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Autore: Meg Roses    30/01/2013    1 recensioni
Cassandra è una giovane ragazza che un incontro le stravolgerà la vita che ha vissuto fino a quel momento.
E se i sogni si trasformassero in realtà? e se la realtà si trasformasse in un incubo?
Cassandra non sa cosa gli sta succedendo.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II
Ti fidi di me?

 
 
Cassandra chiuse gli occhi trattenendo il respiro niente era più fastidioso di non sentire gli odori ma in quel momento era indispensabile.
«Cassandra? »  Lullaby sentì una voce alle sue spalle.
Si girò e riconobbe il ragazzo che aveva conosciuto quella mattina.
Gli sorrise e gli andò incontro.
Massimo era il solo che la chiamava così
Lullaby desiderava che si avvicinasse di più.
«Perché mi chiami cosi? »  Lullaby era proprio curiosa di sapere il motivo.
«Pensavo che fosse il tuo nome»
«Si è così, ma nessuno mi chiama in quel modo. »
«E come ti chiamano a scuola? »
«I professori per lo più con il cognome»
«E i tuoi amici? »
A quel punto Lullaby rimase in silenzio
«Ti va di fare una passeggiata » Lullaby non aveva voglia di rispondere a quella domanda.
«Ok... »   Massimo accettò.
«Dove si va? » Lullaby non aveva la minima idea di dove andare.
«Ti fidi di me? »  Massimo cercava di tranquillizzarla,  sembrava agitata.
«Veramente mi hai chiesto se ti fidi di me? Ma se non ti conosco neanche!».
Massimo iniziò a camminare più velocemente, chi era quella ragazzina da trattarlo in quel modo?
«Massimo fermati! »  Lullaby correva non riusciva a tenere il passo del ragazzo; corse più forte e lo raggiunse e si fermò davanti a lui.
«Non ti volevo offendere, nessuno mi aveva mai fatto questa domanda, mi hai spiazzato! ».
«Effettivamente chi si fiderebbe di un estraneo?Da come mi hai risposto sembravi una che si sa delle arie»
«Io? Non penso che una snob esca di casa come me.»
Massimo la guardò cercando di non perdersi a guardare le sue gambe affusolate e il suo seno perfetto.
«In effetti, chi uscirebbe di casa con pantaloni della tuta scoloriti gli stivali mezzi sfondati e i capelli spettinati? »
«Che scemo! »  Lullaby si allontanò per gioco.
Massimo non riusci’ a fare a meno che afferrarla per i fianchi e stringerla.
A Cassandra la gola le bruciava più forte, la voglia di mordelo e assaggiare quel liquido caldo era insopportabile. Ma stranamente in quel momento, tra le braccia di quell’estraneo  si sentiva protetta, per una volta non era sola.
Iniziarono a camminare e Massimo iniziò a farle delle domande. Parlarono delle proprie origini e su come era bello quel parco.
Si fermarono alle rive di un fiume dove piccoli anatroccoli si divertivano a inseguirsi.
Lullaby si sedette osservò la scena in silenzio. Massimo si sedette accanto a lei.
«Allora sei di origine inglese»
«A dire il vero sono nata là, ma ci siamo trasferiti quando avevo all’incirca 7 anni»  ribatte Cassandra.
«E come mai sei venuta qua? »
«Per ragioni di lavoro di mio babbo»
All’improvviso iniziò a piovere e Massimo si alzò di scatto e prese Cassandra per mano e iniziarono a correre alla ricerca di un riparo.
«Di qua, avevo visto un capanno prima»  Massimo urlava, il rumore della pioggia era assordante.
Lullaby annuì.
Dopo circa 5 minuti arrivarono e Massimo aprì il portone del capanno.
Entrarono e all’interno c’era il fieno sparso dappertutto.
«Carino»  Lullaby anche essendo bagnata non sentiva freddo.
Si voltò verso Massimo e per la prima volta notò i suoi grandi occhi neri, il suo sorriso, e i suoi capelli chiari. Gli sorrise, e mentre lui cercava un posto dove accendere un fuoco osservò il suo corpo.
La maglietta aderiva al suo corpo assolutamente perfetto. Cassandra l’ho guardò a lungo e distolse lo sguardo solo perché sentì scricchiolare. Massimo era riuscito ad accendere un fuoco.
Erano le sei,fuori era buio ela pioggia continuava a scendere molto forte.
Nel capanno c’era solo la luce del fuoco, Massimo si era tolto la maglietta e si era messo a scaldarsi.
«Forza o ti prenderai un raffreddore»
Cassandra non si era mai ammalata prima di allora e lei non era affatto preoccupata di un semplice raffreddore.
«Non sono così debole»  Lullaby gli sorrise e gli si avvicinò.
«A no? »  Massimo aprì le braccia e lei lo strinse in un abbraccio.
Il suo odore era sconvolgente e la pioggia lo aveva reso ancora più squisito.
Massimo la guardò negli occhi e avvicinò il viso al suo.
Si incontrarono con un bacio e lei non seppe resistergli.
Quel pomeriggio di pioggia si baciarono a lungo, stettero abbracciati per terra in mezzo al fianco in quella stalla che sembrava essere stata improvvisata proprio da due amanti prima di loro.  Cassandra era assuefatta dal suo odore ma l’energia che gli trasmetteva Massimo era più forte del desiderio di morderlo.
Massimo iniziò a cantare a bassa voce.

