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Autore: TheNowhereGirlOfYesterday    11/02/2013    1 recensioni
La storia di un amore fatto di delusioni, illusioni, sorrisi falsi e sorrisi veri, che fanno dimenticare per un momento i problemi e le lacrime piante per nessuno.
Ma nessuno ascolterà ciò che quelle lacrime vogliono in realtà dire. L’amore è muto. La mente è vuota ma allo stesso tempo piena. Piena delle parole che dovrebbero essere dette. Il cuore è messo a tacere dalla mente, forse l’unico ostacolo che impedisce la dichiarazione.
L’amore trionferà. Forse sarà troppo tardi, o forse no. Ma a parere di Paul non è mai troppo tardi per fare qualcosa, vuole provarci, vuole essere lui a mettere a tacere la mente per una volta.
Ma alla fine, tutto può essere superato, tutto finisce, le cose si trasformano.
" [...]È come se non provassi più sentimenti, come se qualcosa in me si fosse spento.. il mondo perde tutto il colore che aveva, diventa in bianco e nero. Come la TV, come un film.
Magari fosse un film, potrei avere un lieto fine, potrei cambiare regista, cambiare la trama, avrei tutto in pugno. Cosa più importante, saprei che è tutta una finzione.
Invece, questa non è finzione, è realtà. È la tanto odiata realtà, quella che ti sbattono in faccia senza pietà [...]"
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Too much love will kill you
 
Too much love will kill you
If you can't make up your mind
Torn between the lover
And the love you leave behind
You're headed for disaster
'Cos you've never read the signs
Too much love will kill you
Every time
I'm just the shadow of the man I used to be
And it seems like there's no way out
of this for me
I used to bring you sunshine
Now all I ever do is bring you down
How would it be if you were standing in my shoes?
Can't you see that it's impossible to choose
No there's no making sense of it
Every way I go
I'm bound to lose
-Queen
 
 
 
Mio padre mi guarda ancora più minacciosamente, io comincio a tremare in preda al panico.
Alza lo sguardo fino a guardarmi negli occhi, si alza.
Mi prende per il braccio e mi fa alzare per poi sferrarmi uno di quegli schiaffi micidiali. Okay, Sono morto, fritto strafritto ed impanato magari.
Con un filo di voce dico “P-papà.. ma cosa.. cos’ho fatto?!” metto la mano sulla guancia colpita.
Con tono di voce apparentemente calmo dice “Cos’hai fatto? Cos’ho fatto io per avere uno come te!”
Sono molto confuso.. non ho la più pallida idea di cosa sia successo e di cosa stia succedendo. Ancora confuso dico “Cosa?! Potresti spiegarmi cos’è successo? Non sto capendo..”
“E quando mai capisci tu!?” dice molto arrabbiato.
Rimango impietrito da quelle affermazioni.. non capisco più nulla.. cosa cavolo sta succedendo?! Sempre più confuso dico “Papà, non ho idea di cosa tu stia parlando.. dimmelo! E poi perché dici queste cose? Cosa ti ho fatto?”
“Sei al mondo ecco cos’hai fatto.”
Impallidisco completamente, non credo a quel che ho appena sentito.. aveva sempre fatto tutto per me, aveva sempre ringraziato Dio per avere me e Mike ed ora cosa sento?! Mi sento ferito, illuso.. per l’ennesima volta.. cosa c’è di sbagliato in me? Sento gli occhi pizzicarmi, le lacrime cominciano ad insistere. Le freno.
Mi siedo sulla sedia e, tenendo la testa bassa, con un filo di voce dico “P-perché mi dici questo? Magari.. dico MAGARI…” mi interrompo, alzo la testa e lo guardo. Alzando la voce dico “Magari ad un figlio non fa molto piacere sentirsi dire certe cose,  PROPRIO MAGARI! Spiegami cosa cavolo ho fatto… Su!”
Lotto davvero con tutte le mie forze per non far scendere una di quelle tante lacrime ormai trattenute da circa due anni.. non so per quanto ce la farò. Un po’ più calmo, mio padre aggiunge “Okay, scusami Paul. Non avrei dovuto dirti queste cose..”
“Oh certo! Dopo aver fatto il casino tutti possiamo chiedere scusa, in particolare in questo modo molto credibile. Papà, ti conosco. Scusa non me lo diresti nemmeno dopo avermi picchiato a sangue, se una cosa la fai o la dici.. significa che la senti davvero… perché mi hai detto questo? Non eri tu quello che era felice e soddisfatto di me? Mi crolla davvero il mondo sulle spalle in questo modo.” Rimango serio, tentando di non cedere.. purtroppo non ci riesco.
Quindi inevitabilmente mi scende una lacrima che tempestivamente asciugo con la manica della mia giacca.
“No, Paul. Questa volta sono sincero. Scusami tanto, non volevo ferirti..  se vuoi sapere il perché è..” lo blocco dicendo “No, no.. no! Non voglio sapere più nulla. Voglio restare qui da solo. Per favore, potresti uscire dalla stanza? Non chiedo altro.”
Senza dire nulla esce dalla stanza e chiude la porta.
Mi butto sul letto a pancia in giù ed affondo letteralmente la faccia nel cuscino.
Era iniziata benissimo questa giornata, ed ora? Mi ritrovo con un finale come questo. Non so se sentirmi più offeso ed illuso o più arrabbiato e stanco di tutto e tutti.
Che schifo. Comincio a piangere e vado avanti per circa un’ora. Michael non entra in stanza, avrà sentito tutto quel ch’è successo.. o magari papà gliel’ha detto. Non so, non voglio saperlo.
Se solo mia madre fosse qui non avrei tutti questi problemi. Se solo Mary fosse qui con me l’abbraccerei e cercherei conforto.. Abbraccio il mio cuscino, ormai bagnato dalle lacrime, e lentamente mi addormento.. sono già le due di notte.
 
