Anime & Manga > Virgin Crisis: Akuma na Eros
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Autore: Morgana Leone    01/02/2013    1 recensioni
- Come faccio a crederti se tu non mi dici niente? Se non mi dai fiducia, come puoi tu pretenderla da me? Perché non puoi aprirti?-
"Aprirmi? D'accordo ... ho evocato involontariamente il diavolo facendo deliberatamente un rito satanico per fare in modo che tu mi amassi. E quando tu mi dirai "Ti amo", ebbene, a quel punto io dovrei pagare il tuo amore offrendogli la mia verginità... come potrei mai dirti questo?"
Non sapevo cosa scrivere, così ho preso un pezzo della storia.
Spero di non deludere e sopratutto di ritrarre bene questo splendido manga.
Buona lettura :)
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lemon, Missing Moments, Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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XVIII

Benvenuta al Pandemonio

 
« Come mai sei caduto dal cielo,
Lucifero, figlio dell'aurora?
Come mai sei stato atterrato,
tu che calpestavi le nazioni? »
- Isaia 14,21 -
 

- Tornerai nel mondo dei demoni?- chiesi con la voce incrinata dalla tristezza e dalla paura di non rivederlo mai più.
La creatura rimase ferma e in assoluto silenzio, come fanno le fiere prima di aggredire la preda.
Poi con uno scatto fulmineo mi acchiappò il polso.
- Tu vieni con me -
 
All'improvviso la terra mi mancò da sotto i piedi e una forte sensazione di vuoto mi attraversò con orrore tutto il corpo facendomi gridare di paura.
Stavo precipitando in un pozzo nero, così profondo che non riuscivo a scorgere la luce alla fine.
Urlai finché i miei polmoni me lo consentirono, così forte che la gola mi bruciava.
Poi un paio di braccia mi afferrarono e mi trovai stretta a Satan.
- L'hai finita di strillare?- mi disse squadrandomi con cipiglio infastidito mentre le sue ali si gonfiavano d'aria come paracaduti, permettendoci una discesa più lenta.
- Perché!? Perché mi stai portando con te!? - gridai in preda all'isterismo.
- Te lo dirò quando arriveremo al castello - disse. Il suo viso sembrava l'emblema della calma.
Il tunnel si faceva sempre più angusto, tanto che Satan dovette ripiegare le ali affinché non raschiassero contro la parete rocciosa.
Più scendevamo, più l'aria diventava calda. Mi sentivo soffocare, la gola mi si seccava.
- Respira piano e non agitarti - disse la creatura vedendo i miei occhi terrorizzato e le mie mani che stringevano convulsamente la sua camicia di seta nera.
- Ho paura. Ti prego, portami via- dissi mentre le lacrime mi rigavano le guance.
- Stai sempre vicina a me e non ti accadrà nulla - rispose mentre vedevo scintillare nei suoi occhi un bagliore di divertimento e dolcezza, come di chi guarda un bambino che muove per la prima volta i suoi goffi e impacciati passi.
Inizia a scorgere qualcosa nell'oscurità che ci circondava e, abbassando gli occhi, vidi una debole fonte di luce alla fine del pozzo che man mano diventava sempre più vicina.
Iniziai a classificare ciò che c'era e rimasi completamente scioccata quando posai i piedi  sulla...
Sabbia?
Mi guardai intorno e rimasi ancora più sbalordita e un poco sollevata nel costatare che il forte calore che avevo sentito quando ero nel tunnel non era dovuto a chissà quali fiamme.
Ero in un deserto. Un deserto vastissimo e pieno di rocce aguzze alte come grattacieli e distese di sabbia rossastra.
Sollevai la testa. Nel cielo non vi era né il Sole, ma una luna grande e rossa che conferiva alla porzione di cielo vicino ad essa un cupo color sanguigno. Tutto il resto era coperto da una fitta tenebra.
Mi girai verso Satan che mi scrutava curioso.
- Ti aspettavi lava, fiamme incandescenti e migliaia di anime urlanti per le terribili torture inferte? -
- Mi stai dicendo che tutto quello che ci raccontano è una balla?-
- Non proprio: ci sono i di territori in cui sono custodite le anime malvagie, ma è una piccola parte in confronto al resto. E se è dei gironi che vuoi sapere, quelli non esistono. Erano solo il frutto dei vaneggi di Dante quando si ubriacava - concluse lui facendo rientrare dentro la schiena la sue bellissime ali nere in un modo che dava l'idea di essere piuttosto doloroso.
- Perché hai ritirato le ali?- chiesi preoccupata vedendo attorno a noi solo il deserto e le montagne di pietra rossa.
- Qui non servono – disse guardando qualcosa in lontananza. Guardai nella sua stessa direzione ed effettivamente c’era qualcosa di nero che si avvicinava a gran velocità.
- Che cosa è? -
- Il nostro mezzo di trasporto -
Man mano che si avvicinava, la sagome prese grazia e proporzioni e in meno di mezzo minuto mi trovai di fronte ad un immenso cavallo nero.
Non avevo mai visto un animale tanto bello: il suo muso era affusolato e le narici splendevano rosse e dilatate, come se al loro interno ci fosse fuoco, il collo era lungo e arcuato, le zampe muscolose e potenti, e la coda portata in alto con orgoglio. Era enorme, tanto che il suo garrese superava addirittura Satan. Era equipaggiato con una pesante sella dorata finemente decorata con bassorilievi raffiguranti draghi una testiera dello stesso colore a proteggergli la fronte.
Gli occhi della creatura, rossi come la brace,  splendevano con furia e una saggezza tale da fare paura.
Il destriero, nonostante l'aspetto terrificante, si avvicino con grazia e docilità a Satan, annusando le sue mani con curiosità, mentre quest'ultimo gli accarezzo il collo con incredibile dolcezza.
-  E’ bellissimo - sussurrai io tenendomi però a debita distanza dall'animale.
- Sono una femmina, ragazzina -
A quelle parole, che uscirono con stizza dalla bocca irta di zanne del destriero, sgranai gli occhi e per poco non mi venne un infarto.
- Ti chiedo scusa- mormorai incerta.
Sentii Satan ridacchiare, poi, con un gesto elegante, mise il piede nella staffa che pendeva dalla sella,e si issò sulla groppa della cavalla prendendo le fini redini dorate tra le mani.
- Sali - disse porgendomi la mano.
Ancora mezza morta dallo spavento, afferrai la sua mano e con una spinta mi trovai sulla groppa dell'animale davanti a Satan.
Guardai in basso e poco non mi vennero le vertigini.
- Certo che sei alta!- commentai.
- Certo che sei bassa - rimbeccò quella prima di iniziare a galoppare con tanta furia che per poco non scivolai dalla sella se solo Satan non mi avesse stretto contro di lui.
- Notte, calmati e portami al castello -
Il destriero sbuffò e vidi dalle sue narici uscire del fumo.
“Non le sto molto simpatica”.
 

