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Autore: Sakyo_    10/02/2013    6 recensioni
[Spezzone del 6° capitolo]
Ci ritrovammo così, in quella posizione non voluta ma perfetta, i nostri visi a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro. I capelli lunghi di Castiel mi solleticavano la fronte e il suo profumo pungente arrivò fino alle mie narici.
Per qualche secondo restammo a guardarci negli occhi: era la prima volta che li osservavo bene, e ne rimasi ipnotizzata. Profondi, intensi, neri come la pece.
«Adatti» mi ritrovai a pronunciare senza accorgermene.
Castiel mi guardò interrogativo.
«I tuoi occhi... Sono proprio adatti a te» affermai convinta.
[Spezzone del 13° capitolo]
«Non dirlo Nath, io sto bene con te…»
«E allora permettimi di renderti felice»
Una frase che arrivò come una cannonata in pieno petto. Mi sentii così confusa e inibita, come se mi fossi svegliata improvvisamente da un’anestesia totale.
Col dorso della mano mi carezzò la guancia nel modo più dolce possibile, mentre mi confessava il suo amore sincero.
«Sono innamorato di te, Emma»
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Iris, Nathaniel, Nuovo personaggio, Rosalya
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Night and Day
Capitolo 4



La serietà sul viso di Nathaniel non lasciava presagire nulla di buono. Durante il tempo che impiegammo per arrivare nel suo ufficio non spiccicò parola. Io camminavo dietro di lui cercando di tenere il suo passo svelto.
Arrivati a destinazione, mi fece cenno di sedermi, dopodiché prese posto di fronte a me. Sollevai gli occhi sul suo viso e notai che aveva le guance arrossate. Mi odiava, lo sentivo. Avevo alzato le mani su sua sorella e me l'avrebbe fatta pagare cara. I secondi passavano ma lui rimaneva in silenzio. Aveva incrociato le mani sotto al mento e guardava fisso la scrivania. Mi sentii a disagio, quindi decisi di parlare.
«Senti, Nathaniel, so di aver sbagliato ma credo sia giusto che tu conosca tutta la st... » mi fu impossibile terminare la frase, perché con mia grande sorpresa Nathaniel aveva compiuto l'azione che meno avrei creduto possibile in quel contesto: era scoppiato a ridere.
«Ma... Perché stai ridendo?» chiesi, confusa. Qualcuno aveva raccontato una barzelletta e non ci avevo fatto caso?
Nonostante in quel momento fosse inappropriato (anche se non ne ero certa, dato che nemmeno la risata di Nathaniel sembrava molto adatta alla situazione) pensai che avesse un sorriso bellissimo, e che quando rideva il suo volto diventava più luminoso. Mi riscossi subito da quelle riflessioni perché Nathaniel si era finalmente deciso a parlare.
«Scusa, scusa» disse, asciugandosi le lacrime dagli occhi. «Accidenti, questo non è per niente professionale» aggiunse rivolgendosi a se stesso. Tentò di assumere un'espressione seria, ma ottenne il risultato opposto scoppiando in un'altra risata. L'aria si era fatta più leggera, ma io ero sempre più confusa.
«E' che... Nessuno si era mai permesso di fare una cosa simile ad Amber!»
disse continuando a sghignazzare. «Hai davvero del fegato!»
Avrei dovuto prenderlo come un complimento?
«Mia sorella è un po' problematica» continuò «Immagino ci sia un motivo che giustifichi il tuo gesto»
A quel punto raccontai per filo e per segno ciò che mi aveva riferito Ken qualche ora prima.
Finito il racconto, Nathaniel era visibilmente deluso «Non capisco perché si comporti così... Con me non si confida mai»
Forse i due fratelli avevano dei problemi. Ma io non avevo un rapporto tale con Nathaniel che mi permettesse di saperne di più.
«Comunque, per quanto i tuoi motivi siano più che validi, il gesto che hai compiuto non potrà restare impunito» disse, poi aggiunse sottovoce, «Mi dispiace»
Sapevo sin dall'inizio che la conseguenza minima sarebbe stata una punizione, perciò ero pronta ad accettarla di buon grado, a patto che anche Amber ne avesse avuta una. Poco dopo il mio desiderio venne esaudito. Nathaniel telefonò alla direttrice che quel giorno era assente, e insieme concordarono sei giorni di doposcuola per entrambe.
