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Autore: terebinthia    03/02/2013    2 recensioni
Taylor, una ragazza 17enne, viene costretta dalla madre a cercarsi un lavoro per pagarsi gli studi. Ottiene il lavoro di baby-sitter dalla famiglia Mason ma una sera mentre si trova con la bambina che le è stata affidata accadrà qualcosa di inaspettato...
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2
 
Non appena entro a casa Mason lo sguardo della madre di April mi intimorisce-Taylor sii più puntuale, rischiamo di perdere il treno!- dice picchiettando l’indice sul suo orologio da polso e afferrando il braccio del signor Mason che viene letteralmente trascinato fuori dalla porta. Mentre appendo la giacca e dopo essermi assicurata che se ne siano andati, commento ad alta voce- Chissà dove devono andare con tutta questa fretta!?- April si avvicina di soppiatto facendomi venire mezzo infarto-oh! Ciao April dov’eri?-la piccola fa una faccia demoralizzata, poi mi mostra una barbie decapitata con dello scotch attorno al collo- Taylol lo puoi incollare che si è rotta?- la appoggia sul tavolo ed io la osservo un attimo- Cercherò di fare il possibile- la rassicuro.
Mentre io riparo la bambola, April disegna distesa sul tappeto d’entrata- Taylol, Jimi graffia la porta perché vuole entrare- finalmente riesco ad avvitare la testa alla barbie-Sai che la mamma non vuole che entri in casa, vedrai che starà bene lo stesso fuori- April alza lo sguardo dal foglio verso di me- Sto disegnando la mia casa e devo fare anche Jimi ma non mi ricordo di che colore ha la coda, lo fai entrare?- inizia a farmi gli occhioni- cerco di trovare una scusa-  Ha la coda nera, ne sono sicura-dico mostrandole la bambola aggiustata-No, io voglio vedere la coda- i suoi occhietti azzurri diventano lucidi. E adesso? Disobbedire alla signora Mason o far disperare April? Decido di optare per la prima, in fondo posso nascondere le tracce del cane. Apro lentamente la porta e come un toro infuriato Jimi si precipita in salotto andandosi a distendere vicino alla poltrona in salotto- Soddisfatta?- domando con un’ espressione di disapprovazione, April annuisce contenta.
 
Trascorrono circa due ore: io sto davanti alla tv a fare zapping, April gioca con le sue bambole e Jimi, il “cane lupo”, ronfa tranquillo per terra. L’atmosfera è così tranquilla e rilassante che le mie palpebre iniziano a chiudersi, appoggio la testa sullo schienale del divano…- Taylol?- Ecco lo sapevo! Non poteva durare per molto!- Dimmi April- dico sistemandomi i capelli che si sono stropicciati- Mi racconti una storia? Bella però…- Rimango un po’ turbata della richiesta, è un sacco di tempo che non racconto storie, anzi ripensandoci bene io non ho mai raccontato storie!- Ehm…tua mamma di solito che genere di favole si inventa?- le chiedo sbuffando,( non credevo che il lavoro della baby-sitter fosse così stressante!)- la mamma non me le racconta mai, non ha tempo-  lei abbassa lo sguardo, “perché mai dovrebbe rattristarsi di una cosa del genere?”- Va bene April, se proprio ci tieni ti racconterò una storia, dai siediti qui!- le dico indicandole il posto di fianco a me.
Spengo il televisore e inizio a pensare a qualcosa… a un posto incantato dove ambientare la vicenda, comincio- Dunque April, c’è un luogo incantato dove l’erba è sempre verde, e c’è un bosco magico, lì vivono una bambina, una ragazza ed un cane…- sento uno schiocco poi la luce si spegne; la casa si fa completamente buia , sembra un blackout- Taylol, ho paura!- urla April terrorizzata stritolandomi il braccio. La verità è che anch’io sono un po’ agitata, certo non che abbia paura del buio, ma trovandomi in una casa quasi sconosciuta…- Tranquilla April ora vado a controllare il contatore, adesso si riaccende la luce- adesso mi stringe anche con l’altra manina- Vuoi venire anche tu così non rimani sola?- non mi risponde ma capisco che di certo lì al buio non la posso lasciare; “anche questa  mi doveva capitare!” penso mentre a tentoni , con April che mi tira il vestito standomi dietro, cerco di orientarmi per la casa. Quando mi rendo conto di essere nella cameretta di April le chiedo_ Sai dirmi dov’è il garage?- con una timida voce mi risponde- In cucina c’è una porta vicino alla credenza…-.
Finalmente dopo qualche minuto riesco a raggiungere quello che sembra un quadro elettrico, tocco  lo schermo del mio cellulare per fare luce, spingo un po’ di levette… niente! Lo avvicino di più per cercare di leggere bip! Batteria del cellulare scarica! - Non ci posso credere! Maledetto arnese!- picchio violentemente la mano sullo schermo tentando di riaccenderlo ma lo schermo in pochi secondi si oscura senza più dar segno di vita. April ed io rimaniamo in garage nel buio più totale, sento un ticchettio di zampe avvicinarsi- Taylol c’è anche Jimi!- mi avvisa April, come non l’avessi immaginato- Ma che bello…- commento ironicamente sottovoce- Ok, adesso direi che è meglio uscire, lì di sicuro ci vedremo di più e deciderò che fare- prendo per mano April e torniamo indietro ripercorrendo la stessa strada.
Sbatto la faccia contro l’anta di un armadio perciò capisco che sono in entrata, avrei preferito arrivarci in un altro modo però…- Tutto bene là dietro April?_ le chiedo voltandomi nella direzione da cui sento provenire i suoi passetti_ Sì_ mi risponde con la sua flebile vocina.
Giro la chiave nella serratura della porta d’ingresso e la apro:  il fascio di luce che proviene dall’esterno è abbagliante, mi colpisce gli occhi e rimango accecata per alcuni istanti. 
 
