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Autore: Merlins    02/02/2013    1 recensioni
Una giornata come le altre nella Livorno del 1983, se non fosse per un caso di omicidio che scoinvolge l'intera città e suscita scalpore tra la folla: la signora Morgan, una tra le donne più ricche nei dintorni, viene trovata morta nella sua stanza. Porta chiusa a chiave, finestre sbarrate. Tutto fa pensare ad un omicidio, eccetto il ritrovamento di un piccolo ciondolo d'oro a forma di angelo vicino al letto..
Volete sapere cosa accadrà? Restate con me e con la stravagante investigatrice Corsini, in questo viaggio tra gelosie, intrighi e ricatti, che faranno scoprire una faccia nascosta di quella famiglia.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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«Ma cosa diavolo..?» mi precipitai vicino al corpo; ormai era già morta da molto tempo, le membra erano fredde.

«Era per questo che vi avevo mandata a chiamare con così tanta urgenza..» disse un anziano signore che comparve da dietro la porta. Si reggeva con un bastone e avanzava sorretto anche dall’uomo che ci aveva condotti lì.

«Ma che vi salta in mente?! Non avete chiamato un’ambulanza, la polizia o i soccorsi?! E noi cosa dovremmo fare ora??» Lenzi si disperava.

Il mio collega era solito avere attacchi di panico quando c’era di mezzo un delitto, guai con la legge o la sua amata Volksvagen.  «È l’orgoglio del suo papino» diceva sempre.

«Siamo terribilmente desolati! Ma il telefono.. la corrente, non andava.. e il panico..  insomma non è stata colpa nostra! Non ci posso ancora credere che sia morta..» aveva mormorato l’uomo in piedi, che avevamo scoperto essere il figlio della signora.

«Certo.. comunque un medico bisognerà pur chiamarlo, almeno per stabilire intorno a che ora è morta» emisi un sospiro, cominciando ad esaminare il resto della stanza.

«Oh, certo.. se volete scusarmi, vado subito a chiamarlo» il figlio si dileguò nel lungo corridoio.

Mentre io e Lenzi esaminavamo la scena del crimine, l’anziano signore rimasto vicino alla porta ci scrutava con i suoi occhietti furbi e indagatori.

«Forse sarebbe meglio portarlo fuori..» ed entrambi ci girammo a fissare la figura di quell’uomo, che rimaneva appoggiato alla porta e ci osservava attentamente.

«Va bene capo, ci penso io» Lenzi si alzò, dopodiché prese per un braccio l’anziano e lo condusse nel soggiorno.

Intanto io continuai ad esaminare il luogo del delitto: la signora era stesa a pancia in su con le gambe divaricate, sul suo viso un’espressione contorta simile a un ghigno malefico. Era raccapricciante.

Dietro la nuca, una scia di sangue secco che probabilmente era fuoriuscito dalla schiena. Non c’erano impronte di alcun tipo, l’arma del delitto era sparita e sul tavolo una lettera di poche righe scritte a macchina: «Me ne devo andare. Spero che il mio sacrificio varrà la pena».

Molto singolare come suicidio. Ovviamente se davvero di questo si tratta.

Il resto della stanza era stato messo in disordine, probabilmente una rapina andata a male.

«Anche se» mormorai tra me e me «i soldi sono ancora nella cassaforte e i gioielli pure. Qualcosa non quadra..» mi avvicinai alla finestra.

Scostai le tende e vidi che stava nevicando. Era successo già due giorni fa, nonostante fossimo in pieno autunno.

«Capo, i parenti della donna si sono riuniti giù in salotto, se vuole possiamo incominciare ad interrogarli» Lenzi si presentò alla porta e con un cenno mi fece segno di seguirlo.

«D’accordo, andiamo pure.. ma cosa? Aspetti un secondo, Lenzi..»

«Trovato qualcosa capo?»

«Si anche se non si capisce cosa sia.. si, sembra un ciondolo d’oro, a forma di angelo»

«Uff, beh almeno abbiamo qualcosa per le mani..»

Finalmente giunse il medico, che si mise immediatamente al lavoro.

«Come mai ci avete messo così tanto a chiamarmi? Questa poveretta è morta da più di quarantotto ore!»

Il medico girò il corpo dell’anziana signora e chiamò i suoi due assistenti, che arrivarono con la barella.

«Piacerebbe anche a noi saperlo.. può darci qualche altro ragguaglio sulle circostanze di morte?» chiesi al dottore, mentre Lenzi, come un provetto Sherlock Holmes, esaminava tutto minuziosamente con una lente d’ingrandimento e prendeva appunti sul suo taccuino.

«Per adesso posso solo dirvi che è morta per emorragia interna. Guardi, il proiettile ha mirato dritto al cuore e direi che l’ha proprio centrato. Considerando la temperatura della pelle e il colore direi che il fatto è accaduto due giorni fa, naturalmente sarò in grado di fornirvi maggiori dettagli solo dopo l’autopsia»

«Grazie mille intanto dottore».

Scesi giù in salotto, dove trovai i parenti riuniti attorno al tavolo centrale, evidentemente tutti in preda ad un nervosismo cronico.

«Bene signori e signore» annunciai «sarò lieta di sentirvi circa gli avvenimenti di oggi nello studio qui accanto. Prego, entrate uno alla volta seguendo le istruzioni del mio collega».

Mi sistemai nello studio del signor Morgan: una stanza molto ampia, con scaffali traboccanti di libri e antichi manoscritti. Al centro, un grande tavolo di mogano scuro e una poltrona in pelle color borgogna.

Le pareti erano dipinte di un grigio sbiadito, che davano all’ambiente un’aria un po’ trascurata.

«Il signor Morgan ha una certa età, non penso sia ancora in grado di occuparsi dell’intonaco delle pareti» pensai tra me e me.

Stavo immersa nelle mie riflessioni quando sentii bussare alla porta. «Avanti» dissi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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