«Cosa si intende precisamente per “doposcuola”?» chiesi, stupita dal fatto che non fosse stata menzionata alcuna sospensione.
«Diciamo che tu ed Amber dovrete farvi trovare qui in ufficio tutti i pomeriggi dopo le lezioni ed io vi assegnerò dei lavoretti da fare» mi spiegò.
Benché ignorassi che tipo di lavoretti avremmo dovuto svolgere, la mia pigrizia non aveva preso bene la notizia. Ma pensai che dovevo ritenermi fortunata per non aver ricevuto una sospensione.
Al ritorno da scuola trovai un Ken avvilito che mi aspettava davanti la porta di casa. Quando mi vide, notai che tratteneva a stento le lacrime.
«Volevo ringraziarti Emma... E chiederti scusa»
«Lascia stare» tagliai corto, non mi piacevano le situazioni come quella. «Piuttosto, impara a farti rispettare di più»
Ken strinse i pugni e puntò lo sguardo per terra. Non lo avevo mai visto così.
«Hai ragione. Ci vediamo domani» disse, e se ne andò. Potevo immaginare che quello doveva essere stato un duro colpo per lui e sperai che lo prendesse come esempio per fortificare un po' il suo carattere.
A cena raccontai a mio padre le vicende scolastiche che mi avevano vista come protagonista in quella giornata. Il suo unico, profondo commento fu: «Sei proprio mia figlia, Em» seguito da una vigorosa pacca di ammirazione sulla mia povera schiena.

Il giorno dopo ebbi modo di accorgermi che Ken aveva preso le distanze da me, ma non mi soffermai molto su questa cosa perché sapevo che aveva bisogno di tempo per digerire quella batosta. Finite le lezioni andai da Nathan e trovai lui e sua sorella Amber impegnati in un'accesa discussione. Quando mi videro però smisero di parlare e la biondina mi lanciò uno sguardo carico di astio. Se avesse potuto, mi avrebbe incenerita con gli occhi. Ovviamente io non fui da meno e le passai di fianco guardandola in cagnesco.
«Dunque, ragazze. Per la vostra incolumità ho deciso di non farvi svolgere le stesse attività che prevede la vostra punizione» ci spiegò Nathan. Entrambe tirammo un sospiro di sollievo.
«Amber, tu oggi ti occuperai del club di giardinaggio. Il presidente del club ha bisogno di qualcuno che vada a comprare semi e alcune attrezzature. Capirai cosa significa lavorare per gli altri» Nathaniel sottolineò bene quelle ultime parole, e io ebbi l'istinto di saltargli addosso. Era proprio quello che si meritava quell'arpia!
«Tu Emma» disse rivolgendosi a me «Andrai al club di basket. C'è bisogno di dare una bella sistemata agli spogliatoi»
Oh, no. Le pulizie non erano proprio il mio forte, ma non ero nella posizione di ribellarmi. Cercai di prenderla bene pensando che avrei avuto l'opportunità di dare un'occhiata al club e decidere se in futuro sarebbe valsa la pena iscrivermi. Inoltre, in tre giorni di scuola avevo già combinato fin troppi danni, non era il caso di peggiorare il mio curriculum più di così.
La palestra del club si trovava proprio accanto all'edificio scolastico quindi non fu difficile raggiungerla. Dentro non c'era anima viva, e l'eco dei miei passi rimbombava in quello spazio enorme. Percorsi tutto il lato del campo fino ad arrivare alla porta degli spogliatoi. Bussai, ma non rispose nessuno, così decisi di entrare.
Ad accogliermi furono gli addominali scolpiti di Castiel, da cui non riuscii a togliere gli occhi.
«Cosa ci fai qui?!» esclamò lui. Era intento a infilarsi la divisa rossa del club ma si bloccò quando mi vide.
«I...io...» balbettai. La vista di Castiel mezzo nudo non era qualcosa da cui riprendersi facilmente.
«Sono sempre più convinto del fatto che tu sia una molestatrice coi fiocchi» borbottò, infilandosi la canottiera.
