceva ricredere tutti.
Spiegando e disegnando sulla lavagna, per far capire agli alunni, girava logorroico per la classe mentre i bambini con lo sguardo o con le teste lo seguivano in ogni angolo immaginando le sue parole, rapiti sempre di più da esse.
Quando succedeva ciò, lui era sempre più soddisfatto del suo insegnamento. Quando, a fine lezione, con le manine alzate ed espressioni curiose volevano porre una domanda, lui rispondeva gentilmente con le sue spiegazioni. Gli volevano tutti bene, sia gli insegnanti, sia gli alunni.
Era contento di quella scelta, anche se volte qualche pensiero strano gli balenava in mente; come se quella realtà non fosse adatta a lui, si sentiva un alieno, in un mondo apparentemente troppo normale. Come quando i suoi occhi si posarono su tre alunni in particolare: la ragazzina curiosa che faceva domande interessanti, il bambino accanto a lei e quello che lo aveva ripreso poco fa. Come se i loro visi, gli facevano ricordare qualcosa accaduto prima, molto tempo prima.



Su una spiaggia Siciliana, un ragazzo era steso sulla sabbia. Indossava comuni bermuda da spiaggia con una cnottiera colorata; gli occhiali da sole calati sugli occhi blu, nonostante la giornata fosse quasi finita, gli davano un'aria sbarazzina da cattivo ragazzo. Nonostante il suo carattere scorbutico però, era un ragazzo con la voglia di vivere e con tanta allegria. Era difficile vederlo triste, nonostante fosse rimasto solo con il suo tutore.
Cercava sempre di differenziarsi dalla massa per quanto poteva, come in quel momento. I ragazzi della sua età, al tramonto, raggiungevano sempre la movida cittadina insieme agli amici per un drink e qualche chiacchera; lui no, preferiva rimanere da solo e pensare. Passava intere giornate sul litorale, facendosi cullare dal vento che alzava ogni tanto piccoli vortici di sabbia e le onde che si infrangevano sul bagnoasciuga rapendo con il loro incanto.
-Manigoldo.-
Una voce, a lui non sconosciuta, gli arrivò alle spalle. L'uomo si sedette accanto a lui, cercando di non far entrare molta sabbia nelle scarpe.
I lunghi capelli grigi erano raccolti in una coda, sotto un cappellino che riparava il suo pallido viso dal sole. Portava degli abiti civili e dei sandali comodi.
-Ti trovo sempre qua, che sia estate, che sia inverno.-Sorrise l'uomo, riservandogli un'occhiata di sfuggita.
Le labbra del ragazzo si aprirono in un sorriso divertito, senza scomporsi più di tanto. Rimase sdraiato, con le mani dietro la nuca per rialzare la testa dalla sabbia.
-Mi piace il mare. Amo tutto della mia terra!-Sogghignò, come se l'uomo non potesse capire il suo stato d'animo.
-Lo vedo, ma non puoi continuare ad oziare così. Hai quasi ventitre anni! Non ti arrabbierai vero, se ti ho trovato un lavoro?-Gli sorrise l'altro, guardandolo in viso.
Manigoldo si alzò di scatto, togliendosi gli occhiali dagli occhi. Raggiunse lo sguardo divertito del suo tutore, che immaginava già la sua reazione.
-Cos'è Sage, non mi vuoi più fra i piedi?-Rise per quella frase, ma dentro di se si sentiva triste solo a pensare che l'uomo volesse liberarsi di lui.
-Ma cosa vai a pensare!-Gli rispose, scioccato.-Vorrei solo che prendessi in mano la tua vita! Ti ho insegnato a vivere quando i tuoi genitori sono venuti a mancare. Ho scelto te fra tutti i bambini in quell'orfanatrofio perchè fra tutti, mi sembravi un ragazzino con la voglia di far vedere quanto valevi. Sul tuo volto non c'era traccia di infelicità, sorridevi nonostante il tuo passato. Come adesso, continui a farti beffe di tutti! Sono vecchio, non potrò mantenerti per sempre.-Sorrise tristemente.-Vorrei che iniziassi a capire come andare avanti ecco...-Sospirò.
