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Autore: simply_me    01/09/2007    4 recensioni
"Non si sarebbe mai aspettato di capirlo in quel modo.
Adesso che la guardava intrattenere le clienti, rannicchiato dietro una colonna dell'Host Club, non poteva fare a meno di rendersene conto."
Può davvero Tamaki capire i suoi sentimenti?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Haruhi Fujioka, Tamaki Suoh
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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note: innanizitutto mi scuso per ritardo che porta questo capitolo ^_^, ma agosto è il mese dell'ozio XD, comunque... Originariamente questo che vi apprestate a leggere avrebbe dovuto essere l'ultimo capitolo di questa fanfic. Tuttavia ho deciso di trasformare questo capitolo perchè ritengo che due aspetti della storia andassero osservati separatamente. Quindi sì! questo è il penultimo. l'ultimo, prometto non tarderà ad arrivare...
ringrazio tutti quelli che finora hanno letto questa fanfic e hano lasciato un commento, grazie di cuore...
Un'ultima cosa: poichè questa fic parte dal ch 52 ritengo si discosti dagli avvenimenti che son accaduti nei capitoli 53 e 54 di Hc, anche se in una certa misura ne richiama qualcosina...
non mi resta che augurarvi una buona lettura! ^__^





Capitolo 3

Tornato a casa per cambiarsi si era fermato un po’ ad accarezzare il morbido pelo di Antoinette, perdendosi a pensare a cosa avrebbe fatto quel pomeriggio.

Per prima cosa la spesa, sì: sarebbero dovuti andare al supermercato. Poi, la fiera alimentare.
Aveva pensato a quanto si sarebbe potuto rivelare divertente andarci tutti assieme: lui, i senpai, i diabolici gemelli, Kyouya, Haruhi…

Nel ricordarli aveva smesso per un attimo di accarezzare l’allegra cagnetta e aveva sorriso amaramente nel constatare che quella di certo non era l’occasione ideale per vedere i fuochi tutti assieme.

Tutti assieme.
Chissà se mai lo sarebbero stati ancora.

L’abbaiare vivace di Antoinette lo aveva ridestato da quei tristi pensieri.
Le aveva sorriso, riprendendo ad accarezzarle il pelo.

- Hai ragione – aveva detto alla cagnetta – non devo certo scoraggiarmi. Tutto si risolverà comunque. Kyouya ha fatto bene: quelle due pesti hanno il tempo di pensare alle loro malefatte e, tutto sommato, non sono più solo. -
- Bau? –

Aveva riso.

- Ma no! ma no! Lo so che ci sei tu a farmi compagnia… solo che… che… -

Si era fermato un attimo prima di riprendere a parlarle allegro.

- Beh! Intanto meglio che mi prepari, - aveva detto alzandosi dal pavimento – e magari al supermercato ti prendo qualche croccantino con cui il popolino sfama i propri animali! Che ne dici? Vuoi provarli anche tu? –

Antoinette si era limitata a osservarlo scodinzolante, mentre lui aveva preparato meticolosamente il suo abbigliamento. Dopo tutto era un host, lui, e ci teneva alla sua immagine, soprattutto quando era con lei.

Soprattutto.

“Anche tu sei innamorato di Haruhi”…

- Forse questa è un po’ troppo – aveva detto riposando dentro l’armadio la camicia nera griffata per un’altra leggermente più comune.

Era stato in quel momento che gli era venuta l’idea: se Haruhi doveva fare la spesa, perché non farla nel più grande centro commerciale della città?

Se l’era vista allora, nel suo teatrino immaginario, sorridergli con timidezza e ringraziarlo amorevolmente:


- Senpai… - le avrebbe detto la ragazza – è così grande qui… ho paura di perdermi -

Allora lui prontamente l’avrebbe presa per mano e attirata a sé abbracciandola.

- Sta tranquilla, Haruhi. – le avrebbe risposto con voce suadente – Non ti perderai, ci son io qui con te… vieni – la avrebbe poi ripresa per mano – andiamo ad acquistare del sushi con tonno pregiato -
- Oh.. senpai!


Si era portato le mani alle labbra sorridendo compiaciuto.
Eh si! Era un genio lui! Sarebbe andata sicuramente in quel modo, aveva pensato.



Il supermercato non distava che qualche isolato dall’appartamento della ragazza.

Haruhi aveva con forza respinto la sua proposta di condurla in un grande centro commerciale in periferia piuttosto che al supermarket del quartiere.