 
Vedevo intorno a me passare velocissimo il paesaggio arido del deserto. Era uno scenario malinconico, quasi piacevole, che non aveva nulla da spartire con le raffigurazioni grottesche che avevo nella mia mente. C'era calma in quel deserto; una calma innaturale, ma pur sempre più pacifico di molte città della terra.
Per tutto il tragitto, quel maledettissimo hamburger ambulante su cui montavo, non aveva fatto altro che punzecchiarmi e più di una volta tentò di farmi cadere con il muso sulla sabbia.
Satan se ne accorse, ma non disse nulla ed ogni qualvolta mi giravo a guardarlo, mi rivolgeva uno sguardo piuttosto eloquente come dire "sbrigatela da sola".
Dovevo riconoscere tuttavia che quella bestiaccia era 4 volte più veloce di un jet, tanto che quasi non riuscivo a tenere gli occhi aperti per via dell'aria che si apriva intorno a noi.
Man mano che avanzavamo vidi con chiarezza un puntino nero che si stagliava all'orizzonte. Aguzzai la vista.
Era un castello, anche se non ero sicura che si potesse definire tale dato che in tutta la mia vita non avevo mai visto una struttura così, di quella forma e di quelle dimensioni, che faceva sembrare la reggia di Versailles uno sgabuzzino a suo confronto.
La prima cosa che vidi furono le gigantesche mura nere, fatte di uno strano materiale che pareva ossidiana: ne aveva l'aspetto vetroso, ed era attraversato da innumerevoli venature rosse, come se in quella pietra fredda scorresse sangue. Attorno alle mura, un profondo e vastissimo fossato di lava ribollente, era solcato da un unico ponte di quella strana pietra lucida e nera. La lava proteggeva il castello e spargeva un potente odore di zolfo e fumo, così come un insopportabile calore che faceva sudare le mie membra già stanche e spossate.
Dietro le mura, si avvitavano, come delicati steli di fiori, miglia di torri dalle forme sinuose e serpentine dello stesso materiale delle mura. Tra tutte ve ne era una su cui tutte le altre parevano appoggiarsi che s'innalzava su nel cielo, celando la sua vetta alla vista.
Spalancai la bocca, continuando a guardare quella meravigliosa opera di architettura che nessun umano sarebbe mai riuscito a progettare.
- Benvenuta al Pandemonio - sussurrò Satan da dietro le mie spalle.
 