*MARY’S POV *
 
E’ mezzogiorno.
Vado in cucina e trovo un biglietto sul tavolo:
Mary, io e papà siamo dovuti andare a lavoro prima oggi. Faremo sial il turno antimeridiano che quello pomeridiano. C’è un cornetto se vuoi. A questa sera!”
Sento qualcuno bussare alla porta. Mi metto la vestaglia legando la cinta stretta in vita.
Apro la porta “Mary!!” è la mia migliore amica Anna che mi abbraccia entusiasta.
“Anna! Entra dai.. scusami se non sono venuta prima ma..” mi interrompe “Tranquilla, sei tornata ieri.”
“Hey, ma come fai a saperlo?” le chiedo perplessa
“Ti ho vista in giro con Paul.” Dice maliziosamente.
La guardo seccata “Anna, siamo amici, AMICI.”
“Dai, ma quel ragazzo è cotto di te..”
“Uffa! Ma siete tutti fissati! Siamo amici, sappiamo che Paul è un ragazzo dolce con tutti.”
Anna mi guarda alzando il sopracciglio sinistro e dice “Con tutti eh?”
“Okay, okay. Lo è in particolare con me. Ma lo fa perché siamo amici.”
“Oh se solo ti sentisse! Chissà come ci starebbe male..”
“Anna, perché dovrebbe starci male? Ieri sera parlammo e dissi che tra noi c’è una semplice amicizia..”
“Ahia! Mary, Mary.. ma che combini?” dice lei scuotendo la testa.
“Ma non c’è rimasto male..”
“Ah si? Allora dimmi, per caso ha cominciato a dire cose come ‘E’ meglio che vada’ ?”
“Si, perché?”
“Mary! Dovresti saperlo che quando fa così significa che sta male per qualcosa o si accorge di essere di troppo… dimmi almeno che non l’hai lasciato andare via..”
“Certo che no.. ma quando l’ho riaccompagnato a casa era distrutto, sai ho intenzione di andarlo a trovare oggi pomeriggio.”
“E perché non ora?” dice lei impaziente.
“Anna,  è quasi l’una. Andrò per le 5 pm, non voglio dargli fastidio..”
“Va bene,devo andare.. in ogni caso, questa sera i ragazzi suoneranno al cavern per le 10 pm, ci andiamo insieme? Vorrei tanto vedere John.” Dice con lo sguardo assente ormai perso nel suoi pensieri.
“Oh Annaaa! Sei ancora innamorata di John eh? Quel ragazzo è una calamita..” dico ridendo per prendermi gioco di lei.
Mi fa una linguaccia “Si, lo sono e ne vado fiera. Quel ragazzo è bellissimo! Poi l’ho anche conosciuto meglio.. amo il suo carattere!”
“Avete lo stesso carattere, capisco cosa prova Paul quando John si mette a dargli lezioni di vita..”
“Hahah non puoi fare a meno di parlare di Paul eh?”
“A me piace Robert! Aspetta, quindi non lo troverò a casa.. sarà da Stu..”
“No, non devono provare, improvvisano questa sera.. dai, io devo scappare.. quindi, questa sera alle 9.30 pm al Cavern, okay?” dice avviandosi verso la porta.
“Va bene, a questa sera!” apro la porta, le sorrido e lei esce.
Guardo un po’ cosa c’è nel frigo, ma non ho fame.. ripenso a quello che mi ha detto Anna.. No, Paul non può avere una cotta per me.. mi rifiuto di pensare una cosa simile!