- Sarebbe uno spreco, – gli aveva detto rifiutando – so esattamente quello che mi occorre e lo hanno anche qui vicino. –
- Ah! Ma… Haruhi, avresti la possibilità si scegliere tra diverse qualità della stessa merce – le aveva detto brillante cercando di convincerla.

La ragazza non aveva risposto. La aveva vista sospirare rassegnata prima di cominciare ad avviarsi a piedi verso il supermercato in vicinanza, ignorando palesemente la portiera della lussuosa Mercedes che lui le aveva aperto.

- Ha… Haruhi? Haruhi! Aspettami! –

Le aveva gridato rincorrendola a piedi anch’egli.



La spesa della ragazza non era stata poi molta a dire il vero.
Delle verdure, riso, ingredienti per il ramen, per l’onabe, qualche bottiglia di succhi da bere e il caffé istantaneo che comprava ormai spesso anche a loro.

- Haruhi… – le aveva chiesto soffermandosi sul bancone delle bevande istantanee – ma esiste davvero anche questo? –

Le aveva porto una busta di the solubile.

- Qui c’è scritto che una sola di queste buste – aveva ripreso a parlare leggendo la confezione - è sufficiente a preparare oltre sei litri di the! – aveva poi sollevato lo sguardo stupito – ma davvero? – poi con occhi speranzosi – Compriamola! –
- Senpai… – lo aveva rimproverato la ragazza.
- Uh? – aveva chiesto, poi ricordandosi – ah… già! La promessa… Lo metto giù? –
- Tamaki senpai… - lo aveva guardato storto.

Aveva riposato la busta al suo posto e sorridendole aveva alzato le mani per indicare di averle vuote. Haruhi aveva sospirato prima di voltarsi e andare avanti tra i banconi.



Tornati a casa della ragazza, mentre questa aveva sistemato i pacchi della spesa e lui, seduto, la aveva osservata sollevarsi sulla punta dei piedi per riporre il caffé nella credenza, si era sentito un po’ in imbarazzo.

Non era riuscito a spiegarsi il perché quell’improvviso entrare nel suo appartamento, soli, loro due, lo aveva reso così nervoso. Era assurdo, sciocco, immotivato.
Più volte avevano passato dei momenti da soli, anche se sempre guastati da quelle pesti di gemelli.
Non era il caso di essere in imbarazzo, assolutamente.

“Anche tu sei innamorato di Haruhi”…

Si era alzato di scatto in quel momento e si era precipitato verso l’uscita, infilandosi in fretta le scarpe e agguantando la maniglia della porta.

- Senpai? -

Sulla soglia, si era ritrovato la ragazza dietro di lui che era rimasta a osservarlo con aria interrogativa.

- Ah ecco… Haruhi… qui… noi due… una fanciulla… non sta bene… bisogna preservare… -
- Eh? – gli aveva chiesto con un espressione ancor più interrogativa
- Ecco… Ah! Mi sono scordato di prendere dei croccantini per i cani della plebe a Antoinette al supermercato! – aveva detto rosso in volto cercando di cambiare discorso - Le avevo promesso che glieli avrei fatti provare una volta. Io… ecco… stavo tornando a prenderli. –
- Mmm… senpai… ti scorto io. - aveva detto la ragazza, poi sottovoce tra sé e sé – Mi sa che se ci va da solo combina qualche guaio… –
- Haruhi… - le aveva detto triste prendendole le spalle – Non hai fiducia nel tuo adorato paparino? Ti preoccupi per me? – le aveva chiesto melodrammatico.
- Per nulla, mi preoccupo del gestore del supermercato. - aveva risposto laconica.

Per un attimo si era sentito come se un improvviso fulmine l’avesse colpito sulla testa. La sua adorata bambina lo credeva incapace di affrontare lo sconosciuto mondo della plebe.

- Resta qui! – le aveva detto deciso, fiero - Vedrai che il tuo caro paparino se la caverà senza alcun problema rendendoti fiero di lui – le aveva sorriso – Torno in un istante, non ti farò neppure sentire la mia mancanza… -

Si era precipitato fuori chiudendosi dietro la porta e fingendo di non sentire la voce della ragazza che, nel frattempo, gli aveva urlato contro:

- Di chi è che dovrei sentire la mancanza?! –

Aveva riso a quelle parole per poi sospirare appoggiando la schiena sulla porta.
Era quella la loro atmosfera, non quello sciocco e immotivato imbarazzo che lo aveva illogicamente sorpreso.
Perché, poi, permettere che una frase di Hikaru lo rendesse così nervoso?
Kyouya aveva ragione: non aveva motivo di pensarci, quindi perché reagiva a quel modo?

