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Autore: eCoDeTeRNo    24/08/2007    0 recensioni
Spezzoni, più o meno piccoli, di me, della mia vita, dei miei amici, e dei miei pensieri. Tutto è nato ragionando su questa frase: Se vuoi conoscere il carattere di qualcuno, osserva il suo modo di comportarsi con le persone di cui non ha bisogno.
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chap 2.

Diabattiti interiori, indovinelli e les dernière jours

Primo giugno. La notte più calda della mia vita, almeno, fino ad ora. Era la prima volta che mi facevo qualcuno da attivo. Sono sempre stato passivo, con mio fratello, con Alessio non siamo andati oltre al masturbarci a vicenda. Avevo deciso di rimanere passivo, perché ricevere è meno stancante, e più facile, che dare. Ma come dici di no a quella voce così liquida che ti si scioglie addosso? Come gli dici “Senti io sono passivo, per cui sei tu che devi fottere me”? Come puoi anche solo immaginare di parlare quando ti geme contro, ti morde, ti lecca e ti fa scorrere le dita leggere, ovunque?

Avrei dovuto allontanarlo, avrei dovuto dire che era tutto sbagliato, che siamo amici e che non dovremmo andare oltre, avrei dovuto trovare mille scuse diverse. E invece con i miei 17 anni ho deciso di scoparmelo. Mandando tutto a fanculo, una volta tanto, fregandomene, amandolo, sorridendo ai suoi gemiti, i primi dolorosi, e poi sempre più vogliosi, avendo anche paura di fargli male, avendo anche sollievo quando mi ha stretto i fianchi e mi ha provocato, stronzo come sempre. Come avrei potuto andarmene quando si è addormentato stretto a me. Come? Quando la voce di Cris mi martella in testa: Nessuno dovrebbe mai dormire da solo, dopo la sua prima volta. Ed ora, le sei e mezza, lo guardo, dorme, sorride, ogni tanto mormora qualcosa di incomprensibile se non per Morfeo. È bellissimo, con i capelli scombinati, arricciati, finalmente ritornati indomabili, le palpebre abbassate a celare quella luce lunga e dritta, che ti corre veloce in mezzo al cuore, le labbra rilassate, sorridenti, rosse e finalmente sgonfie dalle mie torture.

La mia mente riprende lentamente a frusciare: no, non avrei dovuto andare a letto con ‘Niele. Non dovremmo illuderci a vicenda, far sesso, o tribolare ogni sera, e poi tornare a far i grandi amiconi e far finta di nulla. È un rapporto insano. Non è stabile, non è normale e mi sconvolge. E si sa, io odio gli sconvolgimenti. Lui no, ama avere doppie vite, segreti e ci convive e se ne compiace. Io no, impazzirei. Le cose devono essere chiare. Come quando stavo con Alex, certo non lo sapeva tutta la scuola, anche perché sarebbe stato rischioso, però Teo lo sapeva e tanto bastava. Il problema è questo, ‘Niele non vuole che lo sappia nessuno, all’infuori di me e di lui. Ed io non ce la faccio. Ho bisogno di condividere tutto con Matteo, lui è la mia coscienza, la mia ragione, il mio autocontrollo, il mio buon senso. Quindi è meglio finirla qua, ma finire cosa?! Non è mai cominciato nulla. Nulla, sono stati qualche bacio, qualche carezza in posti troppo sensibili, e una notte. Stop. Nient’altro. È irritante questa voce martellante, mi prude qua dentro il cervello. Freme incessantemente dicendo sgarbata:

Bravo Piero, te lo sei scopato e adesso che non ti serve più lo getti via. Bravo, veramente, sei il solito opportunista…

No, la vocina che assomiglia a quella di Virginia, è sempre lei, sbaglia. Sbaglia su tutta la linea. Non lo scaricherei perché ormai ho ottenuto quello che volevo. Non sono talmente bastardo, ma sono vigliacco e non riesco ad affrontare il mondo là fuori. Cosa potrei fare? Cosa otterremmo? Continuare a far sesso, a volerci bene, imparando magari ad amarci, ma restando nell’ombra? E poi? Cosa accadrebbe?

Oh, non ti sei mai fatto tanti problemi! Hai sempre vissuto alla giornata…cos’è si stanno invertendo i ruoli? Sei razionale, Piero?

Io non sono razionale.