Non pranzo, prendo la mia chitarra e comincio a suonare qualcosa. Comincio anche a comporre una canzone, poiché cominciavano a farmi male le dita dopo circa tre ore che suono guardo l’orario : Solo le 4.30 pm.
Lascio subito la chitarra e vado a prepararmi. In una mezzoretta sono pronta. Metto dei jeans attillati a vita alta (come è moda in questi anni) ed una camicetta bianca, metto solo un po’ di mascara ed eyeliner come sono solita fare.
Guardo fuori dalla finestra: il cielo si sta oscurando, è diventato di un grigio molto scuro sicuramente a momenti pioverà..
Prendo il mio cappotto nero ed un ombrello, esco di casa e vado verso casa di Paul. Sono le 5 pm.
A metà strada comincia a diluviare ma fortunatamente io e Paul abitiamo abbastanza vicini, in una decina di minuti sono da lui.
Busso due volte alla porta, poco dopo Mike viene ad aprire
“Hey Mary!” mi dice con un sorrisone in viso “Entra.”
Varco la soglia di casa McCartney. E’ proprio come me la ricordavo: Piccola, calda e molto accogliente. C’è solamente una cosa nuova : La televisione.
Nella nostra epoca è molto raro trovare la televisione nelle case, ci riuniamo ogni settimana per vedere uno show con i migliori cantanti inglesi. È stupendo.
Guardandomi intorno noto la chitarra che ho regalato a Paul adagiata sul pavimento “Mike.. dov’è Paul?”
La sua espressione diventa più seria “Paul è uscito circa tre ore fa..”
“C-cosa? E dov’è andato?”
“Non lo so, è uscito di corsa.. probabilmente è uscito presto per non avere a che fare con nostro padre.”
Guardo Mike con aria dubbiosa, perché non voleva avere a che fare con il padre?
“Mary, ieri sera Paul e papà hanno litigato. Non so il motivo.. è finita male da quel che ho capito. Ho preferito lasciarlo tranquillo in camera. Ma sarei andato dopo a chiedergli cosa fosse successo.. ogni volta che litigano lui ci rimane male, in queste situazioni potresti trovarlo al Walton Hall Park.. l’hai presente quella panchina circondata dagli alberi, con quel vialetto di ghiaia che s’affaccia sul lago?”
Annuisco facendo segno di andare avanti.
“Lo troveresti o lì oppure ad una di quelle panchine sperdute dello Strawberry Field..”
“Va bene Mike.. Ma il Walton Hall Park non è un po’ lontano? Insomma alle due del pomeriggio Liverpool è deserta poi  sta anche diluviando.. come gli è venuto in mente di uscire ed andare lì? E se gli fosse successo qualcosa? ” aggiungo preoccupata.
“ Il problema è che è uscito correndo con una giacca leggera in mano.. Comunque, Mary, t’accompagno io. Papà è andato a lavoro senza macchina.. “
Mike si prepara e mi accompagna al parco. Giro in lungo e in largo poiché Il Walton hall park è davvero gigantesco.
Alla fine lo trovo: è seduto sull’erba,  accanto a quella panchina, sotto la pioggia scrosciante, rannicchiato con la testa chinata.
 