-Tranquillo, avevo capito!-
Si alzò stirandosi come se avesse dormito per ore. Il sole oramai in procinto di lasciare il posto alla luna, aveva tinto il paesaggio di un rosso vivo che giocava un bellissimo chiaroscuro di ombre sui loro visi.
-Allora, vecchietto, dov'è questo posto?-Chiese, aiutandolo a rialzarsi dalla sabbia.
-Nell'orfanatrofio della città.-Gli sorrise.
Manigoldo rimase un attimo interdetto da quelle parole. Non seppe dire il perchè la parola "orfanatrofio" lo avesse così turbato. Non si era mai fatto problemi lui, nonostante sapeva benissimo di essere stato preso in custodia da Sage, anni prima. Nonostante quella certezza, tutto ciò che ricordava, erano solo i racconti del suo tutore; lui non ricordava quasi nulla di tutta la sua vita, prima dell'incontro con Sage. Anche quello aveva molte lacune, comunque.
Cercò di non pensarci e concentrarsi solo su alcune domande da porre all'uomo.
-E, cosa dovrei fare li dentro? Non è un lavoro da donne?-Si preoccupò, ma il viso limpido di Sage smentì il tutto.
-Dovrai occuparti della mensa. Far mangiare i bambini. Un compito molto importante, per la crescita di essi.-Spiegò, ma lui rimase con il sopracciglio alzato per tutta la durata della spiegazione.
-E se non mi danno retta, dovrò convincerli presumo!-Un ghigno malefico si disegnò sulle sue labbra.
-In modo rispettabile, ovviamente.-Sorrise l'altro, capendo le intenzioni del ragazzo.
-Dubiti di me?-Proferì, falsamente scioccato.-Così mi offendi!-Sogghignò.
-Assolutamente no, avevo timore per il tuo carattere!-Disse, reggendo il gioco.
-Stai tranquillo, non ti deluderò!-Sorrise, mentre insieme raggiungevano la fermata dell'autobus.




Il lieve bussare alla porta da parte di qualcuno, distolse dalla conversazione che sta avendo al cellulare, un uomo seduto su una comoda sedia girevole dietro una lussuosa scrivania.
La stanza era ben arredata e ogni cosa si trovava al suo posto.
-Avanti...-Proferì l'uomo, con una nota seccata nella voce.-Scusami, devo riattaccare. Penseremo ai dettagli più avanti, buona giornata!-Riattaccò, aspettando di veder entrare la persona che aveva bussato.
-Ambasciatore, devo rettificare gli impegni di questa settimana.-Ricordò l'uomo appena entrato. Era un ometto di bassa statura, abbastanza in ciccia e con espressione sempre allegra.
-Dov'è mio fratello. E' lui che si occupa di questo.-Sbuffò, allungandosi sulla sedia.
-Deuteros non c'è, sig. Aspros; si è dovuto assentrare un attimo e mi ha detto che: per qualsiasi problema avrei dovuto rivolgermi a lei!-
Chiuse gli occhi di getto, aspettandosi un'alzata di voce da parte del suo superiore. Aspettò qualche secondo, ma quelle parole di astio non arrivarono.
-Ti ha detto dov'è andato?-Sospirò.
Riaprì gli occhi di scatto, posandoli in quelli azzurro/verdi di Aspros.
-No signore, è uscito poco fa!-
-Ho capito. -Disse solamente, massaggiandosi le tempie. Il gesto non passò inosservato al sottoposto che lo guardò un po' incredulo. Non era mai stato così transigente sugli affari e neanche sulla poca competenza del fratello, che lo vedeva sempre secondo rispetto a lui.
Deuteros lo adorava come fratello, solo che si vedeva sempre superato dalla sua figura. Secondo tutti Aspros era sulla punta della piramide, e lui veniva sempre dopo. Si sentiva così, etermanente il numero due; una fotocopia del gemello costretto a rimanergli sempre dietro.