“Anche tu sei innamorato di Haruhi”…

Aveva scosso il capo cercando di scacciare via quella voce rimbombante; avrebbe anche preso a testate la porta se non avesse avuto timore di farla crollare, le case del popolino gli sembravano sempre così fragili rispetto alle loro residenze.



Tornato calmo dal secondo viaggio al supermercato si erano diretti finalmente alla fiera alimentare.
Gli era parso il paradiso del popolino!

Aveva visto la gente accalcarsi in massa tra le varie bancarelle per degustare prodotti tipici delle varie regioni e i bambini correre tra la folla; aveva visto i venditori offrire con abile maestria la propria merce come se fosse qualcosa di raro e esclusivo e le signore assaporare con allegria i prodotti più disparati.
Anche lui si era cimentato, sovreccitato, nell’eroica impresa di assaggiare tutti i prodotti della fiera, nessuno escluso, trascinando di qua e di là velocemente Haruhi per un braccio tra la folla e dicendole:

- Assaggiamo questo! Oh guarda voglio assaggiare anche quello! Haruhi! Guarda la folla lì davanti… devono offrire qualcosa di incredibilmente saporito… andiamoci! -

Nell’essere stato così sovreccitato non si era neppure accorto che la ragazza gli era rimasta mano nella mano quasi tutto il tempo, se ne era reso conto solamente quando, probabilmente stanca, Haruhi aveva richiamato la sua attenzione rafforzando la stretta nella mano e chiamandolo.

- Tamaki senpai, - lo aveva chiamato un po’ affaticata – potresti cercare di andare un po’ più piano? Non riesco a tenere il tuo stesso passo. –
- Eh? Ah… scusa, scusa. – aveva detto imbarazzato il ragazzo.

Ad aver sentito quella stretta ed essersi accorto che, nonostante la fatica, la ragazza avesse tutto il tempo mantenuto il suo passo non era riuscito a fare altro che sorridere felice del fatto che lei gli fosse comunque rimasta a fianco: non era solo, c’era lei al suo fianco. Di meglio non avrebbe mai desiderato.

“Anche tu sei innamorato di Haruhi”…

Aveva guardato le loro mani intrecciate e era arrossito violentemente lasciando andare quella della ragazza e voltando il capo destra.

- Ah guarda Haruhi! Lì c’è uno spazio aperto e una gradinata… che ne dici? Ci riposiamo un istante? Oh.. tu va a sederti, nel frattempo io compro qualcosa da bere a quei distributori… –

Si era allontanato rapidamente verso il distributore automatico e, riacquista la calma dopo un breve sproloquio mentale in cui si era ripetuto di non pensare alle parole di Hikaru almeno una ventina di volte, era tornato dalla ragazza che, seduta sui gradini, lo aveva atteso silenziosa.

- Ecco, a te... - le aveva detto porgendole una lattina di cola e sedendole al fianco.

La aveva vista sorridergli per ringraziarlo e cominciare a sorseggiare la bevanda guadando avanti a sé.

Capelli corti, grandi occhi castani che guardavano innanzi senza alcuna indecisione...
Si, in quel momento aveva pensato a quanto fosse bella, così naturale, così diversa, così vera.

Era stato allora che si era voltata a osservarlo dritto in volto...

- Senpai? -
- Ah... ahahah – aveva riso come se temesse che lei gli avesse potuto leggere nel pensiero – Haruhi hai visto quella bancarella strapiena di dolci? Ce ne erano di tutti i tipi e di tutte le forme! -

Haruhi aveva riso, tornando a guardare avanti.

- È vero! Honey senpai si sarebbe divertito un sacco. Credo che avrebbe assaggiato tutti i dolci della bancarella... - aveva detto la ragazza allegramente.
- Si! è proprio vero! Mentre invece Hikaru e Kaoru sarebbero stati lì a lamentarsi tutto il tempo che la metà delle cose che abbiamo assaggiato non sapeva di nulla. – aveva aggiunto lui senza pensare – già me lo vedo Hikaru dire: “Ma lord! Come fai a mangiare quella roba?” -
- Ah... già... - aveva aggiunto la ragazza sforzandosi di sorridere.

Solo allora si era reso conto che nominare i gemelli non era stata affatto una idea brillante.
Il sorriso tirato con cui Haruhi aveva ricambiato la sua battuta gli era bastato a ricordare il racconto di Honey senpai e comprendere come effettivamente la ragazza si sentisse.

