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Autore: _Ve    13/02/2013    7 recensioni
Storia di una ragazza diversa dalle altre. Elisabetta Lensy, 17 anni, una vita che non le piaceva e un pessimismo comune a pochi. Le cose cambieranno quando incontrerà delle persona capaci di farla sorridere? Dal primo capitolo:
"Quel ragazzo sorrideva sempre, ero colpita. No, non colpita in quel senso, io avevo chiuso da parecchio coi ragazzi. La mia ultima storia non si era conclusa nel migliore dei modi. D'altronde, diciamolo, i ragazzi sono dei coglioni. Ne trovano una con due tette soddisfacenti, la riempono di complimenti, se la portano a letto e poi la scaricano. È così che funziona."
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Tu saresti...?"
 

Il pomeriggio seguente decisi di andare a trovare mio papà in ospedale. Mi vestii, presi il mio iPod e uscii. Fuori pioveva, ma non era un problema. Io amavo la pioggia, sembrava spazzarmi via tutti i pensieri. Accesi l'iPod mentre mi incamminavo verso l'ospedale. Ah, musica e pioggia, cosa c'era di meglio?

Dopo una quindicina di minuti, mi ritrovai davanti all'entrata dell'ospedale. Le porte si aprirono e, a quel punto, entrai. I muri dell'ingresso, nel quale c'era uno squallido bar, erano stinti, di un color rosa pallido che sapeva di malattia, e il silenzio che c'era lì dentro faceva venire la depressione. Mi avviai verso l'ascensore e cliccai il pulsante che portava al secondo piano, nel frattempo mi tolsi le cuffiette. L'ascensore si fermò un piano prima del previsto, dove entrò un uomo che teneva per mano una bambina che immaginavo fosse sua figlia. Aveva circa sette anni ed era davvero carina. I suoi capelli, biondi, erano legati in due piccoli codini e la fronte era coperta dalla frangetta. Aveva due grandi occhi azzurri, che esploravano il mondo, e sembrava.... Come dire... Impaurita. Era vestita tutta di rosa.

Bleach. Io odiavo il rosa. Da piccola mettevo le tute smesse di mio fratello e non ho mai giocato con una Barbie in vita mia. Sinceramente, preferivo giocare ai video-games.

"Papà, ma mamma dov'è?", pronunciò, con una vocina piccola piccola.

"Tra poco la vedrai, amore", rispose prontamente lui.

A quel punto, le porte dell'ascensore si aprirono e io, l'uomo e sua figlia uscimmo. Mi resi conto di non avere idea della camera in cui fosse mio papà, così chiesi informazioni a un infermiera.

"Mi scusi, sa dirmi dove posso trovare mio papà? Si chiama Paul Lensy..."

"Come ha detto che si chiama?" iniziavo a perdere la pazienza.

"Lensy. Paul Lensy."

"E in che reparto è?" Dio, ma era scema forte allora. Se lo avessi saputo non glielo avrei chiesto, no?!

"Se lo sapessi, non glielo chiederei, non crede? Lasci stare, me lo cerco da sola, grazie mille per la gentilezza, per la disponibilità e soprattutto per la competenza." sottolineai l'ultima parola in modo che afferrasse il sarcasmo. A quel punto iniziai a vagare, nella speranza di trovare la camera dove stava mio papà. Mentre cercavo, vidi un ragazzo seduto su una sedia. Aveva il ciuffo tinto di biondo e due occhi azzurri magnifici, dai quali uscivano... Lacrime? Decisi di lasciar perdere e di continuare la mia ricerca. Alla fine, dopo 15 minuti, trovai la stanza ed entrai. Ero già andata a trovarlo, ma lo spostavano continuamente. La sua vista non mi provocò nessuna emozione, era così anche la settimana prima e quella prima ancora. E no, non mi mancava.

