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Autore: northernlight    12/02/2013    3 recensioni
‘Dio, non avete capito un cazzo di me, tutti quanti’ li accusò mentalmente ‘solo lei capisce, lei. Lei che è come suo figlio. Se ci fosse stato Dom a tenermi a galla in questa merda mi avrebbe solo detto buongiorno e non mi avrebbe fissato come state facendo voi ora’.
Genere: Angst, Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Christopher Wolstenholme, Dominic Howard, Matthew Bellamy, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Eternally missed, capitolo II.
(aprimi prima di iniziare a leggere)




Era sicuro di essere rimasto in quel bagno per almeno un paio d’ore, ore che scoprì con dispiacere essere state solo quaranta miseri minuti. Diede un’ultima occhiata al suo riflesso nello specchio.

Sono orribile’ pensò guardandosi. L’abito rosso gli stava perfettamente, le sue vane paure sull’essere ingrassato erano svanite. La maglia bianca di Dom gli dava un’aria ancora più spenta, diede la colpa agli otto giorno trascorsi in agonia e senza dormire. Diede la colpa a tutti i pensieri che affollavano la sua mente, ai sensi di colpa che lo tormentavano giorno e notte, perché lui lo sapeva, sapeva cos’era successo e sapeva che era stato lui ad uccidere il suo migliore amico. Fece appello alla poca forza di volontà che gli rimaneva per non piangere, scosse la testa, respirò profondamente cercando di prendere anche un po’ di coraggio ed uscì dalla stanza. Era tutto tranquillo, tutto taceva al piano di sopra mentre dal piano di sotto giungeva un sommesso chiacchiericcio e rumore di piatti e bicchieri. Con una lentezza assurda, scese le scale tenendo saldamente le dita ancorate al corrimano. Le scale di casa Howard portavano direttamente in cucina dove erano tutti riuniti attorno all’isolotto dove di solito pranzavano e cenavano. Appena mise piede nella stanza il chiacchiericcio si spense e tutti lo guardarono, tutti tranne la signora Howard.

Dio, non avete capito un cazzo di me, tutti quanti’ li accusò mentalmente ‘solo lei capisce, lei. Lei che è come suo figlio. Se ci fosse stato Dom a tenermi a galla in questa merda mi avrebbe solo detto buongiorno e non mi avrebbe fissato come state facendo voi ora.’

Li guardò uno ad uno, erano tutti vestiti e pronti per il funerale. Non ebbe coraggio di guardare negli occhi né Tom né Chris e sapevaperfettamente quanto i suoi amici avessero bisogno di lui in quel momento.

Sei di nuovo egoista, Matthew, non ti vergogni nemmeno un po’?’ sussurrò la vocina dentro la sua testa. Cercò di non ascoltarla, di ignorarla come aveva imparato a fare tempo addietro quando la sua coscienza cercava di farlo inutilmente rigare dritto. Diede un’altra occhiata alla cucina, tenendosi ancora aggrappato al corrimano. Accanto alla signora Howard, che nel frattempo si era cambiata e indossava un sobrio tubino rosso scarlatto, c’era la sorella di Dom, Emma. Emma era uguale a Bill, loro padre, infatti aveva i capelli castani e gli occhi scuri ma aveva lo stesso naso perfettamente triangolare di Dom e di sua madre.

Tramezzino’ pensò amaramente Matt ‘così chiamavo il naso di Dom ogni volta che lo beccavo di profilo e lui rotolava dalle risate’ebbe una fitta al cuore in quell’istante però si costrinse comunque a parlare.

“B-buongiorno” sussurrò con voce roca. Dopo aver rotto il silenzio, la tensione nella stanza sembrava essere leggermente diminuita. Matt scese gli ultimi gradini e si sedette su uno degli sgabelli girevoli neri, accanto a Kate.