Mi feci rossa come un peperone. «Guarda che ho bussato! Sei tu che non hai risposto!» Avevo appena scoperto a quale club apparteneva il rosso e ne fui un po' sorpresa. Non sembrava un tipo da basket, anche se quella divisa gli stava tremendamente bene.
Mi guardò accigliato «E perché avrei dovuto? Qui non entra nessuno al di fuori dei membri del club» sentenziò. Poi andò verso uno specchio che si trovava accanto alle panche e si raccolse i capelli in una coda disordinata. I ciuffi ribelli gli ricadevano sulla fronte e sul collo robusto.
«Oggi ho il permesso di entrare» dissi, avvicinandomi titubante nel punto in cui era lui.
«E perché?» mi chiese e si voltò a guardarmi. «Ehi, cosa vuoi fare?»
Lo avevo preso per un braccio e spingendogli una spalla verso il basso lo costrinsi a sedersi su una panca.
«E tu questa la chiami coda?» domandai ironica. Delicatamente sfilai il laccio che raccoglieva i suoi capelli, i quali scivolarono prepotentemente sulle spalle rifilandogli quell'aria ribelle che lo caratterizzava. Li raccolsi in una nuova coda, migliore della sua, scoprendo che al tocco erano ancora più lisci e morbidi che alla vista.
«Ecco fatto, ora sei accettabile»
Castiel rimase immobile. Essendo dietro di lui, non potevo vedere il suo viso e ignoravo cosa stesse pensando. Ma quando si alzò vidi che era arrossito impercettibilmente.
«Quanta confidenza» disse in maniera un po' impacciata. Castiel si era imbarazzato a causa mia? Beh, forse ero stata un po' audace, ma nel compiere quel gesto non avevo avuto nessun secondo fine. Sorrisi. Non era poi così duro come voleva far credere!
«Chi è il presidente del club?» chiesi per cambiare discorso.
«Steve, del quinto anno. Ma perché ti interessa? Non dirmi che vuoi iscriverti!»
«Ora che so che ci sei tu qui, ho cambiato idea» lo punzecchiai.
«Come no. Scommetto invece che dentro di te stai morendo dalla gioia. Molestatrice!»
Aveva sempre la risposta pronta, quel ragazzaccio. Non gliela diedi vinta «Mi spiace deluderti, ma sono qui per conto di Nathaniel»
Sentendo pronunciare quel nome cambiò immediatamente espressione. «Non m'interessa» disse bruscamente, e uscì dallo spogliatoio lasciandomi sola. Chissà che rapporti avevano quei due... Probabilmente non dei migliori.
Dopo una decina di minuti arrivarono gli altri membri del club tra cui Steve. Questi mi diede le chiavi dello sgabuzzino dove si trovavano le attrezzature per pulire e mi augurò buona fortuna. Dopo due ore capii il perché: non avrei dimenticato tanto facilmente il disordine dello spogliatoio e la sporcizia dei suoi bagni. Dannati maschi!

Il resto dei giorni di punizione mi dedicai ad altri lavori: riempii due sacchi di spazzatura raccolta in cortile, feci rifornimento di cancellini e gessi al centro di Fairfield, sistemai alcuni documenti dell'archivio scolastico e portai a spasso l'inutile cagnolino della Direttrice.
L'ultimo giorno, trovai Nathaniel più sorridente del solito.
«Oggi lavoreremo insieme» mi comunicò non appena misi piede nell'ufficio. «Dobbiamo catalogare dei libri in biblioteca»
Anche se già sapevo che sarebbe stato un lavoraccio, la notizia di passare il tempo insieme a lui rese quell'ultimo compito meno faticoso degli altri.
Trascorremmo il pomeriggio tra gli scaffali della biblioteca e ebbi modo di conoscerlo un po' meglio. Scoprii che aveva ventuno anni e che adorava i gatti. Gli dissi che piacevano anche a me, ma preferivo i cani. Lui storse il naso e sorridendo disse che i gatti erano più intelligenti.
«Ma più infidi» osservai.
«Il loro tradimento è una conseguenza, non agiscono senza un motivo» rispose guardandomi negli occhi. La luce del sole pomeridiano che filtrava dalla finestra si rispecchiava nei suoi occhi dorati.
