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Autore: Artemis Black    12/02/2013    3 recensioni
Quando si girò, per poco non mi prese un infarto: sembrava uno di quei modelli che sfilavano per Dolce & Gabbana, con tanto di gelatina sbrilluccicosa in testa e due fari blu al posto degli occhi.
Terra chiama Jess! Svegliati imbecille!
“Ehm, ti serve una mano?” gli chiesi, svagando con gli occhi.
Aveva due bicipiti che mi impedivano di guardarlo negli occhi.
“Signorina, non mi sembra il caso.” Rispose gentile.
“Crede che una donna non sappia riparare un qualsiasi veicolo? E’ maschilista per caso?” gli chiesi incrociando le braccia sul petto.
La stavo prendendo sul personale. Esatto.
“No, mi scusi. È che le donne solitamente non riparano motori, ma se lei è così sicura… prego!” mi disse gentilmente. [dal primo capitolo]
Piccola storia sulle avventure sentimentali di Steve Rogers :)
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 2: One night to remember.


"Quanto manca ancora per arrivare in una cittadina?" Chiese bell'imbusto a Jamie.
"Veramente siamo già in città, fratello!" Gli rispose.
"Allora puoi anche lasciarci qui!" Disse Steve.
Nel frattempo io mi sentivo la testa girare ancora di più e il mio stomaco in subbuglio.
"Va bene qui? Là c'è una fantastica bettola, amico!" Disse Jamie indicando un motel.
"Va più che bene! Grazie del passaggio!" Disse, poi aprì la portiera e mi trascinò via da quella fumera.
"Ehi Jess, come va?" Mi chiese.
"Mi gira la testa..." Dissi, prima di incespicare sui miei piedi e rischiare di cadere a terra. Fortuna che Steve mi prese appena in tempo, per poi prendermi letteralmente di peso quando ormai capì che non riuscivo a reggermi in piedi.
 