 
 
Attraversammo al trotto l'angusto ponte in pietra e dovetti fare appello a tutto il mio autocontrollo e coraggio per non guardare giù, verso quella lava che minacciava di dissolvermi se ci fossi finita dentro. Guardavo davanti a me, sopra il collo nero di Notte, e vidi che il ponte non portava a nessun cancello, bensì a un gigantesco altorilievo scolpito nelle mura: era la faccia di una bestia tremenda; un incrocio tra un leone e un drago, che teneva ben serrate le gigantesche fauci così come le nere palpebre.
Quando fummo a meno di tre metri dalla statua, questa spalancò gli occhi di brace facendomi desiderare di non aver mai posato lo sguardo su di essa.
- Chi osa entrare nel Pandemonio? -
La bestia parlò con una voce talmente cupa, bassa ed inumana. Sentii il mio cuore fermarsi per un attimo e desiderai con tutta me stessa di piangere e scappare via per mettere fra me e quel'abominio più chilometri possibili.
Ma poi la voce di Satan, per quanto anche essa spaventosa, parlò da sopra la mia spalla, e io sentii il suo petto dietro di me vibrare, così come la sua calda voce imperiosa:
-Sono Satan, re dell’Inferno e porto con me Manami, una giovane donna umana. Apri le tue fauci guardiano e lasciaci entrare -
La creatura rimase due secondi nella stessa identica posizione, poi spalancò la bocca e dalla sua gola vuota vidi una enorme sala al cui centro troneggiava un immenso portale, alto almeno nove metri, anche esso nero, ma intarsiato e rifinito con una grande moltitudine di marmi, pietre e metalli vari, che lo facevano risplendere.
Notte attraversò senza alcuna incertezza e con andatura morbida, la profonda gola dell'animale, ma poi quando fummo di fronte al portale si fermò e io sentii Satan smontare dalla sella con agilità.
- Salta - mi disse.
Guardai giù, il pavimento della sala da sopra la groppa del destriero abnorme.
- No, non ti preoccupare - dissi con voce tremante - rimango qui -
- Ed io che ti voglio sulla mia schiena - s'intromise acido il quadrupede - Signore, me la levi di dosso. Voglio tornare in scuderia -
Così Satan, con un sorriso divertito dipinto sulle labbra scarlatte, mi afferrò per i fianchi e mi portò giù dalla groppa di Notte, mentre quella faceva sbuffava e raspava sul pavimento anche esso nero.
Poi Satan, si avvicinò al portale, e questo automaticamente si aprì con un suono stridulo, facendo comparire di fronte al mio sguardo una magnifica sala, anche se definirla tale sarebbe stata una minimizzazione perché era più grande del mio liceo.
Anche essa aveva le pareti, i soffitti e il pavimento in pietra nera con delle sorta di crepe che sembravano trasudare lava luminosa, ma le gigantesche colonne che neppure cento uomini sarebbero riusciti ad abbracciare, messe in prefetto ordine su ogni lato della sala erano bianche come le ossa, decorate con meravigliosi rampicanti rossi e neri, che si muovevano e si rincorrevano per tutta la lunghezza.
I soffitti erano così alti che quasi non si poteva vederne la fine.
Nella sala, vi erano numerosissimi esseri, che si muovevano, si agitavano e si accapigliavano fra loro. Alcuni di essi erano piccoli come polli, altri grandi come dinosauri. Alcuni sottili come giunchi, altri talmente robusti e grossi che quando camminavano si sentivano dei potentissimi tonfi. Alcuni storpi e talmente ripugnati che era una sofferenza guardarli.
Alla vista di Satan, il chiasso cessò di botto e gli occhi di tutte quelle creature furono puntati su di lui. In alcuni occhi vidi brillare la paura, in altri gioia, in altri ancora una malsana ambiguità.