*PAUL’S POV*
Qualcuno dice il mio nome, ma non capisco chi sia poiché il rumore della pioggia mi ha isolato dal mondo.. è una voce familiare.
Alzo la testa, mi volto alla mia destra e vedo la persona che non avrei mai creduto di vedere in questo momento: Mary con in mano un ombrello nero, reso lucido dall’acqua.
Mi alzo di scatto e le vado incontro per abbracciarla.. mi fermo di scatto.
Lei si avvicina “Perché ti sei bloccato..?”
“Mi hai visto? Sono fradicio..” dico indicandomi mentre la pioggia mi fa andare i capelli davanti gli occhi.
“Credi m’importi qualcosa?” si avvicina di più a me, che rimango immobile a fissarla.
Arrivata faccia a faccia con me m’abbraccia passandomi la mano sinistra tra i capelli bagnati mentre con la destra tiene l’ombrello per ripararci dalla pioggia.
Un brivido mi percorre la schiena, un po’ timidamente ricambio l’abbraccio… ora che ci penso è proprio così che ci siamo conosciuti..
 
Era il 1 novembre 1956, il giorno dopo la morte di mia madre, ero distrutto, ero ormai convinto che non avesse più senso vivere ora che mia madre, che era stata presente in ogni momento per me anche se non le era sempre permesso, non c‘era più.
A partire da quel giorno io e Mike avremmo dovuto vivere da nostro zio Joe per un po’ di tempo, avevo bisogno di tranquillità, di isolamento così decisi i andare a quella panchina del gigantesco Walton Hall Park dove andavo sempre se avevo bisogno di tranquillità.
Dato che c’era anche un lago per rilassarmi e per scacciare i brutti pensieri dalla mente, ci lanciavo dei sassolini per farli rimbalzare.
MA quel giorno non fu’ così. Pioveva a dirotto, sembrava tutto essere fatto apposta.. tutto per accordare il mio umore con il resto..Una volta arrivato al parco non mi sedetti sulla panchina bensì sull’erba mentre la pioggia continuava a scendere.
Rimasi li per circa due ora finchè non sentii dei passi avvicinarsi a me, qualcuno cominciò a scuotermi lievemente ed una voce femminile, sembrava di una ragazzina circa della mia età, disse “Hey, tutto okay?”
Alzai la testa per vedere chi fosse, non la conoscevo proprio quella ragazza dai capelli ricci e castani che davano un po’ sul rosso con due grandi occhi nocciola lievemente inclinati verso il basso, messi in risalto da una sottilissima linea di matita sulla palpebra superiore. Ne rimasi affascinato a tal punto da dimenticare per un momento, anche se breve, tutti i problemi che continuavano a mettermi pressione lasciandomi stremato.
 Con un filo di voce strozzata dal pianto dissi “C-chi sei tu?”
Sorridendomi dolcemente, la ragazza fa stare entrambi sotto l’ombrello e dice “Io sono Mary McGill.. e tu?”
“P-Paul.. James Paul McCartney.. Mary.. era lo stesso nome di mia madre..”
“E-era..?”
“E’ morta … ieri…” dissi ricominciando a piangere.
“P-Paul, mi dispiace.. è per questo che piangi quindi..?” disse con espressione preoccupata.
Poiché non riuscivo a dire una parola a causa delle lacrime che m’impedivano di fare qualsiasi cosa, mi limito ad annuire.
Mi aspettavo qualche semplice parola di conforto ma fece un gesto del tutto inaspettato: Mi abbracciò.
Rimasi spiazzato, ma mi faceva piacere avere qualcuno che, nonostante non mi conoscesse, mi consolava come se fossimo stati amici da anni.
Mentre mi abbracciava mi accarezzava il braccio.
Poi disse “Ascolta.. so che noi due ci siamo appena conosciuti, non sappiamo nulla l’uno dell’altra ma sappi che su di me puoi contare sempre, se hai bisogno di qualcuno con cui parlare.. io ci sono. Anzi…” Aprì la borsa, prese un bigliettino e me lo porse “.. Questo è il mio numero di casa con l’indirizzo, se hai bisogno, io ci sono per tutto. Ci sarò sempre per te, Paul.”
Per un momento quasi sorrisi, presi il biglietto e l’abbracciai..
 