«What day is it?
And in what month?
This clock never seemed so alive
I can’t keep up
and I can’t back down
I’ve been losing so much time

cause it’s you and me and all of the people
with nothing to do
nothing to lose
and it’s you and me and all of the people
and I don’t know why
I can’t keep my eyes off of you
»
Lullaby si voltò e gli sorrise.
 
Massimo ripeté l’ultima frase e Lullaby arrossì.
«la conosci questa canzone? »  era uno dei gruppi preferiti di Massimo.
Lullaby imbarazzata fece di no con la testa e Massimo afferrò i jeans in terra lì vicino e prese il suo mp3.
Passò una cuffietta a Cassandra e mise play.
Cassandra la mise nell’orecchio e partì una dolce melodia.
Massimo cominciò di nuovo a cantare e Lullaby cercava di seguire il significato delle parole, Massimo se ne accorse e gli sorrise.
«ascolta la canzone, non ti preoccupare se non sai cosa significa, fidati di me».
Cassandra chiuse gli occhi e appoggiò la sua testa come prima al suo petto.
Massimo smise di cantare solo quando la canzone si interruppe.
Ma la rimise, abbassò il volume ma invece che cantarla iniziò questa volta a tradurla.
Quando ebbe finito, Cassandra gli sorrise
 
«perché siamo io e te»  gli si avvicinò e prese a baciarlo.
Squillò un cellulare e allora si interruppero. Era quello di Cassandra, si alzò a rispondere, era la sua mamma che le chiedeva dove fosse andata e lei le disse che stava tornando e che spiegava tutto quando sarebbe arrivata. Massimo iniziò a vestirsi e lei quando chiuse la chiamata iniziò a fare lo stesso. Aveva smesso di piovere.
«Galeotto fu la pioggia e chi la mandò»  Massimo iniziò a recitare Dante o quello che ne restava... Cassandra iniziò a ridere e gli si avvicinò e gli rubò un altro bacio. Massimo la prese per mano e la portò fuori, un po’ diversi da come erano entrati.
Massimo l’accompagnò a casa e Cassandra si senti meglio lì fuori all’aria aperta.
L’odore che proveniva da Massimo non era stato più fastidioso che in quel momento, all’interno il suo odore si era sparso per tutto il capanno e ne aveva respirato il profumo ma lì fuori all’aria aperta dove l’ossigeno era pulito non riusciva a resistere a quel profumo, decise di trattenere il fiato, aveva scoperto nel pomeriggio che riusciva a trattenere il fiato per qualche minuto e così fece.
Massimo l’accompagno fino a casa, si salutarono con un bacio. Cassandra aprì la porta e se la richiuse alle spalle. Era molto tardi e probabilmente sua mamma era a dormire allora decise di non svegliarla ma scrisse un biglietto e lo mise sotto alla porta della sua stanza. “mamma sono tornata, se ti fossi svegliata perché eri preoccupata non allarmarti, sono nella camera accanto che dormo. Baci baci C.”
Cassandra era agitatissima, tremava, le sensazioni che aveva provato non l’aveva mai provate.
Si fece una doccia e andò a letto.
Quella notte Cassandra sognò di aspettare qualcuno, alla finestra mentre guardava davanti a se intenta a scrutare tra i tronchi una foresta incontaminata. Era concentrata a vedere i movimenti nella foresta quando qualcuno gli bussò alla finestra.
Era lui, Massimo la invitò a uscire fuori, la temperatura era bassissima ma lui portava solo dei jeans. Due ali spiccavano dalla sua schiena, erano fantastiche.
Massimo la fece salire nelle sue spalle, volò fino a una radura, in mezzo alla foresta c’era una cascata che terminava in un laghetto. Massimo con un movimento leggiadro si era tuffato per assaporare il riflesso della luna. Era disteso in superficie e con l’effetto della luce dell’astro i suoi capelli erano più chiari. Cassandra si immerse nelle acque, si avvicinò a lui e si baciarono come avevano fatto quel pomeriggio, ma c’era qualcosa di diverso in lui ma Cassandra non riusciva a capire cosa. Si svegliò con una strana sensazione, era già mattina, si vestii di corsa e da lì a qualche minuto sarebbe iniziata la prima lezione a scuola, uscendo dalla camera notò degli abiti in terra li raccolse per portarli a lavare, erano sporchi, avevano tutte delle foglie attaccate e erano umidi, notò che in tasca dei jeans c’era un foglio lo prese e lesse: “Un sogno può essere molto più vero della realtà”.
Cassandra sorrise dopo aver letto quelle parole, immaginò che Massimo gli aveva messo in tasca quel foglietto quando erano sdraiati in mezzo al fieno e lei non se n’era accorta di quel gesto.

  
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