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Autore: rescuemejustin    08/02/2013    5 recensioni
"nessuno è come noi due, te ne sei dimenticata?"
justin e megan, migliori amici sin da bambini. lui è sempre stato innamorato di lei, lei non subito ha ricambiato, ha capito solo dopo ciò che provava per justin. questa è solo una delle tantissime cose che dovranno affrontare quei due, ma non vi dico niente perchè è un segreto, shh.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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nothing like us
 

 
justin’s view:
mi svegliai lentamente, avevo un mal di testa atroce e sentivo gli occhi bruciare, e mi accorsi che megan non era più accanto a me.
saltai in piedi anche se ero rintronato e ancora un po’ addormentato e mi guardai intorno. nessuna traccia di megan. vidi un bigliettino sul tavolino è lo afferrai violentemente, tanto che si strappò.
“cazzo” imprecai sottovoce e cercai di leggere ciò che c’era scritto sul bigliettino unendo le due parti del foglio.
“sono andata a casa per farmi una doccia perché era tardi, ci vediamo domani a scuola, tua megan” lessi nella mente e sospirai.
forse pensavo che non se ne sarebbe mai andata? ero davvero uno stupido.
non riuscivo a stare senza di lei, era come una droga: inizi e poi non riesci più a smettere perché ne sei dipendente e pensi che senza, la tua vita sarebbe finita.
mi succedeva la stessa cosa, ma con megan. era come se fossi incollato alla terra per l’amore che provavo per lei, non per la forza di gravità.
era assurdo, ma fottutamente vero.
perché ero così fottutamente innamorato di un a persona che non avrebbe mai ricambiato? perché ero sempre io quello che doveva soffrire? perché sembrava che dio ce l’avesse con me? ero stanco, troppo stanco.
ero stanco di essere innamorato, ero stanco di soffrire, ero stanco di stare male per lei, ero stanco di svegliarmi la notte dopo aver fatto un incubo, ero stanco si pensare sempre a lei anche se non sarebbe mai successo niente tra di noi.
ero stanco di tutto e di tutti.
ma che ci potevo fare? niente.
potevo cercare di reprimere tutto l’amore che provavo? no.
“vaffanculo” dissi strappando con foga il biglietto e lasciando cadere i pezzetti di carta per terra.
avevo bisogno di distrarmi, subito. un po’ di musica mi avrebbe fatto più che bene.
corsi in camera mia e presi la chitarra e il mio quaderno.
iniziai a trimpellare qualche accordo e provai a tirarne fuori una melodia, ma non riuscivo a comporre niente.
“QUESTA E’ UNA CAZZO DI MALEDIZIONE” gridai tirando un pugno sul letto.
chiusi gli occhi e contai fino a dieci, per calmarmi. era un metodo che mi aveva insegnato mia mamma due anni prima che morisse.
riuscivo a calmarmi solo in quel modo, forse perché ripensavo a lei.
“mi manchi mamma, qui senza di te è uno strazio. non riesco ad andare avanti senza te e il tuo sorriso. vorrei tanto poter tornare indietro, ma è impossibile. qui non c’è nessuno che mi sappia aiutare come facevi tu. ti voglio bene” sussurrai alzando un po’ lo sguardo al cielo, come se lei potesse realmente sentirmi.
come se lei mi stesse guardando da lassù e potesse sentire il mio dolore.
ero solo un depresso del cazzo, innamorato della ragazza sbagliata e solo come un cane perché sua mamma era morta per colpa di una cazzo di malattia.
cancro di merda, perché hai preso proprio lei, eh?
mi sentivo a disagio.
era strano, non riuscivo a capire cosa fosse.
pensavo a megan e provavo dolore.
pensavo a mamma e provavo dolore.
era come se tutto il mio amore stesse cambiando me e i miei pensieri.
era da un po’ di tempo che mi comportavo in modo strano, me lo avevano fatto notare anche i miei amici.
un minuto ero felice e il minuto dopo mi sentivo uno schifo, come se fossi uno sbaglio.
dicevano che ero bipolare. non sapevo bene cosa significasse e la cosa mi spaventava, sapevo solo che non era una bella cosa.
accesi il mio portatile, andai su wikipedia e scrissi “disturbo bipolare” e lessi tutto quello che c’era da sapere.
dopo aver letto sgranai gli occhi e digrignai i denti.
non.era.possibile.
ero bipolare, o almeno così sembrava.
ero un cazzo di psicopatico. non riuscii a trattenere la rabbia e lanciai un urlo.
chiusi il portatile con un colpo secco e ci tirai un pugno sopra. me ne pentii subito dopo e controllai che fosse tutto intero, fortunatamente lo era.
ancora più innervosito di prima mi alzai dalla sedia e tirai un altro pugno, questa volta alla porta, provocandomi un dolore acutissimo alla mano.
corsi in bagno e sbattei la porta dopo esserci entrato dentro. mi appoggia al lavandino e mi guardai allo specchio con una faccia schifata.
aprii l’acqua e mi sciacquai il viso, forse mi sarei calmato un po’.
sfortunatamente non funzionò, quindi decisi di farmi una doccia per rilassarmi. magari sarei riuscito a farmi scivolare tutti i problemi addosso.
