Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: SmurfLuvsCookies    05/02/2013    2 recensioni
Una storia alfabetica senza alcun ordine particolare, perché quando sono insieme Alec mescola le sue parole e Magnus occasionalmente parla lingue differenti. T è per Tie-Dye -un altro schema per incorporare del colore nel guardaroba di Alec.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Y is for Yo-yo:
Un’adorabile bomboniera e un’arma mortale.


Magnus batté le palpebre quando un sottile raggio di sole mattutino finì dritto nei suoi occhi. Guardò irritato l’incriminante prodotto della natura, e con un molle gesto della mano fece sì che le tende glitterate nere ripristinassero l’ombra della stanza.

Era stato Alec ad avere scostato le tende, probabilmente la notte prima. Lo Shadowhunter sosteneva di non avere alcuna intenzione di diventare una creatura notturna come Magnus e faceva affidamento sui fastidiosi raggi del sole affinché lo svegliassero, ben sapendo che Magnus avrebbe disattivato ogni qual tipo di sveglia che sarebbe riuscito a scoprirgli (e ci riusciva sempre).

Magnus tentò di essere arrabbiato con il suo ragazzo per averlo svegliato indirettamente all’assurda ora delle 10,30 del mattino, ma fu un flebile tentativo. Come poteva essere così negativo quando, per tutta la notte, erano stati rannicchiati in quel modo? C’era un braccio intorno alla sua vita, e un altro braccio intorno alle sue spalle; poteva vedere la propria mano –completa di manicure- spuntare da dietro la testa di Alec. Non aveva alcuna intenzione di provare a distinguere quali gambe e piedi fossero di chi. Era difficile discernere dove l’uno iniziava e l’altro finiva. Magnus si sentiva stranamente un tutt’uno con il suo ragazzo. E questa unità non era affatto sgradita. Il Presidente Miao era l’unica seccatura: sonnecchiando sul cuscino abbandonato di Alec e sventolando distrattamente la sua coda avanti e indietro, di tanto in tanto picchiettava la faccia del suo padrone.

Alec russava leggermente, mentre dormiva con la testa poggiata sul petto di Magnus. Era un suono morbido, piacevole, anche se Magnus non apprezzava particolarmente la pozza di bava che usciva dalla bocca di Alec. Accattivante a modo suo, come tutto quello che riguardava Alec, ma disgustoso lo stesso.

A malincuore ammise a se stesso che, in parte, l’intensa stanchezza di Alec era colpa sua. Magnus sapeva che quando Alec si era trascinato nel suo appartamento era stanco morto, ma non si vedevano da giorni. Alec era stato occupato a sbrigare i suoi doveri da Nephilim quella settimana, a causa di un’orda di demoni che aveva divorato il povero stregone che li aveva chiamati da chissà dove. Era palesemente ovvio che non dormisse per bene da un po’, ma quella era una cosa che Magnus non poteva dargli dopo la sua prolungata assenza.

Perlomeno in quel momento lo stava lasciando dormire, che al suo disciplinato Shadowhunter piacesse o no. Se non stava attento, Alec sarebbe stato in poco tempo vittima dell’insonnia.

Magnus chiuse gli occhi e strofinò il naso nei capelli neri e disordinati di Alec.
Era sempre così soffice e semplice, ma bello per questo. Tutto riguardo Alec era bello, dai suoi perfetti occhi blu alle lunghe e pallide dita dei piedi. Solo che lui non lo sapeva.

Lo Stregone guarì distrattamente le ferite di Alec, mentre le sue dita tracciavano delicatamente i disegni sul corpo contrassegnato del Cacciatore. Magnus non aveva mai trovato la lingua angelica tanto affascinante. Lui non poteva manipolare le rune a proprio uso, quindi perché provare? Era indegno della Lingua Santa a causa del sangue contaminato che aveva dalla nascita e lo contraddistingueva come uno dei Figli di Lilith. Ma le cicatrici argentee sulla pelle di Alec raccontavano una storia, la sua storia, e per la prima volta nella sua esistenza Magnus si trovò sinceramente curioso sul funzionamento del Cielo.
I due avevano passato molte ore annodati insieme, stanchi e senza respiro o sonnolenti e sazi. Magnus avrebbe toccato una cicatrice con la punta delle dita e Alec avrebbe cercato di ricordare come se la fosse procurata, come e perché avesse usato quella runa. Spesso portavano avanti quel discorso fino a quando si addormentavano, o fino a quando un particolare tocco di pelle non accendeva in loro una fresca passione.

Proprio mentre stava finendo di guarire i tagli e i lividi di Alec (e la costola fratturata che lo Shadowhunter non avrebbe nemmeno notato se le torsioni della sera prima non gli avessero dato qualche indizio), suonò l’odioso campanello che poi risuonò per tutto l’appartamento. “BANE!” tuonò una voce, ma Magnus fece schioccare le dita e questa divenne muta. Chiunque fosse, poteva aspettare. Quello che stava facendo era molto più importante.