"Abbiamo solo una matrimoniale." Le disse la donna che sedeva dietro il bancone della reception.
"Va bene, mi dia quella!" Disse Steve, dandogli poi i soldi per il pernottamento.
Nel frattempo mi lanciava occhiate preoccupate, mentre ero seduta scomposta su una panchina.
Era vero che non avevo mai fumato dell'erba, ma non avevo neanche respirato così tanto fumo passivo in vita mia!
Steve ritornò da me, caricandosi il mio zaino in spalla e aiutandomi a camminare.
"Ce la faccio anche da sola!"'gli dissi scorbutica.
"Ok, ok. Questa è la stanza dove alloggeremo. Tu dormirai nel letto e io sulla poltrona, intesi?" Mi disse puntandomi i suoi due occhi azzurri nei miei, per comprendere se ero tornata in me.
"Ok..." Risposi.
Poi andai in bagno a sciacquarmi il viso e a prepararmi per la notte. Lanciai le scarpe vicino al letto, mi tolsi i pantaloncini e la maglia, rimanendo in intimo.
Quando uscii dal bagno, Steve mi guardò imbarazzato, poi si girò per pudore.
Raggiunsi il mio zaino e indossai la maglia larga dei Beatles, che usavo come camicia da notte, che mi stava 5 volte.
Mi infilai sotto le coperte e mi coprii fino al mento.
"Buonanotte." Dissi.
"Notte." Mi rispose Steve.
Lo guardai mentre tentava di trovare una posizione comoda per dormire su quella poltrona striminzzita.
"Puoi dormire nel letto, a patto che tu rimanga nel tuo lato!" Gli dissi dolcemente.
"Sicura?" Mi chiese.
"Non te lo ripeterò due volte, soldato." Dissi sbuffando.
Sentii i suoi passi sulla moquet e lo spostamento d'aria che provocò quando alzò le coperte.
Era rimasto immobile per tutta la notte, in pizzo al bordo del letto e molto distante da me, come da patto. Si addormentò subito, mentre io dormii a malapena 4 ore. Colpa degli incubi che non mi lasciavano in pace neanche un attimo.
Mi svegliai verso le 6 e di Steve nessuna traccia.
All'inizio pensai che fosse stato tutto un mio sogno ed invece lo vidi tornare dopo neanche mezz'oretta.
"Buongiorno!" Mi disse con un accenno di sorriso.
"Buongiorno..." Mugugnai. Avevo un mal di testa tremendo.
"Ho chiamato un mio amico, tra poco sarà qui e ci porterà a New York." Mi annunciò.
Annuii stroppicciandomi gli occhi.
"È stato alquanto strano ieri sera.." Sospirò Steve.
Sgranai gli occhi e pensai di esserci andata a letto e non ricordarmelo. Che disdetta!
"No! Non è quello che pensi! Intendevo l'avventura in macchina di quel tizio." Disse.
Sgranai ancora di gli occhi e pensai di aver fatto un menage à trois.
"No! No! Nel senso che quel tizio ha fumato una gran quantità d'erba e aveva fatto diventare la macchina una specie di camera a gas!" Si riprese agitando le mani.
"Ah!" Sospirai.
Peccato...
Terra chiama Jess! Ritorna in te, idiota!
Stiracchiai le braccia e mi andai a vestire in bagno. Mi cambiai maglietta ma misi gli stessi pantaloncini con gli anfibi.
Mi raccolsi i capelli in una coda alta e lasciai il mio viso acqua e sapone. Mi tolsi i polsini beri e controllai i lividi: stavano finalmente guarendo e da violacei scuri erano passati a un colore più chiaro seppur evidenti. Alzai la maglia e controllai gli altri che avevo sui fianchi e all'altezza delle costole. Quelli erano ancora evidenti, ma non mi dolevano più.
"Vado a prendere qualcosa da mangiare!" Dissi prima di uscire dalla stanza.
Vidi alcuni distributori automatici in uno spiazzale che divideva le stanze del motel in due blocchi.
C'erano dolciumi in gran quantità, ma anche tramezzini, bibite e alcolici.
Presi due tramezzini e alcune merendine al cioccolato, poi rimasi interdetta se prendere la bottiglietta di Jack Daniel's.
Chiusi gli occhi e presi un respiro. Non potevo ricadere in tentazione...
Premetti velocemente i pulsanti e raccolsi la bottiglietta dal cestello. La stappai e ne bevvi metà tutto d'un fiato. La richiusi e la misi nella tasca del giacchetto con repulsione.
"Non avrei dovuto farlo." Mi dissi.
Entrai in camera e mi ritrovai Steve a petto nudo che si stava rimettendo la maglia.
Non so se era colpa dell'alcol appena ingerito o del fatto che in quella camera faceva troppo caldo. Fatto sta che mi sentii le gote andare in fiamme.
"Ho preso da mangiare!" Dissi, senza distogliere lo sguardo da tutto quel ben di dio.
"Fantastico!" Mi rispose, rimettendosi sfortunatamente la maglia.
Mangiammo in silenzio, anzi divorammo il cibo in men che non si dica e siccome il ragazzone aveva ancora fame, uscì a prendersi qualcos'altro, mentre io rimasi distesa sul letto.
Strinsi la bottiglietta nella giacca, ma riuscii a trattenermi nel berla.
"Il mio amico è arrivato, ci sta aspettando qua fuori!" Disse Steve rientrando con due tramezzini in mano e uno in bocca.
Presi lo zaino e la giacca di Steve, che era sulla poltrona e gliela porsi. Mi ringraziò con un sorriso, poichè era impegnato a mangiare.
Una macchina sportiva nera opaco ci attendeva non poco distante, con i vetri oscurati e un uomo che ci attendeva appoggiato ad essa. Aveva occhiali sportivi neri, un berretto blu in testa ed era serio, quasi incazzato.
"Non credo sia felice di vederti." Sussurrai a Steve. Lui rise e poi mi spiegò che quella era la solita faccia di Clint, il suo amico.
Infatti appena ci avvicinammo, mi rivolse un ampio sorriso e si presentò, poi salutò Steve.
"Felice di rivederti, capitano!" Disse.
Da lì dedussi che Steve doveva ricoprire un ruolo importante nel suo lavoro.
Entrammo in macchina e ci mettemmo in viaggio. Dopo neanche un quarto d'ora, mi appisolai con i Linkin Park che cantavano nelle mie orecchie.
 
Mi spinse addosso al tavolo della cucina e sentii un dolore lancinante salirmi su per il fianco. Ancora stordita dal dolore, mi sentii prendere i polsi e stritolarli fino a farmi strillare.
Mike continuava a urlarmi contro, ma non riuscivo a capire niente di quello che diceva. Caddi a terra, mi diede dei calci allo stomaco, poi riuscii a bloccargli i piedi e a farlo cadere a terra. Mi rialzai a fatica e corsi fino in camera. Chiusi la porta appena in tempo, la chiusi a chiave e mi nascosi dietro al comodino vicino al letto. Sentivo le sue urla piena di rabbia e frustrazione perforarmi le orecchie, la porta che veniva percossa da violenti pugni ed infine fu aperta improvvisamente. Aveva sferrato un calcio per aprirla ed adesso non avevo scampo.
“Smettila! Basta!” gli urlai.
Le lacrime rigavano il mio viso e scioglievano il trucco nero, impastandomi gli occhi. Mi tirò per un braccio e mi buttò sul letto. Mi tirava i capelli e continuava a urlarmi contro inferocito. Io non avevo più nessuna forza per oppormi, rimanevo inerme sul letto mentre lui continuava a percuotermi.
Avrei voluto reagire, ma non ce la facevo.
Pensai a mio padre e a quando diceva che dovevo essere una donna forte… e quanto lo stavo deludendo arrendendomi contro Mike.
 