Per Aspros invece, non era lo stesso. Certo, approfittava di lui sul lavoro a volte, però gli voleva bene a modo suo. Cercava di farglielo capire, nonostante non fossero poi così uniti. Avevano ventisette anni, e si lasciavano dietro i vari sentimentalismi, decretandosi troppo cresciuti per determinate cose.
-Per favore, parliamone dopo. Ho bisogno di uscire un momento.-Gli disse l'Ambasciatore, prendendo dall'attaccapanni la sua giacca perfettamente stirata.
-Certo..-Rispose solamente, trovandosi solo nella stanza pochi istanti dopo.
Uscì di casa prendendo la sua auto. Quando la mise in moto, alcuni pensieri iniziarono a scorrergli nella mente: come l'utilizzo di quel veicolo. Gli sembrava come se fosse un estraneo in una realtà che lui non conosceva e che si sforzava di imparare, come se lui stesso fosse messo li per una qualche ragione. Non seppe spiegarlo neanche a se stesso; riprese coscienza in poco tempo, ingranando la prima ed uscendo dal parcheggio con un rombo del motore.
Guidò quasi sovrappensiero fino ad un promontorio roccioso. Non seppe dire il perchè fosse diretto proprio in quel luogo, magari ci era solo finito per caso.
Uscì dall'abitacolo, chiudendolo con la sicura, e prese a salire il sentiero roccioso che lo divideva dalla vetta. Man mano che saliva, sentiva l'aria farsi più fresca attraverso la giacca sbottonata dove indossava solo una leggera camicia bianca.
Il terriccio sabbioso gli aveva sporcato le scarpe scure di polvere ma in quel momento sembrava non importargli, come se non fosse la prima volta che sporcava di quel materiale i suoi indumenti. Strano, si disse, non era mai arrivato in quel posto per colpa dei vari impegni, ma sembrava che nonostante tutto gli ricordasse qualcosa. Un vecchio ruolo, o addirittura un vecchio ricordo che non seppe dire veramente se apparteneva o meno a sè.
Arrivato in cima, trovò le rovine del Partenone di Atena devoto al culto di essa. Accarezzò la bianca struttura quasi rapito da quella visione come se in un lontano passato tutto quello aveva a che fare con una ragione.
Camminò ancora sulle rocce e trovò seduto su una di quelle una persona. La leggera brezza smuoveva i suoi lunghi capelli, lasciati sciolti, sbattergli sulla camicia di un colore diverso dalla sua.
-Deuteros.-Lo chiamò, sicuro che fosse lui.
-Aspros!-Si meravigliò, una volta girato verso il suo interlocutore.-Anche tu qua? Perchè?-Chiese.
-Sinceramente, non lo so. Devo esserci arrivato per sbaglio..-Inziò, guardando il cielo sgombro da nuvole.-E tu, come mai sei qua?-
-Ci vengo spesso. In questo luogo, mi sento come a casa. Non ci sono rumori, c'è una strana quiete ed un'aura misteriosa. Ho la senzasione che questo luogo non mi è del tutto sconosciuto. Non saprei, forse vecchi ricordi o forse solo la mia vita precedente..-Sospirò, guardando il profilo del fratello, seduto accanto a lui.
-Sai, forse è vero che i gemelli sono empatici. Sto provando le stesse cose.-Azzardò.
-O forse non è empatia... Semplicemente la verità..-
-Bè, risulta difficile ai giorni nostri, pensare che tutto questo è avvenuto in un passato così tanto lontano.-Sorrise.
-Forse...-
Rimasero in silenzio per qualche istante, assaporando solo il rumore del vento.
-Non hai risposto alla mia domanda. C'è un motivo per il quale raggiungi questo posto?-
-Si, c'è. In quella grande villa mi sento soffocare. Io apprezzo i tuoi sforzi ed il tuo lavoro, come apprezzo il mio e l'aiuto che ti sto dando; tuttavia mi sento solo una tua fotocopia, l'eterno secondo costretto a vivere all'ombra del fratello. E' sempre stato così, Aspros. Non ci sarà mai nulla per me la fuori!-
-Ma cosa dici, è solo una tua idea!-
-No fratello, è la realtà che tutti voi mi state facendo provare..-Proferì.
