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Autore: Raika    15/02/2013    2 recensioni
Gli opposti si attraggono e quando un demone e un agnello si incontrano la scintilla è inevitabile.
"Nei momenti critici il bene ha qualcuno dalla sua parte. Il male no."
E se il destino concedesse ad un demone l'aiuto di un agnello?
Bene e Male.. Demone e Agnello.. Destino e Scelta..
Il suo nome è Charlotte Hellenton e questa è la sua storia..
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Jin Kazama, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il Compleanno

Nonostante lo Zuma Aureo fosse di per sé uno dei locali più spettacolari di tutto il Giappone, il giorno del compleanno di Maria Ximena assunse un nuovo livello di straordinarietà. La giovane Hellenton infatti si era assicurata che tutto fosse estremamente perfetto e luccicante: la sua doveva essere la festa più invidiata dell’anno e a giudicare dalla quantità di ospiti e dalla qualità del locale, senza ombra di dubbio sarebbe riuscita nel suo intento.
Se Maxi era eccitata come una bambina il giorno di natale, Charlotte aveva invece il livello di entusiasmo sotto zero. La ragazza, infatti, trovava tutto quello sfarzo e quella magnificenza, così curata nei minimi dettagli dalla sorella, dannatamente eccessiva, infondo era solo uno stupido compleanno, che bisogno c’era di organizzare tutta quella mascherata?!
A peggiorare ulteriormente l’umore della ragazza inoltre ci si era messa il suo stupidissimo gatto, che due giorni prima della festa aveva avuto la brillante idea di farsi le unghie sul suo vestito facendo un enorme e vistosissimo buco nel fine tessuto lavorato che lo ricopriva e costringendola a girare, per la seconda volta, una quantità esorbitante di negozi alla ricerca di un sostituto.
<< Stupido compleanno! Stupida Maxi! E stupido gatto! >> imprecò Charlotte osservandosi allo specchio per niente soddisfatta nel suo aderente e luccicante abito nero.
<< Secondo me ti sta benissimo, inoltre >> le disse Camila facendola voltare e indicando la sua schiena, dove il tessuto diventava pizzo ricamato con rose. << Questo è molto sexy. >>
La Hellenton osservò il suo riflesso per niente convinta, poi facendo una smorfia andò ad indossare i tacchi: almeno quelli, neri e con un cinturini ricoperto di pietre preziose, erano di suo gradimento.
<< Detesto questo vestito, è troppo appariscente! >>
Camila alzò gli occhi al cielo sbuffando, ma era mai possibile che la sua amica non desiderasse mai mettersi un minimo in mostra? Insomma, era una ragazza molto bella, chiunque al suo posto avrebbe sbandierato la propria avvenenza ai quattro venti.
<< Charlie, non è affatto appariscente, forse un pochino la schiena, ma per il resto no. Hai le braccia coperte, uno scollo per niente profondo, inoltre è in velluto e non c’è niente di meno trasparente del velluto. >>
<< Sono ricoperta di brillantini da capo a piedi, mi sembra di essere una Winx! >>
<< Quante storie Charlie! Sei una favola, adesso andiamo >> ordinò la rossa prendendo per un braccio la ragazza e trascinandola verso il garage, dove Ricardo le stava aspettando.
<< Facciamo a cambio, tu indossi il mio e io il tuo >> propose la bionda facendo un cenno verso l’abito nero in pizzo e raso dell’altra.
<< Ti sto ignorando >> cantilenò Camila salendo in auto e facendo sbuffare l’amica.
Quando giunsero al localo la maggior parte degli ospiti era già arrivata e le due non poterono certo passare inosservate, cosa che, Charlie ne era sicura, avrebbe fatto infuriare Maria Ximena, dato che secondo il suo punto di vista era inammissibile che la sorella della festeggiata arrivasse in ritardo “rubandole” il centro della scena.
<< Maxi ci ammazzerà, lo sai vero? >> disse la Hellenton scendendo dall’auto.
