Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: herion    10/02/2013    3 recensioni
Prendo in mano la matita misteriosa, si adatta perfettamente alla mia impugnatura.
La poggio sul foglio bianco e basta una lieve pressione per attivare il suo meccanismo.
Il vortice mi trascina con se, verso un luogo in cui non c'è spazio per il mio respiro, non c'è spazio per il mio pensiero.
Mi abbandono alla spirale di colori e grafite ... continuo a cadere e a perdermi.
Mi piace.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo uno

Cado.
Continuo a cadere nel vuoto.
Non tocco pareti, non tocco nulla. Sto solo cadendo nel vuoto opprimente del mio inconscio.
Mi sembra di galleggiare.
I capelli si dimenano dietro la mia testa.
Cado di pancia senza girarmi mai. Non so da quanto tempo sto cadendo ma so che prima o poi mi fermerò. Prima o poi toccherò il suolo con uno schianto.
Cerco di urlare. La mia bocca si apre; eppure non esce nessun suono.
Cerco di aggrapparmi a qualcosa, muovo le braccia e le gambe alla ricerca di un aggancio; eppure mi sento così immobile.
Cerco di piangere; eppure sono così impassibile.

Driiiiiiinnn Driiiiiiinnn
La sveglia mi riporta alla realtà. Un altro stupido sogno. Sempre il mio unico, solito, stupido sogno.
 
 
Il freddo mi graffia le mani, neppure i guanti da neve servono a qualcosa contro questa morsa gelata. La neve scende infuriata e si scaglia contro il terreno, non riesco a vedere nulla a un palmo dal naso.

Secondo i telegiornali oggi è il giorno più freddo dell’anno e l’autobus non sembra avere la minima intenzione di arrivare.
Alla fermata ci sono solo io.
Mi guardo la punta delle scarpe e cerco di muovere le dita dei piedi per non farli congelare. Un colpo di vento più forte mi destabilizza e devo appoggiarmi alla tettoia della fermata per non scivolare nella lastra di ghiaccio che si è formata durante la notte.
Che brutto tempo.
Due luci guizzano nella strada appena illuminata dal leggero chiarore dell’alba, finalmente l’autobus arriva a passo d’uomo, cercando di farsi strada nella tormenta.
Si apre la portiera cigolante davanti a me e salgo.

Di questo passo chi ci arriva a scuola?
Ora, se io fossi stata furba, sarei rimasta a casa come tutti gli studenti sani di mente, ma io oggi devo andare a scuola! Perché oggi c’è verifica di fisica e mio padre non mi farebbe mai saltare una verifica, neanche se avessi la febbre a quaranta.
Arrivo in stazione e la trovo completamente deserta, un fenomeno davvero raro!

Ma che ore sono? Oddio! Arriverò in ritardo me lo sento!
Scendo in fretta, rischio di inciampare ancora prima di toccare l’asfalto proprio sull’ultimo scalino della corriera scatenando l’ilarità di due ragazzi che si sono tolti le cuffie, non mi volto neppure a guardarli.
 Corro a perdifiato ma ad ogni passo rischio una scivolata disastrosa e poi il vento mi ferisce le guance, rallento subito e cerco di mantenere un’andatura sostenuta.
Non vedo niente dannazione! Guardo il cellulare e vedo sette nuovi messaggi, tutti dallo stesso numero: Zeudi. Se c’era una persona che avrebbe approfittato del mal tempo per stare in casa quella era di certo Zeudi.  Ma da quel che mi ha scritto deduco che è stata un quarto d’ora ad aspettarmi in stazione … mi ucciderà.
Continuo a camminare leggendo i vari insulti che Zeudi mi ha lasciato negli ultimi cinque messaggi e non mi accorgo neanche che sono ormai davanti ai cancelli della scuola.
Ma un problema c’è ed è anche bello grosso! I cancelli sono chiusi!