Dio quanto è bella’ pensò guardando la sua amata. Kate era una di quelle donne alle quali la gravidanza donava molto: i suoi lineamenti si erano addolciti e ammorbiditi, Matt adorava il pancione e la creatura che portava in grembo. Ricordò quando aveva registrato con il suo iPhone il battito cardiaco del piccolo durante un’ecografia e Dom era con lui ed era stata Kate ad insistere perché fosse lì con loro. Matt avrebbe tanto voluto inserire quel battito in una canzone, ma i Muse non sarebbero sopravvissuti, i Muse non esistevano già più.

Da otto giorni, Matthew, da otto giorni i Muse non esistono più’ ricordò la voce dentro la sua testa. Passarono alcuni interminabili minuti, prese la mano di Kate e la strinse tra le sue. Era così morbida e calda e profumata, chiuse gli occhi e l’avvicinò alle sue labbra e la baciò e respirò profondamente. Riaprì gli occhi pericolosamente lucidi.

“Avete già fatto colazione?” chiese il cantante senza alzare lo sguardo dalla composizione di frutta al centro del tavolo.

“Non ancora, Matthew” disse la signora Howard girandosi a guardarlo e gli sorrise, un profondo sorriso di incoraggiamento che Matt ricambiò, stranamente senza forzature.

“Sì, avremmo già mangiato se Kate non si fosse sbafata tutta la torta che Kelly ha preparato ieri” replicò scherzando Tom che abbracciava la sua bellissima ragazza, Jaclyn.

“Ma dai, lo sapete che quando c’è lei dovete nascondere tutto anche i bambini, sennò si mangia pure quelli..” disse Matt sorridendo.

Dio, devo sembrare uno da internare in manicomio. Prima piango e sono sul baratro della morte e poi rido come se niente fosse’ pensò disgustato tra sé e sé e tornò serio. Emma, che nel frattempo aveva messo su l’acqua per il tè, stava guardando Matt.

“Sai, non devi per forza fare così, Matt” disse la ragazza.

“C-cosa?” balbettò sorpreso il cantante.

“Essere triste, non sorridere più e pensare che sia sbagliato sdrammatizzare e provare ad essere felice.”

Matt si alzò di scatto tenendo ancora la mano di Kate nella sua. Si accorse che Kate aveva rafforzato la presa attorno alle sue esili dita, come a dirgli di stare calmo e ci provò.

“Non sarò felice per molto tempo. Il mio migliore amico è-..”

“Era mio fratello, Matthew. Mio fratello. La persona con la quale sono cresciuta e che ho amato con tutta l’anima” lo interruppe dolcemente Emma “io... io capisco, so che per te non è facile, ma noi tutti siamo preoccupati per te, non sei uscito da quella stanza per giorni.”

“Otto giorni” precisò lui.

“Quelli che sono, Matt. Noi siamo preoccupati per te e lo sarebbe anche Dom se ti vedesse in queste condizioni. Sai, mi sembra quasi di sentirlo! Ti avrebbe detto che sei in uno stato pietoso, che quella maglia ti sta malissimo ma quel completo rosso è bello e ti sta divinamente come nel 2007” aggiunse lei.

“Emma, perché? Perché lo stai facendo?”

Però fu Chris a prendere la parola: “Perché, sei... accidenti, come posso spiegarlo?”

“Eh, lo vedi perché non compari mai nelle interviste? Perché non sai parlare” lo prese in giro sua moglie.

“Sssh, fatemi concentrare” disse il bassista guardando un punto indefinito davanti a sé. Tutti attesero in religioso silenzio, quando Chris prendeva la parola era sempre un bel momento perché era sempre taciturno e silenzioso ma quando parlava diceva sempre cose sensate e giuste.

“Bene, allora..mettiamola così: questi giorni...”

Otto giorni” precisò nuovamente Matt che fu zittito da uno sguardo di Chris “okay, scusa, continua.”

“Dicevo, questi otto dannati giorni sono stati probabilmente i più difficili di tutta la mia e nostra vita. Da che ho memoria, siamo sempre stati noi tre, Matt. Io, tu e Dom e ognuno di noi aveva un ruolo e tu eri e sei quello forte, il nostro punto di riferimento.”

