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Autore: Celeste9    08/02/2013    1 recensioni
Il vostro sogno è lavorare con gli One Direction? Leggendo le testimonianze di alcune figure professionali che hanno avuto a che fare con loro, cambierete idea. O forse no.
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Questa è una raccolta di OS umoristiche che ho scritto in una notte insonne in cui avevo bisogno di buonumore. ATTENZIONE: sono racconti leggeri, senza pretese, che contengono doppi sensi e allusioni sessuali. I fatti descritti sono di mia invenzione e non intendono dare rappresentazione veritiera del carattere di questi ragazzi, né offenderli in alcun modo.
Credits: i titoli sono versi delle canzoni degli One Direction.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Mi avevano scelto come interprete e accompagnatrice per gli One Direction in occasione della loro visita a Firenze. Avrei dovuto tenerli tutto il giorno agli Uffizi, dove sicuramente non avrebbero incontrato alcuna fan impazzita e poi riaccompagnarli in albergo. Sembrava un lavoro semplice, ma in realtà si rivelò più arduo del previsto.

Fin da subito mi fu chiarissimo che a loro non importava assolutamente niente del posto che stavamo visitando e oltretutto erano davvero indisciplinati.

Niall, incurante del divieto di consumare cibi e bevande, di tanto in tanto estraeva qualcosa dal suo giubbotto multi tasche e sgranocchiava, cacciando poi le cartacce unte nelle tasche dell’ignaro Zayn che approfittava di ogni superficie riflettente per sistemarsi i capelli o provare pose ammiccanti. Liam ignorò in continuazione i miei continui richiami a non usare il cellulare, cosa assolutamente proibita all’interno degli Uffizi. Harry, invece, non riusciva a trattenere battute di cattivo gusto ogni volta che ci imbattevamo in una raffigurazione di nudo. Quanto a Louis, gli avrei volentieri sparato per impedirgli di cimentarsi in imprese vietate dal regolamento del museo quali correre o schiamazzare e di fare versacci quando trovava un’opera che gli suscitava ilarità.

Non potevo tenerli chiusi là dentro, ma dovevo proteggerli dalle fans assatanate, così chiamai un amico costumista che lavorava in un teatro lì vicino e li camuffammo così bene che non li avrebbero riconosciuti neanche le loro madri.

-Cosa volete fare adesso?

-Shopping!- urlò Louis e ci fece venire il capogiro tanta era la velocità con cui entrava e usciva dai negozi caricandosi di sacchetti.

Tutto quel movimento ci mise fame e pranzammo in una trattoria del centro. Niall fece sparire una fiorentina delle stesse dimensioni di quella che noi, in quattro, stentavamo a finire. Non riuscii a stabilire se fosse più veloce lui con la forchetta o Louis con la carta di credito.

Usciti dal ristorante, Liam manifestò la voglia di salire sul campanile di Giotto perché voleva una foto panoramica di tutta la città. Gli altri lo insultarono quando seppero dei quattrocento gradini che non avevano intenzione di affrontare e accolsero con entusiasmo la mia alternativa di vedere la città dall’alto di Piazzale Michelangelo.

Prendemmo un autobus. Zayn cercava invano di specchiarsi nei vetri polverosi, mentre Liam, divenuto improvvisamente logorroico, commentava entusiasticamente qualunque cosa vedesse. Mi limitavo ad annuire senza ascoltarlo davvero: ero impegnata a controllare Niall e Louis che si facevano beffe di due ragazzine, ignare di avere alle spalle quelli stessi personaggi che stavano bramando dalle pagine del loro giornaletto. A un certo punto mi disinteressai di loro e smisi anche di fingere di dare retta alle chiacchiere di Liam: Harry, approfittando degli scossoni dell’autobus dovuti al pessimo stato delle strade fiorentine, si era appoggiato a me e non mi dispiaceva per nulla.

Il panorama di Firenze vista dal Piazzale entusiasmò tutti e fu davvero un momento bucolico (salvo quel paio di volte che persi Louis alle bancarelle, l’attimo in cui Harry stava per precipitare dalla balaustra, quello in cui delle giapponesi scambiarono Zayn per uno scippatore e quando… no, ripensandoci bene non fu per niente una sosta tranquilla).

Niall disse che aveva ancora una gran fame e lo sfidai a provare il panino col lampredotto.

-Che cos’è?- chiese Liam con malcelato disgusto quando ci avvicinammo al chiosco di un venditore ambulante.

-È uno degli stomaci della mucca, bollito con verdure varie- spiegai.

-Che schifo!- esclamarono all’unisono Harry e Louis.

-Ottimo!- disse invece Niall leccandosi i baffi- vediamo se ha un buon sapore come l’haggis scozzese.

E iniziò a divorarlo con grandi morsi tra il ribrezzo dei compagni. Mentre digeriva rumorosamente lo spuntino, prendemmo un altro autobus per arrivare allo stadio Franchi che Zayn voleva vedere. Glielo mostrai da fuori e poi li condussi a Coverciano, dove si allena la Nazionale affinché visitassero il museo del calcio. Fu una mossa azzeccata perché fu la prima volta che li vidi tranquilli e davvero interessati a ciò che vedevano.

Mentre passeggiavamo per i vialetti del centro sportivo, chiesi a Harry se ci fosse qualcosa che volesse fare dato che era rimasto l’unico a non aver espresso richieste particolari. Mi lanciò uno sguardo malizioso, poi disse:

-Una cosa a dire il vero ci sarebbe.

Credo che entrambi ricorderemo molto a lungo lo scambio culturale che avemmo quella notte.

  
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