Mi svegliai di colpo, con il fiato corto e la fronte imperlata di sudore.
Gli occhi preoccupati di Steve mi riportarono alla realtà, facendomi calmare. La mia mano corse su per la giacca, fin dentro la tasca dove c’era la bottiglia di liquore.
“Tutto ok?” chiese Steve.
Annuii con la testa deglutendo.
“Era solo un incubo.” Era solo uno dei ricordi che tormentavano il mio sonno.
Appena Steve si rigirò in avanti, presi la boccetta di Jack Daniel’s. Me la rigiravo tra le mani non sapendo cosa fare. Poi la aprii e bevvi tutto quello che ne era rimasto.
Quando alzai gli occhi, vidi Clint che mi guardava dallo specchietto retrovisore.
Sostenni il suo sguardo neutro, imbarazzata e frustrata.
“Problemi con l’alcol?” mi chiese, come se niente fosse.
Vidi i muscoli delle spalle di Steve contrarsi.
“Non sono affari tuoi.” Dissi astiosa. Poi me ne pentii e gli risposi.
“Erano mesi che non toccavo una di queste…” sussurrai.
“Una ricaduta. Capita, me non devi lasciarti scoraggiare.” Mi disse. Sembrava avere esperienza su questo campo, ma preferii farmi gli affari miei anziché chiederglielo.
Il resto del tragitto lo passammo in silenzio, finchè il mio cellulare non squillò.
“Jess! Sono io, Valerie. Devo darti una brutta notizia… il padrone di casa mi ha sfrattato e mia madre vuole che ritorni in Francia da lei. Mio padre l’ha mollata.” Disse incazzata.
“Cosa? O mio dio mi dispiace…” risposi. In realtà ero incavolata nera e stavo reprimendo un moto di rabbia. Le nocche della mia mano sinistra erano diventate bianche per quanto la stringevo.
“Lo so, mon amie. Mi dispiace così tanto.” Mi disse “Scusa ora devo prendere la mia roba prima che quel pazzoide me la butti fuori casa!” mi attaccò.
“Merda!” urlai.
“Scusate…” dissi, rivolgendomi ai ragazzi.
“Cos’è successo?” mi chiese Steve, con discrezione.
“È successo che la mia pseudo-amica mi ha appena scaricato per strada per tornarsene in Francia!” dissi urlando.
“Oh…” mi rispose.
“Non puoi andare dai tuoi?” mi chiese gentilmente.
“Mio padre è morto e mia madre è un’acida pazza che mi ha sbattuto fuori casa.” Gli risposi, portandomi le mani sul viso.
Stavo pensando in fretta a dove poter stare. Controllai anche quanti soldi possedevo e constatai di avere all’incirca 200 dollari, praticamente troppo poco per sopravvivere a New York.
“Posso ospitarti nella mia casa, se vuoi.” Disse sorprendendomi Steve.
Sia io che Clint sgranammo gli occhi. Rimasi interdetta: non volevo procuragli fastidio o altro.
“Ecco io… non vorrei disturbare...” gli dissi, rigirandomi i pollici.
“Oh tranquilla, per la maggior parte di tempo io non sarò a casa. Non mi darai fastidio.” Mi disse sorridendomi.
Gli sorrisi intimidita, ma nel profondo già festeggiavo e ballavo la samba.
Terra chiama Jess! Un po’ di contegno, per favore!
“Se per te non è un disturbo, accetto volentieri.” Gli dissi, portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Un leggero rossore apparve sulle guance di Steve , che si girò di scatto in avanti, mentre il suo amico affianco rideva di gusto.


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Buongiorno :)
Eccomi con il secondo capitolo! Allora, che ne pensate?
La nostra protagonista andrà a vivere con Capitan America (anche io voglio vivere con lui ç_ç) e finalmente dal prossimo capitolo si avranno degli accenni "romantici".
Grazie a 
 Fipsi Floyder Luna_Bella maura 77 Strix veronika87 per averla messa in una delle tre categoria e a Alley che ha recensito :)
Spero vi sia piaciuta e lasciate una recensione se vi va!
A presto,
Artemis Black

 

P.S: questa è la mia pagina fb Artemis Black efp per qualsiasi cosa :)

  
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