Rimanendo abbracciato a lei, cominciano a scendermi delle lacrime e tremo per il freddo .
Mary interrompe l’abbraccio, si toglie il cappotto e me lo posa sulle spalle.
“M-ma no Mary.. n-non posso accettarlo…”
“Ne hai più bisogno di me.” Mi asciuga le lacrime sorridendomi.
Siamo entrambi sotto l’ombrello, sembra come se fossimo tornati indietro a quel giorno..
Lei guarda l’orologio e dice “Tra poco arriverà l’autobus..  prendiamolo e ti riaccompagno a casa..”
“N-non posso.. non c’è nessuno.. non ho neppure le chiavi, aspetterò fuori..”
“Non se ne parla nemmeno, vieni a casa mia.. non disturbi mai..” dice con tono dolce.
Mi prende per mano ed andiamo alla fermata. La pioggia per fortuna diminuisce e intanto mi asciugo un po’.
Saliamo sull’autobus e ci sediamo. “M-mary.. e se dovessero esserci i tuoi a casa e mi vedessero in questo stato? Sembro un barbone, non voglio farti fare figuracce..”
Mi accarezza la mano “Tranquillo, non diranno nulla.. sei il mio migliore amico, non potranno mai dirti nulla..”
Annuisco ma sentirmi dire ancora una volta che la nostra è solo una semplice amicizia fa male.. fa sempre più male.. è come se tutto ciò che ho intorno voglia solo farmi male, non capisco perché.. ma dopotutto c’è qualcosa che mi consola..
Faccio parte di una band ed ho sempre al mio fianco la persona Che mi ha aiutato anche quando eravamo perfetti sconosciuti.
Magari dovrei finirla di preoccuparmi, dovrei vedere il lato positivo come facevo prima…
E poi, dovrei farmene una ragione. Non ho speranze, Mary ama Robert e di sicuro lui ama Mary.. ma non posso decidere chi amare e chi no, purtroppo.. Ma quest’amore mi sta uccidendo.. è troppo. Sono ormai tre anni che nascondo tutto, non è facile.. non sono più quello di una volta.
L’autobus si ferma, siamo arrivati.
Ha finito definitivamente di piovere, ecco questa è una cosa positiva.
Apriamo la porta e vediamo i genitori di Mary che, come avevo previsto, non appena mi vedono in quello stato mi fissano shockati, non puo’ andare peggio.
 
(Continua nel capitolo 3..)
 
 
***Spazio dell’autrice: Salve Lettori! Scusate per il ritardo ma sono stata davvero super impegnata..
Spero tanto vi sia piaciuto questo capitolo, ci ho messo molto impegno a scriverlo e non immaginate quante volte l’ho cancellato e rifatto perché non mi piaceva molto.. spero di non avervi delusi.
Come avrete sicuramente notato ho deciso di riportare, come apertura, il pezzo della canzone che ha ispirato il capitolo e che ne racchiude il significato, spero vi piaccia come idea c:
Ringrazio tutti coloro che leggono in silenzio, che seguono la storia e che recensiscono.. è un traguardo personale, una sfida contro me stessa e contro il mondo per dimostrare che qualcosa la so fare..
Scusate se vi ho annoiati con io mio spazio xD
Ancora grazie della lettura e al prossimo capitolo! ♥
xxx
-TheNowhereGirlOfYesterday
   
 
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