Si era sentito stupido, idiota, imbecille.
Non solo non era stato capace di proteggerla quando avrebbe dovuto, ma aveva riportato alla sua mente quegli avvenimenti.

- Haruhi... io... - aveva cominciato a dire.
- Honey senpai ti ha raccontato cosa è accaduto in tua assenza vero? - lo aveva interrotto la ragazza.

Aveva annuito silenzioso.

- Quello che mi preoccupa... - aveva ripreso a parlargli – sono Hikaru e Kaoru. -
- Come? - le aveva chiesto stupito.
- Si, non li avevo mai visti così. Tempo fa, senpai, hai detto che il loro mondo era davvero molto piccolo, comprendendo solo loro due, ma mandarlo in frantumi in questo modo... non è certo il modo adatto di allargarlo. -

Era rimasto in silenzio un secondo, non riuscendo bene a capire a cosa stesse pensando la ragazza.

- Haruhi? ma... tu? -
- Io? beh! io sto bene! -
- Ma... Kaoru... -
- Kaoru? Immagino sia quello che sta soffrendo di più in questo momento... - aveva risposto pensierosa.
- No, non dicevo questo! Io... parlavo di quello che ha fatto Kaoru, quello che ti ha fatto! -
- Eh? -
- Si, violare a questo modo il tuo cuore di fanciulla... - aveva cominciato a delirare.
- Eh? - lo aveva guardato ancora perplessa Haruhi – senp... -
- Si! per quello che ti ha fatto io... non posso perdonarlo... -
- Senp... -
- Macchiare in questo modo il tuo candore, le tue labbra, solo per Hikaru... -
- Le mie labbra? - lo aveva interrotto Haruhi – Tamaki senpai... ma di che cosa stai parlando? -
- Eh? come di cosa? Haruhi, Kaoru... beh! si insomma! Kaoru ti ha... ti ha baciata, no? -
- Baciata? Ah! Quello! - gli aveva detto ridendo.
- Come quello? - le aveva chiesto stupito – Haruhi, la tua reazione... non sta bene che una fanciulla venga... baciata sulle labbra da un ragazzo che non è il suo innamorato... -
- Eh? - aveva ripetuto Haruhi prima di scoppiare a ridere, poi trattenendo a stento le risate - senpai ma cosa hai capito?! Non mi ha mica baciata sulle labbra! -
- Ah... - era stata l'unica cosa in grado di dirle a quella notizia.

Non era riuscito a spiegarsi il perché quella risata allegra, quel negare il bacio con una tale spensieratezza, lo avessero reso così contento. L'immagine di quel bacio, che tanto gli era ronzata in mente ogni volta che ripensava alla situazione, quella chissà perché fastidiosa immagine delle labbra di Kaoru su quelle della ragazza, si era dissolta, con un sollievo che mai, aveva pensato, avrebbe potuto nutrire.

- Ma allora... dove... -
- Sulla guancia... - lo aveva poi guardato storto – Stavi già pensando a qualcosa di indecente? Tamaki senpai sei davvero un baciomane pervertito! -
- C-ch-che... Haruhi! Ti sbagli! ti sbagli!- le aveva detto saltando in aria – Non è così! Non sono un baciomane pervertito! Io... ero solo preoccupato per te... - aveva infine aggiunto imbronciato rannicchiandosi sulle ginocchia.

Si era sentito gli occhi di Haruhi addosso, mentre era rimasta in silenzio un istante.

- Ti ringrazio... Tamaki senpai... ma... sul serio... io sto bene. - gli aveva sorriso – Non preoccuparti per me... certo, le azioni di Kaoru all'inizio hanno sorpreso anche me... ma poi ho capito. -
- Però... usarti così... non è giusto. Non è stato corretto! Servirsi di te... se solo avessi potuto impedirlo... se solo... -
- Mmm... sarebbe stato impossibile senpai, no? -
- Eh? -
- Voglio dire, non potevi certo essere a scuola in questi giorni, no? -
- Ah... si, non potevo, certo, certo. -
- Con il viaggio... -
- Si certo, certo. - aveva cominciato ad annuire
- La Francia, i souvenir ... -
- Si certo... -
- Non potevi mica presentarti a scuola e svelare a tutti che in realtà non eri partito... -
- Infatti, esattamente...- aveva annuito automaticamente – non potevo dire che non... eh? - solo allora si era reso conto di quello che la ragazza aveva detto – ah...AHHHH! - aveva urlato scattando in piedi e ritirandosi - Ha-Ha-Haruhi t-t-tu s-sa-sa... -
- Sapevo che non eri partito? - lo aveva interrotto allora la ragazza – Si, lo sapevo. -
- E-e-e c-co-come... -
- Beh senpai... non è stato poi così difficile capirlo dopo averti visto appostato sotto casa mia due pomeriggi consecutivi, mentre avresti dovuto essere in Francia. -

In quel momento si era sentito come pietrificare all'improvviso. Si era reso conto che la sua disattenzione era stata tale da farlo scoprire, nel modo più inaspettato.
Effettivamente, aveva dovuto constatare allora, piazzarsi sotto casa della ragazza, non era stata di certo la più brillante delle idee. Ma non aveva potuto fare a meno di andarci, tanto gli era mancata.

