Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: Sakyo_    08/02/2013    3 recensioni
[Spezzone del 6° capitolo]
Ci ritrovammo così, in quella posizione non voluta ma perfetta, i nostri visi a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro. I capelli lunghi di Castiel mi solleticavano la fronte e il suo profumo pungente arrivò fino alle mie narici.
Per qualche secondo restammo a guardarci negli occhi: era la prima volta che li osservavo bene, e ne rimasi ipnotizzata. Profondi, intensi, neri come la pece.
«Adatti» mi ritrovai a pronunciare senza accorgermene.
Castiel mi guardò interrogativo.
«I tuoi occhi... Sono proprio adatti a te» affermai convinta.
[Spezzone del 13° capitolo]
«Non dirlo Nath, io sto bene con te…»
«E allora permettimi di renderti felice»
Una frase che arrivò come una cannonata in pieno petto. Mi sentii così confusa e inibita, come se mi fossi svegliata improvvisamente da un’anestesia totale.
Col dorso della mano mi carezzò la guancia nel modo più dolce possibile, mentre mi confessava il suo amore sincero.
«Sono innamorato di te, Emma»
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Iris, Nathaniel, Nuovo personaggio, Rosalya
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Night and Day
Capitolo 3



Ad aprire la porta fu un ragazzo alto e biondo, occhi marroni e un sorriso gentile.
- Voi dovete essere i nuovi studenti. Accomodatevi, prego - ci indicò con la mano due sedie di fronte a una scrivania piena zeppa di scartoffie varie. Io e Ken prendemmo posto, e aspettammo che anche lui facesse lo stesso.- Non capita spesso di avere ben due nuovi iscritti contemporaneamente... Sapete, Fairfield è una cittadina poco famosa – disse, - Io comunque sono Nathaniel, piacere - aggiunse infine.
Accidenti, che nome lungo, pensai. All'apparenza anche lui sembrava uno studente, ma ciò non era possibile dato che era un impiegato della segreteria scolastica. Fui tentata di chiedergli quanti anni avesse, però molto probabilmente sarei sembrata troppo indiscreta quindi decisi di tenere per me quella domanda.
Dopo aver sistemato le varie questioni burocratiche Nathaniel ripose i nostri documenti in un cassetto e si rivolse nuovamente a noi - Seguitemi, vi porto nella vostra nuova classe -
Due rampe di scale più tardi, arrivammo davanti la porta della nostra nuova aula. Riuscivo a sentire la gioia di Ken per l'essere capitati nella stessa classe, e per questo dovetti combattere contro la voglia di scappare per sempre in un paese lontano dove non lo avrei più avuto in mezzo alle scatole.
Entrati nell'aula, una ventina di sguardi erano puntati su di noi. Io feci la vaga fissando insistentemente la cattedra, per non dare a vedere il mio imbarazzo. Nathaniel scambiò qualche parola con il professor Hoskins, un ometto calvo e tarchiato, poi tornò verso di noi. - Ho bisogno delle vostre fototessere entro domani. Non ve ne dimenticate, mi raccomando - disse, e nel passare accanto a me per uscire dall'aula lasciò una scia di profumo non troppo intensa, che riuscii ugualmente a cogliere. Sembrava l'odore dei panni appena usciti dalla lavatrice. Probabilmente proveniva proprio dalla sua camicia bianca, immacolata e senza l'ombra di una piega. Era decisamente un buon odore.
La voce del professore mi fece subito destare da questo pensiero. - Ragazzi, vi presento i vostri nuovi compagni di classe - annunciò. Dopo aver scritto i nostri nomi sul registro, ci mandò a sedere in posti abbastanza lontani l'uno dall'altra. Almeno questo me lo meritavo, pensai.
Durante la ricreazione un gruppetto di ragazze si avvicinò al mio banco. Iniziarono a farmi delle domande a proposito del mio trasferimento, e finimmo a parlare del più e del meno. Poco dopo mi voltai verso il banco di Ken e proprio in quel momento lui si era alzato e si era messo a seguire una ragazza dai tratti orientali. I due uscirono dall'aula, e questo provocò in me un sospetto. Cosa voleva quella ragazza da lui? Durante la lezione di storia avevo fatto una panoramica generale dei miei nuovi compagni e lei non faceva neanche parte della nostra classe. Oltretutto Ken non poteva nemmeno lontanamente essere considerato un ragazzo interessante a primo impatto. La cosa mi puzzava... Con una scusa mi congedai dalle mie compagne e uscii nel corridoio.