<< Non mi preoccuperei più di tanto, non rischierà di sporcarsi il suo luccicante vestito >> rispose Camila, salutando con un accattivante sorriso un gruppo di ragazzi in fila per entrare nel locale. << Saluta Charlie, hai degli ammiratori. >>
La ragazza alzò gli occhi al cielo prendendo l’amica per un braccio e trascinandola verso l’ingresso riservato o, come amava chiamarlo Maxi, VIP.
<< Guastafeste! >> protestò la Toledo, facendo un cenno con le dita ai giovani, per poi scoppiare a ridere una volta dentro, dove un addetto prese in consegna i loro soprabiti.
L’interno del locale era stato addobbato in pieno stile Maria Ximena: vistoso, luccicante e dannatamente esagerato.
<< Non posso sopravvivere a questa serata.. >> sussurrò Charlotte vedendo l’esorbitante quantità di ospiti.
<< Oh si che ce la farai >> le rispose Camila, spingendola verso la sala dove si sarebbe tenuto l’aperitivo.
Non appena entrarono nella stanza buona parte degli sguardi dei presenti si posarono incuriositi su di loro, permettendo a Charlie di individuare molte facce conosciute, che salutò con un incerto sorriso di scuse, sorriso che si trasformò in una smorfia quando dal fondo della sala incrociò lo sguardo omicida di Maxi.
<< Sei ancora sicura che non ci ucciderà? >> domandò la ragazza facendo un cenno verso la sorella.
<< Bé.. >> rispose Camila facendo spallucce. << Sicuramente non lo farà adesso. Andiamo, ho visto tua madre. >>
Scivolando veloci tra la folla, fermandosi ogni qual volta qualcuno degli ospiti le tratteneva per un saluto, raggiunsero la signora Hellenton, la quale vedendole tirò un sospiro di sollievo.
<< Rose, questo abito le sta d’incanto >> si complimentò sinceramente la Toledo.
<< Grazie cara, ma ciò non toglie che siete terribilmente in ritardo. >>
<< Lo so, è colpa mia >> disse Charlotte. << Ho avuto problemi con il vestito. >>
<< Cos’ha che non va? >> chiese la donna osservandola. << A me sembra perfetto. >>
<< Niente, solo che originariamente non dovevo indossare questo, tutto qui. >>
<< Io trovo che ti stia molto bene e da come ti sta mangiando con gli occhi suppongo che anche Raul la pensi come me. >>
Camila rise voltandosi appena verso il fratello, mentre Charlie fece roteare gli occhi: Raul mangiava con gli occhi qualsiasi ragazza indossasse un mini abito aderente.
<< Ad ogni modo, suppongo te lo dirà lui stesso >> concluse la donna.
<< Cosa?! >>
<< Rose, siete incantevole questa sera >> si complimentò il ragazzo baciandole galantemente la mano, poi voltandosi verso le due giovani continuò << Sorellina, Charlotte, ci stavamo tutti chiedendo quando sareste arrivate. >>
<> disse la bionda. << Ho avuto un piccolo contrattempo che ci ha trattenute più a lungo del previsto. >>
<< Non fa niente, gli uomini adorano le donne che si fanno desiderare. Soprattutto quando la loro bellezza vale l’attesa. >>
Charlie sorrise mascherando con la cortesia l’irritazione: quanto detestava quel suo scontato repertorio di frasi fatte a cui attingeva ogni qual volta doveva abbordare una ragazza.
<< Camila >> intervenne Rose. << So che sei un’appassionata di teatro, suppongo quindi tu conosca la signora Fung. >>
<< Solo di fama, le sue opere sono davvero meravigliose, sono una sua grande ammiratrice. >>
<< Allora devo proprio presentartela. Ragazzi vi dispiace se ci assentiamo un attimo? >>
Raul sorrise affabile e comprensivo rispose << Certamente no, conosco la passione di mia sorella e non mi permetterei mai di farle sfumare l’opportunità di conoscere il suo idolo. >>
La donna annuì compiaciuta e con la giovane Toledo si congedò, lanciando una loquace occhiata alla figlia, che fece finta di ignorare.