-Non avevo idea che ti facesse soffrire così tanto. Si è vero, a volte ti ho usato per qualche scopo ma è stato tutto a fin di bene. Mi capisci?-Aspros voltò lo sguardo sul viso del fratello, identico al suo. Era più scuro di carnagione, ma per il resto era veramente uguale a lui. Purtroppo per quel particolare era sempre scansato da tutti. Con il suo carattere poco aperto verso gli altri pensavano a lui come un mostro, mentre lui stesso cercava di farsi volere bene (a modo suo). E' vero, a volte era burbero e scontroso, ma lo faceva per il bene di tutti; era pur sempre un uomo importante e non tollerava fallimenti da nessuno!
-Me ne sono accorto..-Sorrise, rassegnato.
Rimasero così, a guardare il panorama e parlare dei vari problemi che, per il poco tempo di entrambi, non erano mai riusciti a chiarire.





Era oramai notte fonda nella città di Atene. Era una notte limpida e senza nuvole quella, il cui cielo era ornato di brillanti stelle complete di costellazioni. La luna, occupava stabile il cielo, bellissima e piena.
Un uomo, insonne, uscì sulla balconata del suo palazzo con in mano una fumante tazza di tea. Sorseggiava a brevi intervalli quella bevanda bollente sentendola scendere fino allo stomaco. Non faceva freddo comunque, beveva solamente per il gusto di fare qualcosa in quella notte.
Ogni volta che gli succedeva, usciva fuori nella sua sedia a dondolo e si lasciava cullare mentre poneva gli occhi sulla volta celeste. Quella miriade di stelle riusciva sempre a rapirlo,come un grosso dipinto che si ergeva imponente sulle loro teste, ogni notte sempre diverso. Gli piaceva paragonare tutto ciò a qualcosa, così da tenere la mente impegnata.
Quando suo nipote, che viveva con lui, si accorse della sua assenza lo cercò per tutta la casa trovandolo poi all'aria aperta.
Sorrise nel vederlo spensierato, mentre lo osservava dallo stipite della porta.
-Zio Sisifo...Ti divertono le stelle?-Sorrise facendolo strozzare con la bevanda.
-Regulus, non ti ho sentito arrivare. Cosa ci fai ancora sveglio?-Chiese guardando l'ora.
-Veramente mi sono appena svegliato! Sei tu che sei ancora sveglio.-Rispose divertito.
-Hai ragione, non riesco a dormire.-
-Posso farti compagnia?-Chiese, indicando il posto accanto allo zio.
-Certo, vieni pure.-Gli fece spazio per farlo accomodare.
-Sei sempre con il naso all'insù, hai una vera e propria passione per gli astri tu!-Rise.
-Diciamo che mi ci sento atratto!-Sorrise, guardando il nipote divertito.
Era un normalissimo ragazzino di quindici anni. Aveva degli amici e frequentava una scuola pubblica; non gli aveva mai dato problemi e ne era così fiero. Aveva perso i genitori tempo prima e quindi lui, single per scelta, decise di prendersene cura.
Non sapeva per quale motivo non si sentiva attratto da nessuna donna; sentiva che il suo cuore apparteneva ad una persona che non poteva avere, ma per quanto si sforzasse i lineamenti di quella persona non riusciva proprio a ricordarli.
-Sai zio, oggi ho fatto un disegno sovrapensiero. Ero pensieroso, ho acceso il mio I-Pod ed ho iniziato a disegnare. Sinceramente, mi sono accorto di aver disegnato quello che mi sembra un elmo, solo alla conclusione. Non so perchè, ma mi sento così atratto da quel disegno che pensavo di tatuarmelo, se tu mi dai il permesso.-Chiese, un po' imbarazzato.
Sisifo rimase basito da tali parole, con ancora la tazza a mezz'aria. Regulus però, non sembrava come il suo solito divertito; era serio e lo fissava senza batter ciglio.
-Bè, diciamo che sei un po' troppo piccolo per queste cose, non credi?-Cercò di farlo ragionare.