Sentii che la sua frase non era stata proferita tanto per dare una risposta alla mia domanda. Sotto c'era un'allusione più profonda, ma come spaventato dall'idea di essersi esposto troppo, lui cambiò subito argomento.
«Comunque ho apprezzato molto il fatto che tu abbia accettato la punizione senza lamentarti. Con Amber mi ci è voluta un'intera serata per farle capire che aveva sbagliato. Anche se non credo che abbia afferrato bene il concetto» disse scuotendo la testa.
«E' una testa calda, tua sorella»
«Senti chi parla» rispose sorridendomi. Ogni volta che lo faceva, mi sentivo terribilmente goffa.
«Già. Anche io ho un carattere un po' irruento» affermai mentre scrivevo l'ennesimo titolo di un libro di storia parecchio malandato.
«Sei adorabile»
Se il mio udito non mi aveva ingannata, Nathaniel aveva appena detto una cosa estremamente carina. Okay, il batticuore ci stava, ma non dovevo assolutamente assumere l'espressione ebete da ragazzina imbarazzata.
Ovviamente fu proprio quello che feci. Cercai almeno di non incrociare il suo sguardo, altrimenti sarebbe finita. Mi avrebbe catalogata come “fallita totale” nella sezione “Storie di complimenti del Segretario”.
Nathaniel accompagnò la sua frase sfiorandomi la punta del naso con due dita, un un gesto che, per quanto innocuo, mi fece rabbrividire.
«Avevi della polvere» disse.
«Grazie...» sussurrai.
Finimmo di compilare le schede che avevamo davanti sprofondando nel silenzio più totale. Quando si fece l'ora di tornare a casa, lo salutai frettolosamente e scappai via.
Accidenti a me. Perché dovevo essere così cretina in situazioni come quella?! “Carattere irruento”, ma chi volevo prendere in giro? Mi ero comportata da perfetta scaloppina! Quel piccolo contatto con lui mi aveva provocato le farfalle allo stomaco. Se per sbaglio mi avesse sfiorato la mano, cosa avrei fatto, sarei svenuta? «Riprenditi Emma» mi dissi. «Evita queste figure da idiota, la prossima volta»
Il fatto era che Nathaniel aveva tutti le caratteristiche del ragazzo perfetto di cui innamorarsi. Era bello, dolce, gentile e con un'innata predisposizione per il lavoro e per la serietà. Tutte le volte che mi ero ritrovata in sua compagnia mi aveva dato modo di rafforzare queste idee, anche se quel pomeriggio, oltre alla mia figura da beota, mi colpì particolarmente la sua reazione al mio commento sui gatti. Chissà cosa aveva voluto intendere... Di sicuro, i piccoli felini non c'entravano granché in quella storia.

Era passato già un mese dall'inizio della scuola e le persone con cui avevo legato maggiormente erano Iris e Nathaniel. Lei era un'ottima compagna di classe e una buona amica, spesso ci incontravamo a casa dell'una o dell'altra per studiare insieme e spettegolare un po' delle novità del Dolce Amoris. Lui invece dall'episodio della biblioteca non era cambiato, anzi si era fatto più amichevole anche se nell'ultimo periodo avevo avuto poche occasioni di incontrarlo perché sia per lo studio che per il lavoro eravamo entrambi molto impegnati. Non erano cambiate nemmeno le cose con Ken, lo vedevo sempre più afflitto e distante. Ad essere sincera mi dispiaceva un po', infatti avevo provato a riavvicinarmi a lui ma pareva proprio che avesse deciso di erigere un muro bello alto tra di noi, perciò non insistetti troppo e lasciai che continuasse ad evitarmi.
Chi sparì dalla circolazione fu Castiel. Non essendo della stessa classe, le uniche volte che l'avevo intravisto erano state durante gli intervalli, ma dopo la rispostaccia che mi diede in palestra non avevo motivo per avvicinarmi ancora a lui. Il destino però non la pensava come me...

Una mattina di fine ottobre a causa della sveglia rotta mi ritrovai a dover correre contro il tempo per non arrivare tardi a scuola. Ero quasi in procinto di complimentarmi con me stessa per essere riuscita a vincere quella competizione quando di colpo mi scontrai con qualcuno sulle scale del primo piano.