Senza farmi vedere li seguii fino al cortile. La ragazza orientale svoltò dietro un angolo e fece segno a Ken di avanzare. Mi nascosi dietro un albero e vidi che ad attenderli c'erano altre due ragazze, e notai che una delle due era Ambra, l'oca bionda che avevo avuto il dispiacere di conoscere quella mattina. Quel fatto non mi piaceva per niente... Da dove ero appostata non riuscivo a sentire nulla di quello che dicevano, perciò senza farmi notare mi guardai in giro per trovare un nascondiglio migliore. Ma qualcuno mi aveva tanata. Il cuore mi arrivò in gola quando sentii nel mio orecchio un sussurro minaccioso. - Allora sei proprio una molestatrice - Mi voltai di scatto e mi trovai di fronte Castiel.
- Fatti gli affari tuoi! - dissi a bassa voce guardandolo male.
- Cos'è, stai lavorando per l'F.B.I? - mi chiese con un ghigno.
Purtroppo la pazienza non era una delle mie qualità migliori, perciò mi misi sotto il suo naso e inchiodai i miei occhi nei suoi, in segno di sfida - Senti caro il mio bulletto da quattro soldi, non mi piace avere problemi e tu potresti diventarlo. Che ne dici di portare il tuo bel visino fuori dal mio campo visivo? Al momento ho altro da fare e non posso perdere tempo a osannarti, come piace fare alla tua amichetta - tirai fuori tutto il mio fastidio che gli arrivò come uno sputo in un occhio.
Lui rimase qualche secondo imbambolato, evidentemente quel colpo era tosto da digerire per un tipo come lui. Quando si riprese, mi lanciò un'occhiata che non riuscii a definire. Sembrava incuriosito ma al tempo stesso accigliato. Non era difficile capire che il suo orgoglio era grande quanto un palazzo.
Stranamente non mi rispose, anzi fece forse la cosa che meno mi sarei aspettata di vedere: si sporse dall'albero e guardò nella direzione di Amber in modo sospetto.
- Quello non è il tuo fidanzatino? - mi chiese riferendosi a Ken.
Era inutile rispondergli il contrario, quindi mi limitai ad annuire continuando a spiare il gruppo. Trascorsero alcuni istanti in cui non volò una mosca, poi Castiel si voltò per andarsene lasciandomi con una frase che non lasciava presagire nulla di buono - Sta' attenta ad Amber. Potrebbe diventare il tuo incubo peggiore -
Se decisi di tornare in classe non era perché l'avvertimento di Castiel mi aveva intimorita, semplicemente non volevo passare dalla parte del torto e darla vinta ad Amber. In realtà non avevo idea di cosa si fossero detti nel cortile, ma ero convinta che piombare come un'intrusa nel mezzo del discorso non sarebbe stata affatto una buona idea. Avrei parlato con Ken in un altro momento e solo dopo avrei deciso se intervenire o meno.
La campanella annunciò la fine della giornata scolastica. Mentre tutti erano intenti a raccogliere le proprie cose io andai verso il posto di Ken.
- Ehi, torniamo a casa insieme? -
Solitamente a un invito del genere da parte mia avrebbe fatto come minimo i salti di gioia, invece in quel momento tutto mi sarei aspettata tranne un'espressione di chiaro disagio.
- Mi spiace Em, devo fare una cosa... -
- Che cosa? - avevo notato che cercava di non incrociare il mio sguardo.
- Non... Non posso dirtelo. Ci vediamo domani – rispose prima di volatilizzarsi.
Dire che mi lasciò letteralmente a bocca aperta non è un'esagerazione. In altre circostanze Ken non mi avrebbe mai dato risposte del genere. Cosa era successo?
Tornai a casa piena di dubbi. No, la piega che stava prendendo quella storia non mi piaceva affatto.
La sera chattai con Kate e Alisha e raccontai loro ciò che era successo quel giorno. Come avevo previsto, non ero l'unica a pensare che qualcosa non quadrava. Le mie amiche mi consigliarono di cercare di saperne di più ma senza dare troppo nell'occhio. Si sa, i rapporti tra ochetta di turno e nuova arrivata non sono mai dei migliori, e dal canto mio volevo avere a che fare il meno possibile con Amber. Non ero sicura però che sarei riuscita a seguire il loro consiglio.

Il giorno dopo mi ritrovai da sola davanti l'ufficio di Nathaniel. Strano, Ken era un maniaco della puntualità.
- Buongiorno, Emma - il sorriso di Nathaniel mi accolse nella stanza.
- Buongiorno. Ho portato la fototessera – nel consegnargliela, sfiorai per un attimo la sua mano. Trovai piacevole quel piccolo contatto.
- Ti ringrazio. Mi fa piacere che tu ti sia ricordata, pensa che ho alcune iscrizioni dell'anno scorso ancora incomplete - mi spiegò con una nota di disappunto nella voce. - Non sembra ma il lavoro qui è molto. E' difficile gestire tutto, e sarebbe opportuno che ogni cosa fosse in ordine - sentenziò in maniera molto professionale. Più che a me, sembrava si stesse rivolgendo a se stesso.
