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Autore: FrederAigor    15/02/2013    2 recensioni
La bellezza vista dagli occhi di un bambino messa a paragone con i terrore espresso dalla società moderna. La battaglia disperata di un bambino per far "capire" la bellezza
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Curiosità

 

Stette chiuso dentro la sua stanzetta per ora senza riuscire a trovare una soluzione, arrivato all'ora di cena, decise che era il momento di fermarsi un po', dunque cenò, riguardò tutti i suoi scrupolosi appunti riguardo le eventuali soluzioni e si mise a letto. Quel giaciglio, dopo i ragionamenti del pomeriggio, risultava sempre più importante e vivo; difatti, per lui, era l'unico posto in cui esisteva solo la bellezza e nessuno ne aveva paura o ne veniva allontanato.

L'indomani andò a scuola, come ogni giorno, e non riuscì a far altro che guardarsi intorno e mettere a fuoco ogni dettaglio, ogni atteggiamento dei ragazzini che lo circondavano, degli insegnanti e dei bidelli. Niente era come dovrebbe essere stata, tutti erano disinteressati nei confronti del prossimo, tranne rispetto ai più cari amici, i professori erano ognuno per i fatti propri, e se erano insieme non facevo altro che bisticciare. I bidelli, se non pulivano le cartacce gettate a terra dai ragazzi e insegnanti, stavano lì, poggiati su un tavolo, un po' sconfortati, a lamentarsi del loro stancante lavoro.

Anche Bruce, quel giorno, sembrava essere diverso, anche lui, che era stato il suo migliore amico, non vedeva tutta la bellezza che c'era intorno a loro e che stavano rovinando e bruciando lentamente e inesorabilmente. Anche Bruce era pronto a scendere a compromessi con la vita, rinunciando, dunque, alla bellezza.

Durante la lezione di italiano, più noiosa che mai, decise di usare la scusa di dover andare in bagno per poter uscire dall'aula. Proprio davanti ai distributori di bevande, poggiato al muro, vide un uomo, che aveva sempre visto, ma mai in questo modo. Era diverso, lui, sembrava assaporare il caffè. Non come gli altri insegnanti, che lo bevevano con una certa fretta, lui lo assaporava, guardava stupito qualsiasi cosa gli passasse davanti. Dunque Frank decise di parlare con quest'uomo.

Si avvicino a quell'uomo. Si sentiva, in un certo senso, intimorito, come se fino ad ora non avesse mai visto qualcuno vivere in quel modo. Quell'uomo viveva. Vi si avvicinò e disse a gran voce, come per volersi difendere da un eventuale attacco: “Ciao! Perché ridi mentre bevi quel caffè?”
L'uomo rispose, con molta calma, senza però smettere di sorridere: “È buono, altrimenti perché lo berrei? E poi mi guardavi da lontano così curioso.”
“Perché è buono? Il caffè è bruttissimo. Anche i miei genitori lo dicono, infatti loro lo bevono solo per svegliarsi bene la mattina. A dir la verità, ogni persona che conosca lo beve per svegliarsi, nessuno ha mai detto che è buon... Ehi! Aspetta, cos c'è da ridere in un bambino che guarda curioso?!”

Ti sei guardato intorno? Chi c'è curioso di questi tempi? Chi è che ha voglio e desiderio di conoscere, di questi tempi? È una cosa stupenda che tu sia curioso, non è da tutti, sai? Ai miei tempi ogni bambino era curioso, passavamo giornate intere a girare per i campi coltivati e ad arrampicarci sugli alberi!”

A Frank, tutt'ad un tratto, brillarono gli occhi, come se avesse detto qualcosa di magico. “I campi? Davvero? E in montagna? Ci andavate lì, sulle montagne?”
“Ahahah, quando c'era tanta neve ci andavamo più spesso possibile, ci andavo sempre con mio zio e un suo amico, facevamo grandi giri sulle cime innevate e non potevo fare a meno di esser triste quando tornavo a casa. Un giorno mi misi pure a piangere, era stupendo stare lì sulla neve...”

Il bambino continuò a guardare allibito, quell'uomo era davvero vivo, sentiva la bellezza!

È già un po' che siamo qui a parlare, non dovresti tornare in classe, tu?”

Ha proprio ragione, grazie!”

Si mise a correre verso le scale, ma di punto in bianco punto i piedi per terra e riuscì a girarsi, gridò: “ma come ti chiami?!”

Sono Harv!”

Scoccò la campana dell'ultima ora e andò verso l'uscita, dove puntualmente trovò suo padre ad aspettarlo. Durante il viaggio non riuscì a non guardare le cime innevate delle montagne e pensare che forse, sarebbe stato più bello tornare a casa passeggiando serenamente.

Quando si sedette a tavola per pranzo, con mamma e papà, quest'ultimo fece una domanda a bruciapelo a Frank, chiedendogli cos'avesse.

Oggi a scuola ho incontrato un maestro, è stato bravissimo e mi ha raccontato di quando, da piccolo, si divertiva a correre per i campi e andare in montagna con lo zio! E poi mi ha detto che sono un bambino curioso, e come me, di questi tempi, ce ne sono pochi... Anche lui vede la bellezza!”.

La madre lanciò uno sguardo complice verso il padre, e disse con tono severo: “Frank, ti abbiamo detto un sacco di volte di non parlare troppo con le persone che non conosci, soprattutto grandi. Possono essere pericolosi.”

Il bambino, istintivamente, calò la testa sul piatto di zuppa fumante e si sentì disarmato. Non capiva perché la mamma dovesse essere così severa nei suoi confronti. In fondo, era solo curioso.

  
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