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Autore: Pandora86    10/02/2013    6 recensioni
Una spiaggia deserta. Il rumore delle onde.
Il mare di notte che fa da sfondo all’incontro di due persone che si odiano… o almeno, così credono.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ecco a voi il capitolo conclusivo di questa storia.
Grazie a chi ha commentato lo scorso capitolo e a chi ha inserito la storia tra le preferite e le seguite.
Ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Spero che il capitolo vi piaccia.
Ci vediamo alla fine per le note e le informazioni riguardo le prossime pubblicazioni.
Nel frattempo… Buona lettura!!
 
Capitolo 4.
 

La sera giunse troppo presto a detta di Sakuragi.

La sera giunse troppo tardi a detta di Rukawa.

Sakuragi avrebbe voluto avere più tempo per prepararsi psicologicamente a qualunque cosa avesse da dire Rukawa.

Era certo del suo amore, ma dei sentimenti dell’altro cosa sapeva?

Assolutamente nulla!

E, il pensiero di poter essere una semplice attrazione per l’altro lo spaventava a morte.

Fatto sta che, comunque fossero andate le cose, aveva intenzione di uscirne a testa alta.

Mai avrebbe servito a quella volpe il suo cuore su un piatto d’argento.

Rukawa, invece, contava i minuti che passavano impaziente e determinato.

Non aveva certezze sui sentimenti del do’hao, ma l’attrazione che Sakuragi aveva provato non poteva essere stato un caso.

Ed era deciso a farlo entrare in testa a quel demente!

Sakuragi poteva essere suo! Mai ci aveva pensato. Mai lo aveva creduto possibile vista l’eterosessualità dell’altro.

Per questo, non si sarebbe fatto scappare un’occasione del genere, o non si sarebbe chiamato Kaede Rukawa.

Era con sentimenti contrastanti che arrivarono, quella sera, su quella spiaggia.

Non era stato necessario specificare l’orario; era lo stesso della sera precedente.

Rukawa vide giungere Sakuragi, vestito alla stessa maniera della sera precedente.

Solo i capelli erano diversi: stavolta li aveva legati in un minuscolo codino.

A quella vista assottigliò gli occhi, con un solo pensiero nella testa: stavolta il do’hao non gli sarebbe sfuggito.

Sakuragi vide giungere Rukawa, con la solita andatura sonnolenta che lo caratterizzava.

Era imbarazzato fino all’inverosimile ma alzò comunque lo sguardo: stavolta sarebbe andato fino in fondo, in qualunque caso.

Si avvicinò baldanzoso all’altro, con la sua aria da sbruffone.

“Allora Rukawa? Mi dici che vuoi?” domandò brusco.

In fondo, era meglio andare subito al nocciolo della questione.

Rukawa aveva voluto vederlo per qualche motivo, quindi meglio conoscerlo subito.

Come si dice in questi casi: via il dente, via il dolore!

Rukawa colse, in quel tono da spaccone, la rabbia che provava l’altro.

Possibile che quando si rapportava a lui, per un motivo o per l’altro, dovesse sempre avere quell’aria bellicosa?

Manco stesse andando al patibolo!

Fu per questo che s’infuriò.

Poi registrò le parole dell’altro e s’innervosì ancora di più.

Quindi era qui perché lui, Rukawa, voleva qualcosa.

Non perché anche Sakuragi lo volesse.

E poi, non era chiaro cosa volesse dopo quello che era avvenuto la sera precedente?

Cos’è? Credeva che baciare le persone fosse diventato il suo nuovo hobby?

Visto che non ci arrivava, allora glielo avrebbe dimostrato.

Fu con questi pensieri che si avvicinò deciso all’altro e, quando gli fu abbastanza vicino, lasciò che fossero direttamente i suoi gesti a parlare.

Lo afferrò per la nuca e fece incontrare le loro labbra.

“Ora ti è più chiaro, do’hao?” domandò, staccandosi un attimo prima di provare a coinvolgere l’altro in un nuovo bacio.

Sakuragi, che tutto si aspettava, tranne quella mossa così diretta, non potette fare altro che rimanere immobile con gli occhi spalancati.

Ora ti è più chiaro, do’hao?

E questa, secondo Rukawa, doveva essere una risposta esauriente?

Fu per questo che l’imbarazzo si tramutò in vera e propria rabbia.

Afferrò deciso la maglia dell’altro, staccandolo da se.

Voleva farlo infuriare?

Bene! Ci era riuscito!

“Che – cazzo – fai?” scandì lentamente, stringendo forte la maglia dell’altro.

Il suo volto era una maschera di furore.

Rukawa rimase spiazzato dal brusco cambiamento d’umore dell’altro.

Non era quello che voleva anche lui?

Sì che lo voleva! Si rispose.

Solo che doveva sempre complicare tutto.

Voleva prima fare a pugni?

Bene! Gli mancavano le loro scazzottate.

Forse, dopo sarebbe stato abbastanza scarico da proseguire in altro modo il loro discorso.

Su una cosa era certo: non si sarebbe fatto intimorire dall’altro.

