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Autore: Giuliacardiff    30/01/2013    2 recensioni
White, rispetto a tutte le altre era sempre calma, tranquilla e molto spesso indifferente. Avete presente la tipica ragazza sempre sola, depressa e silenziosa, quella che non parla mai e solo se interpellata, che non esprime mai un giudizio, che non sorride mai, che in realtà non esiste ed è solo un nome vuoto sulle bocche delle professoresse. White era sempre sola e a lei andava bene così perché non voleva delle … amiche. Non le aveva mai volute fin da piccola.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prefazione
All’ombra dell’alba dei tempi, l’universo fu diviso in quattro grandi spazi che tutt’oggi chiamano punti cardinali. Ogni spazio aveva un proprio signore e solo un essere poteva trascendere queste leggi, colui che avrebbe riportato l’universo ad essere uno e solo. Colui, o meglio colei, era WHITE.

Capitolo 1
-“White … White … avanti svegliati! È tardi, è ora di andare a scuola!”-disse una voce in lontananza. –“Hahahah”- guardò l’orologio accanto al letto, segnava le 7:47 e –“Haaaaaaaa…. è tardi è tardi”- scese dal letto e si diresse in bagno portando con sé la divisa della scuola. Uscì poco dopo e come una furia prese la cartella ed uscì di casa urlando-“Io vado a più tardi!!!”. Scese le scale e uscì dal portone del palazzo. Correva, correva e non si fermava più. –“Anche stavolta sei in ritardo, non è vero White?”- domandò un signore che portava con fatica un secchio di olive maleodoranti e nauseabonde che non comprava nessuno. –“Siiiii ciao e a più tardi”- rispose White. –“Ok, ci vediamo tra cinque ore qui come al solito. Ciao”- disse infine l’uomo. White dopo cinque minuti di corsa si ritrovò davanti all’entrata della sua scuola, un piccolo portone vecchio, marrone con sfumature grigie e nessuna maniglia. Si più dire che quel portoncino sia così vecchio che ha fatto la muffa. Il portone principale, invece, quello adibito ai maschi era enorme come l’entrata del Louvre, marroncina con sfumature bordò, quasi fosse l’entrata del mondo dei sogni di una volta. Non è giusto! Perché tutti ritengono che le donne non posso essere allo stesso livello degli uomini? Perché l’uomo deve avere di più, mentre la donna si deve accontentare dei rimasugli? Non importa! Davanti all’entrata, White trovò le sue compagne di scuola che discutevano a gran voce come al solito. Si avvicinò a loro e immediatamente una di loro lo abbracciò da dietro, una le fece una smorfia, mentre l’ultima non si accorse della sua presenza fin quando tutte non glielo dissero strepitando. Che pazze! La prima si chiama Francesca, la seconda Emanuela e la terza Roberta. Poco dopo il suo arrivo arrivarono altre due di nome Linda e Alessandra, che si distinguevano per il loro legame e la loro intelligenza superiore rispetto a tutti gli altri elementi della classe. In un primo momento si potrebbe pensare che siano due altezzose, ma in realtà erano moralmente scarse e molto timide ed estroverse solo con le compagne più intime. Alle 8:00 precise suonò la campanella e il piccolo portone e quello più grande si aprirono facendo entrare più di 700 alunni di tutte le età. White, rispetto a tutte le altre era sempre calma, tranquilla e molto spesso indifferente. Avete presente la tipica ragazza sempre sola, depressa e silenziosa, quella che non parla mai e solo se interpellata, che non esprime mai un giudizio, che non sorride mai, che in realtà non esiste ed è solo un nome vuoto sulle bocche delle professoresse. White era sempre sola e a lei andava bene così perché non voleva delle … amiche. Non le aveva mai volute fin da piccola. White, in fila da sola entrò nel portone e fu investita da una profonda depressione che l’avrebbe lasciata solo alla fine delle lezioni. Salì le scale, per ben tre piani, camminò lungo un corridoio lungo e stretto facendo passare anche quelli che arrivavano dall’altra parte del corridoio e infine arrivò in classe. Era la quinta a essere entrata dopo Roberta, Linda, Gigi( un compagno di classe altezzoso e antipatico che però era amico di tutti)e Mauro( il fedele cagnolino di Gigi). Svincolò tra i banchi e si sedette al secondo banco, terza fila, fila accanto alla porta. In cinque minuti tutta la classe era al completo tranne i soliti due ritardatari. Alle 8:16 entrò la professoressa e tutti si ammutolirono e si alzarono. La prof. Si sedette alla cattedra e fece un saluto comune. Fece l’appello:-“Ciocia …  Presente, De Fano….   