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Autore: Allie__    12/02/2013    2 recensioni
La situazione, la tensione, vederlo così.. gli aveva fatto salire il sangue al cervello e quella che lei, aveva interpretato come gelosia, aveva fatto venire a galla la sua, che aveva represso per anni.
«Io..» non riuscì a dire altro, che il resto delle parole le morirono in gola.
«Tu come al solito non finisci le frasi. Ma sai una cosa, non abbiamo più 3 anni..» la guardò per un attimo «..direi che tu non hai più bisogno di me e io penso di aver più nessun bisogno di te» e così dicendo uscì sbattendo la porta.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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3. Chapter





 

 
 
«Sono 150 dollari» disse indifferente mentre batteva il prezzo sulla cassa.
Non si riusciva ancora a capacitare di come una persona potesse spendere così tanto per una semplice maglietta, che poteva trovare uguale a pochi spiccioli in un un'altro outlet.
Non capiva e non voleva neanche cercare di comprenderli, perchè lei quei soldi non li avrebbe mai spesi per una maglietta.
L'ennesima cliente uscì dal negozio sommersa dalle borse, senza nemmeno degnarsi di chiude la porta.
Evie con un attacco isterico, scattò andando verso la porta e richiudendola con un sonoro "sbem" .
Fuori il cielo era sereno e senza uno straccio di nuvola ad intralciare i raggi della stella che illuminava e scaldava, quasi esageratamente la città di Atlanta, e lei avrebbe tanto voluto andarsene al parco, stendersi con la musica nelle orecchie e prendersi un po’ di sole.
Invece si ritrovava tra quelle mura, che le sembravano una cella di un manicomio per la gente che entrava ed usciva da quella mattina.
Distolse lo sguardo dal cielo, per non farsi venire la brillante idea di mollare il lavoro e uscire a godersi quella giornata di sole e si rimise al suo posto dietro al bancone.


«Evie!»
La voce di Seline, una delle sue colleghe gli arrivò come un lampo a cel sereno. Si era imbambolata a guardare una rivista, dato la scarsità di clienti nell'ultima ora, con il risultato che se la sua collega non l'avesse chiamata, sicuramente si sarebbe addormentata da un momento all'altro.
Balzò in piedi di colpo e si guardò attorno, cercando di intravvedere la testa bionda della sua collega, che stava infondo al negozio con una montagna abnorme di vestiti tra le mani, che rischiava di cadere da un momento all'altro.
Svogliata, ma cosciente che doveva fare il più possibile per non perdere il lavoro, raggiunse Seline, che aveva appena appoggiato tutti i vestiti, accatastati uno sopra all'altro, sul tavolo di vetro.

«Ti serve una mano?»chiese arrivandole accanto e prendendo a piegare meglio una capo.
«Oh sei un tesoro, grazie mille»le sorrise solare lei.
Seline era una ragazza alla mano come lei, non riusciva a capire che ci facesse in un posto come quello, ma forse erano entrambe li per lo stesso identico motivo. Era alta e magra con le forme al punto giusto, carnagione abbronzata. Il viso era contornato da dei lunghi capelli biondi che risaltavano i suoi occhi blu. Si perché se c'era una cosa che Evie invidiava di Seline, oltre al suo fisico erano proprio gli occhi, quel blu raro o forse unico che non aveva mai visto in tutta la sua vita.
Evie si mise subito all'opera, iniziando a piegare capi e a sistemarli nei vari stand.
«Allora, come ti trovi? Lo so il primo giorno è sempre il più difficile, ma ti ci abituerai.»le sorrise guardando Evie intenta ad appendere ad una stampella, un abito.
«Non so se mi ci aiuterò mai, ma ho bisogno di soldi e questo è l'unico lavoro che ho trovato, quindi..»fece spallucce lei, lanciando un lieve sorriso a Seline.
«Posso farti una domanda un po’ personale?»chiese dopo un momento di silenzio, Seline.
«Certo, chiedi pure»  disse Evie, rivolgendo la sua attenzione alla collega.
«Da dove vieni? perché dalla tua pronuncia non mi sembri proprio americana. »rise Seline, guardandola mentre afferrava un'altro capo dalla pila accumulata davanti a loro.
«Germania, si sente così tanto? »rise Evie, incrociando le braccia al petto.
«No non molto, anzi lo parli davvero bene, per non essere di qui, ma hai una strana cadenza ogni tanto e mi ha dato da pensare.»
«Non è facile perdere certe cadenze forti purtroppo.. » rise, voltando la testa verso la porta, appena udì il campanello, che le aveva appena avvertite, che era entrato qualche cliente nel negozio.
 