Signore e signori, un bell'applauso ad Emma per il record “caduta dell'anno”!
«Accidenti, che volo» borbottai passandomi una mano sul sedere indolenzito.
Una mano delicata e leggermente abbronzata venne tesa davanti al mio viso. Quando alzai la testa per vedere a chi appartenesse, rimasi senza fiato. Davanti a me c'era la ragazza più bella che avessi mai visto.
«Scusami, ti sei fatta male?» la sua voce cristallina risuonò nelle mie orecchie come il canto di un usignolo. Rimasi a fissarla a bocca aperta per qualche secondo. Il fisico snello e slanciato ben si adattava alla sua altezza e i capelli lunghi e argentati le scivolavano morbidi su tutta la lunghezza della schiena, ondeggiando con grazia ad ogni suo movimento. Gli occhi erano color dell'oro e mi guardavano ipnotici.
La sua mano era ancora davanti a me, e senza esitare la afferrai e mi tirai su.
«No... Ero di fretta perché mi sono svegliata tardi» dissi grattandomi la testa. Quella ragazza aveva il potere di far sentire a disagio solo con la sua presenza.
«Anche io ho fatto tardi oggi, ma per fortuna il mio professore non è ancora arrivato» mi disse sorridendo. Non mi sarei meravigliata se avessi visto di colpo fiorellini rosa e farfalle colorate sventolare intorno a lei.
Poi, come se si fosse appena ricordata di qualcosa di importante, si mise a setacciare il pavimento con gli occhi.
«Stai...cercando qualcosa?» chiesi.
«Oh, si. Ho perso una cosa molto importante» mi spiegò. «Ne soffrirei molto, se non riuscissi più a trovarla»
«Posso aiutarti a cercarla, se vuoi» le dissi, dimenticando completamente che in quel momento avrei dovuto essere seduta al banco a seguire la lezione di matematica.
«Non preoccuparti. E' meglio che tu vada in classe» mi consigliò dolcemente. Improvvisamente l'impulso di abbracciarla si impossessò di me.
«Comunque io sono Rosalya»
Anche sforzandomi, non sarei riuscita a trovare un nome più adatto a lei.
«Emma» dissi accennando un debole sorriso.
«Lieta di averti conosciuta, Emma» mi salutò con una mano prima di scendere le scale, e quando mi passò di fianco fui avvolta da un profumo che sembrava un misto tra miele e vaniglia.
Un pensiero mi passò per la testa mentre seguivo con lo sguardo la sua sagoma che si allontanava: se fossi stata un uomo, mi sarei innamorata di lei a prima vista.
Mi ripresi quando vidi che le lancette dell'orologio segnavano minacciosamente un ritardo di quindici minuti. Salii di corsa le scale ma mi bloccai di nuovo prima dell'ultimo gradino perché notai che qualcosa brillava sotto i miei piedi. Lo raccolsi e scoprii che era un piccolo anello d'argento con una minuscola pietra rossa incastonata sulla parte superiore. Forse la cosa che cercava Rosalya era proprio quell'anello? Lo misi in tasca con l'intenzione di restituirglielo durante l'intervallo, e ripresi decisa la corsa verso la mia aula.


Note autrice: Hola! Che dire di questo capitolo... La nostra Emma si è ritrovata protagonista delle prime situazioni imbarazzanti con i due ragazzi ma essendo troppo presto ancora non ha idee ben precise in mente (io si però :P) quindi direi che i suoi tentennamenti siano più che legittimi per il momento. Vediamo anche l'arrivo di un nuovo personaggio, Rosalya, che in questa storia avrà una parte importante e abbastanza diversa da quella che ha nel gioco, più avanti vedremo cosa succederà... Beh per il momento non ho altro da aggiungere, ringrazio di cuore chi recensisce e chi ha aggiunto la storia tra le seguite! Continuate a supportarmi (anche le critiche costruttive sono ben accette)! Bye bye! Ps. Come avrete notato ho sostituito le lineette (- -) a un nuovo simbolo per i dialoghi, perché le prime mi creavano un po' di problemi durante l'adattamento del testo sul sito.

  
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