Presente, Giliberti… presente..”-sussurrò la prof. come se avesse i postumi di una sbornia. White era la decima dell’elenco e molto spesso veniva chiamata per le interrogazioni. La prima ora passò velocemente e anche la seconda e la terza. 10:55- ricreazione. Ovviamente White non aveva portato la merenda e rimase seduta per tutto il quarto d’ora, mentre gli altri scherzavano, chiacchieravano, spettegolavano e soprattutto mangiavano fino a strafo carsi. –”Hmmmmh, quanto vorrei fare come loro, ma io non mi sentirei a mio agio, però …. Quanto vorrei essere come loro.”- pensò White fra se e sé. La ricreazione finì e arrivò la quarta ora, la più faticosa: l’ora della De Giosa. La Prof.ssa De Giosa è una donna sulla cinquantina, probabilmente sessantina, assomigliante ad un barilotto e con una voce stridula e insopportabile. Lei insegna italiano, storia e geografia. Questa volta era storia. Spiegò tutta l’ora la prima guerra mondiale. Le sue lezioni di storia sono sempre soporifere e spesso nessuno le ascolta. Quando a metà dell’ora, White si girò per vede la classe, vide solo persone che disegnavano, dormivano, parlavano, chattavano con il cellulare da sotto il banco. La campanella. Fine della lezione. Quinta ora palestra. O meglio educazione fisica. L’intera classe adora educazione fisica, tutta tranne, indovinate chi...? White. Lei non la faceva mai. Non le interessava. Anzi la annoiava. Preferiva fare altro come dormire e spesso lo faceva. In realtà non è che non le piaceva palestra, non le piaceva giocare a pallavolo con la classe perché lei era brava, ma non riusciva a giocare con i suoi compagni, quindi non la faceva. L’ora passò lenta e monotona, però passò. White uscì e si diresse verso casa, salutò l’uomo delle olive e entrò in casa. Nessuno della sua famiglia era in casa a quell’ora e quindi era lei a possedere le chiavi. Aprì la porta, fece un inchino, chiese il permesso di entrare, si tolse le scarpe, indossò le ciabatte, fece un inchino prima di entrare in camera e disfò la cartella. Dovete sapere che White vive in Italia, ma quando nessuno la vede adotta le tradizioni giapponesi. Lei ama il Giappone. Entrò in cucina ed iniziò a cantare mentre cucinava.-“Come un’illusione, dopo fiumi di rancore …, tu sei dentro quella vita che vorrei …”- canticchiò una canzone di Nek - Notte di Febbraio-. Passarono venti minuti e lei cucinò riso bianco, carne di manzo a piccoli pecci e purea di patate( tipico piatto giapponese). –“Itadakkimas”- sussurrò (significa buon appetito). Accese la tv e pranzò. Alle 14:30 iniziò i compiti, ma dopo dieci minuti si stancò e li lasciò a metà, tanto … chi-se-ne-frega-dei-compiti. Salì le scale e si buttò sul letto, dopo dieci minuti si addormentò. –“Hahah, mi devo essere addormentata. Vediamo che ore sono?-sibilò White. Guardò l’orologio. 18:30. –“è tardi, devo preparare la cena. Tra poco arriverà Davide( il fratello maggiore) di ritorno da liceo e se non trova la cena e il computer acceso chi lo sente. Poi c’è Laura(la sorella minore) che vorrà guardare la tv e mangiare schifezze come tutte le volte, mamma e Paolo(fratellino) che vorranno un bagno caldo e i cartoni e infine papà, di ritorno dal lavoro stressante che vorrà giocare al tablet ed è meglio caricarlo perché è scarico. Dopo aver sistemato la casa in funzione delle preferenze dei suoi famigliari arrivò una telefonata:”Ciao pupa(chiama tutti così), puoi venire da me che ti do il miele e la carne?”. –“Ma nonna, non ne ho bisogno …… , ok ora arrivo”- rispose esasperata. Uscì e ritornò subito dopo con gli oggetti. Passarono 15 minuti e tutta la famiglia irruppe in casa sbraitando e urlando come una mandria inferocita. Si sistemarono alla loro postazioni e fecero silenzio, mentre White se no andò a dormire dopo ciò che aveva fatto e nessuno ebbe qualcosa da ridire.-“Hahahhaaa, ha ha … ha hhhaaa ….”. 12 in punto. White si svegliò tutta sudata, angosciata e soffrente ad un braccio. Si guardò il braccio e notò un’enorme taglio lungo dall’avambraccio fino al gomito. Si diresse in bagno, si medicò e fasciò. Erano ormai quattro notti che si svegliava a mezzanotte precisa, con un’enorme taglio su un punto qualsiasi del corpo e con una specie di amnesia che non le faceva ricordare cosa aveva sognato che l’aveva terrorizzata. Si rimise a dormire. Il giorno dopo fu la stessa storie e così fu per una settimana fino a quando…
  
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