Si elevò un unico coro, talmente spaventoso che mi rintanai di nuovo dietro la possente schiena di Satan.
- Bentornato Sire- esultarono.
Altri demoni si avvicinarono a lui, ma non esseri deformi e orrendi: creature così belle e sublimi da sembrare fatti di una materia non umana. Come Satan, possedevano tutti dei iridescenti capelli neri che incorniciavano divinamente i lineamenti purissimi, anche essi avevano le orecchi appuntite e lunghe, ma le loro corna differivano notevolmente. Negli occhi, la dove vi era lo specchio dell'anima, si vedeva la profonda malvagità di quelle creature.
“Sono angeli caduti come Satan”.
- Omaggi, fratello - disse uno di loro che stava di fronte agli altri, con un leggero e aggraziato cenno di capo - Ha fatto buona permanenza nel mondo umano?-
- Mi stavo divertendo parecchio, finché non mi avete fatto chiamare - rispose quello con stizza voltandogli le spalle con fate altezzoso e superbo.
Feci per seguirlo quando una morsa ferrea mi prese il braccio impedendomi di avanzare.
Mi voltai e vidi che colui che mi tratteneva era il demone che aveva appena parlato con Satan. Mi ritrovai davanti a due occhi completamente bianchi, sia l'iride che la sclera, che mi guardavano con astio e ferocia, e da cui mi sentii immediatamente terrorizzata.
- Una donna umana!?- disse quello continuando a guardarmi con odio, mentre i suoi artigli neri si conficcavano nella carne del mio braccio.
- Baal*, lasciala - ordinò Satan, mentre saliva i gradini che conducevano al trono.
Il demone continuava a guardarmi con estremo disprezzo, come se gli facessi davvero schifo e il suo unico desiderio fosse quello di disintegrarmi.
- Satan, perché hai condotto qui questa creatura? - 
- Ti ho detto di lasciarla - ribadì Satan con fredda ira.
Nella sala i demoni iniziarono a farfugliare qualcosa fra loro, cercando teorie fantasiose sulla ragione per cui io mi trovassi in quel luogo che, tra l'altro, erano oscure anche a me.
Il demone, lasciò andare il mio braccio, continuando però a guardarmi disgustato.
Non sapevo cosa cavolo fare, poi feci come mi aveva suggerito Satan e mi avvicinai il più possibile a lui, per quanto anche esso poco raccomandabile.
"Che situazione assurda".
Satan, nel mentre, si era seduto su un imponente trono bianco, su cui si intrecciavano delle intricate e armoniose decorazioni nere e i quali braccioli erano delle spaventose teste di drago rosse come il sangue. Sopra il trono rialzato vi era un baldacchino nero che pareva bere tutta la luce già fiocca della sala.
- Per quale motivo mi avete convocato?- domandò lui con fare annoiato.
- Convocato?- fece uno degli angeli caduti guardando il suo compagno affianco con sguardo perplesso.
- Ma Satan non ti abbiamo convocato noi - disse un altro angelo di sesso femminile, scuotendo una cascata di capelli neri e mossi, mentre i suoi occhi gialli da gatta guardavano con libidine Satan.
- Infatti sono stata io -
Tra la folla di demoni si aprì un varco e l'attenzione di tutti si spostò su colei che aveva parlato.
Una bellissima creatura dai capelli dorati e gli occhi rossi, le cui piccole ali bianche si agitavano nervosamente come quelle di un colibrì.
In un primo momento non mi sembrò molto diversa dagli altri demoni, ma poi notai che aveva anche delle evidenti peculiarità degli angeli oltre al colore dei capelli e le ali bianche.
La creatura mi squadrò da capo a piedi, come se cercasse qualcosa ma dal suo sguardo perplesso e quasi sollevato, dedussi che non l'aveva trovato.
- Quindi sei tu la donna umana a cui sua altezza ha giurato amore eterno?- domandò con altezzoso sdegno, mascherato da un finto sorriso di benevolenza.