-Si, lo capisco benissimo. Ma ti dico che non è un capriccio, sono serio. Sono disposto anche ad aspettare, se proprio devo. C'è qualcosa in quell'oggetto che, non lo so; come se in qualche modo mi appartenesse o facesse parte di me.-Spiegò.
-Posso vederlo?-Chiese lo zio.
-Si, certo. Lo vado a prendere!-
Si alzò di scatto diretto in camera sua. Torno qualche secondo dopo, con in mano un foglio d'album che porse nelle mani dell'uomo.
Accese la luce del terrazzo e fissò incuriosito il disegno. Era colorato in bianco e nero, con una tecnica chiaroscuro per mettere in risalto le ombre. Era il simbolo del Leone, segno zodiacale di Regulus, con un oggetto che, come descritto dal ragazzo, sembrava proprio un elmo. Era diverso da quelli visti in tv per i soldati o qualche altro rango.
-Lo hai già visto da qualche parte?-Chiese, cercando di capire.
-Che io mi ricordi no, solo che mi sembra di averci avuto a che fare. Non so, è una sesazione strana!-
-Capisco. Fatto sta che sei troppo piccolo ancora, forse per il diploma se ne riparlerà.-Gli sorrise, sperando che capisse.
-Ok. Aspetterò.-Sospirò alzando lo sguardo anch'esso verso il cielo.
-E' una notte magica.-Fece rapito Sisifo.
-Adatta a te. Dillo che lo hai fatto apposta di non voler dormire!-Rise, seguito dallo zio.
Rimasero così, per due ore buone, cercando di riconoscere le costellazioni in cielo alzano le braccia per indicarle.
Si addormentarono quasi all'alba, quando i colori iniziavano a farsi più nitidi e l'aria più calda; l'uno accanto all'altro, serenamente.




Un ragazzo biondo, con indosso una tunica bianca, uscì dal convento dove era solito pregare. Aveva poco più di vent'anni e la sua scelta di diventare un religioso non fu contestata. Lo lasciarono andare per la sua strada visto che la sua decisione non ammetteva repliche.
Molte volte veniva paragonato ad un angelo; era biondo ed i lunghi capelli che gli ricadevano sulla schiena sembravano una distesa di grano sotto i raggi del sole. Gli occhi azzurri erano luminosi e sinceri. La pelle diafana, così pallida, lo rendeva divinamente etereo.
Stava spesso in silenzio, parlando solo se necessario o interpellato. Non aveva molti amici, preferiva restare in meditazione da solo. Usciva solo quando fuori c'erano delle belle giornate come quella.
Il sole era altro in cielo ed illuminava il giardino del convento, colorato da fiori multicolore.
Asmita raggiunse un'aiuola dove erano piantati degli Iris blu; avevano un colore così intenso che sembravano rispecchiare i suoi occhi.
Li osservò per un po', come se non ne avesse mai visto uno e ne assaporò l'odore; voltò in un secondo momento lo guardo anche sugli altri fiori. Era strano, come tutto gli sembrasse così colorato e vistoso. Non riusciva a capire come quel luogo, che aveva sempre avuto sotto il naso, gli risultasse così nuovo e bello. Ogni colore catturava il suo sguardo e la sua attenzione. Ogni particolare lo osservava come se non avesse mai avuto il piacere di guardarlo. Come se fino a quel momento fosse stato cieco verso il panorama.
Era una sensazione molto strana, a cui neanche lui riuscì a trovare una spiegazione; sorrise solamente, accarezzando dolcemente uno dei tre petali di quel fiore azzurro.
Quando sentì dei passi di fronte a lui, alzò il viso per vedere chi fosse. Era un ragazzo di circa la sua età, uno dei pochi con cui raramente parlava; gli rivolse però un sorriso, molto cordiale che l'altro ricambiò.
-E' un po' che ti guardo dall'uscio. Stai osservando questi fiori come se non li avessi mai visti.-Ridacchiò.
-Bè, forse in un certo senso è così. Non mi ci sono mai soffermato più di tanto, durante le mie meditazioni.-Sorrise.