 
 
 
 










***

 













 
Era appena arrivato ad Atlanta, con suo fratello da poco più di mezza giornata, che l'unica cosa che voleva fare era riposarsi e riprendersi dal viaggio in aereo. Era snervante per lui, non amava volare e mai gli sarebbe piaciuto, ma un po’ per il suo lavoro un po’ perché se voleva viaggiare era il modo più semplice e veloce, doveva farlo.
Aveva sempre avuto una tremenda paura di quegli aggeggi che gli permettevano di spostarsi da un continente all'altro, che aveva implorato Bill, almeno per quella volta di prediligere l'auto, ma non c'erano state variazioni.
Bill aveva deciso che avrebbero raggiunto Atlanta con il loro aereo privato e nessuno gli avrebbe fatto cambiare idea.
Mettendo insieme, il viaggio che lui non aveva alcuna voglia di fare, l'aereo e la sorpresa che si era trovato poco dopo davanti alla porta della casa, che aveva preso per il loro soggiorno, i suoi nervi erano decisamente troppo tesi e a rischio di spezzarsi da un momento all'altro.

«Sorpresa!»appena aperta la porta si ritrovò davanti una chioma rossa, con un trolley a seguito, con un sorriso gioioso stampato in faccia.
Peccato che lui di sorprese non ne voleva proprio avere, soprattutto non in quel giorno.
Si passò una mano sulla faccia, prendendo un lungo respiro, per cercare di calmare i nervi e non risponderle male, alla fine lei non ne poteva niente.
«Ria, tu che ci fai qui?»chiese tornando a guardarla, con la faccia di uno che vuole una semplice risposta, ma sa già che non avrà.
«Non sei contento di vedermi? Ho pensato.. Bill mi ha detto dove andavate e anche io avevo bisogno di una vacanza, quindi tadà.. » sorrise, sporgendosi verso di lui e lasciandogli un sono bacio sulla guancia, sorpassandolo ed entrando in casa.
Lui rimase per qualche minuto immobile a fissare davanti a lui, scuotendo poi la testa e rientrando in casa, chiudendosi la porta alle spalle.


Era disteso sul letto da poco più di dieci minuti da quando, era riuscito a svignarsela dalla conversazione che stavano avendo Bill e Ria al piano di sotto su solo-loro-sanno-cosa , che qualcuno bussò alla sua porta.
Si voltò a pancia in giù, premendo il viso contro il cuscino, come faceva da bambino sperando che l'avrebbero lasciato in pace.
«Tom..»bisbigliò Ria entrando in camera ed avvicinandosi al letto del ragazzo. «..sei sveglio vero?»lo punzecchiò appena con un dito con l'unghia lunga smaltata di rosso.
«Purtroppo si, che c'è?»chiese lui, alzando la testa da cuscino e gli rivolse la sua attenzione.
«Andiamo a fare un giro per la città?»
La risposta di Tom arrivò in un lampo. «No!»
«Eddai, magari trovo anche qualche nuovo vestito»
«Perchè non lo chiedi a Bill? è lui il patito per queste cose..»rispose lui, riappoggiando il viso sul cuscino.
«Perchè lui è appena uscita con i cani e perchè volevo passare una giornata con te.»rispose lei, sorridendo.

 
 
 
 









 

***

 











 
 
Ancora non riusciva a crederci, che alla fine la ragazza che era appesa al suo braccio, l'avesse davvero convinto ad uscire. Era stanco e non gli interessava poi molto Atlanta.
Lui adorava i luoghi caldi, per quello aveva scelto Los Angeles e non New York.
Anche se quel giorno le temperature erano alte in quella città, lui non voleva restarci li.
Improvvisamente riscosso dai suoi pensieri, si sentì strattonare dalla ragazza, verso un negozio.
«Entriamo qui.»disse la ragazza, che senza dagli il tempo di dire una parola l'aveva già tirato dentro il negozio in questione.
Appena entrato si ritrovò nel solito banalissimo negozio, che suo fratello avrebbe adorato, ma non lui, che non avrebbe sicuramente trovato niente di interessante.
Rimase un attimo immobile sulla porta, per poi avvicinarsi ad alcuni stand e curiosarci dentro, mentre Ria si stava rivolgendo a una commessa. 

«Certo glielo prendo subito» rispose Evie a quella ragazza, mentre si avvicinava alla vetrina e toglieva dal manichino, l'abito che la ragazza voleva.
 
Sentendo quella voce, Tom si bloccò immediatamente e puntò il suo sguardo sulla ragazza, che stava gentilmente porgendo l'abito a Ria.
Quella voce l'aveva già sentita, ma guardando la ragazza non gli sembrava di averla mai vista.
Era alta magra e con poche forme, i capelli scuri gli ricadevano lisci fino al seno. In quel istante la ragazza si voltò verso di lui e la vide sbiancare, come se avesse appena visto un fantasma davanti a lei.

Evie dal canto suo, rimase di sasso nel incontrare nuovamente quelle pozze d'ambra, che la guardavano come se stessero cercando di capire chi fosse.
Non riusciva a dire una parola e il sangue gli raggelò nelle vene, quando lo vide avvicinansi a lei.
«Scusa, noi ci conosciamo per caso?»













Note.
E riccomi puntuale ;) 
questo capitolo fa un po pena, lo so e mi odierete per aver bloccato il capitolo così ..
Sono di fretta (come al solito) e quindi non ho tempo di stare a scrivere molto. 
ringrazio chi recensisce e chi legge in silenzio. 
a martedì prossimo. 
Baci Allie.
  
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