Non sono razionale. Io e la Razionalità ci siamo incontrati una volta per strada, ed io non mi sono fermato a guardarla, lei non si è presentata, è passata oltre. Quindi io non sono razionale perché non ho conosciuto la Razionalità. Sono soltanto realista e calcolatore. Non voglio soffrire inutilmente, per cui elimino il problema. Daniele, fuori dalla mia vita sentimentale e sessuale. Certo, rimarremo amici ma nient’altro.

E questo ti sembra tanto più positivo?

Non sono positivo. Ma è possibile che in 17 anni ancora non mi conosci?!

Si, illuditi di essere il cattivo della storia. Illuditi di non avere un cuore. Illuditi, Piero. Ma quando ti sanguineranno le mani perché il vetro delle tue illusioni si sarà lineato e spaccato, non piangere e ingoia in silenzio le scheggie.

Non mi sono mai lamentato o sbaglio?

Sbuffo, far a pugni con la mia vocina irritante è sfiancante

-Già sveglio?- dice Daniele, gli occhi appena aperti, le labbra inumidite in un guizzo assonnato, la voce impastata ma sempre suadente.

-Si…- mormoro io, telegrafico, distogliendo lo sguardo dal suo viso. Il tetto è interessante e bianco, ah, un po’ di relax. Devo prendermi una vacanza da quella che Teo ha insidiato in me, la mia coscienza.

Daniele, la sua mano mi accarezza il fianco, e le sue labbra mi baciano il collo. Poi si alza, lo guardo, è bellissimo, non c’è che dire. Forse troppo magro, dobbiamo trascinarlo con noi in palestra. Sparisce in bagno.

Io mi tiro su, già stanco prima di cominciare. Mi alzo, apro il secondo cassetto del comodino di Daniele e tiro fuori un paio di boxer blu. Li infilo svelto, e in quell’istante si affaccia Daniele dal bagno e sorridente dice:

-Vieni, dai…prima di scendere facciamo una doccia.

Voglio proprio vederti declinare l’offerta, Gentleman…

Bree, ti sto odiando, te e questa voce ronzante, guardo Daniele, cipiglio impaziente, mani sui fianchi, ad anforetta, l’indice sinistro che picchietta sull’osso sporgente del bacino. Al diavolo!

Mi spingo sull’uscio del bagno, lo bacio, piano, dolce, lento. Schiocca contro le mie labbra, sa di sonno e di calore. Sorride sornione e soddisfatto. Mi abbassa i boxer, subdolo, approfittando della mia distrazione, e mi accarezza. Svegliandomi completamente. Ok, ho perso il buon senso che avevo trovato.

Liberandomi dei boxer innocenti e appena freschi di pulito, eppure già abbandonati per terra, ci infiliamo dentro la doccia e ci riperdiamo tra le gocce di acqua, perfettamente regolata.

***

Odio Palermo di mattina. C’è un traffico allucinante, non si cammina, qualsiasi strada tu prenda. E dire che siamo vicini a scuola, menomale, nella parallela di Corso Calatafimi, cioè Corso Pisani, dove abita Dan, c’è un casino allucinante, gente che litiga alle 7.45 di mattina, ma non hanno sonno?! Ringrazio mio padre, infinitamente, per avermi comprato il motorino. È utile, ti infili e salti metà delle code. Dan mi stringe i fianchi, ha sempre una paura fottuta quando guido io, perché sono leggermente spericolato, e abbiamo fatto un sacco di incidenti. Così mi stringe con le braccia i fianchi e poggia, casualmente, le mani sul davanti dei miei jeans, e gioca con la zip per distrarsi e allentare la tensione. Ma riesce solo a distrarre e far gemere me. Ripete scusa, ma non riesce a star fermo, non c’è malizia. Gli credo. L’ultimo incidente è stato bruttissimo, è rimasto scioccato. E dire che non guido mai ubriaco, e le poche volte che lo ero, lasciavo guidare Davide, che accompagno sempre a casa, che tanto è astemio. Eppure quella volta lì, non so che mi abbia preso. Amo la velocità, ho sgasato troppo e ho sbandato, non tenevo conto che dietro ci fosse ‘Niele che continuava a stringermi forte, ero incazzato, ecco cos’era, avevo litigato con Giorgia e lei mi aveva tirato uno schiaffo. Ricordo solo le sirene dell’ambulanza. Non riesco ancora a perdonami quell’errore madornale. Lasciamo stare.