Lui non si poteva definire "mio papà". Non c'era mai stato, era sempre in viaggio per lavoro, e le poche volte che ci vedevamo non faceva altro che ripetere a me e a mio fratello quanto fossimo inutili. Aveva sempre fatto il duro, e ora era lì, su quel letto bianco. Dal braccio partiva il tubo tramite il quale gli immetevano le flebo e aveva gli occhi chiusi. Sembrava quasi morto. Mi avvicinai, sussurrai un "ciao, papà" e me ne andai. Uscii dalla stanza e dopo altri 10 minuti trovai l'ascensore con il quale ero arrivata.Cliccai "piano terra". Questa volta ero in solitudine. Mi guardai nel grande specchio che c'era su una parete, notando ancora una volta quanto fossi insignificante. I capelli, castani e mossi, mi ricadevano sulle spalle e il trucco che mi circondava gli occhi color nocciola era un po' sbavato. Con un "plin" l'ascensore si fermò e io, finalmente, arrivai nel bar dell'ingresso. Stavo per comprarmi un caffé (ero praticamente drogata di quella roba) quando sentii dei singhiozzi dietro di me. Erano alquanto fastidiosi, quindi aspettando il mio caffé mi misi le cuffiette e accesi l'iPod. "My heart's a stereo, he beats for * singhiozzo* ..sten close, hear my * altro singhiozzo* ...ry note. Make me your..". Minchia oh, neanche una canzone in pace si poteva ascoltare! Presi il mio caffé e mi girai per chiedere al depresso di fare meno rumore; stavo per aprire bocca quando vidi che i singhiozzi provenivano dal ragazzo di prima. Il suo sguardo era triste, addolorato, e piangeva come uno che ha perso tutto. Mi avvicinai.

"Ehi, perchè piangi?", chiesi. Mi stupii di me stessa, non era da me essere gentile con un estraneo.

"Mia mamma... ha un tumore. Ha due mesi di vita." mi rispose piano. Oh, merda. Un ragazzo che piangeva per sua mamma. Era evidentemente uno senza palle.

"Ah, ehm, mi dispiace" Wow Elisabetta, un ragazzo sta piangendo e tu gli dici "mi dispiace". Che sensibilità.

"Tu saresti...?" mi chiese, incuriosito. Effettivamente una che ti chiede cos'hai senza nemmeno conoscerti non deve sembrare tutta normale.

"Elisabetta. Ma chiamami Betta, odio il mio nome, è troppo lungo. E poi dai, sembra il misto di due nome, Elisa e Betta, una vera merda insomma" Ma che cazzo stavo dicendo? "Sì, sto sparando un mucchio di cazzate, ma non preoccuparti, è normale. Tu invece ti chiami...?"

"Niall. Niall Horan." disse ridendo, probabilmente per tutte le puttanate che avevo appena detto. Aveva un sorriso davvero bello, trasmetteva allegria. Stavo per chiedergli qualcosa di più sulla sua vita, quando la bambina dell'ascensore si aggrappò a una delle sue gambe.

"El... Betta, lei è mia sorella, Mary. Mary, saluta Betta"

"Ciaaaao. Sei bella". Non capivo perchè la gente si divertisse a prendermi in giro. Insomma, io bella, ma per favore. O mi stava prendendo in giro o aveva bisogno di un paio di occhiali.

"Ehm, Betta, io devo andare. Piacere di averti conosciuta." Sorrise.

"Ciao Niall". Tornando a casa, mi misi a pensare. Quel ragazzo, il biondo, mi aveva colpita. Sembrava così... spontaneo, così sincero.

Ero in casa da dieci minuti quando sentii il telefono di casa squillare.

"Pronto?"

"Beeeeeeeeeeeeeetta. Ho lot of novità da comunicarti."

"Dimmi bella"

"Allora, il mio compleanno è domani, alle 21.30, ma tu sei invitata per le 20.30 così mi aiuti a preparare"

"Anche io ho voglia di passare un po' di tempo da sole, come sei tenera"

"Non metterti a fare la patetica e muovi il culo. Ah, indovina cosa mi hanno regalato i miei genitori? Plus, di Ed Sheeran! Oh, che bello, li amo li amo li amo"

"Wow, sono contenta per te!" merda cazzo culo.

"Già, già... Ci vediamo domani sera! Ciao brutta"

"Ciao puzzona".

E così, ero nella merda. Sarei dovuta andare a cambiare il cd. La mia solita sfiga.

 

 

Hello everybody!
Qui entra in scena il bello, tenero, fantastico... Niall Horan * clap clap clap *
Scherzi a parte, il capitolo non mi convince molto, ma mi serve :D Tra un paio di capitoli Betta conoscerà finalmente anche Liam, Zayn e Harry.
Che emozione :')
Scherzi a parte, ditemi cosa ne pensate perchè ci tengo.
A questo proposito GRAZIE alle otto persone che hanno recensito il primo capitolo, che sono:
_vivvy_
One Thing s
Rose_Elle
writers_idols
Littlemixsvoice
Dhuri_Harrybellotutto
paynesmouth
Some_problems

Grazie anche a chi ha letto questo capitolo :)
Ve.



  
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