- Ah, ma a te non interessano queste cose. Perdonami - disse con un sorriso imbarazzato.
- Non preoccuparti. E' da molto che lavori qui? - chiesi.
- Questo è il secondo anno. Ho ancora molte cose da imparare, ma devo dire che questo lavoro mi piace -
Più lo guardavo, più pensavo che fosse davvero un bel ragazzo. Aveva le spalle larghe e un fisico asciutto, e quando gesticolava diventava dannatamente attraente.
- ...Mi stai ascoltando? -
Oddio. Gli stavo fissando le labbra senza sentire un accidenti di ciò che aveva detto. Per l'amor del cielo, Emma, riprenditi!
- Scusa Nathaniel, ho un po' di pensieri per la testa... - sperai di risultare credibile con quella misera giustificazione.
- Nulla di grave spero. Comunque, che fine ha fatto il tuo amico Ken? -
- Me lo sto chiedendo anche io. Ha un carattere debole, non vorrei si fosse cacciato in qualche guaio -
- Cosa intendi? -
Parlarne con Nathaniel sarebbe stata una buona idea? Forse avrebbe potuto aiutarmi a capirci qualcosa...
- Credo che abbia qualche problema con Amber -
Al nome della ragazza Nathaniel sospirò - Cos'ha fatto stavolta? -
Da quelle parole dedussi che l'ochetta aveva molto probabilmente dei precedenti.
- Beh, in realtà non lo so. Forse non ha fatto nulla. Ma ieri Ken ha avuto degli atteggiamenti un po' strani... -
Nathaniel si passò una mano tra i capelli a mo' di “paladino della giustizia in stato di disperazione”. Una posa alquanto affascinante. Stette qualche secondo a rimuginare tra se e se, poi si avvicinò a me e mi poggiò una mano sulla spalla. Arrossii.
- Ascolta, Emma. Nel caso dovesse succedere qualcosa, non esitare a venire da me. D'accordo? -
- D'accordo - risposi, guardandolo negli occhi. Mi sorrise nuovamente. - Ora è meglio che tu vada, se non vuoi arrivare tardi alla lezione di matematica
-
Guardai l'orologio appeso alla parete di fronte a me. Già, era decisamente l'ora di andare.
Nel corridoio mi chiesi come facesse Nathaniel a sapere che la mia prima lezione della giornata era matematica. Ma non ci pensai troppo, d'altronde essendo segretario forse conosceva a memoria gli orari di ogni sezione... Forse. La risposta che mi diedi non mi convinse troppo, e ciò mi provocò un gradevole solletico allo stomaco.
Ken non arrivò alla prima ora. Non arrivò nemmeno in tempo per la seconda, e questo fu un campanello d'allarme. Durante l'intervallo chiesi a Iris, una mia compagna di classe, se conoscesse la classe e la sezione di Amber.
- Si, la conosco. Se vuoi ti ci accompagno -
Mentre camminavamo nel corridoio, la curiosità fu più forte di lei - Scusa, ma... Come mai cerchi Amber? Sei una sua amica? -
- Preferirei baciare il professor Hoskins piuttosto che diventare sua amica -
Iris rise. - Chiaro. E allora perché stiamo andando da lei? -
- Lo sapremo tra poco, spero... -
Con mia grande sorpresa, oltre Amber e il suo gruppo di amiche in aula trovammo anche Ken. Quest'ultimo appena mi vide piantò lo sguardo a terra.
- Ehi! Che stai facendo qui? -
Amber, che era seduta a gambe incrociate su un banco, si girò dalla mia parte e mi guardò storto. - Cosa vuoi? -
Mi feci largo tra la folla di ragazzi nell'aula, mentre Iris aspettava sulla porta.
- Non sto parlando con te - dissi, rivolta alla bionda.
Amber scese dal banco e si puntò a un centimetro dal mio naso. - Credo sia ora di mettere due cose in chiaro, carina. Forse ancora non l'hai capito che qui comando io. Ergo, ti conviene filare via seduta stante se non vuoi fare una brutta fine -
Infischiandomene della sua minaccia, presi per il braccio Ken e lo strattonai. - Mi vuoi spiegare che diavolo stai combinando? -
Ken aveva le lacrime agli occhi. - Emma, io... -
Amber sbottò - Taci! Nessuno ti ha ordinato di parlare! -
Le serbai un'occhiata carica di odio. - Chi sei tu per dargli ordini? -
Tutta la classe seguiva la scena col fiato sospeso. Sentivo l'aria farsi carica di tensione. - Andiamo, Ken - lo presi per mano e lo portai via da lì. Le sue dita strinsero forti le mie.
- Dove credi di andare, bamboccio? Torna qui! - urlò Amber, ma Iris le aveva praticamente chiuso la porta in faccia.