Il vento mi scombina i capelli, e gioca, meno male che Dan mi ha prestato un paio dei tanti ray-ban, altrimenti le lenti a contatto mi sarebbero volate via. C’è un vento del diavolo. Ho dato il casco a Dan, così mi sto beccando tutto lo scirocco nelle orecchie, che ormai fischiano. Cominciamo bene quest’estate di caldo. Finalmente riesco a uscire dalla traversina, affollatissima, e sgaso scendendo a destra, verso Corso Calatafimi Basso, dove si trova la nostra scuola. Liceo Classico Europeo, nell’Educandato Statale Maria Adelaide.

-Siamo perfettamente in orario, la campanella suona tra 3 minuti netti.- mi dice Dan nell’orecchio. Io tremo, la sua voce a questa vicinanza ormai mi fa quell’effetto. Lui si irrigidisce leggermente.

-Che c’è?- mi domanda, sempre nell’orecchio.

-Niente…niente…- dico scuotendo la testa.

Lo sento ridere, sommessamente, quando fa così vuol dire solo una cosa: ho una paura matta che abbia capito.

-Sei un pervertito!- mi dice sensuale.

Sospiro, rassegnato, si, ha capito.

Arriviamo davanti la scuola, posteggio, salendo sul marciapiede, sulla sinistra del portone, come al solito. Dan scende e si toglie il casco, io alzo il sellino e metto il casco là dentro, esco la catena ed mi abbasso per attaccare il motore al paletto.

Dan mi tira su i jeans, geloso. Rido dentro la mia testa. Blocco la catena, prendo gli zaini e entriamo.

In quell’istante suona la campanella, salutiamo il portiere, quello alto che ride sempre alle nostre battute e si è affezionato ormai. Dan mi sorride con l’aria di chi ha capito tutto e dice:

-Ah, dovevo nascere in Svizzera e fare l’orologiaio, lì si che mi sarei fatto i soldi. Sono un genio!

Ridendo e prendendoci in giro, saliamo le scale che portano al triennio.

***

-Wei, Piè!- Luca mi saluta allegramente, dandomi un colpetto sulla spalla. Mi mancherà, quando l’anno prossimo dovrà andarsene, la scuola mi sembrerà un po’ vuota senza Luca, Marco e Federico. Penso di riflesso a Rocco e Francesco che sono già al quinto, e che se ne vanno quest’anno. Che tristezza, sono volati questi tre anni, tutti insieme… Perché mi faccio queste seghe mentali di prima mattina?!

-Luchino!- dice Dan a mo’ di saluto.

Decido di entrare al quinto per salutare Rocco. Quella classe è un continuo casino, è bellissima. Sulla parete più interna ci sono delle carte da poker poste a formare la frase: “Ultima Fila” e sotto con un pennarello nero c’è scritto: “Manu, Gin, Crì e Fiò le regine del burraco”. Dev’essere una tradizione dell’Europeo, giochiamo tutti a burraco, e tutti abbiamo imparato da Emanuela, Ginny, Cristina, la sorella di Daniele, e Fiorella. Sta cosa mi fa sorridere sempre, mi sento un bambino, che ha tanto da imparare, ma che un po’ ha capito.

Rocco appena ci vede ci saluta allegramente, Francesco non c’è ancora, come al solito è in ritardo. Emanuela dice che è dal primo che Francesco arriva sempre quando l’insegnante ha appena chiuso la porta, è un tempismo maturato con gli anni. Rocco dice che ci vuole arte. Ed ogni mattina è la stessa storia. Loro che dicono queste cose, l’insegnante di turno che chiude la porta e Francesco che due minuti dopo bussa, tutto trafelato, sigaretta dietro l’orecchio e zaino più vuoto che pieno. Che grande famiglia l’Europeo.

Di riflesso, entro al quarto e saluto Marco, il fratello di Gianlù, il nostro filosofo, e Federico, il campione di judo. Loro ancora, e perennemente, intenti in una discussione tra fascismo e comunismo, Marco è comunista mentre Fede è un fasci convinto, ci salutano distrattamente. Io e Dan ridiamo, e Silvana afferma convinta che tra cinquant’anni saranno gli stessi solo con più barba e con più capelli bianchi, ma tanto non verranno mai a capo a quella discussione, non finché uno dei due cederà.

Ridiamo ancora un po’ entrando in classe. Mi guardo intorno. È un sollievo potermi ritrovare lì, in mezzo a loro, ogni mattina, lasciando il mondo fuori dalla porta.