- Se pensi che anche gli altri lo sappiano comunque puoi stare tranquillo senpai. -
- Eh? -
- Non ne ho fatto parola con nessuno. -
- Come? -
- Ho immaginato che ci fosse una ragione per la quale ci hai nascosto il fatto che non saresti partito... e poi non era certo compito mio dire agli altri una cosa del genere. -
- Uh... si. - aveva risposto pensieroso, guadando in basso.

Si era reso conto che avrebbe dovuto dirle qualcosa, ma a dire il vero non aveva saputo da dove cominciare. Spiegare le ragioni che non l'avevano fatto partire? Spiegarle il perché tenere comunque nascosta la cosa anche a loro? Dirle che gli dispiaceva?

La aveva sentita sospirare, allora, e si era voltato a guardarla.

- Tamaki senpai, tu fai sempre così. Ricordi quando siamo andati a mare nella spiaggia privata di Nekozawa senpai? Ricordi perché abbiamo litigato allora? Perché non avevo chiamato aiuto... beh tu non ti comporti in maniera differente. -

Si era voltata a guardarlo dritto in volto.

- Quando abbiamo saputo che le seconde sarebbero partite per la Francia ognuno di noi era preoccupato per te, ma tu non ne hai parlato con nessuno. -
- Io... -
- So che sicuramente lo hai fatto perché non volevi farci preoccupare, lo hai fatto per proteggerci, ma tu? Si, hai le tue ragioni per non essere partito, che noi magari possiamo o meno condividere, ma nessuna ragione è valida per farti sentire solo. -
- ... - era rimasto senza parole.
- Da piccolo, mi hai detto, non avevi molti amici e passavi poco tempo a divertirti, beh se l'Host Club è per te una famiglia allora non credi che sia scorretto non dire quello che pensi, che provi? - aveva fatto una breve pausa - Ho sempre pensato che tra voi ragazzi e me ci sia sempre stato come un muro da scalare, per comprendervi... senpai il tuo è il più alto di tutti, perché è il più invisibile. Riesci a sorridere così serenamente, quando molti nella tua situazione non sarebbero neppure in grado di camminare a testa alta. Ci son volte in cui dimostri di avere un cuore grandissimo e di non essere poi il perfetto idiota di cui dai sempre mostra. -
- Idiota? Haruhi... -
- Quello che voglio dire, Tamaki senpai, è che se Honey senpai è capace di mangiare torte tutto il dì così allegramente, se Hikaru e Kaoru hanno cominciato a parlare con gli altri, se perfino Kyouya senpai ti ritiene un suo amico per davvero, e, si, se anche io, che non avevo il minimo interesse di farmi degli amici all'Ouran e puntavo troppo seriamente in avanti in direzione del mio obiettivo, riesco a trovare, per qualche momento a volte, piacevole stare con tutti voi, in fondo non è altro che merito tuo. -
- Haru... -
- Quindi, senpai, perché non permetti anche noi di fare qualcosa per te? Perché non ci permetti di preoccuparci per te? -
- ... -
- Credo che tutti la pensiamo allo stesso modo al club. Ognuno di noi vorrebbe fare qualcosa per te. E, per quanto mi riguarda, se mi toccherà girare per le fiere alimentari e preparare milioni di tazze di caffè istantaneo, sopportando le tue stramberie da ricco incosciente, pur di farti capire che non sei solo, lo farò volentieri. – gli aveva sorriso - Non dovrai mai più restare solo. Non voglio che tu ti senta solo. -
- Haruhi... – aveva sussurrato con un leggero batticuore.
- Andiamo? - gli aveva infine chiesto alzandosi e porgendogli la mano – abbiamo ancora metà della fiera da girare... -

Aveva accettato la sua mano, sorridendole con enorme dolcezza.

Si era reso conto di una cosa allora: quella frase, inaspettatamente, non gli era più parsa così illogica.

“Anche tu sei innamorato di Haruhi”…


  
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