-Sei molto strano, sai?-Gli disse, alzando un sopracciglio.-Osservi il tutto come se fosse una cosa a te nuova.-
-Forse. Quest'oggi mi sembra di vedere il mondo da una prospettiva diversa. E' tutto colorato, tutto ha più un senso. Non so qual'è il motivo che mi fa parlare in questo modo.-Iniziò.-Forse, nella mia vita precendente, dovevo essere stato cieco. E' per questo, credo, che le meraviglie del mondo appaiono così belle ai miei occhi..-Sospirò, lasciando che un'uccellino si posasse sul suo dito.
-Ogni tuo gesto è di pura eleganza.-Il ragazzo con il quale Asmita stava dialogando, si abbassò alla sua altezza per accarezzare il piccolo animaletto.
-Nonostante il mio rifiuto di dialogare con gli altri, cerco sempre di essere gentile con tutti. Che siano uomini, che siano donne, che siano animali che piante. Ognuno di queste cose ha un'anima, esattamente come me; per questo cerco sempre di rispettarla. In nome della religione a cui sono devoto.-Spiegò, lasciando che l'uccellino riprendesse il volo.
-Sei una persona fantastica.-Si complimentò "l'amico".-Porti sempre con te anche il rosario!-Indicò la corona di grani.
Il biondo distolse l'attenzione dai fiori e posò lo sguardo sulla collana. Se la tolse dal collo e la tenne in mano osservando tutti i 108 grani, facendoli passare uno per uno tra le dita.
-Questo, è molto più di un rosario.-Azzardò a dire.
-Come mai?-Chiese l'altro, incuriosito.
-Non lo. Sento che c'è qualcosa che va oltre il vero ed effettivo utilizzo di questa collana; chiamala attrazione, devozione, quello che vuoi. Per quanto ricordo, l'ho sempre avuta. Che strano, ha sempre fatto parte di me e l'ho sempre avuta sotto mano ma: sembra come se fosse la prima volta che ne  osservo il colore.-Sorrise benevolmente.
-Sei un uomo misterioso, forse troppo.-Ricambiò l'altro.-Io torno dentro. Tu cosa fai?-
-Resterò ancora fuori all'aria aperta. Non ho ancora finito di osservare tutti i confini, laggiù, fin dove il mio sguardo riesce ad arrivare.-Disse, guardando verso l'orizzonte.
-D'accordo. A presto!-Lo salutò, rientrando nel convento e lasciandolo solo, accovacciato di fronte alla distesa di Iris blu dove il vento intrecciava i suoi capelli con i petali colorati.
Fine capitolo 1

......

Eccomi qua alla fine di questo primo capitolo *-* Premetto che è la prima volta (a parte "Liceali" dove appaiono alcuni personaggi) che scrivo sul Lost Canvas, quindi spero di essere stata abbastanza coerente. Ho messo la nota OOC per qualsiasi evenienza!
So che ho all'attivo alcune fiction, ma ho passato tutta la notte a pensarci e finchè non l'ho scritta non sono riuscita a stare tranquilla >.<
Iniziamo a dare qualche spiegazione, come il titolo:
Allora, universi paralleli si intende la realtà diversa in cui sono capitati; totalmente diversa dalla loro, visto che sono vissuti nel 1700. Non è un salto nel futuro, solamente una prova come se fossero stati tutti mandati nell'Another Dimension. Non so se sono stata chiara :(
Per gli Iris, ho trovato quei fiori molto belli per colorare il convento visto che si presenta in tanti colori diversi ed ha un significato molto bello (nonchè il fiore che io amo!)
Per il tatuaggio di Regulus invece, ho fatto omaggio al mio ultimo: appunto l'elmo del Leone con il simbolo *-* (ve lo lascio come illustrazione alla fine*-*)
Nel prossimo capitolo, vedremo il resto dei Gold! Ho voluto dividerli per non farlo risultare troppo lungo!
Che dire, spero vi piaccia questa piccola idea ^^
Un bacione a tutti, specialmente alla mia adorata Sagitter No Tania che, come il solito, mi aiuta con le idee *-*
Al prossimo capitolo!

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