Gianluca, sorridente, seduto sul banco, intorno a lui Valeria e Alessio parlano concitati. Micio e Gianlù ridacchiano. Mi accosto a loro, facendo qualche segno, a mo’ di saluto, getto lo zaino a Matteo, che lo poggia sul nostro ultimo banco e riprende a parlare con Davide di qualcosa che non ho afferrato. Daniele prende intanto posto accanto a Gianluca, nel loro incasinatissimo banco.

-Allora, ve lo ripeto, se un albero cade nel bel mezzo di una foresta, deserta, senza né animali, né uomini, so che è improbabile- dice Micio troncando sul nascere la razionalità di Alessio…- Fa o non fa rumore?- conclude Micio con il mento all’insù a mo’ di sfida.

Alessio non sembra pensarci affatto, la sua razionalità prevale su tutto. Che fossimo incompatibili per questo? Risponde candidamente. Quegli assurdi occhi verdi-azzurri, che mi mandano tutt’ora in tilt ogni volta che li guardo, brillando intelligenti, sospira e mette una ciocca bionda dietro l’orecchio sinistro. Poi scarta il suo pensiero:

-Certo che fa rumore. Il fatto che tu non possa sentirlo non vuol dir nulla. Cade e fa rumore ugualmente, anche se non lo sai e non puoi vederlo!-

Gianluca assottiglia lo sguardo e pesa la risposta di Alessio. Lui la filosofia ce l’ha nel sangue, Gianluca, intendo.

-Per me non fa rumore, se non c’è nessuno a poterlo sentire, allora, nello stesso istante si annulla anche la probabilità di percepire quel rumore. È come la gente. In questo momento staranno morendo decine di persone, ma noi non possiamo sapere come si chiamino, di cosa stiano morendo, se stiano morendo sul serio, possiamo solo immaginarlo. In questo momento può anche star cadendo un albero, però io non riesco a sentire quel rumore, quindi può anche darsi che non stia accadendo affatto. Usando la razionalità, Alessio, puoi benissimo renderti conto che finché non sei lì a vederlo, a sentirlo non puoi decretare se faccia o meno rumore, e visto che la foresta è deserta, io sono certo che non faccia rumore, perché nessuno può sentirlo.- dice Daniele, che non sembrava stesse ascoltando, lucidamente e ancora più freddo e razionale, in quel caso, di Alessio. Che allibito lo guarda, poco convinto.

Gianluca ride, batte le mani. Come un bimbo soddisfatto del suo castello di sabbia. Gianlù ha reso Daniele il ragazzo stupendo che è, intendo dire caratterialmente. Fisicamente ci ha pensato sua madre, e le sono infinitamente grato.

-Benissimo, io direi che è Daniele ad averla spuntata. Se non c’è l’uomo non c’è nulla. Non c’è né ragione né memoria. I fenomeni accadono, ugualmente, ma non possiamo esserne matematicamente certi. Per tanto, Micio, mi trovo d’accordo con il nostro rappresentante d’Istituto, ovvero ‘Niele, e dico che l’albero non fa rumore.- dice Gianluca, la mente solleticata dalle parole, che conosce fin troppo bene, uscite dalla bocca di Dan.

Micio, ovvero Giuseppe, annuisce soddisfatto. Il suo indovinello è stato risolto anche sta mattina. Che gusto ci proverà, poi, a propinarci ogni mattina un indovinello diverso, non lo so proprio. Gianluca dice che è una cosa positiva, che ci fa iniziare la mattina con una buona dose di riflessioni, cose che all’uomo mancano, o come preferisce definire lui: cose cui l’essere umano è, molto spesso, all’oscuro.

Quaranta, il nostro professore di Storia, l’unico che in otto anni di scuola, tra elementari e medie, mi abbia fatto amare la sua materia, entra in classe, sorridente e strafottente. La camicia stropicciata, le scarpe con una macchia d’olio, probabilmente a causa del suo amore per le auto, così come i pantaloni con qualche macchia di grasso che non va via facilmente, tenute lì a ricordargli, ogni giorno, che ha abbandonato le auto per una sensuale donna dalla doppia lama, del quale si è innamorato, la Storia. Ricordo la prima lezione di Quaranta, aveva iniziato dicendo:

La Storia sa chi siete stati, sa chi siete, e sa chi sarete. La Storia, non la fa lo sfigato che ha scritto il nostro libro di testo, che sono stato costretto, dal Consiglio dei docenti, ad adottare. La Storia, siete voi, per tanto siete voi a farla. Buon divertimento.