A quelle parole, i bassi borbottii di sottofondo si alzarono in maniera spaventosa diventando un forte coro dissonante come una melodia suonata da una banda di ubriachi.
- Cosa!?- ruggì una sorta gigantesco Gargoyle che pareva avere l'epidermide di pietra.
- Non è possibile! Satan ha giurato odio agli essere umani!- vagì un altro con delle forme più umanoidi.
- Io non ci credo!- gridò un altro
- La Mediatrice mente!-
- Di tutte le cazzate che ho sentito in vita mia, questa è la più idiota! - disse uno degli angeli caduti gettando il capo all'indietro e facendo risuonare così una risata macabra e scabrosa da far venire la pelle d'oca.
Satan non rispose alle dichiarazioni dei suoi sottoposti, semplicemente si limitò a inclinare il capo in modo rapace e sospirare con studiata aria teatrale.
- Seera, chi ti ha detto una cosa simile?- domandò come un prete al confessionale.
- E' stato Michel, mi ha chiamata nel mondo degli umani apposta - disse la creatura tirando fuori il sorriso più angelico e abbagliante che io abbia mai visto in vita mia e rivolgendolo a Satan.
Quest'ultimo, se prima sembrava quasi divertito dalla situazione, si fece improvvisamente serio e i nei suoi occhi vidi guizzare un bagliore assassino che, a quanto pareva, non fui l'unica ad averlo visto perché tutti indietreggiarono di qualche passo, come quando si ha a che fare con un qualche pericoloso animale selvatico.
- Michel maledetta carogna, ovviamente ha scelto di riferirlo a te - lo sentii mormorare stringendo con forza le teste abominevoli dei due draghi rossi.
- Cosa intendi dire? - 
Formulai questa domanda senza pensare e quasi contro la mia volontà uscì fuori dalla mia bocca.
Gli occhi rossi della creatura, che poco prima aveva parlato con Satan, si fecero estremamente vispi a quella domanda e, attorcigliandosi in un dito un boccolo dorato, disse con fare civettuolo e fintamente pudico - Come non lo sai? Io e Satan siamo, em, come dite voi umani ... amanti? Amici di sesso? -
Quelle parole mi fulminarono e il mio cuore perse qualche battito.
- Seera,non usare certi termini con una vergine umana - disse Satan scuotendo leggermente il capo.
- Cosa? Questa ragazza è ancora vergine? Credevo che...-
- Basta! Adesso ho capito perché mi hai portato qui!- Mi sorpresi nel sentire la mia voce rombare nella gigantesca sala così piena di collera - Mi hai portato qui per questo, no? Per divertirti alle mie spalle!? Noi umani siamo solo dei giocatoli per voi demoni, non è così? Ebbene, io non ci sto! - scesi dai gradini che conducevano al trono e attraversai la sala con passo veloce, mentre le creature si aprivano al mio passaggio incuriositi, tanto che sentii il respiro caldo di qualcuno che si era chinato velocemente al mio passaggio per annusarmi. Stranamente stavolta non ne ebbi paura, forse a causa della rabbia che si agitava dentro di me.
Non seppi neppure come feci, fatto sta che in meno di un minuto mi ritrovai fuori dalle mura nere, alla fine del ponte senza sapere come andarmene di lì.
Girovagai senza una meta per quello che a me parve un infinità. Senza la luce del Sole o la stella polare a guidarmi ero più inutile di una bussola rotta. Come se non bastasse, il caldo cocente mi spossava, impedendomi sia di ragionare lucidamente sia di muovermi in maniera coordinata. Quando poi sentii uno scalpitio di zoccoli dietro di me caddi con la faccia sulla sabbia in preda alle allucinazioni, mentre sentivo che qualcuno, probabilmente più di una persona, mi stava portando via.
 