Una volta rimasti soli il ragazzo sfoderò il sorriso più affascinante che riuscisse a fare e sicuro di sé chiese << Posso offrirti qualcosa? >>
<< Anche se tecnicamente, essendo mio padre che paga, sono io che offro, direi di si. >>
<< Sempre precisa e tagliente, non sei cambiata affatto Charlie. >>
<< Allora dovresti già sapere come andrà a finire, Raul >> rispose la ragazza guardandolo dritto nei suoi magnetici occhi verdi.
Lui sorrise, mascherando un moto di frustrazione al ricordo di come lo aveva palesemente scaricato diversi anni prima, quando per una semplice ripicca aveva cercato di conquistarla.
<< Ciò comunque non mi impedisce di riprovare >> le disse accattivante porgendole un calice di champagne.
Charlotte lo accettò brindando con lui, per poi aggiungere << Se godi nell’essere masochista. >>
<< Solitamente preferisco altre pratiche, ma se è così che ti piace per te posso fare un’eccezione. >>
La ragazza lo fulminò con lo sguardo pronta a ribattere alle sue provocazioni, ma il suo tagliente discorso dovette essere rimandato a causa di Maxi, la quale richiamando l’attenzione di tutti per mezzo di un microfono in stile anni ‘50, uscito chi sa da dove, esclamò << Buona sera a tutti. Sono davvero onorata di avervi come ospiti questa sera per festeggiare il mio favoloso compleanno, per cui devo ringraziare il mio adorato padre. Spero che l’aperitivo sia stato di vostro gradimento e adesso vorrei invitarvi ad accomodarvi nella sala accanto per dare il via alla festa vera e propria. Grazie. >>
Il discorso di Maria Ximena si concluse con un fragoroso applauso, a cui seguì lo spostarsi di tutti gli invitati nella sala indicata dalla ragazzina. Charlotte attese che buona parte dei presenti fosse passata, non l’allettava proprio la prospettiva di buttarsi nella folla, soprattutto con quei vertiginosi tacchi che aveva indossato, poi andò a prendere posto.
Ad attenderla al suo tavolo trovò Maxi, la quale incenerendola con un occhiataccia sibilò << Sei arrivata in ritardo alla mia festa. >>
<< E’ per questo che ti ho comprato un regalo >> rispose la ragazza sedendosi.
<< Spero per te che sia favoloso, altrimenti mi lamenterò per i prossimi sette mesi >> la minacciò la festeggiata andandosene indispettita verso il suo posto.
Charlie fece spallucce per niente impressionata: tanto lo avrebbe fatto comunque.
E quando tutti si sedettero la festa poté finalmente iniziare.

Sorvolando il fatto che Charlotte avrebbe preferito essere in qualsiasi altro posto tranne che lì, la cena fu piuttosto tranquilla e piacevole. Maria Ximena si rivelò essere una “padrona di casa” eccellente, dedicando un po’ del suo tempo a tutti gli invitati con modi affabili ed eleganti che lasciarono estremamente soddisfatta Rosalie Hellenton; e la serata trascorse senza nessun imprevisto o evento indesiderato. Tanto che, ancor prima di quanto avesse sperato, Charlie si ritrovò al post-party organizzato nell’attico a sorseggiare dell’ottima Sangria de Cava  in compagnia del ministro dell’economia giapponese, che la intrattenne parlando di azioni e spread.
<> si congedò la ragazza, mescolandosi tra gli altri invitati. Discutere di produttività e denaro con un esperto del settore era davvero estenuante, soprattutto se alla passione si aggiungeva il fanatico patriottismo cha caratterizzava il politico.
“Perché diavolo non sono andata a ballare con Maxi?” si domandò, dopo aver saltato da un dirigente d’azienda a magnati della finanza per almeno una decina di minuti.
Maria Ximena, infatti, per rendere ancora più indimenticabile la sua festa aveva progettato un fine serata nella discoteca del club per i più giovani e un post-party per i meno, di modo che suo padre potesse accattivarsi o mantenere saldo il favore degli invitati accuratamente scelti.