Quando tornammo nella nostra aula chiesi spiegazioni a Ken, anche se un'idea me l'ero già fatta. Dovevo solo verificare che fosse corretta, e poi avrei fatto pentire quell'arpia delle sue azioni.
- Allora, che cavolo è successo? -
- Em, io devo tornare lì... -
- Cosa?! Sei impazzito per caso? -
- Mi dispiace... -
- Falla finita, Ken! Cosa ti ha detto Amber? - poggiai i palmi delle mani sul banco. Ero a dir poco furiosa.
Vedendo l'espressione poco cordiale che avevo assunto, Ken si decise a sputare il rospo.

Andai a passo spedito verso il gruppo di Amber con un obiettivo ben chiaro: spaccarle la testa. Se Ken non voleva farlo, ci avrei pensato io.
Iris, che aveva più o meno capito la situazione, mi correva dietro cercando di calmarmi. Ken non aveva avuto il coraggio di venire insieme a noi.
- Non va bene ricorrere alla violenza! Sono sicura che spiegandole bene capirà - ma nemmeno lei pareva molto convinta delle sue parole.
- Ha superato il limite - pronunciai tra i denti, prima di arrivare di fronte all'arpia dai capelli ossigenati. Ventiquattro ore erano state più che sufficienti per capire che razza di persona fosse.
Sembrava che mi stesse aspettando. Il sorrisetto malefico stampato sulle sue labbra era un'evidente dichiarazione di guerra.
- Emma, ti metterai nei guai... - bisbigliò Iris in preda al panico, ma la ignorai.
- Costringere le persone a diventare i tuoi servetti personali è uno dei tuoi passatempi preferiti?! - ringhiai.
Amber assunse una posizione provocatoria incrociando le braccia e avvicinandosi a me sempre di più. - Io non ho costretto proprio nessuno, bella. Non è colpa mia se il tuo amichetto non ha le palle per dire di no. Sono sicura che la notte scorsa avrà bagnato il letto per la fifa - le ragazze intorno a lei scoppiarono in una risata.
La mia mano partì come un razzo e un istante dopo sulla guancia di Amber era quasi visibile il segno delle mie dita. Prima che potessi rendermi conto di quello che avevo appena fatto, due braccia mi presero da dietro e mi portarono via. Gli insulti di un'Amber a dir poco inferocita mi raggiunsero fino a che non uscimmo dall'aula.
- Lasciami! Ehi! -
Castiel mi stava trasportando per il corridoio come un sacco di patate. Tentai di dimenarmi ma era molto più forte di me.
Quando arrivammo nel cortile mi lasciò finalmente andare. - Sei una cretina! - mi rimproverò.
- Ma di cosa ti impicci, tu? Avevo una questione sospesa con lei -
- Nessuno ha questioni in sospeso con Amber. Ti avevo detto di starle alla larga! -
L'istinto di tirare un ceffone in faccia anche a lui mi pervase. Perché non si faceva gli affaracci suoi?
- Non la passerà liscia quando andrò a raccontare a Nathaniel che cosa ha fatto - sentenziai. Castiel chiuse gli occhi e scosse la testa. - Idiota -
- Hai finito di insultarmi? - dissi infastidita.
- Quei due sono fratelli. Amber la passerà liscia, mentre il tuo schiaffo no -
Cosa? Amber e Nathaniel erano fratelli? E da quando?! Oh, cavolo. Ero davvero, davvero nei guai.
- Ma... lei non può comportarsi in quel modo! Ha approfittato della fragilità di Ken per farlo diventare il suo burattino! Stamattina non è nemmeno venuto a lezione perché era impegnato a compiere il suo dovere di cagnolino da guardia! - sbraitai. Tutto questo non era passibile di sanzione?
- Certo che il tuo fidanzatino dovrebbe imparare a badare un po' di più a se stesso -
Non potei ribattere, perché Castiel aveva ragione. Ma Ken era troppo debole per affrontare una cosa del genere. Se non fossi intervenuta, chissà per quanto tempo ancora sarebbe andata avanti quella storia.
Poco dopo la figura di Nathaniel apparve davanti a noi come un fantasma.
Castiel sbuffò e se ne andò senza dire una parola, mentre io rimasi lì impalata.
- Emma, seguimi - si limitò a dire.
Non ero pentita per quello che avevo fatto. Avrei accettato le conseguenze della mia azione, ma per nessun motivo avrei permesso che Amber la passasse liscia.



Note autrice: Salve! In questo capitolo la nostra Emma inizia a tirare fuori il suo caratterino. Anche il personaggio di Castiel sta uscendo pian piano fuori, mentre nel prossimo capitolo vedremo la reazione di Nathaniel a tutto questo casino. La storia sta iniziando a prendere forma e spero che vi stia piacendo! Me lo lasciate un commentino? =P
Ciao ciao!

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: Sakyo_