In una gigantesca vasca, riempita con un liquido carminio dall'odore metallico, stava immerso fino al plesso solare il padrone della città-castello.
Guardava distrattamente le magnifiche e allo stesso tempo terribili statue nere raffiguranti dei grifoni dalle cui fauci fuoriusciva il sangue che riempiva la piscina.
- Mio Signore, il sangue umano è alla giusta temperatura?- domandò uno dei suoi servi che sembrava per metà un pipistrello e per l'altra metà un orso.
La creatura fece un cenno di capo, ma non disse nulla. Tolse fuori una mano dall'acqua, mentre i rigagnoli di sangue colavano e sporcavano la sua pelle immacolata.
- Dove è Manami?- domandò con voce atona.
- E' stata condotta dove avete ordinato -
- E Seera?-
- Bandita dalla vostra torre come da lei richiesto, Sire -
- Ottimo -
Si alzò in piedi e uscì fuori dalla piscina, mentre il suo servitore gli passava un accappatoio nero. 
Lui se lo infilò e uscì da quella sorta di terme, mentre lasciva delle orme scarlatte là dove passava.
 
Ero stata condotta in una magnifico bagno dalle pareti e i pavimenti in marmo bianchissimo, dove la luce d’argento emanata dal contenuto della vasca, non somigliava a nulla che io avessi mai visto prima. Non riuscii a capire se la sostanza fosse liquida o gassosa. Era di un colore argento luminoso e biancastro, e si muoveva incessantemente; la superficie s’increspò come acqua accarezzata dal vento, e poi, simile alle nuvole in cielo, si separò e vorticò dolcemente. Sembrava luce liquida o vento solido.
Guardai la mia pelle bagnata ancora incredula e l'accarezzai.
Era diventata liscissima e ogni più piccola imperfezione sembrava essere stata cancellata.
- Ma che cos’è?- domandai mentre mettevo le mani a coppa e vedendo brillare quello strano liquido.
- E' un bagno speciale preparato appositamente per lei dal mio padrone - disse un demone di sesso femminile, dal busto in su donna e per l'altra metà serpente.
Rabbrividii involontariamente sentendo la voce bassa e fredda della creatura.
Poi mi venne in mente una questione sulla quale ero morbosamente curiosa.
- Posso chiederti chi è esattamente questa Seera?- domandai con finto disinteresse.
La demone sorrise, mostrando una fila di zanne tali e quali a quelle delle vipere.
- Seeria è la mediatrice del paradiso e dell'inferno. In origine, dato che questi due luoghi dovevano comunque restare con contatto,  nonostante gli asti reciproci, furono incaricati un angelo e un diavolo di fare da messaggeri tra il regno della luce e quello delle tenebre. Ma spesso capitava che i demoni uccidessero l'angelo messaggero e così anche gli angeli giustiziavano il demone che portava le notizie. Dopo che ci furono almeno un centinaio di morti si decise di creare una creatura neutrale che potesse viaggiare sia in paradiso che all'inferno senza perdere la vita. E così fu creata Seera, unendo il sangue di un angelo con quello di un diavolo. Ma gli angeli però non avevano fatto i conti sul fatto che il sangue dei demoni fosse un carattere dominante. Così Seera, nonostante sia per metà un angelo, preferisce di gran lunga stare con noi demoni anche perché ha l'onore di essere la prescelta di Satan durante gli Esbat - disse il demone atteggiando un sorriso che in teoria doveva essere amichevole.
Ascoltai il suo racconto senza proferire parola, mentre sentivo salire dentro la mia gola il gusto amaro della gelosia.
Il solo pensiero che le mani di Satan toccassero un'altra mi faceva uscire fuori di testa.
Scossi il capo con forza, quasi a voler allontanare da me l'immagine di loro due insieme.
Poggiai le mani sul marmo del pavimento, mentre uscivo dalla vasca sollevando il ginocchio.
Il demone mi porse un accappatoio bianco, che presi tentando di fare un sorriso per ringraziarla, ma credo che mi sia uscita fuori solo una smorfia di disgusto e paura.
Comunque la creatura non parve dare molto peso alla cosa.
- Prego, l'accompagno da sua altezza - disse quella facendo un leggero inchino con il capo.
Uscimmo fuori dal bagno, attraversammo lunghissimi corridoi, splendidi da ogni punto di vista.
Mi aspettavo che l'inferno fosse un posto pieno di caos e di orrori, invece mi ritrovavo di fronte a un rigido ordine, schematico e di grande gusto.
La mia mente tornò però di nuovo sull'argomento di prima, e senza rendermene conto iniziai a camminare con passo furioso, tanto che sorpassai la mia guida strisciante.
Feci un respiro profondo e tentai di calmarmi.
“Satan è il diavolo, non posso giudicarlo con la logica umana. E' come incolpare un leone per aver ucciso una gazzella ed essersi nutrito”.
- Siamo arrivate - disse il demone fermandosi davanti a una porta altissima, nera e lucente, sopra cui era intarsiato la figura di un drago dalle ali spiegate e le fauci aperte.
Feci un respiro profondo e quando il demone aprì la porta, entrai.
 