<< Eppure avrei giurato che una tipa come te fosse più una da discoteca che da barbosissimo post-party >> disse una fin troppo familiare voce maschile richiamando la sua attenzione.
<< Devo per caso chiamare la sicurezza e denunciare un imbucato? >> domandò la giovane voltandosi verso l’origine del suono, dove un finto risentito Hwoarang  esclamò << Così mi offendi Charlotte, sono stato invitato. >>
<< Mi stupisci >> rispose sinceramente la Hellenton. << Credevo fossi più un tipo da strip club. >>
<< Effettivamente lo sono, ma non si può certo rifiutare un invito di papi Hellenton, dico bene? >>
Lei annuì, mascherando con un sorriso il suo stupore: sul serio era stato suo padre ad invitarlo? Se era vero, era davvero molto strano.
<< Allora, che si fa per divertirsi in posti come questi? >> chiese il coreano guardandosi intorno.
<< Bé, si chiacchiera di sport, finanza, musica, teatro, arte, design o moda. E se conosci le persone giuste puoi anche scoprire qualche pettegolezzo piccante >> commentò ironica la giovane. << Oppure, come nel mio caso, si cerca di evitare scocciatori indesiderati affogando il fastidio nell’alcool. >>
Hwoarang inarcò le sopracciglia  per niente soddisfatto. << E’ una rottura di coglioni colossale, quindi. >>
<< La parte in cui affoghi il fastidio nell’alcool dopo un po’ diventa divertente >> rise Charlie.
<< Bé >> acconsentì alzando le spalle il giovane. << Che alcool sia, allora. >>
Raggiunsero il bancone riuscendo ad evitando ogni ricco magnate dell’industria o le loro pettegoli mogli, ma cosa ancor più piacevole per Charlie, non c’era traccia di Raul. La ragazza, infatti, non aveva dimenticato la sua possibile dichiarazione annunciatale da Camila qualche tempo prima, e ad esserne sincera volevo proprio evitarla.
<< Due tequila con ghiaccio >> ordinò il rosso, con un ammaliante sorriso alla barista.
Charlotte sorrise scuotendo divertita la testa, anche se, osservandolo bene il giovane coreano non era niente male, soprattutto con indosso quell’elegante completo nero con tanto di giacca, sotto la quale si potevano intravedere i suoi tonici pettorali messi  in risalto da un’aderente maglietta grigia.
<< Che guardi biondina? >> domandò il coreano con un sorriso malizioso.
<< Ho notato che finalmente ti sei deciso a indossare qualcosa che possa definirsi abito. >>
<< Perché, cos’hanno i miei vestiti abituali? >>
<< Cos’hanno? Stai scherzando vero? Vogliamo parlare di quei cosi da cowboy che spacci per jeans o di quella sotto specie di gilet? >>
<< Le ragazze li trovano molto sexy. >>
<< Io per niente. >>
<< Tsé >> la prese in giro lui con finta aria di superiorità. << Dovevo aspettarmelo da una che non si sa divertire. >>
<< E chi ti dice che non lo sappia fare? >>
<< Che sei qui invece che là >> rispose Hwoarang indicando il soffitto, per intendere la discoteca al piano superiore.
<< Touché >> si dichiarò sconfitta la bionda.
<< Una di queste sere ti farò vedere come ci si diverte dalle mie parti. >>
<< Per caso mi stai chiedendo un appuntamento? >> domandò sorridendo lei.
Il coreano avrebbe voluto rispondere con una frase ad effetto, ma fu costretto a trattenersi per l’arrivo di Adam Hellenton, accompagnato da un secondo uomo leggermente più basso ma comunque elegante  e ben piazzato fisicamente.
<< Charlotte, vedo che hai già conosciuto Hwoarang >> le disse suo padre facendo poi un cenno verso il suo compagno. << Ti presento allora Beak Doo San, suo maestro e mio vecchio amico. >>
<< E’ un piacere signor Doo San >> salutò la giovane porgendogli la mano.