Né in passato, né in quel momento, né in futuro.

Sakuragi aveva osservato gli occhi di Rukawa tingersi di stupore.

Era durato però poco, perché l’altro aveva immediatamente ripreso il controllo sulle sue espressioni.

Ora gli era chiaro cosa voleva Rukawa, ma mai l’avrebbe accontentato.

Fu perciò con tono duro che aggiunse:

“Non ho intenzione di essere uno dei tuoi intrattenimenti estivi, Rukawa!”

Il numero undici, a quelle parole, sbarrò gli occhi.

Tutto avrebbe pensato, tranne che a quello.

Possibile che fosse così do’hao?

Evidentemente sì!

E, ancora una volta, non avrebbe mancato di farglielo notare.

Non prima però di avergli tirato un poderoso cazzotto che lo fece cadere all’indietro.

Vide l’altro atterrare di schiena e, per un momento, i suoi occhi si tinsero d’orrore.

Forse aveva esagerato.

Anzi no! Aveva esagerato.

Fu perciò con passo lesto che si avvicinò all’altro e gli si inginocchiò accanto.

Al diavolo tutto.

Poco contavano le loro questioni se il do’hao si era fatto di nuovo male.

Fu perciò, senza nascondere la sua preoccupazione, che domandò incalzante:

“Ti sei fatto male?”

Sakuragi guardò Rukawa, pensando che lo avessero appena sostituito con un suo sosia.

Da quando si preoccupava dopo avergli tirato un pugno?

In effetti, ci era andato giù pesante, ma era normale.

Era normale fino ad un anno prima certo, però erano sempre i soliti cazzotti.

Quelli che non avrebbe mai dimenticato.

Rukawa dovette intendere i pensieri dell’altro visto che fu lesto nello specificare quello che voleva dire.

“La schiena do’hao. Sei caduto di schiena!”

Fu allora che Sakuragi capì e si sciolse in un sorriso rassicurante.

“Sto bene! Sono caduto perché ho perso l’equilibrio nella sabbia. Sono atterrato sulle mani” e le alzò, mostrandole tutte insabbiate.

Rukawa non provò nemmeno a trattenere un sospiro di sollievo.

“Meno male!” disse soltanto e andò a sedersi di fianco all’altro, osservando le onde dinanzi a se.

Sakuragi però aveva intuito una nuova verità.

Verità che doveva verificare a tutti i costi.

“Da quando ti preoccupi di come sto?” domandò.

Ricordava benissimo quando Rukawa era stato l’unico a non battere ciglio nel momento in cui la squadra era stata informata delle sue condizioni.

“Da sempre!” fu la risposta di Rukawa.

Fu un sussurro, niente di più.

Eppure Sakuragi lo udì benissimo.

“Perché?” domandò ancora, stavolta titubante.

E stavolta Rukawa decise di essere sincero, fino in fondo.

Anche se significava umiliarsi davanti a Sakuragi.

Anche a costo di apparire ridicolo.

“Perché mi piaci Hanamichi. Da tanto tempo!”.

Continuò a osservare le onde che si infrangevano sulla battigia.

Un leggero rossore gli imporporava il viso pallido.

Non sapeva quale sarebbe stata la reazione di Sakuragi.

Sapeva solo che i sentimenti che a lungo aveva taciuto erano finalmente usciti fuori.

Sapeva solo che, comunque fossero andate le cose, finalmente aveva provato ad afferrare quello che desiderava.

Il suo cuore adesso era più leggero.

Preso da questi pensieri, non si accorse del movimento di Sakuragi fino a che non sentì il tocco della sua mano sulla guancia.

Fu allora che, voltandosi, se lo trovò a pochi centimetri dal suo viso.

Sakuragi sorrideva.

Aveva osservato la preoccupazione di Rukawa.

Aveva ascoltato quello che provava.

Aveva osservato il rossore sulle guance dell’altro.

E finalmente aveva capito.

Aveva capito che non era semplice attrazione quella che provava Rukawa.

Il numero undici lo ricambiava.

E fu per questo che disse quello che mai avrebbe sperato di pronunciare.

“Anche tu mi piaci… Kaede!”

Solo questo, nulla di più.

Furono poi le loro bocche unite in un bacio tenero a dire il resto.

Furono il loro corpo impegnati in una danza vecchia come il mondo a completare il tutto.

Fu lo spettacolo meraviglioso del mare di notte a fare da unico spettatore alla nascita di quel nuovo amore.
 

The End.
 

Bene… anche questa storia è finita.

Ringrazio tutte voi che mi avete seguito recensendo capitolo per capitolo, ma anche chi ha inserito la storia tra le preferite e le seguite e, ovviamente, anche tutti i lettori silenziosi.

Grazie mille!

Spero che questo capitolo conclusivo vi sia piaciuto: attendo i vostri pareri.

Ci vediamo domenica prossima con il primo capitolo della seconda parte
de “Il tuo vero volto”; spero di trovarvi tutti con l’inizio della seconda stagione della mia storia.

Nel frattempo, grazie ancora per essere arrivati sin qui.

Pandora86
  
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