Come non si può amare un uomo così?

Ha un solo difetto, Domenico Quaranta. È comunista, fino pure a farsi ammazzare. E di conseguenza è ateo. Ma non ci influenza mai con i suoi credo, li lascia fuori dalla classe, perché dice che ognuno di noi deve avere le proprie idee, e anche se sono sbagliate, sbatterci le corna contro, sanguinare e ricominciare d’accapo.

Io adoro Quaranta, insieme alla La Porta. La nostra cazzutissima prof di francese.

-‘Giorno giovani dalle belle speranze…- ci saluta cordialmente il prof.

Alcuni ridono, alcuni sbuffano, già annoiati, altri ricambiano.

-Capisco che non è il massimo una pallosissima ora di Storia, di Martedì mattina alle otto. Ma che volete farci, è il sistema che è sbagliato…- dice sedendosi, non fa mai l’appello, non ne ha bisogno, nonostante abbia le classi che vanno dal primo al quinto più il triennio del classico, ci ricorda tutti quanti…segna gli assenti domandando pacatamente che fine abbia fatto Enzo, qualcuno risponde che è malato, che ha la febbre.

-Ah, solo Enzo Napoli può prendersi la febbre a giugno!- sospira divertito Quaranta.

Noi ridiamo, perché è così dannatamente vero.

Si comincia.

***

La sua lingua di nuovo dentro la mia bocca, di nuovo le sue mani sotto la mia maglia.

Ad accarezzarmi, con impellente bisogno. Non possiamo starci lontano. La cosa comincia a spaventarmi.

Lo fermo. Come se potessi fermare tutto questo, ironico.

-Dan…- la mia voce è meno che un ansimo. Lui continua a baciarmi il collo.

Lo allontano. Mi guarda deluso.

Mi sono lasciato mordere. Ho una droga in corpo o sono solo ingordo di lui? Spero per la prima…

-La ricreazione è finita…- dico espirando.

-Non mi sono ricreato per nulla…- dice lui malizioso, baciandomi il petto.

Chiusi in questo angusto bagno della scuola. Che cattivo gusto, storco il nasco guardandomi intorno, ma c’è lui di fronte a me, e il suo buon odore, profumo firmato of course, credo Acqua di Giò, mimetizza bene il pungente puzzo del piscio, tipico dei bagni.

-Dan…- dico di nuovo, con più fermezza.

-D’accordo. Ma oggi pomeriggio, abbiamo un ora di buco!- mi dice lui sensuale, forse non si rende conto di quanto lo sia.

Mi sta facendo impazzire.

Io, che ero già messo bene a sanità mentale…

Mi lecca il collo e va via…

Note e risposte:

Emh…nessuna nota, credo di essere stato abbastanza chiaro su tutto.

Si passa subito alle risposte all’unico, spero per ora, sigh, commento:

Intanto: Baby, troppo bello!,Siemmu i Palieimmu paisà, mi farò troppi flash a leggere i tuoi commenti, se continuerai a seguirmi.

Felice di realizzare i tuoi sogni…XD! Eh orgoglio rosanero, anche se sono dell’inter, il nostro dialetto è il più simpatico, insieme a quello romano. Come non citare il Politeama??? E all’Addaura. Presto anche l’immancabile Mondello…e la mia adorata Monreale…^^.

Gianni Celeste, Gigi D’Alessio, Mario Merola, Toni Colombo…tutto spazzaturaaaa…lo odio, come facciano i tasci proprio non lo so! Mah…misteri della fede. Putroppo…ma meglio tasci che truzzi!

I personaggi sono veri, perché ci sono, sono persone che ho imparato a conoscere in tre anni di liceo, e credo di essermela cavata discretamente nell’aver descritto come sono, così come me la sono cavata nello scavare dentro di loro. Presto ci saranno nuovi chiarimenti e le personalità, anche la mia, soprattutto la mia, si delineeranno. Aspetto il tuo giudizio, tra i preferiti?! Ma noooooo.O non me lo merito…*falso modesto…*. Mi spirugghiu, mi spirugghiu, ma ha aviri n’anticchia i pazienza^^se l’ispirazione non mi fa “ciao ciao” presto aggiornerò…grazie ancora.
  
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