<< Lo è anche per me. Spero che il mio allievo sia stato una compagnia piacevole. >>
<< Molto, è davvero un ottimo intrattenitore. >>
Beak annuì soddisfatto, poi Adam facendo cenno verso alcuni divanetti liberi propose << Perché non ci sediamo? >>
Tutti accettarono di buon grado e una volta accomodatisi Charlotte domandò << Lei di cosa si occupa signor Doo San? >>
<< Sono un maestro di Tae Kwon Do per conto dell’esercito coreano. >>
<< Interessante. Mi stupisce papà che tu abbia come vecchi amico un maestro di arti marziali dell’esercito, come vi siete conosciuti? >>
<< All’epoca Beck non era un militare, diciamo che lavorava in proprio >> spiegò Hellenton senza scendere troppo nei dettagli, cosa che lasciò perplessa la figlia. Nell’ultimo periodo suo padre troppo spesso non scendeva nei dettagli.
<< Capisco. E cosa vi porta qui dalla Corea? Ho sentito dire che l’esercito là è molto rigido, raramente concede licenze >> continuò la giovane.
<< Bé, il mio servizio militare è finito qualche settimana fa >> intervenne Hwoarang, mentre il suo maestro aggiunse << Siamo qui per partecipare all’Iron First Tournament, suppongo tu ne abbia sentito parlare. >>
L’Iron First Tournament.
Certo che ne aveva sentito parlare, anzi ultimamente se ne era interessata anche fin troppo.
Immediatamente i suoi pensieri corsero a Jin Kazama ed irritata gli scacciò, adesso non era proprio il momento, poi con non curanza rispose << Vagamente, non me ne sono mai interessata più di tanto. >>  
Per un attimo Charlie pensò che suo padre percepisse la sua menzogna, ma quando l’uomo non diede nessun segno che potesse far pensare che l’avesse scoperta, tirò un sospiro di sollievo tranquillizzandosi. Non che ci fosse niente di male nell’occuparsi del Tekken, infondo erano sempre alla ricerca di buoni combattenti e al torneo partecipavano solo i migliori, soltanto che sbandierarlo ai quattro venti avrebbe senza dubbio scatenato un lungo interrogatorio sul perché di questo suo novo interesse e Charlotte non voleva certo confessargli che era dovuto a Jin, soprattutto dopo la reazione di suo padre al solo sentire il nome del ragazzo.
Continuarono a chiacchierare ancora per diversi minuti, Beak era un oratore eccellente e anche Hwoarang nonostante la sua improvvisa serietà, probabilmente dovuta al capostipite della famiglia Hellenton, intervenne con qualche battuta.
La ragazza pensò che tutto sommato non era stata una cattiva idea evitare la discoteca: stava passando una discreta serate e non c’erano tracce di Raul, o almeno non fino a quel momento. Fu per puro caso, infatti, che intravide tra le numerose persone presenti quell’irritante e perfetto volto dai gelatinanti cappelli scuri del giovane Toledo, che le fece roteare gli occhi nervosamente. Okay, era arrivato il momento di sparire velocemente e senza dare nell’occhio, l’ultima cosa che voleva era che lo spagnolo si accorgesse di lei e decidesse di iniziare con la sua bella dichiarazione, magari  pure davanti a suo padre: anzi sicuramente l’avrebbe fatta con Adam Helenton lì presente, quel subdolo sapeva che in quel modo lei non avrebbe mai potuto rifiutarlo.
<< Volete scusarmi? Ho visto mia madre e vorrei andarle a farle compagnia >> si congedò la ragazza.
<< Certamente, è stato un piacere conoscerti >> la salutò Beak.
<< Anche per me, arrivederci. >>
Sorridendo agli ospiti appena lasciati Charlie si mescolò tra i vari invitati, stando ben attenta a mettere più distanza possibile con Raul. Saltò per almeno une decina di minuti da un conoscente all’altro fino a che finalmente raggiunse l’ampia terrazza attraverso la quale si poteva scendere nei giardini. Assicurandosi che nessuno la vedesse scese i gradini ed una volta nel cortile si incamminò verso la piscina: almeno lì forse sarebbe potuta stare tranquilla.