*****
Riesco finalmente a recuperare la vista ma ciò che vedo non è per niente nella norma. Un fresco venticello mi accarezza il viso; mi stropiccio gli occhi più volte, mi pizzico il braccio: davanti a me si distende un verde prato recintato da un rudimentale steccato, il cancelletto in legno dà dritto verso una stradina sassosa, una specie di via principale; di fianco a quello che dovrebbe essere il giardino di casa Mason c’è una casetta dall’aspetto medievale con un orticello e una stalla.
 Mi accorgo di avere la bocca spalancata solo quando sento la gola secca, la mano è sudata ancora incollata alla maniglia- Dov’è quell’ enorme palazzo grigio che stava di fronte alla casa stamattina?.. dove siamo?- dico scioccata cercando un appoggio su cui sostenermi. April mette la testa fuori dalla porta per capire cosa sta succedendo- oh!- dice stupita ma anche un po’ divertita; Jimi invece sembra non stare nella pelle nel vedere un prato così grande tutto per lui, si divincola dalla porta e corre contento per tutto il perimetro della casa.
April mi scuote vedendomi paralizzata a osservare alberi, capanne, uomini a cavallo…- Questa non è New York, ho preso una botta in testa? È uno scherzo?- decido di prendere in mano la situazione,afferro il braccio della bimba e mi dirigo a passo spedito in “giardino”- Dove andiamo?- mi domanda April preoccupata- A chiedere a qualcuno cosa mi rappresenta questa cosa!- dico indicando tutto ciò che mi circonda, sono innervosita, anzi furiosa.
Mentre proseguo determinata nella ricerca sento un rumore sordo alle mie spalle, simile al rumore di uno schiocco; non appena mi volto vedo un ragazzo intento a spaccare la legna proprio nella casetta di fianco alla “nostra”. Torno indietro continuando a tenere la mano ad April ma rallento il passo e mi avvicino con calma osservandolo incuriosita a mano a mano che mi avvicino: un bel ragazzo, forte, biondo…ma sono i vestiti che non mi convincono.
 Raggiungo lo steccato, gli sono a circa due metri di distanza-Scusa…ehi! Dico a te!- lui si volta con l’ascia ancora in mano, “ora mi ammazza” penso appena i suoi occhi azzurri si incontrano con i miei- Cosa c’è?- chiede lui avvicinandosi, “magari è un tipo violento”continuo a pensare, sono quasi sul punto di darmela a gambe…- Va tutto bene?- mi chiede con una voce più tranquillizzante. Devo avere sicuramente l’aspetto di una psicopatica sono talmente confusa che non mi ricordo nemmeno cosa dovevo chiedere- Io…cioè noi…- quasi balbetto “ma cosa cavolo mi prende?”- Finalmente qualcuno l’ha comprata questa proprietà, non se ne poteva più di topi, ragnatele ed erba incolta…- comincia il ragazzo- topi?! Ci sono topi?- gli chiedo terrorizzata- Ma non ci vivi tu lì dentro?- chiede indicando la casa alle mie spalle- Sì, cioè non proprio, è una storia complessa- gli rispondo- Potrà sembrarti stupido ma posso chiederti dove siamo?- inarca un sopracciglio poi mi fissa un po’ per capire se lo prendo in giro- Siamo ad Adeia- risponde come se fosse la cosa più naturale del mondo. April spunta da dietro le mie gambe; il ragazzo fa una faccia strana, continua a spostare lo sguardo da me alla bambina finchè ad un tratto mi domanda- Ma è tua figlia?- do un’occhiata ad April per un attimo- Certo che no! Ehi ma per chi mi hai preso!- lui sembra confuso- Beh di solito le ragazze per bene non indossano abiti così corti da arrivare sopra il ginocchio!- accenna un sorrisetto; do un’occhiata al mio abitino- io non so che usanze voi abbiate qui, di certo io lo trovo bellissimo ed è anche costato una barca di soldi!- ribatto indignata, non permetto certo che il mio vicino di casa si faccia idee strane sul mio conto o di quello di April- No, no non fraintendermi è un bell’abito solo che…- Ho capito, ho capito!- lo interrompo io.
April mi fa segno di volermi dire qualcosa, mi abbasso e mi sussurra all’orecchio- Taylol ho fame, andiamo al Mc Donald?- arrosisco, “ora come glielo spiego che qui non c’è nemmeno un bar!?”- scusa…- Hiram- Già Hiram, non sapresti dirci dove potremmo trovare chessò un mercato?- Senza rifletterci molto mi risponde- un mercato ci sarebbe, ma dista alcuni chilometri da qui e non credo che una ragazzina come te con quell’abitino passi inosservata lì!- .“Ha ragione, non ci avevo pensato e cosa cavolo mangeremo oggi se non posso neanche uscire di casa?”- Tra un po’ vado a cacciare…se vuoi posso procurarti qualcosa- dice Hiram - Grazie è molto gentile da parte tua, sono in debito- lo ringrazio- April torniamo in casa, dobbiamo sistemare un po’ di cose…ciao- mi volto e faccio segno ad April di seguirmi- Ciao, ciao amico di Taylol!- dice lei ridendo- Passo più tardi con la cena- sento dire da Hiram che riprende a spaccare la legna.  
        
  
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