<< No, no … NO ! >> dico rivolta alle sbarre di ferro arrugginito del cancello.
E adesso, che faccio? Entro? Certo, così mi subisco la solita ramanzina infinita ! Purtroppo arrivare in ritardo è un po’ un’abitudine per me. Sinceramente preferisco evitare la predica … al diavolo! Dirò a papà che l’autobus non è neppure arrivato in stazione e che ero talmente in ritardo che non mi avrebbero mai permesso di entrare.
La neve e il vento si sono quietati e ora riesco a distinguere bene la strada. Non c’è anima viva.
So esattamente dove andare. Mi giro e torno sui miei passi, mi dirigo verso la piazza e poi verso i portici.

Invio un messaggio a Zeudi in cui le spiego tutto e apro una porta dalla maniglia in ottone.
Trilla un campanello. L’odore di vernice e di carta investe le mie narici, niente mi rilassa più di quel posto; l’unico negozio di belle arti della città.
<< Buongiorno ! >> dico spostando lo sguardo negli scaffali dei colori a tempera.
Non risponde nessuno, poco male! Avrò tempo per sfogliarmi qualche libro di anatomia.
La mia attenzione viene catturata dalle matite, ce ne sono alcune in offerta speciale.
Mi avvicino per leggere meglio il nome della marca ma sono interrotta da un << Buongiorno signorina ! Lieto di vederla. >> sobbalzo, è l’anziano proprietario del negozio; Alfio.
<< B-buongiorno signor Alfio! Mi ha spaventato a morte ! >>
<< Oh mi dispiace signorina, vedo che è interessata alle matite. >> rispose subito loquace.
<< Si, ho visto queste in offerta ma mi sono accorta solo ora che non sono abbastanza morbide. >>
<>

È come un gioco ormai tra me e il signor Alfio, io vado da lui in negozio per dare un’occhiata o per comprare qualcosa e lui ogni volta mi chiede di vedere i disegni. Spesso in cambio mi fa qualche sconto o mi regala della gomma pane.
Dopotutto è fin da quando sono bambina che vengo in questo negozio, la mia innata dote artistica si è manifestata molto presto e dopo aver toccato una matita per la prima volta, io non sono più riuscita a lasciarla andare.
L’unico a non vedere di buon occhio il mio talento e la mia dedizione all’arte è mio padre, che pensa all’arte come a un passatempo inutile e soprattutto, molto dispendioso.
L’altra sfortuna è quella di avere un’intelligenza sopra la media. Fin da quando ero bambina sono sempre stata presa come un fenomeno da laboratorio e mio padre non ci ha messo molto a decretare che l’unica dote che devo sviluppare è la matematica.
Quasi niente è un problema per il mio cervello.
È per papà che studio al liceo scientifico. Se fosse stato per me sarei andata al liceo artistico, ma con lui non si può discutere.
Quando si tratta di scuola o di lavoro, bisogna solo ascoltare e ubbidire.
Forse è riuscito a far prendere un’altra strada alla mia istruzione ma non riuscirà mai a far deviare la mia vita. L’arte è tutto ciò che sento di essere, quando disegno mi sento completa e felice.

Tiro fuori l’album da disegno e mostro al signor Alvio i miei ultimi schizzi. Lui li sfoglia sorridendo di tanto in tanto. Poi però si blocca su un paesaggio;  è ispirato a un’opera di Caspar David Friedrich “Il viandante sul mare di nebbia”.  Nel disegno ci sono due profili di due monti che sbucano opachi dalla nebbia e sulla destra un ponte con due lanterne che illuminano leggermente la scena. È la mia visione del dipinto.
Il signor Alfio rimane molto colpito e mi chiede di poter tenere il disegno per guardarlo meglio, glielo lascio contenta. Avrò un commento serio sulla mai opera fra qualche giorno. Poi ci addentriamo nel magazzino del negozio. Il signor Alfio apre un grande portone di legno e mi ritrovo fra gli scaffali.
Qui l’odore di vernice è più intenso e m’invade subito le narici. Camminiamo tra le scaffalature come se fossimo al supermercato e poi ci fermiamo davanti a una scala. Il signor Alfio comincia a salire gli scalini ed io reggo la scala per paura che possa scivolare, ma lui si muove con un’agilità invidiabile e non mostra segni di preoccupazione. Sale finché non riesce a raggiungere l’ultima mensola e da lì prende una scatolina rossa. Quella scatolina rossa da lì a poco cambierà la mia esistenza, ma io questo non posso ancora saperlo.