Decisa a passare in quel luogo il resto della serata si sedette su una delle sdraie ad osservare il cielo: era di un blu così intenso da lasciare senza fiato, sarebbe potuta stare ad ore ad osservare qui piccoli puntini luminosi e probabilmente lo avrebbe anche fatti se qualcosa non le avesse toccato la spalla facendola sussultare.
Spaventata si voltò verso ciò che l’aveva aggredita, pronta a urlare, ma quando quel qualcosa entrò nel suo campo visivo ciò che vide la lasciò a bocca aperta: era Jin Kazama.
<< Jin?! >> sussurrò lei portandosi una mano al cuore. << Mi hai spaventa morte! Che ci fai qui?! Come.. Come hai fatto a superare la sicurezza?! >>
<< Non qui >> le disse lui facendole segno di seguirlo. << Non dovrei essere qui.. >>
Charlotte seguì il ragazzo fin sotto il piccolo gazebo posizionato al lato della piscina: da lì nessuno all’interno dell’edificio avrebbe potuto vederli, nel caso in cui qualcuno si fosse affacciato, infatti, avrebbe soltanto intravisto il tettuccio di vimini della struttura.
<< Perché sei qui? >> domandò Charlie, una volta che si furono fermati.
Jin si voltò verso di lei, ed immediatamente un misto di sensazione contrastanti l’avvolsero lasciandola completamente spiazzata.
<< So che non dovrei essere qui. Mi rendo conto che sto facendo un grandissimo errore, oltre a non rispettare l’accordo preso con tuo padre, ma.. >>
<< Hai un accordo con mio padre?! >> lo interruppe lei, venendo però ignorata da Jin, il quale continuò << ma non posso starti lontano.. So che dovrei farlo per proteggerti e lo vorrei davvero, ma.. Non ci riesco.
   << Non so spiegarti perché. Io vorrei starti lontano, ma.. C’è qualcosa, non so cosa, ma mi spinge verso di te. Lo so che sembra assurdo, ma io finisco sempre per cercare te.. Sei come una calamita, mi attrai a te e nonostante provi ad oppormi, non riesco a farlo.
   << Come la notte in cui ti ho salvata: non so perché ero lì, non ero mai stato in quella via. Però quella sera qualcosa mi spinse a uscire e a raggiungerti.. Sapevo esattamente dove ti trovavi, sapevo che eri in pericolo e che dovevo aiutarti. >>
Charlotte ascoltò ogni singola parola trattenendo il fiato, aveva la mente in tumulto e il cuore le batteva all’impazzata.
Qualsiasi persona sana di mente sicuramente si sarebbe spaventata di fronte ad una rivelazione del genere, reputandolo un maniaco psicotico, ma non lei. Dentro di sé Charlie sapeva che non aveva niente da temere, nel suo profondo sentiva quella stessa inspiegabile attrazione che la spingeva verso di lui.
<< Ti sembrerò un pazzo, ma ti assicuro che.. >> iniziò a dire Jin, ma la giovane non lo ascoltò.
D’impeto Charlotte si gettò tra le sue braccia e per un attimo Kazama rimase immobile, senza sapere cosa fare: era passato molto tempo dall’ultima volta che qualcuno l’aveva abbracciato. Poi lentamente fece scivolare le sue braccia intorno alla vita di lei, sorprendendosi di quanto gli risultasse facile stringere a sé quella perfetta sconosciuta, di come sembrasse che le sue braccia fossero fatte per aderire perfettamente intorno a lei, di come quel contatto gli provocasse un piacere inteso.
E come già una volta era successo Jin percepì quel candido calore avvolgerlo. Per un attimo temette che l’Essere dentro di sé potesse liberarsi, ma egli non si mosse, quasi fosse rimasto stordito, come se fosse assopito.
E per la seconda volta nella sua vita Jin Kazama si sentì normale.
Normale come qualsiasi altra persona al mondo. 
   
 
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