La camera, come tutto il resto del palazzo, era grandissima.
Le pareti così come i soffitti e i pavimenti erano nere.
Al centro della stanza troneggiava un enorme letto a baldacchino, sopra cui potevano starci comodamente almeno 15 persone. Sulle lenzuola bianchissime, spiccava come un corvo sulla neve Satan avvolto in un accappatoio nero dello stesso colore dei suoi capelli.
- Finalmente...-
La sua voce calda e rocca mi diede uno sorta di scarica elettrica che mi attraversò da capo a piedi, mentre il suo sguardo carminio si posava su di me.
Stava tranquillamente sorseggiando un liquido rosso da un massiccio calice aureo che a me parve vino.
A quella vista non potei fare a meno di arrossire, pensando a quanto fosse incantevole e stuzzicante quella visione.
- Vieni -
Senza neppure pensarci, come un atavico richiamo, mi avvicinai a lui.
“E' solo? Stava aspettando me?”.
Con mia sorpresa, mi afferrò fermamente il polso, facendomi finire anche a me sul letto.
Non aspettò che mi riprendessi e subito sentii le sue labbra contro le mie, mentre schiudeva la bocca per potermi baciare.
Quando sentii un sapore metallico nella sua bocca, compresi con orrore che quello che prima stava sorseggiando era tutt'altro che vino.
Senza neppure accorgermene finii nuovamente sotto di lui, mentre i suoi capelli neri scesero su di me come la tela di un ragno.
- Vuoi sapere perché ti ho portata fin qui?-
Annuii confusa mentre la mia mente, forse a causa del contatto con Satan stava diventando sempre meno lucida.
Sorrise vedendo il mio sguardo intontito, mentre i suoi occhi scrutavano da una distanza decisamente molto ravvicinata i miei, tanto che non potei non sentirmi ipnotizzata da quei due rubini che luccicavano con tanta bramosia.
- Così posso finalmente assaporati fino in fondo -

 
 
Illustrazione di John Martin rafigurante il Pandaemonium ispirata al "Paradiso Perduto" di John Milton nel museo del Luovre.
 
 
*Baal o Beelzebub, è il nome di uno dei principi dell'inferno. Nella demonologia si dice che sia il braccio destro di Satana. Il suo nome significa "Signore delle mosche/di ciò che vola"
 

Weilà bella gente!
Che ve ne pare? Vi aspettavate anche voi un inferno del genere o volete rimanere un po' più sul classico?
Partendo dal presupposto che di latino ne so veramente poco, ho composto le frasi aiutandomi con il Google Traduttore quindi mi rendo benissimo conto di quanto possano essere sbagliate. Se qualcuno di voi, miei adorati, mi volesse dare una mano nella costruzione di frasi sensate in latino, mi farebbe un immenso favore :)
Ma parliamo della storia in se ... finalmente Manami se ne andata all'inferno ( e stavolta non in senso figurato) con Satan. Come vedete sono spuntati una moltitudine di personaggi come Notte (che nel manga c'è ma non parla e compare solo una volta, ma dato che io sono una appassionata di cavalli ho deciso di farla diventare in tutto e per tutto un personaggio della storia), Baal ( potrà sembrare inutile come Manami , ma vi giuro che serve ) e Seera ( folla di gente che urla: " Tro... fia!") e poi altri che ogni tanto compariranno.
Ci tengo a precisare che quando Satan dice " assaporare affondo" non intende condirsi la pasta con Manami ma...
...dai sì, un piccolo anticipo si può fare in fondo... ebbene popolo, mi commuovo nel dirvi che nel prossimo capitolo SI TROMBA!!!!!!!!!!!!!!!!!

Volevo ringraziare Mikelina (tenera lei :D) a cui, dopo averle fatto un lavaggio del cervello, ha preso la malsana decisione di leggere questa storia ... un applauso per Mikelina (CLAP,CLAP...)
Poi volevo anche ringraziare Sara e Carla, che nonostante i neuroni freschi, non sono ancora riuscite ad arrivare a questo capitolo.
E, dulcis in fundo ( Oddio mi sto ammalando D: ) ringrazio tutti quelli che continuano a leggere questa storia.

Pace!

 
 
  
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