Gage Hartlee non era un uomo paziente. Aveva la tarchiata muscolatura di un giocatore di Football ed era tre volte più minaccioso con i suoi tatuaggi, le brutte cicatrici, e l’abbigliamento heavy-metal. Come alfa del più grande branco di licantropi a Brooklyn, perché avrebbe dovuto praticare piccole virtù come la pazienza? Emanava un’area di palpabile intimidazione e solitamente questo era sufficiente affinché ottenesse ciò che voleva. E in modo veloce.

Questo mezzo demone punk, Magnus Bane, aveva avuto il coraggio di farlo aspettare? Gage era a conoscenza della reputazione contraddittoria di Bane: era il migliore stregone che New York potesse offrire, ma sceglieva i suoi casi a piacimento e si faceva pagare abbondantemente per questi. A Gage non importava se Magnus-Fricchettone-Bane era il Sommo Stregone dell’intero fottuto mondo; lui eguagliava il piccolo fesso scintillante, avrebbe dovuto mostrargli rispetto e non avrebbe dovuto ignorarlo.

Completamente infuriato, Gage premette il campanello per la terza volta. “LO GIURO SU DIO, BANE, SE NON MI LASCI ENTRARE TI SQUARCERÒ LA GOLA CON I MIEI DENTI! APRI QUESTA FOTTUTA PORTA!”

Contò fino a dieci e fece un profondo respiro prima di premere il campanello ancora una volta. “Molto bene, Bane, sto arrivando, che ti piaccia o no.”

Non ci volle molta pressione per rompere la porta. Solo un calcio e fu dentro. Nessuno poteva tenere fuori i due metri di Gage Hartlee.

“BANE!” ruggì, mentre saliva le scale per l’appartamento dello stregone. Più che un lupo mannaro arrabbiato, sembrava che un un branco di elefanti stesse marciando sincronizzato su per le scale.

Gage si fermò al di fuori dell’appartamento che sapeva appartenere a Magnus Bane. Alzò un pugno per buttare giù la porta, quando questa si aprì quel giusto che bastava per far passare uno yo-yo giallo all’esterno. La porta si richiuse, lasciando solo Gage e il fluttuante yo-yo all’altezza dei suoi occhi.

“Ma che diavolo…?” mormorò, osservando con confusione il giocattolo di plastica. Lo strinse tra le dite e notò che sul lato vi era scritto qualcosa in un’elegante calligrafia fucsia.

Chiedo scusa per l’inconveniente, ma al momento non sono disponibile. Ritornate un’altra volta e vi darò udienza. Prendete questo adorabile aggeggio come una scusa.
Cordiali saluti,
M. Bane, Sommo Stregone di Brooklyn.


Gage batté le palpebre, stupito. Il suo volto era ormai diventato di un malsano color pulce –viola scuro-. Questo era inaccettabile. Il licantropo aprì la bocca per sbandierare le sue emozioni al vicinato, rumorosamente, quando le lettere sullo yo-yo si riorganizzarono e un nuovo messaggio apparve.

Andatevene immediatamente o sarete costretto a farlo. Per favore, cercate di non fare rumore mentre uscite.
Cordiali saluti,
M. Bane, Sommo Stregone di Brooklyn.


Questa era l’ultima goccia. Gage non aveva alcuna intenzione di andarsene con la coda tra le gambe a causa di qualche vana minaccia scritta su uno yo-yo. Esattamente Bane come aveva intenzione di buttarlo fuori di lì? Gli avrebbe fatto ingoiare glitter finché non avesse chiesto pietà?

Lo yo-yo si contrasse nel pugno di Gage. Tutto ad un tratto balzò fuori dalle sue dita e lo colpì violentemente sul naso. Il licantropo udì uno scricchiolio e sentì il sangue sgorgargli sul viso, con incandescente dolore. Gage ringhiò e cercò di agguantare lo yo-yo, ma questo era già schizzato via, sceso ai suoi piedi, e gli legò insieme le caviglie. Lui perse l’equilibrio e cadde con un tonfo sul pavimento. Prima che potesse rendersene conto, lo yo-yo gli lasciò le caviglie e gli avvolse il collo. Con una forza incredibile lo trascinò lungo il corridoio, quasi soffocandolo. Le dita di Gage erano troppo grandi per fare leva sulla cordicina; più agiva e più il dolore aumentava.

Il giocattolo posseduto lo tirò giù per le scale (una lunga e dolorosa processione di angoli retti) e non abbandonò la presa su di lui finché non furono in strada. Infine si sciolse e cadde a terra, tornando un normale e innocuo yo-yo con un altro messaggio.

Grazie, vi auguro una buona giornata.

La gente per strada fissava lo sconvolto e sanguinante uomo mentre, urlando e imprecando, si allontanava dallo yo-yo di un giallo vivace, poggiato sul marciapiede.

Più tardi, quel giorno, quando Magnus fece un commento casuale su come gli yo-yo fossero in realtà strumenti efficaci, dicendo che avrebbe dovuto iniziare a distribuirli come bomboniere, Alec decise di non commentare. Probabilmente non voleva sapere.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: SmurfLuvsCookies