Me la porge gentilmente, assottigliando gli occhi dietro le lenti graffiate degli occhiali da lettura, apro lentamente la scatolina in velluto rosso e appoggiata in un morbido strato di raso bianco trovo una bellissima matita rossa con piccole incisioni dorate.
<< Caspita! È-È davvero bellissima ma penso che abbia un gran valore … insomma … varrà un occhio della testa! >>
Il signor Alfio sorride compiaciuto << È un prestito signorina! Io tengo il suo disegno e lei prova la mia matita. >>
È un patto alquanto bizzarro, questa matita vale sicuramente un mucchio di soldi, anche se funzionasse male, li varrebbe lo stesso per le decorazioni che ad occhio mi sembrano proprio in foglia d’oro fatte a mano. Lui in cambio vuole tenere il mio stupido disegno che sicuramente non vale neanche un decimo di questa matita.
Mentre faccio i miei ragionamenti  mi accorgo che la sto già stringendo in mano, si adatta perfettamente al mio pugno.
<< Beh, lo trovo ragionevole. D’accordo! >> dico mentre infilo la matita nella scatolina e quest’ultima nel mio zaino.
<< Meraviglioso! Il disegno potrei tenerlo anche più di una settimana ho bisogno di tempo per far un’indagine approfondita! >>
Esco da negozio e mi sento soddisfatta. La giornata forse ha preso la giusta piega e sono solo le dieci.

Vado ai giardini della piazza e mi siedo su una panchina. Mi piace vedere le persone passare, ognuna con la sua andatura, ognuna con i suoi pensieri. Quasi tutti di fretta.
Passa un anziano signore che si fa aiutare dalla sua stampella e poi una mamma che tiene per mano la piccola figlia che mi sorride e mi mostra la sua borsettina con Trilly.
Tiro fuori dallo zaino il blocco da disegno. Adoro disegnare le persone, voglio imprimere quei volti così comuni sulla carta e renderli finalmente unici e speciali.
Perché quando la tua faccia e sulla carta è sul luogo giusto per essere analizzata, si trovano i difetti, le caratteristiche, i particolari più nascosti che solo un artista può scovare. Io cerco di stare attenta a tutto ciò che vedo in una persona, ma più della realtà visiva mi piace far trasparire quello che vedo emergere da quelle persone.
Un carattere forte, sicuro oppure una persona timida, ma che sa sorridere sinceramente.

Sono a metà del ritratto della bambina con la borsetta di Trilly che la punta della matita si spezza.
<< Dannazione ! >> dico. Cerco subito nell’astuccio il temperino.
Ok. Riprendiamo.
<< Ma allora ce l’hai con me ! Maledetta ! >>, la punta si è spezzata di nuovo.
Riapro lo zaino e vedo una scatolina rossa.  Perché no ?
Apro la scatolina e prendo in mano la matita misteriosa, si adatta perfettamente alla mia impugnatura.
La poggio sul foglio bianco e basta una lieve pressione per attivare il suo meccanismo.
Il vortice mi trascina con sé, verso un luogo in cui non c'è spazio per il mio respiro, non c'è spazio per il mio pensiero.
Mi abbandono alla spirale di colori e grafite ... continuo a cadere e a perdermi.
Mi piace. 


Angolo autore
Hola !
Ecco qui il primissimo capitolo di Elyon e il Mondo dei Colori :D Spero vi soddisfi :P
Lo so non è molto movimentato ma volevo darvi una visione d'insieme di Elyon e del suo carattere.

Mi raccomando lasciate recensioni !!!
Grazie

Baci herion
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: herion