mi spogliai ed entrai nella doccia.
aprii l’acqua, era gelida, proprio come desideravo. mi bagnai tutto e iniziai a tremare per il freddo, avevo freddo, ma almeno mi stavo calmando.
restai almeno quindici minuti sotto l’acqua ghiacciata e iniziai a pensare a megan. pensai ai suoi lunghi capelli neri e ai suoi occhi verdi e grigi.
era bellissima.
amavo tutto di lei.
amavo il suo viso dolce, amavo il suo sorriso, amavo il modo in cui mi abbracciava, amavo quando si metteva in punta di piedi per farlo essendo un po’ più bassa di me, amavo il modo in cui si scostava i capelli dal viso, amavo quando si incazzava per il mio carattere e amavo quando subito dopo mi chiedeva scusa e mi stringeva a se.
ma odiavo il fatto che ero entrato nella doccia per dimenticarmi per un po’ dei problemi e lei invece tornava sempre nei miei pensieri.
sarei riuscito a stare calmo per cinque fottutissimi minuti? probabilmente no.
uscii dalla doccia e mi avvolsi un asciugamano alla vita. mi guardai nuovamente allo specchio e questa volta vidi un ragazzo sorridente.
che cazzo mi stava succedendo? perché prima ero incazzato nero e dieci minuti dopo ero felice e sorridente?
tutto ciò non era assolutamente normale, no, neanche un po’.
probabilmente pensando a megan la mia rabbia era scomparsa un po’, anche se stava costantemente lì ad assillarmi.
“come stai?” ecco, probabilmente se in quel momento qualcuno mi avesse fatto quella domanda, prima sarei rimasto immobile e poi avrei tirato un pugno al primo che mi capitava sotto mano.
non riuscivo neanche a capire come mi sentivo, capite? era come se mi avessero chiuso in una bara: solo, senza niente e nessuno.
una persona normale vedendomi avrebbe pensato “oh quel ragazzo sarà intelligente e simpatico”, invece mi sentivo come se in quel momento avessi tutto tranne che un cervello che mi dicesse cosa fare.
non ci stavo più con la testa, dovevo trovare un modo per rimediare, non ce l’avrei fatta un minuto di più.
andai in camera e presi dei vestiti puliti: maglietta bianca, jeans neri e supra viola.
originale, penserete, vero? no, sempre la solita merda.
mi asciugai e mi vestii in fretta. facevo tutto di fretta e non sapevo perché. non avevo niente da fare, quindi, perché fare tutto di fretta? non lo sapevo, ma dovevo uscire da quell’inferno.
forse non era la mia casa o la mia vita l’inferno, forse erano i miei stessi pensieri.
pensieri che mi assillavano giorno e notte, paure, emozioni, problemi.
pensieri che sembrava non se ne volessero andare.
vi siete affezionati a me, piccoli stronzetti, vero?pensai irritato da tutto questo. stavo usando troppo il cervello, dovevo smetterla di fare così, ma come?
oh, cazzo justin, stacca un po’ il cervello deficiente. pensai ancora.
okay, bastava solo andare da megan, no? d’altronde avevo capito che stando con lei mi “calmavo” e non pensavo a nient’altro, quindi.
illuminazione.
scesi gli scalini due a due e mi fiondai sul divano per prendere il cellulare che avevo lasciato lì qualche ora prima.
1 nuovo messaggio” non mi importava, dovevo andare da megan, subito.
andai in cucina, presi le chiavi di casa e corsi fuori.
aria. pensai quando un leggero venticello mi colpì.
la mia mente si stava già liberando, strano.
casa di megan era abbastanza vicino, ma iniziai a correre lo stesso.
avevo bisogno di parlarle, non come ragazzo innamorato di lei, ma come un ragazzo che aveva bisogno della sua migliore amica.
corsi per qualche minuto e quando intravidi la casa gialla che tanto desideravo vedere corsi ancora più velocemente.
arrivai davanti al portone e pensai ad una cosa.
se megan era andata via da casa mia perché era tardi, adesso, che ora era? presi il cellulare dalla tasca dei pantaloni e strabuzzai gli occhi quando vidi che erano già le nove di sera.
ero così agitato che non mi ero neanche accorto che fuori era buio.
la cosa era ancora più grave, ma non potevo aspettare il giorno dopo per parlarle.
bussai freneticamente al portone e mi aprì una megan in pantaloncini e canottiera.
un pensiero diverso dagli altri mi balenò per la testa e mi morsi il labbro.
no, non ero lì per questo.
“justin? che ci fai qui? che ore sono?” disse controllando l’ora sul cellulare che teneva in mano.
“non importa. adesso devi aiutarmi”

 

 
 
 
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“che cazzo mi stava succedendo?”
 

 

 

 
ecco un nuovo capitoloooo c:
questo è concentrato soprattutto sui pensieri di justin, è una cosa un po’ confusionaria, lo so.
mi sono sentita confusa anche io scrivendolo lol
niente, ditemi solo quello che pensate di questo capitolo.
vorrei soprattutto sapere cosa ne pensate della confusione di justin e di tutti i suoi pensieri c:
bye <3
 

   
 
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