La mano di Kate si strinse ancora più forte alla sua. Chris continuò. “Io ero, sono quello più responsabile e Dom era quello più spensierato e che ci faceva sorridere tutti. Ed è tutta una fottuta conseguenza, Matt, Dom manca e manca la spensieratezza. Tu manchi e manca lastabilità e la sicurezza di cui tutti abbiamo bisogno in un momento come questo.”

Matt era stupito ed incredulo, non pensava di avere un ruolo così importante per i suoi amici. Sì, ovvio, erano i suoi migliori amici, Kate era la sua compagna e conosceva Kelly e Jaclyn praticamente da sempre e vivevano quasi tutti in simbiosi anche quando non erano in tour, ma non pensava di essere il loro punto di riferimento.

“Non hai notato come la tensione si è alleggerita da quando hai messo piede qui dentro?” chiese proprio Jaclyn timidamente, come sempre.

“I-io non pensavo...” balbettò Matt.

“Non pensavi cosa? Di essere così importante per noi?” chiese Tom.

“Già.”

“Matt, sei le fondamenta della band, della nostra amicizia che è la cosa più importante in questo momento. Se fosse dipeso solo da me e Dom a quest’ora staremmo pulendo i cessi da qualche parte, dannazione” disse Chris.

“Capisci ora cosa volevo dire?” intervenne Emma “hanno, abbiamo bisogno di te per superare tutto questo. Non pretendiamo che tu sia felice adesso ma buttarti giù, ucciderti dentro e darti colpe che non hai, non porterà a niente. Tutti abbiamo perso qualcuno, chi più chi meno, ma dobbiamo farci forza l’un l’altro, capisci?”

“Io... mi dispiace. Mi dispiace di tutto, davvero. Ma voi non sapete, non potete capire” disse Matt, una lucida e solitaria lacrima rigò lo zigomo pallido e perfetto.

“Cosa, Matthew? Cosa non capiamo? Che per te è diverso perché sei stato tu a trovare Dominic morto?” mormorò bruscamente la signora Howard “io ho seppellito mio marito e ora mio figlio. Una madre non dovrebbe sopravvivere ai propri figli, non dovrebbe affatto. Ma devo andare avanti, Matthew, e devi farlo anche tu. Chiuderti in quella stanza per otto giorni, cosa ti ha portato?”

“Sono stato io. L’ho ucciso io”

“Ma cosa stai dicendo?” chiese Chris. Tutti sapevano com’erano andate le cose e nessuno dava assolutamente la colpa a Matt, ma lui non riusciva a non sentirsi colpevole.

“Oh cielo, di nuovo questa storia” disse Kate che fino ad allora era rimasta in silenzio.

“Matthew” iniziò a dire la mamma di Dom avvicinandosi a lui e mettendogli le mani sulle spalle esili accarezzandogli le clavicole con i pollici “per quanto mi costi ammetterlo, è stata una decisione esclusivamente di mio figlio. E’ stata una sua debolezza, ha deciso lui. E per quanto questa cosa mi distrugga, perché non pensavo che Dom potesse essere così debole, tu non hai nessuna colpa.”

Matt distolse lo sguardo dagli occhi verdi della signora Howard.

“Voi non capite” sussurrò il cantante a denti stretti.

“E allora spiegaci! Cosa aspetti?” chiese dolcemente Emma.

“S-se io non gli avessi detto quelle co-...“ proseguì Matt.

“No, Matt, ancora questa storia?!” replicò arrabbiato Chris.

Il frontman lo ignorò e proseguì: “Se io non gli avessi detto quelle cose, tutto ciò non sarebbe mai successo! Dieci giorni fa... non otto, otto sono da quando ho trovato Dom, ma se dieci giorni fa non gli avessi detto quelle cose, ora lui sarebbe qui con me.”






(cornerstone)
non finirò mai di chiedere scusa a chi legge per questa storia,
se vi consola, sappiate che ad oggi ancora non riesco a guardare 
foto di Dominic senza sentirmi in colpa.
spero abbiate ascoltato l'accompagnamento musicale e che vi sia piaciuto.
  
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